Legnano nelle antiche rappresentazioni cartografiche
Introduzione
Nell'ambito della ricerca storica locale, un grande attenzione viene attualmente riservata alle antiche carte geografiche che, al di la' dell'aspetto meramente tecnico, presentano un notevole interesse per la straordinaria capacita' di rappresentare graficamente attraverso figurazioni e pittogrammi, sia gli elementi naturali di una regione (pianure, montagne, corsi d'acqua, laghi, foreste, ecc.) sia quelli direttamente collegati con l'attivita' dell'uomo e alla trasformazione da lui impressa all'ambiente (citta', villaggi, strade, confini politici).
Pertanto le rappresentazioni cartografiche, in quanto testimonianza delle realta' geo-antropiche che le hanno prodotte, sono giustamente considerate come naturale complemento grafico alla "storia scritta".
Quale contributo alla conoscenza del passato della nostra citta', si e' quindi pensato di porre l'attenzione dei concittadini legnanesi una breve rassegna di storia locale, in forma di cartografia, scegliendo alcuni esemplari della meta' del Cinquecento alla meta' dell'Ottocento.
Naturalmente la mostra non ha la pretesa di essere esauriente per quanto concerne il periodo proposto, ma vuole solo fare conoscere alcune tavole ritenute rappresentative.
Le carte prese in considerazione sono quelle in grande scala; quindi carte corografiche (o regionali) e carte topografiche (o locali). Si e' inoltre voluto presentare anche una carta dell'Italia intera, del 1658, nella quale viene indicata, come del resto in alcuni esemplari addirittura piu' antichi, anche Legnano a conferma dell'importanza della nostra citta' riveste fin dall'antichita' senza soluzione di continuita'.
Mettendo a confronto le carte corografiche di varie epoche, gli elementi piu' immediati rilevabili sono quelli costituiti da variazioni toponomastiche e dalla gerarchia esistente tra i vari centri abitati che vengono indicati con scritte oppure con casette piu' o meno grandi, a seconda dell'importanza che essi rivestivano. Bisogna pero' precisare che quei paesi erano stati un tempo centri di potere religioso, sia civile, continuano ad essere rappresentati con una certa evidenza nonostante il loro successivo inpoverimento e progressiva emarginazione. Questo e' ad esempio Dairago che, come capo-pieve e' sempre presente e con molto risalto in tutte le carte, nonostante nel corso dei secoli esso abbia perso la sua effettiva importanza a favore di altri centri limitrofi.
Per meglio comprendere il significato delle varie tavole proposte nel corso della mostra, sara' primariamente opportuno esaminare, anche se molto piu' succintamente, l'evoluzione subita dalla cartografia lombarda a partire dalle origini fino alle soglie dell'era industriale.
Si tenga presente che la Lombardia di preciso' come " regione politica" solo in eta' asburgica (nella prima meta' del 1700), per cui vennero delimitati anche in campo cartografico i suoi confini naturali: dalle Alpi al Po e dal Ticino all'Adda ed all'Oglio; durante i secoli precedenti invece la Lombardia era stata una entita' geografica non esattamente circoscritta, ma generalmente identificata col bacino del Po.
Per comodita' di esposizione sara' opportuno suddividere i prodotti cartografici in due categorie: le carte a stampa e quelle manoscritte.
Le piu' antiche carte geografiche a stampa della lomardia risalgono ai primi annni del 1500, come del resto attesta anche Leonardo da Vinci, in un foglio del Codice Atlantico, quando annotava che tra i libri da lui posseduti, c'era pure una raffigurazione di " .. paesi di Milano in instampa..".
I primi esemplari erano ottenuti per mezzo dell'impiego di intagli in legno; in seguito invece si diffusero maggiormente le incisioni su metallo che consentiva una maggior raffinatezza dell'immagine.
La piu' antica carta a stampa della Lombardia pervenutaci e' quella incisa xilograficamente da Luca Antonio de Hubertis verso il 1515; non corredata da scala e graduazioni, essa rappresenta il territorio da Milano fino al mare Adriatico e da Colico, a nord, fino a Modena, a sud. Vi sono rappresentati fiumi e laghi, secondo figure che esagerano la loro reale configurazione d estensione, mentre i centri abitati sono raffigurati da casette o gruppi di case piu' o meno grandi a seconda dell'importanza. Purtroppo il limite ad Ovest della carta di arresta subito dopo Milano e quindi la zona di nostro interese rimane esclusa.
