Legnano story - note personali
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L-16.WPS
 
 
 
Le sette campane di San Domenico
 
Un'immagine, che risale agli anni Venti, ritrae le sette campane della chiesa di S.Domenico con un gruppo di fabbriceri della stessa parrocchia nel momento in cui i bronzi vennero collaudati: I vecchi legnanesi, forse, dalla ingiallita fotografia riuscirebbero a identificare qualcuno dei personaggi in doppiopetto, collo inamidato e farfalla, intervenuti per solennizzare lo storico momento .Evidentemente oltre ai fabbriceri vi erano anche i benefattori e coloro che contribuirono in modo decisivo a realizzare il concerto campanario che e' stato issato sul campanile 16 anni dopo la consacrazione della chiesa. Di qualcuno abbiamo potuto fare l'identikit: l'allora parroco don Emanuele Cattaneo, mons. Angelo Nasoni intervenuto in veste di collaudatore in quanto presidente della Commissione per la Musica Sacra e i titolari, fratelli Ottolina, della fonderia di Seregno, alla quale erano state commissionate le sette campane:
Nell'archivio parrocchiale di San Domenico e' ancora conservato il contratto di fornitura dal quale abbiamo rilevato qualche dato. "Dovranno essere consegnate entro il 15 luglio 1925 per un prezzo convenuto complessivamente in lire 130.850". Si specificava anche le caratteristiche delle sette campane: " in la di 870 vibrazioni semplici " nonche' il peso ed il diametro di ciascun sacro bronzo.
Il diametro della campana maggiore era di metri 1,685 ed il peso totale Kg.9580.
Al momento dell'ordinazione la parrocchia in cassa, disponibili allo scopo, aveva soltanto dodici mila lire circa. Non restava che fare appello alla generosita' dei legnanesi e si apri' allora una sottoscrizione pubblica.
Quando il 22 settembre 1924 ( con un largo anticipo quindi sul termine fissato per la fornitura) si era ancora lontani dalla cifra del costo totale, oltre al parroco, si rese garante del saldo entro un termine ragionevole anche l'allora prevosto di San Magno mons: Domenico Gianni:
Tre o quattro giorni dopo la data del collaudo le sette campane di S, Domenico erano gia' al loro posto a diffondere quei rintocchi che ancor oggi scandiscono il tempo per gli abitanti del rione, una parte del quale conserva ancora il vincolo di " centro storico".
La chiesa di S. Domenico sorge infatti lungo il corso Garibaldi in parte ancora pavimentato con gli antichi lastroni di porfido.
Fu edificata in sostituzione dell'antico oratorio del Salvatore.
I lavori iniziarono il 16 aprile 1900 su progetto dell'architetto sac: Enrico Locatelli.
Lo stile del tempio e' orietantaleggiante. Notevole la facciata in marmo di Carrara dovuta all'arch. Magistrelli e rimaneggiata successivamente rispetto alla fattura originaria .
La chiesa, terminata nel novembre del 1904, fu eretta a parrocchia con decreto del cardinale Andrea Ferrari in data 3 gennaio 1907 e consacrata dallo stesso il 30 marzo dell'anno successivo:
E' a croce latina a tre navate e all'interno sono conservati, d degni di rilievo, candelabri in bronzo nonche' una lampada bizantina opera del celebre Pogliaghi e due maestosi pulpiti con cariatidi scolpite da un artista alsaziano. Il campanile svetta oltre la cupola ottagonale e conserva una grazia rinascimentale. Il suo stile e' diverso da quello della chiesa e lo stesso rivestimento di prevalente color roseo, si discosta dal resto della decorazione del tempio.
 
Legnano di ieri Legnano di oggi.
 
Una lenta metamorfosi, una lunga evoluzione nei tempi che l'incedere della storia ha portato fino a noi.
Per compiere uno sguardo retrospettivo iniziero' da dove la storia confina con la leggenda quasi stemperandosi in sfumature non sempre percettibili, per poi approdare a tempi piu' vicini, cioe' al periodo in cui Legnano aveva già' assunto una sua precisa fisionomia come grosso borgo agricolo e andava mutando quindi gradualmente il suo volto con il passaggio quasi frenetico dall'economia rurale ad un'economia mista. Bastarono poi cinque lustri per scalzare da Legnano, divenuta ormai città', anche gli ultimi nuclei di una tradizione che nel concetto delle nuove generazioni era divenuta anacronistica. E' l'immenso libro della storia cittadina col voltar di una pagina mi fa entrare nell'era industriale. Il ritmo si fa quasi frenetico, seguendo un'evoluzione di dinamica ascesa. Ed ecco che l'operoso popolo della città' del Carroccio si trova ad essere protagonista di avvenimenti che parlano ormai soltanto di conquiste tecnologiche di una civiltà' del futuro, che riempiono di stupore ma anche di orgoglio.
E proprio nella fase di passaggio graduale ma rapido da un tipo di economia all'altro, nel momento cioé in cui la città acquista coscienza del suo destino di grande comunità che ha trovato nell'industria la sua vera vocazione con la prospettiva di progresso e di sviluppo, Legnano cambia volto. E' fatale che con i tempi, con l'avvento di nuove e diverse fonti di lavoro, rispetto a quelle che gli abitanti della Legnano ottocentesca erano o abituati a considerare, inizi una trasformazione urbanistica pari da imporre novità che soltanto qualche anno prima sarebbero addirittura sembrate foglie ci sono angoli, interi isolati, strade, piazze, agglomerati urbani che un tempo apparivano intangibili in centro e alla periferia e che oggi sono irriconoscibili. I vecchi legnanesi quegli angoli, certe case caratteristiche, luoghi legati alla storia o a particolari eventi cittadini, anche se ora non ci sono più, li hanno impressi nella memoria perché componenti della loro stessa vita.
Ho voluto dunque fermare il tempo per fissare le immagini più caratteristiche prima che fossero distrutte, sciupate o disperse.
