Legnano story - note personali
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L-stor4.DOC
 
 
Storia: Galli e Romani
 
 
 
 
 
Mancano nel nostro territorio le tracce della presenza etrusca, la cui espansione verso nord, dal secolo VI in poi, interesso' la zona lombarda tra i laghi Maggiore e Garda. Famosa a tal proposito la stele di Vergiate impreziosita da un'iscrizione che documenta l'arrivo della scrittura in questa parte d'Italia.
E mancano pure le testimonianze della cultura veneta, presente a Sesto Calende in due tombe di guerrieri e, presso Como, con un bellissimo carro da parata.
Si pensa siano stati gli Etruschi, pressati a sud dai Romani, a chiamare d'Oltralpe i Galli, perche' combattessero contro i nemici latini. Il dominio dei Galli fu cosi' grande da raggiungere la stessa Roma. Le tribu' del secolo quarto a.C. che s'installarono in Lombardia, si chiamavano Insubri e fondarono Milano.
La loro presenza si concentra in alcuni punti, come il lago d'Orta, la Lomellina, il Canton Ticino, ma si dirada nella zona legnanese. Sutermeister parla di tombe gallo-romane ossia di un periodo alquanto tardo. Vero e' la presenza gallica non arresto' ne' sostitui' la cultura di Golasecca con una probabile convivenza celtoligure e un reciproco influsso tra le due culture.
Della presenza gallica a Legnano dovrebbero testimoniare i reperti raccolti da Aristide Mantegazza, descritti da Serafino Ricci e riferiti dal Sutermeister in Legnano Romana. I piu' importanti si trovarono nell'attuale corso Sempione dentro un'anfora. Altri descritti dal Castelfranco sono certamente romani, alcuni addirittura barbarici, sparsi in vari punti del suolo legnanese.
Anche il maestro Giuseppe Pirovano, che nel 1833 scrisse le Memorie su Legnano e ci ha conservato nei suoi dipinti alcuni aspetti di Legnano fine Ottocento, accenna a molte antichita' romane ritrovate sulle due coste che affiancano il borgo di Legnano alla distanza di mezzo chilometro. Cio' conferma quanto si e' detto sulla necessita' di sepellire i morti sui rialzi laterali dell'avvallamento dell'Olona, per sottrarli alle annue inondazioni.
Nel 1928 durante gli scavi per la costruzione del Museo Civico vennero alla luce anfore cinerarie preromane con oggetti di bronzo. Sutermeister le defini' simili a quelli di Giubiasco e anche, per i disegni traslucidi, a quelli del Canton Ticino "ove nel groviglio di molte tombe vicine, c'erano due gruppi etnici, quello dei Galli e quello dei Liguri. Le tombe che ivi offersero vasi con disegni geometrici traslucidi risultarono essere di Liguri facilmente riconoscibili perche' erano inumatori mentre i Galli contemporaneamente ivi presenti erano crematori. Se ora aggiungiamo che la nostra urnetta pur dovendo essere coeva a quelle analoghe di Giubiasco apparteneva pero' ad un Gallo perche' conteneva le ceneri del morto, concludiamo che i rapporti fra le due stirpi diverse, ma vicine, fossero attivi poiche' l'una assorbi' le costumanze dell'altra" (Legnano Romana p.38). Ottima conclusione che pero' toglie forza alle affermazioni precedenti, non essendo piu' la costumanza dell'incinerazione o inumazione argomento sufficiente per determinare l'etnia del defunto. Scrive infatti Ferrante Ritattore che i riti diversi non sempre indicano diversita' d'origine, ma possono essere acquisiti anche mediante pacifici rapporti. "La Valle Padana a nord del Po e' occupata dall'unica facies culturale di Polada, sulla quale s'inseriscono gruppi d'inceneritori (cultura di Canegrate) legati alle genti transalpine della Urnenfelderkultur e accompagnati da elementi terramaricoli. Viceversa nell'eta' del ferro troviamo due gruppi culturali ben differenziati, Este e Golasecca, di cui il primo e' senz'altro da attribuirsi ai Veneti.. il secondo e' da attribuirsi a stirpi liguri che occupavano la Lombardia, il Piemonte e la Liguria" (l?Italia Storica, Milano, T.C.I. 1961, p.26,27). Si consideri inoltre che la vicinanza topografica dei reperti non indica di per se' contemporaneita'. Soprattutto e' da considerare il fatto che i movimenti migratori hanno mescolato oggetti originari di culture diverse. Giustamente Sutermeister ci ricorda che nel periodo galloromano si verifica la stessa mescolanza dell'idria romana colla brocca a trottola gallica (L.R.p.51) e puo' ben darsi che un romano usasse la brocca e un Gallo l'idria.
I reperti romani a Legnano sono numerosi e diffusi su un ampio spazio. I piu' importanti appartengono alla necropoli di via Novara, dove, nel 1925, il Sutermeister scopri' circa cento loculi, di cui una trentina intatti. Contenevano monete sicuramente databili da Augusto a Caligola (33 a.C.- 41 d,C.) e da Licinio a Costantino (307-337 d.C.). Dunque sono mescolate insieme testimonianze distanti fra loro oltre trecento anni. Altri loculi isolati furono rinvenuti in citta'.