Nel 1558 venne incisa surame da Vincenzo Lucchini una "Lombardia" che si richiama a quella gia' citata dal De Hubertis nella orografia e nell'idrografia, anche se l'estensione territoriale presa in esame e' piu' vasta. Non sono rappresentati i confini di stato e le vie di conunicazione, mentre i monti sono raffigurati prospettivamente ("a mucchi di talpa"), illumunati da luce proveniente da Ovest; una maggiore attenzione viene riservata invece alle rappresentazioni dei fiumi.
Un miglioramento risptto alle precedenti raffigurazioni, fu segnato dalla carta della Lombardia che Giacono Castaldi redasse nel 1570, per l'organizzazione generale del territorio con un tracciato piu' preciso per i fiumi e per i laghi; inoltre ai bordi della tavola compare per la prma volta la graduazione.
Altrettanto pregredita rispetto alle immagini del Lucchini o del gastaldi fu la carta eseguita da Giorgio Settala nel 1570, fornita poi all'olandese Abramo Ortelio per il suo "Theatrum orbis Terrarum"; questa carta e' orientata con l'Ovest verso l'alto. E' pregevole per l'esattezza dei toponimi e per la forma dei laghi meno fantastici rispetto alle carte precedenti. Verso la fine del XVI secolo si verifico' un'ulteriore evoluzione della cartografia grazie al matematico ed astronomo padovano Giavanni Antonio Magini (1555⁄1617), il quale pote' utilizzare il lavoro di diversi "Cartografici Ufficiali", che lavoravano cioe' per conto dei vari stati italiani; i risultati vennero riportati in una grande opera di sintesi, l'Atlante "ITALIA" pubblicato postumo dal figlio Fabio nel 1620.
Due sono le carte di Magini che descrivono con ampiezza la zona di nostro interesse: il "Ducato ovvero territorio di Milano" e la "Parte alpestre dello stato di Milano". Il merito principale dlle carte di Magini che riguardavano la Lombardia e che furono da lui elaborate prima del 1596, consiste nella grande precisione dei confini e della accurata indicazione dei fiumi, grandi e piccoli, nella ricchezza dei toponimi e nella raffinata raffigurazione dei centri abitati; mentre le distanze tra i luogji indicati sono solo approssimative, ma del resto questo criterio era seguito in tutta la cartografia antica che si preoccupava soprattutto di rappresentare l'immagine del paesaggio, senza preoccupazioni di caratterire rigorosamente matematico. Le corografie del Magini, non protette dal privilegio imperiale, furono utilizzate dai cartografi che vennero dopo di lui. Soprattutto i geografi olandesi come Enrico Hondius, Giovanni Jansson, Guglielmo e Giovanni Blaew, nel corso del XVII secolo, ripubblicarono le tavole dell'astronomo padovano, spesso limitandosi solo a modificare i titoli ed i cartigli ornamentali.
Tra la fine del 1600 e l'inizio del 1700 alla notevole produzione olandese si aggiunge quella francese; non sono molti pero' gli elementi che differenziano questa produzione da quella precedente: il piu' importante e' rappresentato dall'indicazione delle strade, anche in relazione all'uso militare che si faceva delle carte geografiche.
Tra i cartografi francesi di questo periodo sono da ricordare in particolare Nicola Sanson e Carlo Uberto Jaillot; grande fortuna ebbero anche le carte di Nicola De Fer in buona parte derivate da quelle del Sanson.Anche in Italia si ebbero cartografi di talento, come il veneziano Vincenzo Coronelli (1650 1718) dotato di grande versatilita' ed operosita'; tra la sua vasta produzione particolarmente interessanti per la ricchezza dei toponimi e per la precisione riservata all'idrografia, sono le due carte della Lombardia. Un progresso notevole nella cartografia lombarda fu segnato dalla carta di Giulio Carlo Frattini pubblicata nel 1703: e' migliorata la resa dei rilievi per mezzo di ombreggiature, e' indicata la rete delle strade principali e i confini sono ben delineati.
