Piero Borsa, il ragionere-educatore al servizio
delle parrocchie di S. Magno e S. Domenico parrocchiani di San Magno e San Domenico lo conoscevano per i suoi impegni nell’amministrazione contabile delle comunità e delle scuole materne.
Ma era stato, in età giovanile, di iniziative educative, a partire dal campeggio montano. di iniziative educative, a partire dal campeggio montano.
Piero Borsa, classe 1928, si è spento la sera di venerdì 10 luglio all’Ospedale di Legnano.
A ricordarlo sono state voci autorevoli, come mons. Adriano Caprioli e mons. Carlo Galli, già prevosti di Legnano. La “sua” Azione cattolica non ha fatto mancare un pensiero affettuoso, definendo Piero Borsa «una presenza costante e fedele al servizio della comunità cristiana legnanese, e in particolare delle parrocchie di San Domenico e di San Magno”.
Nato a Legnano, ragioniere presso la Cariplo, Borsa era entrato «da ragazzino nell’Azione cattolica di San Domenico.
Fra il 1953 e il 1961 assume – si legge nella nota dell’Ac – la responsabilità parrocchiale di presidente della Giac, Gioventù italiana di Azione cattolica. Catechista, tra i giovani educatori più brillanti cresciuti con il coadiutore-partigiano don Carlo Riva, Borsa è anche tra i promotori del campeggio parrocchiale, attivo sin dal 1947; quando verrà creato, nel 1957, il “Gruppo alpinistico Guido Raimondi” (intitolato al giovane di Ac disperso in Russia), ne assumerà la presidenza per un ventennio». In anni più recenti Borsa è stato presidente del Patronato scolastico - sezione di Legnano; negli anni ‘60, invece, con il supporto dell’allora sindaco Luigi Accorsi, era stato tra i fondatori del “Laboratorio Scuola Città di Legnano” destinato ad accogliere ragazzi diversamente abili.
Per i vari impegni svolti nelle parrocchie del centro città, «resi – afferma l’Ac – sempre nel pieno stile della matura responsabilità laicale, il 22 dicembre 2012 Piero Borsa riceve dall’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, per concessione di Papa Benedetto XVI, la Croce di Cavaliere di San Silvestro Papa, quale “riconoscimento degli anni dedicati alle parrocchie di San Domenico e San Magno di Legnano”.
Anche Franco Monaco, deputato, cresciuto all’oratorio di San Domenico, ne ha segnalato alcuni tratti. «Piero Borsa, Pierino per gli amici, era uomo d’altri tempi, che usava salutare levandosi il cappello». Era «persona nota a Legnano nella sua doppia veste. Quella professionale:
fu cassiere della Cariplo di Legnano. […] Ma Borsa ha rappresentato una sorta di istituzione specie per i servizi da lui resi alla Chiesa legnanese. Io stesso, ancora ragazzo, lo ricordo quale autorevole presidente della mitica Gioventù maschile di Azione cattolica della parrocchia di San Domenico tra gli anni ‘50 e ‘60.
Educatore, catechista, laico di fiducia di don Carlo Riva».
Monaco aggiunge: «A Piero don Carlo affidò la responsabilità, che resse a lungo, di presidente del “Gruppo alpinistico Guido Raimondi” e del campeggio parrocchiale a lui intitolato.
Nell’ultimo tempo della sua vita attiva, prima che lo colpisse la malattia, dedicò le sue energie e il suo impegno volontario a servizio dell’amministrazione della parrocchia di San Magno, cooperando prima con mons. Cantù, poi con mons. Caprioli, infine con mons. Galli. In sintesi, Piero Borsa è stato una di quelle figure di laici cristiani attivi e responsabili, forgiati dall’Azione cattolica di Giuseppe Lazzati, che non si sono mai tirati indietro, sui quali la Chiesa e le istituzioni civili sapevano di poter contare, per la loro serietà, la competenza e il generoso spirito di servizio».
Dal canto suo il vescovo mons.
Caprioli ha affermato: «Lo vedevo ogni mattina, il Piero Borsa, seduto al tavolo delle gabelle, cercato e conosciuto da tutti, creditori e debitori, e con tutti relazionarsi con semplicità di colomba e prudenza di serpente, esercitando la sua responsabilità di laico nella comunità cristiana, aperto alle necessità di una parrocchia in cambiamento, nel passaggio dei parroci e nell’affacciarsi di nuovi problemi, e nello stesso tempo serenamente attento a far crescere il clima di rispetto e di collaborazione.
E così anche questo evento di lutto – afferma ancora monsignor Caprioli – non poteva passare inosservato, come una questione privata.
La morte di un collaboratore per tanti anni a servizio della parrocchia è momento sì di famiglia per amici e conoscenti, ma di tutta la grande comunità di S. Magno e di S. Domenico, che si stringono in una grata memoria e corale preghiera, ispirate al suo esempio per il cammino che le attende».