L'idea era venuta una sera tra amici, alla Famiglia Legnanese durante la prima fase della raccolta delle immagini della vecchia Legnano, condotta con la collaborazione del quindicinale "30 Giorni nel Legnanese". L'iniziativa si concretizzò nel marzo del 1972 con una mostra delle immagini della vecchia Legnano allestita nella sede del benemerito sodalizio cittadino. Alla rassegna ne seguì una seconda, l'anno successivo, con un'altra parte del materiale raccolto con costanza e con ricerche spesso rese difficili da varie circostanze. Con la collaborazione di molti, mi è stato comunque possibile mettere insieme numerose immagini, documenti autentici, testimonianze di una Legnano scomparsa o in procinto di essere cancellata dalle inarrestabili trasformazioni che nuove esigenze e diverse realtà al passo coi tempi hanno imposto.
Il successo che aveva avuto la mostra alla Famiglia Legnanese (la seconda parte della rassegna era stata inaugurata alla presenza del Senatore prof. Giovanni Spadolini, presidente della Commissione Istruzione Pubblica e Belle Arti) aveva dimostrato la validità dell'iniziativa.
Dalla mostra di gigantografie ad un volume che le raccogliesse tutte a mo' di racconto fotografico della storia della Legnano operosa e artistica del Medio Evo agli albori del Novecento, il passo è stato breve. Pur non trascurando la Legnano più remota, la maggior parte delle immagini è accentrata del periodo che sta a cavaliere tra le due economie, cioè dal vecchio borgo pervenuto al bon industriale, pronto per inserirsi nel più vasto consesso economico nazionale, con una funzione di protagonista.
Quello che Legnano ha poi saputo dare alla provincia, alla regione, alla nazione, appartiene alla nostra epoca e può costituire solo un elemento di riflessione, una pietra di paragone che si proietta nel passato, confrontando appunto le immagini della Legnano ormai scomparsa alla nostra vista, con quelle che ancora oggi sono familiari.
Fotografie ingiallite dal tempo, scorci paesaggistici urbani o di edifici monumentali che non esistono più, vecchie incisioni, schizzi ed opere finite di qualche pittore legnanese defunto   o contemporaneo, oppure il frutto della certosina pazienza e delle passione di un grande concittadino scomparso, l'ing. Guido Sutermeister (unico ed irripetibile cultore della storia e arte locale), tutto questo materiale, dicevo, ho voluto restituirlo ai legnanesi, quasi come un omaggio di un cittadino adottivo di questa nobile terra.
Proprio i legnanesi, prima di tutti sapranno apprezzare questa raccolta di immagini completate da un testo illustrativo, che lungi dal voler essere un lamento del passato, documenta l'evoluzione ed i cambiamenti che Legnano ha subito in tanti anni di storia.
 
Dal Fascismo alla liberazione
 
Il conflitto mondiale del 1915-18 segnò per l'economia legnanese una battuta di arresto, tuttavia l'industria tessile e quella meccanica riesce a mantenersi sulle posizioni raggiunte. Il dopoguerra segna per Legnano un nuovo processo di sviluppo e di incremento che prosegue nel tormentato periodo della retorica fascista.
Alla famosa marcia su Roma Legnano invia suoi rappresentanti e le organizzazioni fasciste trovano nella Legnano già formata con un suo avvenire industriale un facile terreno di infiltrazione.
Nascono i manipoli "Numa Negrini" che diventeranno Renato Calzone, Daniele Martinelli, Dino Piochi. I tentativi di opposizione, che restarono anche dopo l'avvento del Fascismo al potere vengono repressi in modo duro dall'allora federale Rino Parenti. Vi fu più di un arresto e vari legnanesi vennero inviati al confino politico.
Intanto mentre viene dato il massimo impulso alle industrie, specie alle tessili, vengono realizzate le "opere del regime" tendenti a consolidare sempre più il potere, mirando a far colpo sul popolo.
In questo periodo sorge la colonia elioterapica, la "Casa del Balilla" di via Milano iniziata nell'ottobre del 1933 e la "Casa del Fascio (l'attuale palazzo Italia di fronte al Municipio ) che venne realizzata nel 1930,il poligono di tiro in fondo a viale Cadorna, (inaugurato nel 1934 ). Il 4 Ottobre 1934 Mussolini viene in visita a Legnano ed inaugura anche alcuni nuovi reparti in due stabilimenti della citta'. L'anno successivo per la prima volta si ricorda, con il carosello storico ed il Palio, l'antica battaglia del 1176.
Mentre la citta' del Carroccio era nel pieno della sua attivita' di sviluppo industriale, la seconda guerra mondiale arriva a far segnare una nuova battuta d'arresto, seminando terrore e lutti. I legnanesi si distinguono nella difesa della Patria, come gia' avevano fatto in occasione della prima guerra mondiale. Durante il conflitto del 1915-18 la citta' ebbe in Aurelio Robino  una medaglia  d'oro e nella seconda guerra mondiale due furono le medaglie d'oro: Carlo Borsani e Raoul Achilli.
Non appena in tutta Italia cominciano a sorgere i primi movimenti di liberazione partigiana, Legnano fa eco fin dall'ottobre 1943 con azioni organizzate da parte delle formazioni partigiane. Nelle fabbriche, con scioperi e con la resistenza passiva, i lavoratori appoggiano le azioni di guerra partigiane che mirano a liberare la nazione dal dominio nazifascista. Alla lotta partigiana Legnano diede un contributo di vite e di sacrifici particolarmente significativi: 57 morti e 123 feriti.  Due medaglie d'oro al merito partigiano sono state conferite a cittadini legnanesi, una alla memoria del caduto Mauro Venegoni  e l'altra a Candido Poli, uno degli campati del lager nazista di Mathausen.
