Trama tipo
Ma in verità possiamo trovare un filone sottocutaneo a tutte le stro... storie dei due amiconi, che si può riassumere in queste parole:
"È mattina nel piccolo villaggio gallico, e, come tutti giorni, nessuno ha un cazzo da fare, escluso il druido Panoramix che si rinchiude nella capanna a gioca con la sua Play Station (al gioco di Asterix e Obelix, ovviamente).
Asterix si sveglia alle ore 11.30, si lava, si sbarba, fa venti minuti di jogging attorno al villaggio, poi consuma una frugale colazione a base di cinghiale, ed esce per pestare le pattuglie di Romani. Obelix si sveglia alle 14.09, mangia un cinghiale arrosto, poi fa colazione (tre cinghiali arrosto), poi si ricorda che è ora di pranzo, e mangia ben 5 cinghiali arrosto. Estinto l’appetito, almeno fino alle 16, esce e va a scavare inutili menhir, con l’aiuto del suo microscopico cane Idefix, che nonostante la mole caga come un dannato, facendo bestemmiare in turco tutti gli abitanti del villaggio perché i suoi regalini sono regolarmente calpestati e si attaccano alle scarpe di pelle peggio dell’attack. Dopodiché Obelix minaccia i suoi concittadini di pestarli a sangue se non gli comprano i suoi inutili menhir. E, ovviamente, si fa pagare in natura (cinghiali). Tipo alle 17 i due amiconi si incontrano a casa, e discutono della giornata. Una conversazione tipo è questa:
-Asterix, ho fame!
-Umpf, ma che tritamaroni! Hai ingurgitato tutti i cinghiali che c'erano qua attorno! Sbranane un altro po' e si estingueranno! Poi cosa mangerai, vecchio trippone?
-Non sono ciccione!
-Infatti io ho detto trippone!
-Sono sinonimi, imbecille!'
-E da quando sai parlare? Sei uno stomaco ambulante!
-Adesso ti meno!
-Io pure!
Dopo 20 minuti di rissa frenetica, con bottiglie di vetro, sedie e mosse di wrestling, uno dei due finisce catapultato fuori dalla capanna, di solito addosso a un altro membro del villaggio, che, incazzatissimo, prende a schiaffi il primo che passa, che di solito non c’entra niente e si incazza a sua volta. Il capo del villaggio si precipita fuori per sedare la rissa, ma sbatte sullo stipite e rimane in coma. Da lì il mega rissone si propaga a macchia d’olio per tutto il villaggio, continuando per almeno due ore, con solo Panoramix che continua a giocare al Play Station e il bardo ricchione, Assurancetourix, che suona la sua cetra sulla sua capanna sull’albero, ignaro che presto l’albero verrà abbattuto dalla folla inferocita. Idefix, che non sopporta che gli alberi siano abbattuti, prende una drammatica risoluzione: domani si farà venire la diarrea apposta, così potrà smerdare tutto il villaggio per vendetta. La rissa si placa in un istante, tranne per Obelix, che ama il suo cagnolino bastardo più di ogni altra cosa, e quindi non abbatterebbe mai un albero, che continua a picchiare i suoi concittadini a pesciate in faccia, coi pesci marci del venditore Ordinalfabetix (i cui pesci in decomposizione sono rigorosamente messi in ordin alfabetix).
Finalmente anche Obelix si ferma, perché è arrivata l’ora di cena, non per rimorsi per il fatto di aver ucciso una ventina di compaesani e di averne lasciati feriti e moribondi almeno altrettanti. Ma ecco che il druido Panoramix, guardando il panoramix di morte e distruzione prende una delle sue famose pozioni, mistico intruglio dalle ben note capacità magiche, e in un lampo i morti rivivono e i feriti stanno meglio di prima. Dopo aver riscosso la carissima tassa di rianimazione, Panoramix torna soddisfatto alla capanna e al gioco della Play Station messo in pausa per l’occasione.
Il druido cela un tremendo segreto: in realtà non è lui a fare le pozioni, ma un bambino prodigio tenuto in catene nel sotterraneo della sua casa e mantenuto a pane e acqua (a Natale addirittura un osso con pochi grammi di carne attaccati).
Di notte, quando tutti gli abitanti del villaggio dormono della grossa nei loro letti di piume galliche, digerendo la loro leggera cena a base di cinghiale, i Romani cercano spesso di invadere il villaggio e di sgozzare nel sonno quei tre sporchi bastardi che li gonfiano sempre di botte. Ma ogni volta si scatena una reazione a catena: uno degli animali tenuti dagli abitanti del villaggio si sveglia al passaggio delle truppe (la sentinella è sempre o ubriaca o fumata come un vulcano, quindi non avverte neanche se vuole), ed emette il suo verso. Asterix, svegliandosi bestemmiando Toutatis e Belenos alle 3 di notte, beve la sua fiaschetta tutta di un sorso, sbagliandosi e ingollando mezzo litro di vodka invece di pozione magica. Ubriaco marcio, e ridendo come un coglione, si getta sui Romani, rimanendo infilzato nelle spade. Obelix, vedendo l’orribile scempio, scende come una furia, facendo strage di Romani con gli occhi iniettati di sangue e vomitando insulti e resti di cinghiali della sera prima rimastigli sullo stomaco.
