Legnano story - note personali
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100 anni fa moriva Aurelio Robino
Riceviamo e pubblichiamo il testo a firma Giancarlo Restelli e Renata Pasquetto sulla figura di  il colonnello Aurelio Robino
In questi giorni del maggio 1917 moriva in battaglia il colonnello Aurelio Robino. Era ufficiale della Brigata “Emilia” e combatteva nella II Armata del generale Capello nella zona oggi di Nova Gorica (“Nuova Gorizia”, Gorizia slovena). Era il 17 maggio e cadde durante la Decima battaglia dell’Isonzo. Robino fu una delle 650.000 vittime della Grande guerra.
Ci sembra giusto ricordare questo combattente esattamente a cento anni dalla morte nell’ambito del centenario della Prima guerra mondiale.
Robino nacque a Genova nel 1867 in una famiglia di origine piemontese. Frequentò la Scuola Militare di Modena. Da tempo viveva a Legnano in via Vittoria. Nel maggio del ’15 prese parte ai primi combattimenti al comando di un reparto di bersaglieri in Valsugana. Fu subito promosso tenente colonnello.
Maggio ’17. Decima battaglia dell’Isonzo La Decima battaglia dell’Isonzo fu preparata con particolare meticolosità da Cadorna e dal suo entourage ben consapevoli dell’importanza della posta in gioco. Fino a quel momento Cadorna poteva inalberare solo la conquista di Gorizia (agosto del ’16) e poco significativi avanzamenti lungo il settore dell’Isonzo. Il Paese aspettava con ansia la vittoria piena che avrebbe cacciato il fantasma di una lunga ed estenuante guerra di logoramento che si sarebbe estesa inevitabilmente nel 1918.
Nella primavera del ’17 le prospettive erano buone, la fiducia cresceva, anche i soldati sembravano rincuorati vedendo il poderoso armamento che Cadorna metteva in campo. 2150 cannoni e 980 mortai martellarono senza pietà le postazioni austriache tra l’altopiano della Bainsizza e la costa dell’Adriatico una cinquantina di chilometri più a sud (12-13 maggio). L’obiettivo era la conquista dei “Tre Santi”: il Monte Santo, il Monte San Gabriele, il Monte San Daniele, tutti e tre alle spalle di Gorizia.
Terminato il micidiale bombardamento le truppe italiane dovettero uscire dalle trincee e affrontare a viso aperto le temibili mitragliatrici austriache e il fuoco serrato della fucileria. Nonostante le terribili perdite a causa del prolungato bombardamento italiano le truppe di Boroevic’ seppero fronteggiare con successo i veementi attacchi italiani nei quali i soldati erano falciati in massa.
Qualche successo italiano ci fu in quei giorni spesso vanificato da improvvisi e micidiali contrattacchi austro-ungarici perchè la consegna che Boroevic’ aveva dato ai suoi era di difendere con le unghie il terreno e riconquistare immediatamente quanto eventualmente perso.
La durezza di Cadorna era imitata dall’inflessibilità del comandante dell’ “Isonzoarmee”. A pagare con il sangue erano le truppe italiane scagliate fuori a ondate dalle trincee, spesso con scarsissime possibilità di successo; anche le truppe imperiali ebbero moltissime perdite, soprattutto tra i difensori falcidiati dall’artiglieria italiana.
Aurelio Robino, 16-17 maggio 1917 Ed è in questi giorni che si situa la morte del colonnello Aurelio Robino. Cadde nei pressi di Gorizia, in prospettiva verso il San Gabriele, ma questa cima era ancora lontana. In località Grazigna (Grcna, periferia di Nova Gorica, oggi Slovenia) avvenne il sacrificio del colonnello Robino e probabilmente di molti dei suoi uomini. Sull’altura di Grazigna la mattina del 17 maggio del '17 viene colpito a morte durante un contrattacco dell’avversario mentre sotto la sua direzione i suoi soldati stavano mantenendo la posizione da poco conquistata. Gli è stata conferita la Medaglia Oro alla memoria. Riposa nel Sacrario di Oslavia. Aveva 50 anni.
Dice la motivazione della Medaglia d’Oro: Comandante di un reggimento, con singolare perizia diresse parte delle sue truppe all’attacco di una forte posizione nemica, riuscendo a conquistarla. Non potendo quelle truppe procedere per l’esistenza di un reticolato intatto sul rovescio della posizione e perchè battute da intenso fuoco di artiglieria e contrattaccate, accorse con i rincalzi, che, animati dal suo esempio, respingevano dopo accanita mischia l’avversario. Rinforzatosi durante la notte sulla posizione e pronunciatosi il mattino successivo un nuovo e più furioso contrattacco, a cui le sue truppe, animate come sempre dalla sua presenza, resistevano tenacemente, mentre già gli arrideva la vittoria, cadde colpito a morte. Grazigna (Gorizia), 16-17 maggio 1917.
Sorprende che nel bollettino ufficiale di Cadorna del 16 maggio non ci siano riferimenti ai combattimenti nei dintorni di Grazigna. Il 17 maggio è scritto nel Bollettino: “Nella zona a est di Gorizia contrattacchi nemici, specialmente insistenti sull’altura di Quota 174… s’infransero tutti sotto il nostro fuoco. Indi le nostre fanterie passarono alla controffesa e dopo mischia accanita espugnarono una forte altura a sud di Grazigna”. Anche nell’accurata ricostruzione delle Dodici Battaglie dell’Isonzo di John R. Schindler (”Isonzo”, LEG 2014) non c’è alcun accenno alle circostanze in cui maturarono i combattimenti in cui morì Robino.
Tutto ciò non deve sorprenderci: la Grande guerra sperimentò la morte di massa di centinaia di migliaia di soldati e ufficiali nelle più diverse località dallo Stelvio all’Adriatico lungo i quarantadue mesi di guerra. Feriti, dispersi, prigionieri, morti sul “campo dell’onore”, morti in improvvisati ospedali da campo, gettati in fosse collettive, polverizzati dallo scoppio di granate, mutilati in tutte le parti del corpo… i combattenti della Grande guerra vissero sulla loro pelle le nuove possibilità di sterminio indotte da armi micidiali che stavano cambiando rapidamente il volto della guerra. Dall’altra parte dissennate modalità di attacco (“Attacco frontale”, Cadorna) e di difesa (“Fino all’ultimo combattente”, Boroevic’) obbligavano masse di uomini a diventare “carne da cannone” sulle pietraie del Carso o lungo i fianchi delle cime a est di Gorizia, dal San Michele al Monte Santo.
Dopo la Decima e l’Undicesima battaglia dell’Isonzo si profilava l’ombra cupa di Caporetto (24 ottobre 1917). Aurelio Robino a Legnano A Robino è stato intitolato un quartiere, anche se probabilmente pochi lo sanno: il quartiere "Aurelio Robino" comprende la zona della via Carlo Porta verso il confine con Castellanza, dove sono state costruite le case popolari dell’Aler. Più nota l’intitolazione a Robino della Fanfara dei bersaglieri di Legnano e di una via nel territorio della nostra città. A Genova gli è stata dedicata una via.
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