Momenti di particolare drammaticita' si ebbero nel dicembre del 1943 con gli scioperi e le manifestazioni contro il proseguimento della guerra e di non collaborazione coi tedeschi trasformatisi ormai di fatto in truppe di occupazione. Gli scioperi furono piu' massicci alla Franco Tosi: Il 5 Gennaio 1944 le SS tedesche, al comando dello spietato generale Zimmerman, compiono una azione di rappresaglia proprio alla Franco Tosi. Vengono arrestati 92 lavoratori. Caricati su carri ferroviari vengono deportati nei campi di sterminio: Di essi, 7 persero la vita nei lager nazisti: Pericle Cima, Alberto Giuliani, Carlo Grassi, Antonio Vitali, Francesco Orsini, Angelo Sant'Ambrogio ed Ernesto Venegoni .Tra coloro che finirono nei campi nazisti vi fu anche lo studente univesitario Gianni Moro nato nel 1922 e morto nel lager di Ebensee(Austria) nel gennaio 1945.
Per non aver voluto militare nelle file dell'esercito fascista repubblicano veniva consegnato ai tedeschi che lo prelevarono dal carcere di S.Vittore il 3 marzo 1944 per deportarlo in Austria.
L'insurrezione armata dei partigiani legnanesi, alla quale presero parte le formazioni 101 e 182 della brigata "Garibaldi "nonche' la divisione "Alfredo di Dio2 della brigata" Carroccio", si ebbe la sera del 24 aprile 1945.
L'azione comincia con l'attacco ad un comando tedesco di zona ubicato tra Parabiago e Canegrate nell'intento, riuscito, di distruggere la stazione   radio per interrompere i collegamenti. L'operazione era concordata con altre forze partigiane e nello  stesso istante viene attaccata la caserma di viale Cadorna che era presidiata dai tedeschi. I combattimenti si protraggono fino al pomeriggio dl giorno successivo, allorche' gli ultimi tedeschi che si erano rifugiati in un edificio di via Milano vengono eliminati con l'appoggio di forze popolari della citta'. Il 26 aprile da Milano puntano su Legnano due colonne corazzate; una tedesca ed una fascista mentre dalla zona di Magenta reparti della colonna tedesca Stam, incalzati  da altre formazioni partigiane, convergono per collegarsi con i reparti corazzati.
Il C.N.L di Legnano organizza immediatamente la difesa della citta' riunendo le forze partigiane coadiuvate da un forte contingente di lavoratori delle fabbriche cittadine. Da Gallarate e da Busto Arsizio altre formazioni vengono a dar man forte. Dopo duri scontri lungo l'autostrada, il "Sempione" e verso Busto Garolfo, i nazifascisti si ritirano verso Milano e verso il confine della Svizzera.
Al mattino del 27 aprile Legnano puo' considerarsi totalmente libera.
Diciassette erano stati i morti e venti i feriti di quelle tragiche ore che segnarono la riconquista della liberta' anche nella citta' del Carroccio ,come si era fatto seguendo un medesimo spirito ,sia pur con altri ideali, nel maggio del 1176.
All'opera di ricostruzione del Paese martoriato dalla guerra e tormentato dal drammatico periodo seguitone, Legnano partecipa con entusiasmo ed impegno, avendo come obiettivo la ricostituzione del patrimonio collettivo, per ridare alla citta' quella pace operosa che gia' aveva caratterizzato gli anni dell'inizio secolo.
Questo considerevole contributo di dedizione e di attivita' eroica
per la difesa della liberta', della Patria e della dignita' umana ,
generosamente offerto da Legnano, con sacrificio anche di numerose
vite umane, attende un doveroso riconoscimento ufficiale: almeno una medaglia d'argento da appuntare sul glorioso gonfalone della citta' del Carroccio.
 
L'era industriale E le trasformazioni Negli ultimi due secoli
 
   Pur avendo Legnano un'economia prevalentemente agricola,
gia' tra il Seicento ed il Settecento si potevano annoverare alcune
filande con caratteristiche di artigianato domestico che poi assunsero
un'impronta sempre piu' marcata, creando le premesse per la trasformazione dell'operoso agglomerato urbano fino a farlo evolvere da borgo agricolo a centro industriale. E la storia di Legnano negli ultimi due secoli e' strettamente legata proprio a quell'attivita' ndustriale che ne ha fatto la fortuna.
   Abbiamo appena scritto delle prime attivita' produttive alle quali si dedicavano gli antichi progenitori delle citta' del Carroccio,
dei suoi mulini, delle trasformazioni di prodotti dei campi da avviare direttamente al commercio. Furono i primi tentativi per imbastire una economia dinamica ed operosa che dara' frutti concreti nella prima meta' dell'Ottocento.
   Proprio per la preminente importanza che ha avuto l'industria nello sviluppo di Legnano dall'inizio del XIX secolo, abbiamo voluto concludere questa carrellata sulla sua storia, soffermandoci piu' compiutamente sull'Era Industriale .
   I dati e le fonti d'informazione sono stati in parte desunti dal "Panorama storico dell'Alto Milanese -volume II", edito nel 1971 dal Rotary Club Busto-Gallarate-Legnano, ed in parte attinti direttamente dagli atti e dai rapporti ufficiali conservati nell'archivio del Comune.
   Se in epoca napoleonica si potevano annoverare nel borgo
di Legnano fiorenti attivita' manifatturiere a carattere famigliare specializzate nella filatura, nella tessitura a mano, nella tintoria con vegetali, nella conceria e nei pellami dipinti, dobbiamo invece attendere fino all'inizio dell'Ottocento per vedere delinearsi le prime iniziative di industria vera e propria.
   Il fiume Olona, che gia' aveva dato energia idraulica per il funzionamento dei numerosi mulini, servi' egregiamente anche alle nascenti attivita' industriali tessili, offrendo possibilita' di derivazioni per il candeggio e la tintoria: l'acqua dell'Olona servì anche ad azionare le macchine.
   Ma entriamo nell'epoca pionieristica industriale, limitando le nostre osservazioni e citazioni delle aziende e dei capitani d'industria fino al 1910 . Dopo tale anno infatti, sarebbe troppo lunga l'elencazione ed oltre tutto usciremmo dal tema prefissatoci in questa opera
la vecchia Legnano.