Come verra' meglio precisato parlando delle carte manoscritte, nei primi decenni del 1700, per ordine dell'imperatore Carlo VI d'Asburgo, in Lombardia venne effettuata una grandiosa opera di catastazione di tutto il territorio; vennero redatte le mappe di tutte le comunita' dello stato (2387) in scala 1:2000. Tale opera non poteva non influire sulla cartografia a stampa; nel 1760 riunendo le varie mappe territoriali e riducendone contemporaneamente la scala si ottenne una carta manoscritta di tuuta la Lombardia che venne incisa in rame in grandi dimensioni nel 1777. Essa pero' deluse le aspettative del cancelliere austriaco Kaunitz perche' non presentava graduazione ed era carente del numero dei toponimi e nella gerarchia con cui erano indicati quelli presenti; la rete stradale era lacunosa ed infine mancavano i riferimenti ai paesi confinanti.
Anche le carte pubblicate tra il 1786 e il 1789 da Mauro Fornari, splendidamente incise da Domenico Cagnoni, non aggiungono niente di nuovo alla carta del 1777 se non la segnalazione delle terre di confine con l'indicazione in esse dei centri particolarmente interessanti. A Milano si sentiva l'esigenza di disporre di una carta moderna che rispondesse alle necessita' dei tempi; essa avrebbe dovuto non limitarsi ad essere esatta nella misura topografica, ma doveva avere esatte misure geodetiche, con determinazione sicura delle coordinate astronomiche di molti centri lombardi. L'incarico venne dato agli Astronomi di Brera che iniziarono le operazioni con la misurazione della base di Somma e, con il metodo della triangolazione, vennero rapidamente concluse con grande precisione nel 1791. Si inizio' quindi il disegno vero e proprio per opera di Giacomo Pinchetti e nel 1793 si cominciarono ad incidere i rami da parte di Benedetto Bordiga. L'opera dovette essere interrotta nel 1796 a seguito dei noti avvenimenti politici-militari legati alla rivoluzione francese; successivamente ne furono tirati solo pochi esemplari e la carta non fu posta in commercio. Dopo la restaurazione austriaca venne realizzata dall'Istituto Geografico Militare dell'I.R. Stato Maggiore Generale Austriaco una grande carta del "Regno Lombardo Veneto" in scala 864000 nella quale vengono delineati con precisione la configurazione del terreno, i tipi di colture, le strade, ed i corsi di acqua; i centri abitati sono inoltre raffigurati in piante con le chiese (parrocchiali, sussidiarie, cappelle, ecc.) i cimiteri, i mulini e le stazioni di posta; sono delineati anche i confini di provincia e distretto. Verso la meta' dell'Ottocento la cartografia si specializzo' in carte di vario tipo: come quelle geologiche, demografiche, idrografiche, orografiche, postali, ecc.
Le prime carte manoscritte della Lomardia redatte in scala abbastanza grande da fornire una immagine particolareggiata del territorio oggetto del nostro studio, non sono anteriori ai piu' antichi esemplari di carte a stampa di cui si e' gia' riferito.
Ettore Verga, in uno studio pubblicato nel 1911, afferma che la piu' antica descrizione della Lombardia a noi nota e' una carta topografica manoscritta appartenente all'Archivio Storico Civico di Milano che comprende i territori di Novara, Mortara, Pavia, Milano e Como. Essa risale all'incirca alla meta' del 1500; non ha pero' i caratteri propri della cartografia del XVI secolo, non riporta cioe' in proiezione le accidentalita' del suolo, ma si limita a segnare il corso dei fiumi, i nomi delle citta', borghi, ville e cascine. La minuzia delle incisioni induce a ritenere che si tratti di una mappa eseguita in occasione dei rilevamenti catastali ordinati da Carlo V nel 1543. Questa carta gia' in cattivo stato di conservazione, e' andata completamente distrutta nell'ultima guerra. Ci e' rimasto pero' l'elenco di tutte le localita' riportate, particolarmente numerose e precise; nella zona di nostro interesse troviamo: "Legnano e Legnarello". Un particolare tipo di carte manoscritte e' rappresentato da quelle religiose che a partire dalla meta' del 1500 erano connesse all'uso delle visite pastorali, energicamente ribadito dal Concilio di Trento.