Zozzi di vomito misto al loro stesso sangue, i Romani battono in ritirata, mentre l’obeso Obelix si china sul corpo inerte di Asterix, piangendo e gridando: -Lo volevo ammazzare io sto bastardone!!!-
D’improvviso appare il druido che, dicendo frasi senza senso e spruzzando una minchiata magica sul corpo inerte del guerriero, pretende di riportarlo alla vita. Dopo 3 ore di questa lagna Asterix si sveglia, con tutte le intenzioni di sgozzare i Romani che lo hanno quasi ucciso. Dopo aver pagato la ingente tassa di resurrezione al druido, i due si fanno preparare un enorme paiolo di pozione magica, e chiamano a raccolta tutto il villaggio. Smadonnando in gallico, arrivano tutti, tranne il bardo ricchione che continua a dormire della grossa sui suoi sogni di gloria e di bei bardi neri muscolosi e unti che lo accompagnano suonando grandi tamburi.
Il druido, dopo aver riscosso la sua solita ingente tassa distribuisce la poziona magica agli abitanti del villaggio, tutti tranne Obelix, che venne buttato nel paiolo da piccolo con tutta l’intenzione di essere ucciso, ma che si rivoltò contro il suo assalitore dopo aver bevuto almeno dodici litri della pozione, e risveglia il capo Abraracourcix dal coma (e riscuote la tassa di risveglio dal coma).
Tutti armati fino ai denti si fanno strada nella fitta boscaglia, causando una fuga in massa di qualunque cosa commestibile (addirittura le ghiande), fino al più vicino degli accampamenti romani (ce ne sono 4: Obitorium, Cimiterium, Uccidiarium e Muoriarium, chiamati così in onore delle ripetute stragi avvenute al loro interno).
I Romani all’interno sono la peggiore feccia dell’esercito, o sono mandati lì come sostituzione della pena di morte. Molti implorano di poter essere divorati dai leoni nel circo, piuttosto di finire attorno al villaggio gallico (di cui nessuno si è mai preoccupato di scoprire il nome...). Quindi i “soldati” sono in realtà solo in attesa della loro morte per opera dei galli; quando, urlando, strepitando e bestemmiando Toutatis e Belenos (anche Belisama per l’occasione), i galli fanno irruzzione sventrando la porta “fortificata” dell’accampamento, nessuno fa una piega. Neanche si svegliano. I galli in coro incitano i Romani alla battaglia, ma loro solo si girano nel sonno. Il capo urla fino a staccarsi il vellopendulo che meritano attenzione, che li stanno per massacrare e che almeno vorrebbero lo schieramento da sfondare. Esce il centurione, fino ad allora impegnato in un incontro a tre con due soldati dai gusti particolari, coprendosi le pudenda con l’elmo, li manda platealmente a fare in culo e gli dice che non faranno resistenza, tanto il risultato sarebbe esattamente lo stesso.
Obelix si incacchia e lo schiaccia con un menhir, schizzando sangue e resti di intestini ovunque. Idefix banchetta con la carogna, felice del cambio nella sua dieta, basata su cinghiale arrosto. Il capo Abraracourcix urla che, se faranno resistenza, non li uccideranno... (non tutti, aggiunge sottovoce). In dieci secondi i Romani sono riuniti in assetto da battaglia, pronti a prenderle. Obelix obietta che vorrebbe fare un massacro, e Asterix già pregusta, con maniacale furia, il momento in cui farà a brandelli i Romani con il suo rasoio e i suoi denti affilati. È talmente eccitato che sbava come un cane. Improvvisamente i galli caricano, travolgendo le linee nemiche e facendo un massacro senza precedenti. I corpi dei superstiti vengono gettati in pasto alle ghiande selvatiche, i corpi dei morti vengono presi e portati nel villaggio, ove serviranno come ripieno per i cinghiali. Obelix si ricorda che si sono dimenticati di ben tre accampamenti nemici, così corre e massacra, uccide, sventra, schiaccia, mangia, morde, distrugge insulta, riduce in polpette, seppellisce vivo, squarcia, eviscera, squarta, impala, impicca, decapita, tortura, affumica, appesta con loffe mefitiche, stacca braccia, gambe e dita, si getta addosso, pesta i piedi, sputa nell’occhio, accoltella, assassina, schiavizza, getta in pasto alle ghiande, soffoca, succhia il sangue, caga addosso a ogni singolo Romano presente nel raggio di vari chilometri. Idefix partecipa felice allo scempio, perché segue come un automa il suo padrone, come uno schiavo senza volontà, felice di assecondare ogni suo capriccio.
Tornato al villaggio si accorge con orrore che hanno iniziato il banchetto senza di lui. Per vendetta, uccide il bardo. L’obeso Obelix non ha mai brillato per intelligenza o astuzia; i compaesani lo ringraziano tacitamente perché le melodie del bardo erano diventate il sostituto della pena di morte in 17 stati africani, dopodiché gli preparano un altro banchetto, perché gli è venuta una gran fame pestando i Romani.
Così la pace è ristabilita, almeno fino alla mattina dopo, nel piccolo villaggio gallico di cui nessuno sa il nome".
Fine pagina