   L'anno di nascita dell'industria legnanese e' il1821. Lo svizzero Carlo Martin impianta il primo stabilimento per la filatura del cotone che passera' nel 1845 alla ditta Saverio Amman & C. Nel 1863 aveva gia' una potenza installata di 500 cavalli-vapore, 5000 fusi e 40 telai ed era in grado di produrre annualmente 1700 quintali di filati greggi.
   Ben duecento persone trovarono lavoro in questo primo cotonificio.
Nel 1824 Eraldo Krumm impianto' il secondo stabilimento di filatura nel punto ove si trova oggi la Tintoria Mottana ,lungo
Corso Sempione.
Anche questo opificio, come il precedente, traeva forza motrice dall'Olona mediante grandi ruote idrauliche. La terza filatura arrivo' nel 1828 ad opera dei Signori Borgomaneri, Bazzoni e sperati.
E da questo piccolo stabilimento tessile nacque poi, con uno dei piu' rappresentativi capitani d'industria ,Costanzo Cantoni, il primo nucleo del grande cotonificio che oggi costituisce uno dei maggiori complessi tessili italiani e addirittura europei. Costanzo Cantoni gia' da otto anni aveva impiantato a Gallarate una filanda e contando sulla manodopera reperibile in questa zona, apri' uno stabilimento anche a Legnano.
Gia' nel 1862 il Cotonificio Cantoni aveva circa trecento operai.
   Dieci anni dopo l'apertura dell'azienda poi passata a Cantoni, un quarto cotonificio venne ad assorbire altra manodopera in questa plaga: e' la Andrea Krumm & C. destinata anch'essa a svilupparsi rapidamente: Un quinto stabilimento di filatura di cotone si aggiunge agli altri nel 1842 ad opera del dottor Renato Travelli .
   Bastarono questi cinque stabilimenti per rivoluzionare la vita del borgo rurale, mutando abitudini e indirizzo sociale. Gli agricoltori abbandonano i campi per cercare lavoro nelle filande (anche se la manodopera femminile, piu' congeniale per le lavorazioni tessili, era preferita); sorgono qua e la' laboratori casalinghi ai quali le grandi industrie forniscono il greggio ritirando poi le "pezze" finite; si creano officine meccaniche ed altri piccoli complessi sussidiari ai cotonifici.
   Nel 1857 abbiamo gia' una Legnano centro manifatturiero, come conferma il manoscritto "Elenco degli stabilimenti, di industrie e di commercio in Legnano", conservato nell'archivio del Comune.
Ecco le cifre: 24 imprese industriali di cui 6 filature di cotone, 5 filande di seta, 3 confezione pelli, altrettante fornaci e tintorie, 1 fabbrica di organi, 1 fabbrica di saponi e candele.
Su una popolazione che assommava in quell'anno a 1671 abitanti, gli addetti alle industrie erano il 29% della popolazione, cioè 1855 unità (371 uomini, 582 donne; 294 ragazzi e 608 ragazze).
A differenza della vicina Busto Arsizio, dove l'industria inizialmente era tenuta a livelli piccoli e medi, a Legnano le aziende assunsero subito una macrostruttura, con l'impiego di un rilevante numero di dipendenti.
Lungo l'asse dell'Olona, sulla destra e sulla sinistra, altre industrie tessili venivano impiantate tra la seconda metà dell'Ottocento e il primo Novecento. E' la volta del Cantonificio Dell'Acqua nel 1871 per iniziativa dei fratelli Francesco e Faustino Dell'Acqua, che nel 1910 impiegava quasi 500 operai con circa 520 telai meccanici, azionati da energia elettrica. Un anno dopo la fondazione del Dell'Acqua ecco un nuovo colosso tessile ad opera di Antonio Bernocchi che aveva già avviato alla Gabinella una piccola industria di candeggio. In questo periodo abbiamo anche il primo esempio di concentrazione industriale nella zona rappresentato dalla serie di stabilimenti facenti capo alla Stamperia Italiana Ernesto De Angeli, che si specializza nella filatura e tessitura del cotone, opifici che hanno sede oltre che a Legnano alla Maddalena di Milano e in altre località. L'azienda venne fondata nel 1879 dai fratelli Enea e Febo, figli del dottor Saule Banfi, fervente patriota. Questo nuovo colosso tessile, che poi diverrà cotonificio De Angeli Frua, ha come data di nascita il 1875.
Sempre per restare nel settore tessile venne fondata nel 1903 la Manifattura di Legnano dagli stessi fratelli Banfi insieme a Mariano Delle Piane e al cav. Giuseppe Frua. Ecco perchè possiamo vedere gli edifici ancora rimasti nel cuore della città aventi lo stesso stile, mirabili esempi di architettura industriale veramente indovinata.
La Manifattura di Legnano destinata a divenire terza industria locale in ordine di importanza (attualmente infatti occupa oltre 900 dipendenti) aveva fatto delineare la vocazione di grande complesso tessile di rilevanza nazionale già nel primo decennio di attività. Il censimento industriale del 1911 ce ne fornisce questi dati: 755 operaie, 63500 fusi meccanici impiegati nella filatura di cotone mako, 1100 Kw di energia elettrica assorbiti dal macchinario.
Con il Cotonificio Cantoni, il quale si è mantenuto negli anni in tutta la sua solidità, con un ammirevole equilibrio di conduzione e di sviluppo, assurgendo ad importanza mondiale, la Manifattura di Legnano ha saputo reggere egregiamente alle varie crisi del settore tessile, compresa la più recente, particolarmente dura.
Questi cospicui complessi tessili agli albori del Secolo avevano esercitato una notevole forza di propulsione, favorendo il sorgere di industrie minori.
Nel 1900 viene costituita la società in accomandita per azioni Fabio Vignati & C. con due stabilimenti, uno a Legnano e uno a Villa Cortese e nasce anche la tessitura di cotone Ettore Agosti.
Per lavorare tessuti di cotone tinti e candeggiati Giulio Giulini e Roberto Ratti fondano nel 1905 la società che da loro prende il nome.
