Come nacque il Primo Maggio
Quel Primo Maggio 1886 a Chicago
"Otto ore per lavorare, otto ore per dormire, otto ore per educarsi”.
Il primo maggio del 1886 fu scelto dai maggiori sindacati americani per organizzare in tutto il Paese un grande sciopero che avesse come obiettivo le otto ore di lavoro.
Lo slogan da tutti ripetuto è “Otto ore per lavorare, otto ore per dormire, otto ore per educarsi”. Educarsi voleva dire avere il tempo di leggere, studiare, dedicarsi alla famiglia, partecipare con gli altri e accanto agli altri a movimenti, associazioni di carattere sociale e politico… insomma dare alla propria vita un po’ di umanità limitando lo sfruttamento in fabbrica.
Quel giorno in tutti gli Stati Uniti ci furono grandi manifestazioni, particolarmente importante era la buona riuscita dello sciopero a Chicago, importante centro industriale della regione dei Grandi Laghi.
In quell’epoca la città è un fondamentale nodo ferroviario e grande centro industriale, sede di industrie per scatolame, attrezzature agricole e macellazione.
A Chicago il primo maggio 80.000 operai non erano entrati in fabbrica e aspettavano l’inizio della manifestazione. “Il corteo si mosse e migliaia di persone incominciarono a sfilare, ognuno aveva dentro di sé mentre marciava un’ondata di emozioni dovuta allo spettacolo di eccitante e gaia solidarietà. I ragazzi lasciavano ogni tanto i loro genitori e correvano avanti. Le persone ridevano esultanti, guardando la marea in marcia, simbolo visibile della forza dei lavoratori uniti. In quella massa che sembrava non dovesse mai finire c’erano i “Cavalieri del Lavoro” e membri dell’American Federation of Labor, boemi, tedeschi, polacchi, russi, irlandesi, italiani, neri, cowboy che ora lavoravano in città. C’erano insieme cattolici, protestanti ed ebrei, anarchici e repubblicani, comunisti e democratici, socialisti, e persone semplici, tutti uniti e fermamente decisi per la giornata di 8 ore” (Richard O. Boyer e Herbert M. Morais, “Storia del movimento operaio americano”, De Donato 1977).
Per capire l’entusiasmo di quel giorno e il forte dediderio di ottenere la riduzione della giornata lavorativa, dobbiamo sapere che dalla fine della guerra civile americana (1861-65) l’obiettivo delle otto ore viene posto con particolare forza tra le diverse sigle e associazioni di rappresentanza del movimento operaio americano.
A Ginevra il primo Congresso dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (1866) adotta la proposta della limitazione della giornata lavorativa come condizione preliminare per l’emancipazione dei lavoratori. Quindi con il 1866 le otto ore diventano l’obiettivo degli operai di tutto il mondo.
Negli Stati Uniti non fu facile ottenere subito la riduzione della giornata di lavoro per l’ovvia intransigenza dei padroni alleati con il proprio governo. Anche le frequenti crisi cicliche del capitalismo americano nella seconda metà dell’Ottocento riducevano la forza contrattuale dei lavoratori.
Ora invece nel 1886, in un momento di forte ripresa dell’economia americana, sembrava che fosse arrivato il tempo per il definitivo braccio di ferro con i rappresentanti del grande capitale.
La manifestazione di Chicago del primo maggio si svolse pacificamente nonostante i giornali borghesi temessero il peggio.
Gli incidenti scoppiarono invece il 3 maggio, giorno in cui riprendeva il lavoro dopo la domenica. All’esterno della McCormick Harvester Works gli operai furono caricati alle spalle dalla polizia che sparò provocando sei morti. I lavoratori della McCormick stavano aspettando l’uscita dei 300 crumiri che erano stati assoldati dall’azienda per lavorare al posto degli operai in sciopero.
Mettere i lavoratori gli uni contro gli altri, utilizzare i lavoratori immigrati (e quindi poco nulla sindacalizzati) per combattere il sindacato era ormai da tempo uno dei tanti strumenti nelle mani del capitalismo americano per far fronte alle lotte dei lavoratori.
Per protesta contro l’eccidio si decise di tenere il 4 maggio ad Haymarket Square una manifestazione di protesta contro quello che era accaduto.
Il comizio serale si svolse in modo pacifico finchè arrivarono circa 200 poliziotti i quali ordinarono di sgombrare la piazza. Durante le trattative qualcuno lanciò una bomba contro la polizia: “Ci fu una terribile confusione nell’oscurità, la polizia sparava selvaggiamente in tutte le direzioni, persone cadevano, molti erano feriti, altri correvano, imprecavano, gemevano, calpestati e picchiati selvaggiamente dalla polizia impazzita: uno di loro era morto sul colpo ed altri sette erano mortalmente feriti” (op. cit.).
È inutile dire che nei giorni successivi a Chicago e in tutto il Paese ci fu una vera caccia all’uomo che portò centinaia di attivisti e dirigenti sindacali in prigione. La bomba di Haymarket Square era l’occasione giusta per stroncare una buona volta per tutte il combattivo sindacalismo americano e affossare per sempre la richiesta delle otto ore.
Chi aveva lanciato la bomba tra la polizia? Albert Parson, il dirigente sindacale più popolare nell’America del tempo, non ebbe dubbi: agenti provocatori agli ordini delle autorità americane.
Rapidamente fu allestito un processo che doveva arrivare a condanne esemplari. Quale l’accusa? Aver provocato incidenti e “cospirazione” (!).
