Legnano story - note personali
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Chiesa di San Bernardino
 
La terza e più recente (stando agli elenchi delle visitazioni di San Carlo - 1580)  delle piccole chiese di Legnano e' ubicata presso la cascina San bernardino a sud-ovest della città, alla fine di via Liguria via Delle Palme.
E' un piccolissimo oratorio (cubiti 8 x 15), in cui si venera un affresco raffigurante la Madonna, edificato a ricordo delle prediche di S. Bernardino nel convento di S. Angelo, nell'anno 1444.
Il prevosto Pozzo ci dice che era più antica, e nell'anno 1642 fu intrapreso l'uso di celebrare la festa di S. Bernardino, il 20 maggio. L'autore racconta anche l'aneddoto riguardante un malvagio che, passando, ruppe con un'archibugiata, la campana, ma colpito da mala sorte dovette rendere l'anima otto giorni dopo per morte violenta. Subito dopo, la chiesa venne messa a posto da padre Gervaso Crivello e venne per lunghi anni officiata.
Nel 1800 vi si fecero dei lavori e il venerato affresco con la Madonna, il Bambino, e S. Bernardino, fu restaurato in quanto presentava una grave spaccatura dovuta alla caduta di un fulmine sulla chiesetta.
In quella occasione per riparare tutta la costruzione stessa furono abbattute le due ali di muro a fianco dell'affresco e venne ricreato un arco con due porte laterali le quali portavano in una cappella absidale semicircolare aggiunta come coro all'oratorietto.
A proposito dell'affresco  occorre ricordare un fatto curioso, nel 1940 esso fu attribuito dall'ing. Guido Sutermeister a Daniele Crespi detto "il Cerano".
Tale denominazione sempre ripetuta senza osservare il dipinto, ha portato alla comune nomea di "affresco del Cerano. Nel 1970 in occasione della visita da parte del Sovrintendente alle Gallerie di Milano, questa attribuzione fu esclusa, infatti il Cerano era molto più grandioso nel suoi dipinti, inoltre, mentre il suo modo di ritrarre S. Carlo riproduce sempre il naso adunco originale del Borromeo (lui lo conosceva in vita), il ritratto presente in questa chiesina porta un naso, di grandi dimensioni, ma diritto, esattamente come lo voleva la moda pittorica del 1600. La chiesina inoltre era sotto il patrocinio dei Lampugnani e lo dimostra lo stemma gentilizio sull'acquasantiera all'ingresso. Quando alla fine del 1700 si pose mano alle riparazioni dei danni causati dal fulmine, l'affresco fu ritagliato e coperto da una cornice lignea con lesene e capitelli che sorreggono una trabeazione a mo' di iconostasi sormontata da due angioli.
In questo modo fu rovinato e scomparve il cartiglio con la firma dell'autore. Questo si nota invece presente su un disegno del 1700 che riporta (due volte) la scritta Fancicus Lampugnanus fecit 1644. Con questa dedica cadono tutti i dubbi circa lo stile dell'opera che è proprio attinente a quello dei fratelli Lampugnani soprattutto paragonandolo alla Pala d'Altare di S. Ambrogio. Ed è anche più logico che anticamente i nobili Lampugnani facessero lavorare i loro rinomati artisti, invece di chiamare un concorrente da Milano. Tanto più che stando alle lettere del Perracino al Cardinal Sfondrati, egli testualmente dice essere una cosa più fantastica che reale il pensare di poter dare incarichi per pitture private al Procaccini od al Cerano che erano oberati di lavoro per gli enti ecclesiastici più importanti. Questo ovviamente ci allontana ancor di più dall'oratorio di S. Bernardino.
Sempre nel 1800 la chiesina fu arricchita di una piccola sagrestia sul lato sinistro, a fianco della torricella del campanile. Al suo interno il pittore Antonio Maria Turri eseguì gli affreschi recentemente scoperti dopo l'ultimo restauro degli anni Settanta.
In questa occasione l'intervento della Contrada di S. Bernardino ha permesso di restituire salute fisica al tetto pericolante, ai pavimenti ed ai muri della chiesa.
L'affresco venerato è stato spostato in fondo all'abside e l'interno della chiesina è divenuto più grande per l'afflusso dei fedeli, essendo state modificate le balaustre.
 
 
 
 
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