Tre anni dopo si costituisce la società in accomandita per azioni E.Mottana & C. di candeggio e tintoria che rileva la piccola azienda di Giuseppe Bernocchi alla Gabinella.
Attorno a queste maggiori unità dell'industria cotoniera fioriscono altre aziende minori, come la Ratti, Rizzi & C. (poi Porri e Ronchi), la Giovanni De Giorgi, la Fratelli Gadda & C., la Giovanni Legnani, Dante D'Anielli e Donato Miglio.
L'acqua dell'Olona non basta piu' e si attinge il necessario alle industrie tessili dalla falda sottostante mediante pozzi artesiani.
Il fiume viene degradato ad una funzione di collettore per gli scarichi dei residui di lavorazione degli opifici. La sua morte, almeno come fiume, e' ormai inesorabilmente decretata.
Favorita dalla posizione in cui si trovava la cittadina, con l'asse  di traffico della statale del Sempione, con l'avvento delle ferrovie dello Stato e della Nord e poi dell'Autostrada laghi, a prima del mondo, l'industria raggiunge il suo massimo impulso verso la fine del secolo e nei primi anni del Novecento. Accanto all'industria tessile si sviluppa quella meccanica ed altri settori ancora vengono rappresentati .
Luigi Krumm, nel 1874,in collaborazione con Eugenio Cantoni, impianta a Legnano una fabbrica di telai meccanici. Nel 1879 entra nella societa' l'ing. Franco Tosi, allora ventiseienne e la ditta sii trasforma in Officina Franco Tosi & C. con una sezione specializzata nella costruzione di motrici a vapore. Dopo dieci anni l'officina aveva gia' 650 operai: si delinea cosi' un nuovo complesso destinato a dominare il mercato italiano e mondiale .
Come gia' era avvenuto per le industrie tessili, la Franco Tosi fa da richiamo per altre aziende del settore. Le officine meccaniche fratelli Bombaglio da Marnate in Val d'Olona, si trasferiscono a Legnano nel 1886.Da cinque anni Andrea Pensotti, capo reparto della Tosi, si era messo in proprio con  una fonderia alla quale aggiunse poi un'officina meccanica sempre nei pressi di Piazza del Monumento. Lo stabilimento, che si trasferisce poi in via Firenze specializzandosi nella produzione di caldaie,esportate oggi in tutto il mondo, diverra' il quarto complesso legnanese di importanza.
Il chimico dott. Carlo Rossi nel 1907 fonda le Officine Elettrochimiche Rossi, producendo clorato di potassio, acido nitrico ed una lega metallica : l'elianite. Sorgono anche le officine Gianazza(1882), La Mario Pensotti(1881) e la Ing:Giampiero Clerici, divenuta poi Industrie Elettriche di Legnano, un quinto colosso ,oggi, tra le aziende locali. che La motorizzazione che gia' comincia ad espandersi vede a Legnano due aziende impiantate allo scopo proprio di costruire automobili, motori per autotrazioni e addirittura aeroplani. Sono la FIAL (Fabbrica  Italiana Automobili da Legnano ), fondata nel 1902  dall'intraprendente Guglielmo Ghioldi, e nel 1907 nacque la "Wolsit", Officine Legnanesi Automobili. Dopo la crisi dell'industria automobilistica la "Wolsit" che diverra' poi Soc. Emilio Bozzi, si dedico' alla produzione di velocipedi e motocicli. Le prestigiose biciclette "Legnano-Wolsit", con la casa verde oliva, raccolsero centinaia di vittorie in campionati italiani e del mondo .La fabbrica dopo 64 anni di attivita' chiuse i battenti nell'ottobre del 1971.
La necessita' di rendere le industrie locali autosufficienti anche per materie prime, prodotti accessori e collaterali, crea decine e decine di altre aziende con svariate produzioni. Abbiamo cosi, oltre a quelle gia' ricordate ,le Officine A.Fontana, macchine per tessitura (1908), il saponificio Agosti e fabbrica di candele (1858),la conceria di pelli Pietro Rosa (1881),le Industrie Grafiche Proverbio(1887), la Societa' del ghiaccio artificiale e la Societa' del gas.
Quest'ultima fondata nel 1879,inizio' il servizio di distribuzione il 1° maggio 1880.Infine altre industrie sempre sorte tra la fine dell'Ottocento e il 1910 che citeremo solo nominativamente: Fonderia Marcati e Tricavelli, Fonderia Ferdinando Raimondi, Officine Venusto Rossi, Geronzio Rabuffetti, Rodolfo Raimondi, Massimo Vedani, Fratelli Mutti, Pietro Furrer, Fonderia Lamperti&Gornati, Rubinetteria Uecher & Curti, Idraulica Eugenio Gianazza, Aziende tipografiche: Emilio Garancini, Natale Marini, Arti Grafiche Legnanesi e Carlo Guidi: Carpenteria Angelo Testa, Saponificio Angelo Aspes poi Angelo Bollina, Fabbrica Legnanese Colla e Saponi, Fratelli Fasola(frutta e fiori artificiali) ,Carpenteria Paolo Citttera, e, nel settore legno, Gaetano Adamoli ed Eredi Clerici Ciprandi & Figli (carri e carretti); Frattini & Piscia (calzature a macchina), nell'industria edilizia Giovanni Borsani ,Carlo Pastori, Gerolamo Calini e Romeo Filetti; nell'industria dei trasporti Cristoforo Borsani, Natale Schiatti e Fratelli Scandroglio.
