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MILANO PERCORSA IN OMNIBUS
Guida per chi vuol visitare con poco dispendio di tempo e denaro, tutto quanto di più rimarchevole offre questa città

COMPILATA DA
GAETANO BRIGOLA

ED ILLUSTRATA DA NOTIZIE STORICHE ED ARTISTICHE
DA
FELICE VENOSTA
MILANO
PRESSO GAETANO BRIGOLA
Editore Librajo - 1871

AL LETTORE.
Le ferrovie, recando facilità ed economia di tempo nel viaggiare, fecero sentire il bisogno di Guide delle varie città, che in poche pagine offrissero non solo la descrizione storica ed artistica di esse, ma le presentassero benanco sotto l'aspetto del loro soggiorno e della loro indole; in modo che il viaggiatore potesse in pochi giorni farsi un concetto giusto del paese visitato. Le Guide, che sino ad oggi esistettero, non si prestavano a quest'ufficio, e, limitandosi alla descrizione artistica, lasciavano al viaggia-tore il compito di formare un apprezzamento, che il più delle volte non era ragionato, vuoi per la troppa rapida corsa fatta in luogo, vuoi per inscienza degli usi e dei costumi di esso.
Questo bisogno fece nascere nel sottoscritto l'idea di compilare all'uopo una nuova Guida di Milano, resa tanto più necessaria in quanto che, dopo la emancipazione dallo straniero, l'attività e l'indole de' suoi abitanti la portarono a floridezza e comodità tali da poter rivaleggiare colle più grandi metropoli d'Europa.

Il limite tracciatoci però e la novità di molte cose descritte potranno forse aver fatto ca-dere il compilatore in alcune inesattezze alle quali potrà in seguito rimediare se il favore del pubblico lo incoraggerà a fare una seconda edizione.

Milano, maggio 1871.
G. B.
CENNO STORICO.