Il territorio veniva disegnato, quasi sempre in maniera schematica e rudimentale, per pievi; Nella'ambito della pieve erano indicate le varie parrocchie e, spesso con maggior rilievo, i capo-pieve. Tra un paese e l'altro veniva indicata la distanza in miglia, allo scopo di rendere piu' agevole la programmazione e l'organizzazione dell'itinerario che l'arcivescovo doveva compiere. Per quanto riguarda Legnano, nonostante le ricerche effettuate presso l'Archivio Storico Diocesiano di Milano, non si sono trovate ne' le carte dell'epoca di San Carlo (verso il 1570), ne' quelle risalenti all'epoca del cardinal Pozzobonelli (meta' del 1700).
La possibilita' di ricostrire particoleggiatamente la fisionomia cartografica di Legnano, nei secoli passati ci e' data solo da alcune tavole manoscritte risalenti ai primi decenni del 1700, quando in Lombardia si venne a realizzare la cosidetta "misura generale" dello stato.
Data l'importanza di questa operazione statale, dalla quale e' scaturita anche la precisa immagine dell'intero territorio urbano della nostra citta', ritengo che sia opportuno dedicare un poì piu' di spazio a tale argomento.
Quando agli inizi del 1700 la Lombardia passo' dal domnio spagnolo a quello degli austriaco, una delle prime preoccupazioni di Carlo VI d'Asburgo, divenuto imperatore nel 1711, fu quella di organizzare il sistema tributario.
Nell'ambito di tale riordinamento fiscale, fu determinante l'opera del catasto che comporto' la misura e la stima di tutti i beni immobiloi dello stato, allo scopo di distribuire equamente in base all'estensione delle proprieta', il carico fiscale. Un tentativo in questo senso era gia' stato effettuato quasi due secoli prima da Carlo V, nel 1543, ma esso trovo' sempre una difficile e parziale applicazione. L'operazione ebbe inizio nel 1718 e fu ultimata a causa di varie interruzioni solo 30 anni dopo.
La misurazione dei terreni venne effettuata, secondo i consigli dell'astronomo Marinoni, per mezzo della tavoletta pretoriana con la quale era possibile disegnare la mappa sirettamente sul luogo, evitando quindi la possibilita' di compiere errori di trascrizione.
La scala era di 1:2000; l'unita' di misura il trabucco milanese (pari a metri 2,61) e l'unita' di superfice la pertica (pari a mq 654,5) che si divideva in 24 tavole; ad ogni particella veniva assegnato un numero d'ordine, la qualita' di coltura e la superficie; a margine era riportato l'elenco dei numeri della mappa (sommarione) con le relative indicazioni di superficie, qualita' e nome del proprietario.
I fabbricati ("beni di seconda stazione") vennero censiti durante la seconda giunta (1749 1757). La stima dei beni venne effettuata suddividendo i vari terreni in "squadre" in rapporto della produttivita'. Dalle mappe originali vennero poi ricavate anche mappe ridotte, cioe' in scala piu' piccola. Il Catasto austriaco del 1700 venne chiamato "Teresiano" dall'imperatrice Maria Teresa regnante all'epoca della sua attivazione (1760). Verso la meta' dell'Ottocento veniva ordinato il censimento di tutti i comuni del Regno Lombardo Veneto; grazie a questa operazione possiamo disporre di mappe dell'intero territorio e del centro abitato di Legnano dell'anno 1857.
Sia le mappe del catasto del 1700, sia quelle del 1800 che riguardano la nostra citta' sono attualmente conservate presso l'Archivio di Stato di Milano. Confrontando i due rilievi si puo' constatare che negli oltre cento anni che li separano, lo sviluppo urbanistico tra 1700 e il 1800 e' stato alquanto modesto. Se si esaminano invece le mappe, conservate presso il Comune di Legnano, rilevate nel 1880 e quelle eseguite nel 1910, e' immediatamente visibile la loro differenza, rinvenibile nell'enorme accrescimento della citta', avvenuto in concomitanza col grande sviluppo industriale verificatosi in quegli anni.
Al termine di questa rapida panoramica sulla cartografia lombarda va anche aggiunto come i metodi di rilevazione e la riproduzione del territorio attraverso le carte geografiche raggiungono via via un altissimo grado di perfezionamento tescnico a scapito, forse, di un certo fascino pittorico, fantastico e approssimativo che accompagnava le carte piu' antiche.
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