Con lo sviluppo industriale sorse la necessita' della creazione della assistenza finanziaria in grado di seguire il continuo progresso. Il problema, largamente sentito, fu affrontato e risolto nell'ambito degli stessi legnanesi. Fu un prestinaio di Legnano, Gaetano Muttoni, che nel 1887 costitui' la Banca di Legnano con un capitale azionario di 300 mila lire diviso in azioni da 200 lire, frazionate tra 118 sottoscrittori. Le prime operazioni vennero svolte in una modesta sede di via Palestro. L'iniziativa fu subito sviluppata dal barone Cantoni nominato ben presto presidente onorario. Nel 1898 l'istituto di credito trasporto' i suoi uffici nel nuovo palazzo allo scopo costruito in via Franco Tosi. Il capitale sociale venne portato a un milione e mezzo in azioni da L.100 dall'assemblea dei soci, tenuta il 1° Novembre 1905.Nel 1906 la banca comincio' la sua espansione territoriale, aprendo una prima agenzia a Parabiago, due anni dopo un'altra a Castellanza e nel 1910 una terza a S.Vittore Olona. In quegli anni la Banca di  Legnano aveva gia' un patrimonio proprio di quasi due milioni e mezzo tra capitale e riserve.
Attualmente la Banca di Legnano ha capitale e riserve per oltre quattro miliardi di lire, una massa fiduciaria che supera i cento miliardi, ed una organizzazione territoriale sviluppata in 27 filiali, nove tesorerie e due esattorie. Nei primi anni del ventesimo secolo esisteva a Legnano oltre ad una succursale della Banca di Credito Provinciale, anche una filiale della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde.
A completare il settore bancario della cittadina in pieno sviluppo, verra' nel 1923 un altro istituto locale, il Credito Legnanese che ebbe come primo presidente il cavaliere del lavoro Francesco Bonecchi, titolare di una omonima tintoria .Oggi questo istituto bancario, con capitale sociale e riserve ammontanti ad oltre un miliardo e mezzo di lire, conta trenta filiali.
Specie le due banche locali seppero sviluppare in quegli anni di grande fervore realizzativo, un proficuo programma di appoggio e finanziamento delle forze produttive locali piccole e medie.
Nel primo censimento industriale del 1911 il numero delle aziende legnanesi era salito a 2o5 con 1o.6oo operai addetti. Rileviamo una curiosita': in quello stesso censimento risultavano in attivita' ancora quindici motori azionati con forza idraulica (cinque per tessitura e gli altri per i mulini) e nove macchine a vapore I motori elettrici, statisticamente rilevabili, erano cinquecento.
Per una singolare coincidenza, ad un secolo esatto dall'anno di nascita dell'industria locale, si senti' la necessita' di costituire una Federazione degli Industriali Legnanesi. Nel 1921,infatti,sorse la organizzazione che riuni' gli imprenditori dell'industria ed ebbe sede in via Alberto da Giussano. Venne nominato presidente il comm. Fabio Vignati, da considerarsi quindi pioniere di un movimento associativo autonomo dal momento che gli imprenditori del luogo in precedenza facevano capo alla Federazione Industriali Alto Milanese. Ma questo primo organismo territoriale ebbe vita breve in quanto il mutato clima politico port0' alla legge fascista del 3 Aprile 1926 che aboliva le " unioni locali miste" come, tante altre liberta' associative, per conformarle alo schema fisso della giurisdizione provinciale.
si rifece sentire tra gli industriali legnanesi la tendenza  riunirsi in libera associazione appena cambiarono le condizioni politiche e nella zona riprese il vigore economico che aveva improntato il periodo pioneristico.
Cosi' il 4 maggio 1945, a pochi giorni dalla fine della guerra, si costitui' un Comitato Industriale provvisorio presieduto dal cav: uff: Mario Pensotti con l'ing. Aldo Palamidese a rappresentare la piccola industria. Da tale Comitato scaturì l'Associazione Legnanese dell'Industria il cui atto costitutivo reca la data del 13 luglio 1945.
Primo presidente fu il cav. Pier Luigi Ratti il quale trovo' la preziosa collaborazione di un direttore, il dott. Manlio Bucci, che con la sua esperienza e non comune intelligenza, seppe creare le premesse per assicurare alla rinnovata associazione industriale un ruolo determinante nella vita organizzativa dell'importante settore economico della citta' e di tutto il Legnanese.
Venticinque furono le ditte industriali che sottoscrissero l'atto costitutivo. Esse crebbero in un numero fino a raggiungere 319 aderenti a dieci anni dalla fondazione. Nel 1947 successe al cav. Ratti l'ing: Franco Pensotti che resse la carica fino al 1965.Gli subentro' l'ing: Giuseppe Pellicano' fino al 1971, anno in cui venne designato presidente l'ing: Giancarlo Colombo attualmente in carica.
Quali direttori dell'Associazione Legnanese dell'Industria seguirono al dott:Bucci, dopo la sua morte avvenuta nel settembre del 1963,Luigi de Niederhausern per circa un anno e il dott. Spartaco Ulzega dal marzo 1966 il quale dirige tuttora l'Associazione. Egli si e' reso anche promotore del Consorzio Garanzia Fidi e del Consorzio Export Legnano, organismi dimostratisi di larga utilita' per l'intera zona.
Con le mutate esigenze e necessita' conseguenti anche al nuovo ordinamento regionale e all'avvento di un comprensorio con caratteristiche socio-economiche omogenee, si era gradualmente superato il concetto di raggruppamenti produttivi chiusi in un ambito cittadino, criterio che invece aveva animato molti centri industriali dell'Italia Settentrionale. Con questo concetto comunque l'industria legnanese si era sviluppata nel secondo decennio del secolo.
Municipio di Legnano
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Operai Legnanesi!
L'Autorita' Municipale da Voi incaricata per esporre all'Onorevole Amministrazione del COTONIFICIO CANTONI le vostre domande, onde per termine alla sospensione di lavoro, merce' un amichevole accomodamento ha ricevuto dalla medesima la seguente dichiarazione, che si fa dovere di comunicarvi per norma: e cioe':
Saranno tenuti chiusi gli Stabilimenti di Legnano e Castellanza finche' gli operai scioperanti non avranno dato, per mezzo dell'Autorita' Municipale, avviso alle Direzioni degli Stabilimenti suddetti, che intendono ricominciare il lavoro alle condizioni e prezzi attuali; riservandosi la Direzione di fare gli aumenti dei salari a coloro che ne saranno riconosciuti meritevoli, e nelle proporzioni ch'essa credera' conveniente a conciliare i loro interessi con quelli dell'Industria.
