Legnano story - note personali
Precedente  |  Successivo ]     [ Su  |  Primo  |  Ultimo ]     (Article 84 of 293)
 
Il dialetto legnanese, tra ricordi ed ironia
 
 
Da "O mi paes" a "Ul bicer da vin", una serata colma di passato e di presente, raccontati attraverso il dialetto legnanese. L'iniziativa, inserita all'interno della rassegna "Me Car Legnan" e svoltasi al Welcome Hotel in via Grigna, ha riscosso enorme successo. A trent'anni dalla sua scomparsa, si è voluto ricordare un sanvittorese doc, Antonio Barlocco, uno dei fondatori de "I Legnanesi". «Siamo qui per non dimenticare, ma anche per imparare - ha introdotto Giuseppe Calini -. Con tutta questa confusione di cultura che sta arrivando da tante parti, io non voglio mica dimenticare il "cifun" o il "burdigliun" di mio nonno. E mi piacerebbe che lo ricordino e lo imparino anche i miei figli e i nostri giovani».
 
A condurre la "lezione di dialetto" lo storico Giacomo Agrati: «Bisogna ascoltare le poesie non necessariamente con uno sguardo rivolto al passato, perchè possiamo trovare brani anche moderni e contemporanei». In tema con la serata, Agrati ha mostrato ai presenti (circa un centinaio) due pigotte raffiguranti la Teresa e il Giovanni, spiegando che è proprio da San Vittore Olona che l'Unicef ha preso spunto per la realizzazione delle bambole di pezza, ora in circolazione in tutto il mondo.
 
Norma Bombelli, sanvittorese ora residente a Varese, è una poetessa di rilievo nazionale: «Lo scrivere era ed è il mio "riposo", la mia riflessione, la mia meditazione», così si presenta Bombelli. Tra le sue letture, due lettere dirette alla Teresa, scritte a distanza di 20 anni l'una dall'altra.
 
 
 
Accanto a lei il compaesano Dino Meda, autore di poesie scritte dopo un'attenta lettura di fatti quotidiani, ha riportato alla memoria le tradizioni e le caratteristiche della San Vittore degli anni '50, dal tram alle molteplici feste di paese. «Allora i nostri pensieri corrono indietro cercando il tempo della gioventù, ma a noi sembra ancora ieri e invece è già domani», ha concluso così la lettura di "O mi Paes". Riflessioni di grande attualità, contornate da un pizzico di ironia, anche con "Il tempo delle pastiglie".
 
Dorino Vignati, nato a Canegrate, ha fatto sorridere tutti con "Ul bicer da vin", paesia ironica sul tema della solitudine, e "Il mi non e mi can", in ricordo del nonno e del cane, a cui secondo lui mancava la parola ma che proprio per questo per il nonno «era meglio di altri cani».
 
Ad accompagnare le letture delle poesie, brani musicali eseguiti da Barbapedana.
 
Immagini di Luigi Frigo
 
Di seguito la lettera di una mamma al figlio carabiniere, letta da Meda e molto apprezzata da tutti:
 
«Caro figlio, ti scrivo queste poche righe, perchè tu sappia che ti ho scritto. Se ricevi questa lettera vuol dire che è arrivata. Se non la ricevi fammelo sapere, così te la rimando. Scrivo lentamente, so che tu non sai leggere in fretta. Qualche tempo fa tuo padre ha letto sul giornale che la maggior parte degli incidenti capitano entro un raggio di un chilometro dal luogo di abitazione, così abbiamo deciso di traslocare un po' più lontano. La nuova casa è meravigliosa, c'è anche una lavatrice, ma non sono sicuro che funzioni. Proprio ieri ci ho messo dentro il bucato, poi ho tirato l'acqua e il bucato è sparito completamente. Il tempo qui non è troppo brutto: la settimana scorsa ha piovuto due volte, la prima volta per tre giorni e la seconda per 40.  Ti voglio anche informare che tuo padre ha un nuovo lavoro: adesso ha almeno 600 persone sotto di sè, infatti taglia l'erba al cimitero. A proposito della giacca che mi avevi chiesto, tuo zio Giovanni mi ha detto che spedirtela coi bottoni sarebbe stato molto caro per via del peso dei bottoni, allora te li ho staccati. Se pensi di riattaccarli, te li ho messi tutti nella tasca interna. Tuo fratello Gianni ha fatto una grossa sciocchezza con la macchina, è sceso chiudendo di scatto la portiera lasciando dentro le chiavi. Allora è dovuto rientrare a casa a prendere il secondo mazzo e così anche noi siamo potuti scendere dalla macchina. Se vedi Luisa, salutala da parte mia, se non la vedi non dirle niente. Adesso ti saluto perchè devo andare in ospedale, tua sorella sta per dare alla luce un bambino. Non so ancora se sarà un bambino o una bambina, perciò non so dirti se sarai zio o zia. Un forte abbraccio dalla tua mamma che ti vuole tanto bene.
 
P.S. Volevo metterti anche un po' di soldi, ma avevo già chiuso la busta.
fine pagina