Chi paga?
Nel 1563 Marina Locatelli, veneziana, fa testamento. Probabilmente è incinta e teme di morire durante il parto. Tra le sue disposizioni c’è anche l’istituzione di un legato di 200 ducati «in fondi per maritar» la figlia di uno dei confratelli della Scuola di San Giovanni Evangelista. I timori di Marina (posto che fossero davvero tali) risultano per fortuna infondati: eccola nel 1588, ormai vedova, che promette in sposa la figlia Lucrezia ad un avvocato, Antonio Rizzo. La dote di Lucrezia sarà composta di 600 ducati in contanti, «roba» per 200 ducati, e di uno stabile che Marina aveva avuto come pagamento della sua dote151. Marina dunque con i suoi beni finanzia la dotazione di una fanciulla bisognosa e trasmette parte della sua dote alla figlia. Nel suo muoversi sia in famiglia sia all’esterno per dotare delle ragazze compendia un po’ in sé la vastità delle reti di relazioni che potevano essere coinvolte nel finanziamento di una nuova coppia.
Esso, infatti, come si è visto, poteva interessare l’intera comunità alla quale i futuri sposi appartenevano. E ciò era vero non solo nell’Europa mediterranea. In Inghilterra, per esempio, come in altre zone, al momento delle nozze tutti gli amici e parenti provvedevano ad aiutare i nubendi con regali e collette di denaro152. In molte comunità francesi nessuno trovava disdicevole che le ragazze «da marito» più povere mendicassero di porta in porta, nei villaggi, un po’ di canapa e di lino per tessere i loro corredi153.
Tirando le somme di questa rapida carrellata, possiamo dunque concludere che sia lo sposo sia la sposa contribuivano a finanziare la fondazione della nuova famiglia. Nel mondo contadino e ancor più in quello aristocratico la terra era soprattutto un apporto maschile, per quanto anche le donne potessero portare in dote qualche campo o prato, come si è visto. Non di rado, tuttavia, nella costituzione delle doti venivano preferiti beni mobili e denaro. Tra i ceti popolari il letto nuziale in molte zone d’Europa era tradizionalmente parte del contributo femminile.
I modi in cui uomini e donne si procuravano tali beni erano diversi a seconda dei contesti economici, sociali e culturali. Complessivamente, comunque, è emerso che – laddove ci si interroghi sul problema del finanziamento delle nuove coppie154 – sarebbe riduttivo concentrare l’attenzione solo sugli sposi: famiglie, datori di lavoro, gruppi di mestiere, comunità di appartenenza, istituzioni assistenziali e via discorrendo davano il loro contributo affinché fosse possibile gettare le basi materiali di una nuova unione. Ad esclusione forse solo dei matrimoni clandestini e di quelli delle fasce più infime della società, le nozze attivavano insomma intensi flussi di beni. I modi in cui ci si procurava il necessario per sposarsi influenzavano o quanto meno interagivano sia con l’età al matrimonio degli sposi, sia con il fatto che mettessero su casa da soli o meno, anche se, come sempre capita quando si parla di uomini in grado di escogitare soluzioni diverse ad uno stesso problema, cercare dei nessi causali assolutamente necessari e inevitabili tra un elemento e l’altro è uno sforzo destinato al fallimento.
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