         OPERAI !
la sottoscritta Giunta Municipale ama ritenere che ciascuno di Voi tanto del Cotonificio che delle altre Ditte sara' oramai persuaso della convenienza di ritornare al lavoro e di restituire al Paese la sua quiete abituale; giacche' diversamente non si farebbe che aggravare i danni a Voi stessi ed all'Industria, oltre alle serie conseguenze che ne deriverebbero; poiche' ove qualche mal intenzionato tentasse d'opporsi a quelli che hanno volonta' di riprendere il lavoro, verrebbe punito a norma di Legge.
Dall'Ufficio Municipale di Legnano, li 14 Febbraio 1884.
                  LA GIUNTA MUNICIPALE
ALMASIO ANGELO - DELL'ACQUA FRANCESCO-AGOSTI FRANCESCO Assessori
                                  Il Segretario Rag. Cesare Figini
 
 
Per riprendere il grafico dell'industria locale negli anni successivi, ed esattamente quelli a cavallo tra le due guerre mondiali, torniamo ancora a far parlare le cifre del censimento del 1927: rispetto al precedente (1911ì l'industria tessile aveva raddoppiato i propri addetti. Su 40 aziende, tredici contavano dai 25o ai 1000 dipendenti ciascuna e due oltrepassavano i mille  (Cantoni e Bernocchi.
La Franco Tosi vantava fin da allora il record di 3200 dipendenti; le aziende meccaniche erano 87 di cui 77 avevano meno di dieci dipendenti, quindi conservavano per la maggior parte dimensioni artigianali.
L'andamento delle strutture industriali nell'area del Comprensorio  dell'Alto Milanese e' stato analizzato in termini realistici anche in uno studio del prof. Mario Casari condotto per conto dell'Associazione Legnanese dell'Industria  (A.L.I) e permette di giungere alla conclusione che l'incremento industriale nel Legnanese tra il 1951 w il 1961 e' stato  tra i piu' alti (confronto con Italia e Lombardia) dell'intero sistema imprenditoriale italiano.
Il censimento del 1951,  primo dopo gli anni della ricostruzione post-bellica, ci dimostra come l'industria  legnanese sia sempre in dinamica ascesa: 24.75o dipendenti in 723 aziende, il che porta Legnano ad occupare il secondo posto tra i Comuni lombardi (grado di industrialita' pari al 65,17 % in rapporto alla popolazione9, dopo Sesto S.Giovanni. E siamo alla punta massima del grafico che comincera' a segnare una linea in depressione al sopraggiungere della crisi tessile intervenuta in Italia.
Piu' di uno stabilimento chiude con la conseguenza di una diminuzione pari a 5300 unita' lavorative in pochi anni. Vi e' per fortuna un trapasso delle maestranze dal settore tessile a quello metalmeccanico. Alla chiusura dei grossi cotonifici come il De Angeli Frua, il Dell'Acqua, l'Agosti, la Bernocchi fa riscontro nello stesso periodo la nascita di nuove industrie nella periferia della citta' e in alcuni centri di recente vocazione industriale come Rescaldina,  (con il colosso gia' da tempo esistente della Bassetti e una miriade di aziende meccaniche), Canegrate, Parabiago, San Giorgio su Legnano, S.Vittore olona, Busto Garolfo, Cerro Maggiore.
Nel censimento del 1961 il primato dell'industria locale per manodopera assorbita si e' spostato dal settore tessile al settore meccanico il quale ultimo contava 9450 addetti (i tessili, abbigliamento compreso, erano scesi a 7560).Seguivano, notevolmente distanziati, gli altri sett322 dipendenti: pellami e calzature (534 dipendenti), metallurgiche  (322 dipendenti), chimiche (313 dipendenti), legno e mobili ( 300 dipendenti), alimentari e affini 890 dipendenti), altre aziende manifatturiere (966 addetti).
Abbiamo nel censimento del 1961 un totale di 762 industrie manifatturiere con 19.452 addetti.
La varieta' dell'apparato produttivo ed i quattro cardini su cui poggia l'industria legnanese(cantoni, Franco Tosi, Manifattura di Legnano e Andrea Pensotti)con i nuovi centri limitrofi di recente industrializzazione , hanno costituito una provvidenziale valvola di sfogo offrendo alternative alla mano d'opera che era rimasta momentaneamente senza lavoro nel periodo della grande crisi dei tessili. L'assorbimento che ha avuto luogo, non solo ha permesso di annullare la disoccupazione  che si paventava, ma negli ultimi tempi ha addirittura fatto registrare scarsita' di manodopera in alcuni settori produttivi.
Al  posto delle industrie che hanno chiuso i battenti, alcune anche situate nel centro della citta', stanno sorgendo aree verdi, quartieri residenziali, strutture pubbliche( come e' il caso del terreno dell'ex Dell'Acqua) .Stiamo cioe' assistendo, a distanza di poco meno di un secolo, al fenomeno inverso che aveva caratterizzato lera della rivoluzione  industriale. Allora i grandi complessi manifatturieri avevano spazzato via gli aggregati urbani, sacrificando spesso anche costruzioni di un certo interesse artistico e storico, immolate al progresso, in una frenesia quasi irresponsabile di sfruttare al piu'  presto la nuova fonte di ricchezza.
Il pesante paesaggio industriale si va qua e la' squarciando per lasciar sorgere di nuovo costruzioni residenziali. Ovviamente non sono piu' casupole a  due o tre piani con i muri di pietra e mattoni e con i tetti di "coppi", ma enormi condomini che imprimono una nuova fisionomia all'urbanistica della Legnano di oggi, proiettava verso il Duemila con la medesima frenesia di cento anni fa, sebbene con attitudini e vocazioni di gran lunga diverse, frenesia che si stempera (ma e' solo una battuta d'arresto) nella crisi economica che purtroppo investe tutta la Nazione.