Circa seicento anni prima dell'era volgare una moltitudine di gente, composta di guerrieri, di donne e di fanciulli, spinta dalla scarsezza dei viveri a mutare paese, colla guida di Belloveso, uscì dalla Gallia, in oggi Francia, e, valicate le Alpi, giunse nell'Insubria. Combattuti e vinti i popoli che l'abitavano, Belloveso si stabilì nella terra chiusa tra i due fiumi Ticino ed Adda, e gettò le fondamenta d'un villaggio chiamandolo Milano.
L'origine di questa parola si cercò di spiegare in molte maniere ; e noi, senza partecipare in tutto alla smania, che in oggi è rinata in alcuni, di cercare cioè ogni derivazione nel celtico, non peritiamo ad ammettere che il nome Milano sorse dall'idioma dei Celti, e cioè da Med e Lan, o la terra ubertosa.
Le vecchie leggende dei duci Medo ed Olano, del in medio amnium, del in medio lanae e simili non sono più ammissibili dalla buona critica filologica.
A poco a poco Milano si aumentò in numero degli abitanti e degli edifici; e il meschino villaggio divenne col progresso del tempo città. vasta e popolosa. -- Scorsi erano quattrocento anni dalla fondazione di essa città, quando i Romani, varcati gli Appennini, e passato il Po in prima sotto il comando del console Flaminio, poi di Marcello suo successore, dal 223 al 225 prima dell'era volgare, con segnalate vittorie si resero padroni di tutta l'Insubria fino alle Alpi ; e fu vera conquista opima per la ubert?à della terra acquistata.
I Romani chiamarono il paese vinto Gallia Cisalpina, ossia al di qua delle Alpi, e lo dissero altresì Gallia Togata, perchè gli abitanti, deposto il rozzo saio gallico, avevano adottata la toga romana.
Milano sotto il regime dei nuovi dominatori migliorò d'assai. l'asciugamento di molte paludi rese l'aria più salubre e più fertili i terreni che la circondavano. Il popolo imparò quelle arti e quei mestieri che dirozzano e che sono necessari alla vita.
La città crebbe, e, già aggregato di meschini casolari di legno, si and? abbellendo di edifici di pietra.
Gli imperatori romani vi ebbero lunga stanza, per la sua collocazione opportuna ad operazioni militari contro i popoli del Settentrione, i quali erano una minaccia perenne per la Gallia Cisalpina. Massimiano Erculeo abbattè la siepe che serviva di prima cerchia alla città celtica, che ci viene ricordata dal nome della Via Andegari, AndeGar, che corrisponde al nostro idioma a siepe di biancospini, ed eresse solide mura che gira-vano per due miglia con nove porte. La porta Romana aprivasi a S. Vittorello, presso la Via Unione ; l'Erculea alla Maddalena, presso Sant' Eufemia ; la Giovia a San Vicenzino, presso il Foro Bonaparte; la Ticinese, o Marzia, al Carrobbio ; la Comasina a San Marcellino ; la Nuova alla Croce Rossa ; la Tosa a San Zeno ; l'Argentea od Orientale, presso San Babila, e la Vercellina presso la chiesa di Santa Maria alla Porta.
Sotto Costantino, Milano toccò l'apice del suo splendore; avvegnachè avendo quell'imperatore divisa l'Italia in due regioni, Milano fu dichiarata metropoli della settentrionale, che comprendeva sette provincie dalle Alpi fino alla Istria, e destinata a residenza di un governatore col titolo di Vicario dell'Italia.
Le mura romane durarono fino al nono secolo, allorchè l'arcivescovo Ansperto ne operò il ristauro e l'ampliamento, fra le porte Ticinese e Vercellina, costruendo un nuovo muro che dal Carrobbio seguiva le Vie del Circo e del Cappuccio, e girava poi a destra per ricongiungersi all'antica cerchia in vicinanza della Porta Vercellina.
Per tre secoli rimasero ognora come le aveva ampliate Ansperto; quando il Comune di Milano entrò in lotta con Federico Barbarossa. A premunire la città contro quell'imperatore, i Milanesi pensarono, fin dal 1156, di cingerla di un valido fossato, e precisamente quello per cui ora scorre il Naviglio. Della terra cavata nel fare la fossa, se ne formarono nel 1167 i bastioni nel luogo che fino ai nostri giorni conservò il nome di Terraggio.
Nella prima metà del secolo XIV (1330-38), Azzone Visconti rafforzò i Terraggi con un muro, mantenendo però inalterato il circuito della città, che continuò dove si trova il Naviglio interno, ed aveva gli ingressi ai ponti, che descrissero fino all'anno 1866, colla denominazione di Borghi, la parte di città al di là del fossato. Allorchè nel secolo XV fu costruito il Naviglio della Martesana, il fossato fu ristretto, e la metà interna di esso fu convertita poi ad uso di magazzeni di pietre o di legnami, chiamati col nome di sciostra o claustra, perchè rinchiusi fra il muro di Azzone e la fossa.
L'antica larghezza di questa fossa può facilmente anch'oggi comprendersi nel sito degli Archi di Porta Nuova, misurando Io spazio che è fra le torri e la riva esterna del canale rimasta inalterata. -Il terzo ed ultimo ingrandimento fu decretato da Ferrante Gonzaga; governatore del bucato di Milano per l'imperatore Carlo V. Le mura spagnuole, oggi accessibili alle carrozze, e convertite ad uso di pubblico passeggio, furono incominciate nell'an-no 1546, presso la distrutta chiesa di S. Dionigi.
Milano, dopo i Romani, venne mano mano governata dai Goti, dai Longobardi, dai Franchi, dai Re d' Italia e dagli Imperatori di Germania. Dopo la guerra dei Valvassori, si costituì in Repubblica (1044). Soccombuta questa forma di governo, ebbe a signori i Torriani, i Visconti ; indi si formò di nuovo in Repubblica, detta di Sant' Ambrogio. Si diede poscia agli Sforza ; indi cadde in potere dei Francesi, degli Spagnuoli, degli Austriaci, dei Gallo-Sardi e di nuovo degli Austriaci. - Nello scorcio del secolo passato, 1797, fu centro della Repubblica Cisalpina, che nel 1802 si tramutò in Repubblica Italiana. - Nel 1805, creato il Regno d'Italia, ne divenne la metropoli. - Nel 1815 Milano, ritornata sotto l'austriaca dominazione, fu sede del regno Lombardo-Veneto. - Nel marzo 1848, cacciati gli Austriaci, si formò dai cittadini un governo provvisorio; ma nell'agosto di quello stesso anno ricadde in possesso degli Austriaci, che la governarono fino al 4 giugno 1859. Fu allora unita aI regno sabaudo, e nel 1861 divenne parte del nuovo Regno d'Italia.
Nel volgere di secoli e di mutamenti di dominazioni, di guerre e di morie, ebbe Milano a subire molte vicende, e giorni di ristrettezze e di sciagure ; ma la ricchezza del suolo e la industria de' suoi abitatori sempre la fecero risorgere, e ne tennero alta la rinomanza. Ora essa è riputata la seconda metropoli della gran madre, l'Italia.
Marzo 1871.
FELICE VENOSTA.










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