È inutile dire che il processo aveva già una sentenza scritta. Infatti si concluse con otto condanne a morte.
In seguito il governatore dell’Illinois commutò tre condanne a morte in due ergastoli e una condanna a 15 anni.
Poco prima dell’esecuzione un condannato a morte si suicidò.
L’11 novembre del 1887 sono impiccati quattro sindacalisti operai molto conosciuti e amati dalle masse.
Sono August Spies, nato in Assia (Germania), 31 anni; Adolf Fischer, nato in Germania, 30 anni; George Engel, nato in Germania, 50 anni e Albert Parson, nato nell’Alabama, 39 anni. Divennero i “Martiri di Chicago”.
Parson era uno dei due americani del gruppo degli otto condannati a morte.
Prima della sentenza gli imputati presero la parola. Ciò che dissero ai giudici merita di essere ricordato ancora oggi.
George Engel: “Voi mi accusate di assassinio. In che cosa consiste il mio crimine? Nel fatto che ho lavorato per l’edificazione di un sistema sociale nel quale non si vedranno più gli uni accumulare dei milioni, e gli altri morire di fame e di miseria…. Come l’acqua e l’aria sono a disposizione di tutti, bisogna che la terra e le invenzioni scientifiche degli uomini siano utilizzate per il bene di tutti. Io disprezzo il potere di un governo iniquo, io disprezzo i suoi giudici, i suoi poliziotti e le sue spie”
August Spies: “Per farmi condannare con il pretesto che io conosco colui che ha lanciato la bomba, voi producete le dichiarazioni contraddittorie di testimoni pagati. Si sono commessi molti crimini giuridici e, in questi casi, i giudici potevano agire in buona fede. Ma qui, voi non avete questa scusa. I rappresentanti dello Stato hanno essi stessi fabbricato i testimoni. L’accusa ha scelto una giuria corrotta già nella sua origine. Davanti a questo tribunale, davanti a questo pubblico, io accuso il procuratore di Stato e il Signor Bonfield di aver macchinato il nostro assassinio”
Luis Lingg (si suicidò prima dell’esecuzione): “Voi mi accusate di disprezzare la legge e l’ordine. Questa legge che cosa significa? I suoi rappresentanti sono i poliziotti ed è tra di loro che si reclutano i banditi… Io vi disprezzo, disprezzo la legge, la vostra forza e la vostra autorità. Impiccatemi!”
Adolf Fischer: “Io devo solamente protestare contro la pena di morte che voi mi applicate, in quanto non ho commesso alcun crimine… Ma se devo essere impiccato per avere professato delle idee anarchiche, per il mio amore per la libertà e l’umanità, allora non vi vedo alcun inconveniente e vi grido ad alta voce: disponete della mia vita!”
Albert R. Parson : ”… Secondo le ultime statistiche, ci sono negli Stati Uniti 16.200.000 operai. Sono questi che con il loro lavoro creano tutta la ricchezza del paese… L’operaio è colui che lavora per un salario e il cui unico mezzo di sussistenza è la vendita della propria forza lavoro quotidiana, ora per ora, settimana per settimana, anno per anno… Questa classe di persone – la classe operaia – che compie da sola tutto il lavoro utile e produttivo di questo paese è alla mercede e alla mercè della classe proprietaria. Come operaio ho condiviso quelle che mi appaiono le giuste rivendicazioni della classe operaia; ho difeso il suo diritto alla libertà, il suo diritto a disporre del proprio lavoro e dei suoi frutti… Questo è il mio delitto. Sono stato infedele e traditore verso le infamie dell’odierna società capitalistica. Se per voi questo è un delitto, confesso di essere colpevole”. (1° Maggio, Antologia, a cura di Lotta Comunista, 1986, pp.91-93)
Nonostante la dura repressione e i quattro operai impiccati la classe operaia americana non si fece irretire e nel 1890 conquistò le otto ore dopo grandi manifestazioni che si tennero il primo maggio nelle grandi città americane. Ma anche a Londra, Parigi, Amburgo, Vienna, Budapest, Varsavia, Barcellona, Roma, Milano, Genova… alcuni milioni di lavoratori scesero in piazza il primo maggio del 1890 a sostegno delle otto ore.
Ormai il Primo Maggio era entrato nel cuore degli operai di molte aree industriali del mondo.
Quali insegnamenti trarre da questi fatti? Ne individuo uno di sicura importanza.
In quell’epoca gli operai più colti e preparati sul piano sindacale erano tedeschi immigrati negli Usa. Non combatterono per sé ma per tutti.
Oggi in Italia abbiamo molti lavoratori stranieri provenienti da molte parti del mondo. Il valore della solidarietà e dell’internazionalismo deve radicarsi sempre meglio nel nostro Paese contro ogni razzismo e pregiudizio.
Il motto dei “Knights of Labor” (i “Cavalieri del Lavoro”, associazione sindacale nata negli anni Settanta dell’Ottocento negli Usa) è: “L’offesa verso uno riguarda tutti”. Facciamo nostro questo slogan ancora oggi!
“Non si tratta di un problema di numero. Grande o piccola questa manifestazione del 1° maggio è l’affermazione del principio di solidarietà e di unione degli operai di tutti i paesi ed è questo che farà del 1° maggio una giornata unica nella storia del mondo”
Dall’appello ai lavoratori della Gran Bretagna della Federazione nazionale delle organizzazioni operaie, 1° maggio 1890