Importante e' la necropoli della costa di S.Giorgio, poco oltre l'attuale cimitero monumentale con altre anfore e monete tra il primo e quarto secolo d.C.
Ancor piu' interessante la necropoli di S.Lorenzo di Parabiago con molti sepolcri, ma purtroppo  con poche anfore intatte. Vi si trovarono trentasei monete del primo secolo d.C. e una suppellettile piu' varia e piu' costosa: patere decorate, piattini metallici, lacrimari di vetro in forma di colomba e un bellissimo specchio in lega di antimonio levigato. Sutermeister ne dedusse che i poveri stavano a Legnano, i ricchi a San Lorenzo. Aggiungiamo pure Parabiago considerando l'ormai famoso e preziosissimo piatto d'argento lavorato a sbalzo e bulino, pesante tre chili e mezzo. Copriva la bocca di un anfora cinerariaed e' una testimonianza forse tarda del culto pagano di Mitra. Adriana Soffredi l'attribuisce all'eta' di Teodosio (seconda meta' del quarto secolo), quando Milano era divenuta una grande capitale con officine di argentieri e di orefici capaci di fornire un'opera del genere(Soc.Arte e Storia, Il Museo Civico Guido Sutermeister, Legnano 1979, p.32). Il tema religioso e' ancor presente in una elegante iscrizione in bei caratteri sopra un ossuario: VOLCANO ⁄ V(otum) S(olvi)L(ibens)M(erito).
S.Lorenzo, Parabiago, Legnano,Castellanza formarono probabilmente un gruppo di abitati molto vicini tra loro, non separati da divisioni amministrative. Risalendo il corso dell'Olona nella Val Morea le testimonianze romane continuano a Olgiate, Prospiano, Gorla Minore e alcuni reperti devono essere finiti in famiglie private. Dall'insieme delle descrizioni di Sutermeister si ricavano indizi di una vita laboriosa e tranquilla. Spesso le urne contengono strumenti di lavoro indicanti la professione del defunto: il coltello da cucina della casalinga, il coltello pugnale del lavoratore, la cesoia a molle del pecoraio, il raschiatore del lavoratore di pelli, l'ago del sarto, lo specchio della signora e cosi' via (p.10). Solo a Castellanza pare si siano trovate alcune spade, punte di lance da far supporre la presenza di un presidio militare in un luogo di interesse strategico, ma si tratta soltanto di notizie riferite su reperti perduti e non controllabili.
Coll'avvento della fede cristiana e la progressiva scomparsa del paganesimo si torna al rito dell'inumazione colle tipiche sepolture a sezione triangolare formate da tredici tegoloni. Col decadere della floridezza economica anche questi sepolcri scompaiono; i cadaveri sono deposti nella nuda terra, facile preda della decomposizione che cancella ogni resto.Ovviamente qui non ci proponiamo di descrivere analiticamente i reperti archeologici, ma di considerare, per grandi linee, anche in assenza di documenti, le vicende del territorio, che certamente influirono per via diretta o indiretta sulle sue popolazioni. I Romani giunsero in Lombardia sconfiggendo i Galli a Casteggio nel 225 dopo Cristo, ma sconfitti da Annibale nel 218, dovettero ritirarsi per tornare vent'anni dopo schiacciando gli Insubri a Como (197) e conquistando Milano (191). Sappiamo che essi non usarono metodi violenti per romanizzare gli abitanti, lasciati liberi di parlare la loro lingua e di praticare i loro costumi. La conquista spirituale avvenne lentamente per l'attrazione esercitata dalla superiorita' culturale dei vincitori, favorita dalla costruzione di una fitta rete stradale percorsa da traffici intensi, dall'istituzione di scuole, tribunali ed organismi amministrativi saldamente governati da Roma. A poco a poco i linguaggi locali si spensero e l'unificazione linguistica si estese su tutto il territorio dell'Impero. I primi secoli dell'era cristiana furono prosperi. Augusto divise l'Italia in undici regioni, l'ultima delle quali, detta Transpadana, a nord del Po e ad ovest dell'Oglio, comprendeva le nostre terre.  Diocleziano ridivise l'Italia settentrionale in sette distretti, tra i quali la Liguria con capitale Milano. Purtroppo il Basso Impero fu un'eta' di decadenza economica, demografica e di gravi ingiustizie. Sparito il controllo governativo il paese si trovo' nelle mani di funzionari corrotti, preoccupati solo di riscuotere tasse dalle classi inferiori, mentre i grandi proprietari le evadevano tranquillamente. La miseria costringeva a volte a vendere i figli come schiavi. Di questa situazione dovettero soffrire anche i Legnanesi e ce lo dice il confronto tra la ricchezza dei reperti del primo secolo colla poverta' di quelli del quarto e sopratutto col silenzio dei secoli successivi.
Anche il numero degli abitanti dovette diminuire paurosamente, se pensiamo che da un milione e cinquecentomila gli abitanti della citta' di Roma si ridussero nel quinto secolo a quattrocentomila e un secolo dopo a soli ventitremila. 
 
 
 
 
 
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