Il laghetto a due passi dal Duomo dove arrivava il marmo di Candoglia in A.U.F.
Chi si vuole fare una passeggiata dalle parti di via Francesco Sforza non può mancare di ammirare il grandioso complesso dell’antico Ospedale Maggiore, detto la Ca’ Granda, uno dei monumenti più signiicativi della città.
Venne fondato nel 1456 dal Duca Francesco Sforza e dalla consorte Bianca Maria Visconti e da ben cinque secoli è un centro ospedaliero fondamentale per Milano.
Il Quattrocentesco ediicio conserva una notevole quadreria storica (800 dipinti) e gruppi scultorei di pregio.
Seguendo la via F. Sforza verso il giardino della Guastalla, si raggiunge via Laghetto a pochi passi dall’Università Statale.
Fino a poco più di un secolo fa si apriva il Laghetto Nuovo (o di S.Stefano), realizzato sul inire del Trecento per trasportare a pochi passi dal costruendo Duomo il famoso marmo proveniente da Candoglia necessario per la sua erezione; il materiale sbarcato era esentasse perché in A.U.F. (ad usum fabricae).
Il laghetto non era altro che un piccolo ma razionale porticciolo ove i barconi stracolmi approdavano e scaricavano il prezioso materiale.
Prima dello scavo attuato nel 1388, il luogo era chiamato “la cà di tencitt”, l’antica casa dei carbonai, ove era attiva una trattoria che nel Risorgimento ospitava i soci della “Fratellanza popolare”, una specie di società segreta antiaustriaca.
I barconi prima di approdare al laghetto facevano un lungo percorso dal lago Maggiore ino a raggiungere e percorrere tutto il Naviglio. Durante il viaggio sui barconi ferveva una frenetica attività rivolta ad una prima sgrezzatura del marmo imbarcato. Si i marmorini, che una volta sbarcato il materiale, procedevano in un’opera di paziente modellatura dello stesso nei cantieri a ridosso dell’area dedicata alla costruzione del Duomo, seguendo il rigido capitolato della Fabbrica del Duomo.
Il laghetto però aveva un inconveniente. La sua acqua stagnante era il luogo ideale per la proliferazione delle zanzare. A ridosso dell’Ospedale questa struttura non andava bene per la salute degli ammalati, così pensò il direttore Verga che la fece interrare nel 1857. La decisione diede origine ad un contenzioso legale durato un quarantennio. Il risultato fu che illaghetto rimase interrato ed inoperoso, senza tenere minimamente conto le necessità della Fabbrica del Duomo e la complessiva attività dei numerosi trasportatori.
“I tencitt”, per esempio, che trasportavano il carbone e soprattutto il marmo per il Duomo, con la chiusura del porticciolo entrarono in crisi di lavoro perché limitandosi a trasportare il solo carbone non riuscivano più a mettere insieme il pranzo con la cena.
S’appellarono al loro protettore S. Alessandro di Comana, vescovo e martire, ma soprattutto carbonaio, dopo avere donato i suoi beni ai poveri.
La storia del “Laghett de Milan” durò ben 469 anni.