In questa concatenazione di apparati sociali ed economici, in questo altalenar di avvenimenti, in questo quasi fatale ritorno alle origini per molte aree del territorio urbano, sta la storia muta ad osservare, mentre in continuazione angoli di Legnano si vanno di nuovo trasformando come in una immensa dissolvenza che nulla ormai puo' fermare.
 
La bramantesca Basilica di San magno
 
Il maggior edificio monumentale di Legnano e' rappresentato dalla basilica romana di S.Magno . Il tempio e' stato costruito sulle vestigia di una chiesa longobarda che era denominata Santo Salvatore e San Magno. Cosi' come per la basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, in un primo tempo dedicata al Santo Salvatore, anche il maggior tempio legnanese doveva intendersi cosi' denominato in onore del Cristo Redentore( e non gia' del santo, come qualcuno ha voluto ritenere). 
Sui pilastri laterali all'altar maggiore troneggiano infatti due figure:  quella di San Magno vescovo ed un Redentore effigiato con sul capo una corona di spine ed il manto, come vuole la tradizione di pittura sacra.
L'antica chiesa era della foggia classica dei templi di tipo romanico a tre navate ed era stata fatta costruire dal re longobardo Agilulfo. Le infiltrazioni d'acqua alle fondamenta provenienti dalla vicina diramazione dell'Olona ed anche movimenti sismici che si dice furono frequenti in questa zona tra il '400 e il ' 500 decretarono irrimediabilmente la fine della secolare costruzione.
Infatti in due fasi successive nei primi anni del '500 la basilica crollo' definitivamente. Il borgo di Legnano che era gia' assurto a notevole importanza nel Milanese, non poteva restare senza un a " chiesa granda" e fu cosi' che il  oncerto con Ludovico il Moro i ventotto capi delle nobili casate del tempo, stabilirono di conferire l'incarico del progetto della nuova basilica ad un grande architetto che si vuole fosse lo stesso Bramante al quale in quello stesso periodo varie opere furono affidate dalla Corte di Ludovico.
La purezza e l'eleganza delle linee, la loro grandiosita' sia pur
conservando un'essenziale sobrieta', la forma della pianta a croce quadrata, divisa nel centro ad ottagono e con le due cappelle simmetriche ai lati dell'altar maggiore, sono caratteristici elementi dell'epoca del Bramante che ebbe quali imitatori molti architetti contemporanei.
Attribuibile o no al Bramante ( e non e' compito nostro in questa sede disquisire nel merito) la basilica di S.Magno resta un monumento di grande pregio in se stesso e di immenso valore artistico per gli affreschi che lo ornano.
Tra questi, particolare citazione meritano quelli di Bernardino Lanino, i quali nel 156o vennero ad aggiungersi alla grande pala dell'altar maggiore che reca la ben piu' illustre firma di Bernardino Luini (1523). La ricostruzione della chiesa sulle vestigia dell'antico tempio ebbe inizio il 4 maggio 15o4 e fu ultimata il 6 giugno 1513. L'orientamento della chiesa inizialmente era diverso dall'attuale. Il portale d'ingresso era sl lato Nord e cioe' di fronte all'attuale palazzo del Municipio, costruito all'inizio del '900. Dell'antica chiesa del Santo Salvatore era stato mantenuto, dopo lavori di conssolidamento, il campanile del quale ancor oggi si possono vedere i resti nel piccolo ingresso esistente dietro il nuovo campanile, il quale ultimo fu realizzato nel 1752.
Il sagrato come si presenta attualmente e la relativa facciata vennero realizzati sulla parete Ovest, nel 1610. L'attuale andito d'ingresso venne anzi mantenuto come cappella esattamente fino al 1810. anno in cui la fabbriceria decise di aprire la porta centrale verso la piazza attuale che prende nome della basilica: In quella stessa occasione furono aggiunti ornamenti architettonici alla facciata che venne rimaneggiata in epoca successiva. Sotto la prepositura di mons: Eugenio Gilardelli, la chiesa venne ampliata mediante la costruzione di un avancorpo dalla parte del sagrato dando alla basilica impostazione a tre navate e del tutto contrastante con la tipica architettura bramantesca. In questa fase ovviamente fu rifatta la facciata con i grafiti che ancor oggi formano ornamento.
Recentemente la basilica di S.Magno, per iniziativa e volonta' dell'attuale prevosto mons.Giuseppe Cantu' e' stata in parte restaurata ed i lavori eseguiti dal pittore Turri particolarmente esperto in opere del genere.
Il 7 agosto del 1584 in seguito ad una visita pastorale di S.Carlo Borromeo, ed in considerazione dell'importanza che il borgo di Legnano aveva assunto, il cardinale decreto' il trasferimento da Parabiago a Legnano del "Capitolo" e la chiesa legnanese venne cosi' elevata a dignita' di Collegiata con " preposito" .
S.Magno ora sede del Vicario Foraneo ,venne designata Basilica Romana Minore da Pio XII con bolla 29 marzo 195o durante la prepositura di mons.Virgilio Cappelletti.
Nella storia di Legnano la basilica di S.Magno costitui' sempre un polo di attrazione .Attorno ad essa si estese e prospero' uno dei due primi nuclei dell'antico borgo.
I rintocchi dei sacri bronzi del campanile della monumentale chiesa hanno ritmato nei secoli la vita dell'operoso borgo di Legnano.
In una traversa ancora visibile inserita nei resti del vecchio campanile longobardo vi e' scolpito un distico latino che tradotto suona così:
" I pascoli ,i vini, i grani, la abbondanza delle acque, il tempio e le molte nobili famiglie, danno lustro a Legnano".
 
La Romantica piazza "Granda "
 
Da piazza Granda o piazza maggiore a piazza Umberto I fino all'attuale denominazione di S.Magno in omaggio alla basilica dalle linee bramantesche : il cuore dell'antico borgo che ha pulsato per secoli e dove, come un immenso scenario vivente, si e' vista evolvere la vita legnanese. Avvenimenti tristi ed anche tragici, note liete e festose, celebrazioni ufficiali e storiche rievocazioni .
E pensare che prima di divenire piazza, fu Cimitero del borgo, un piccolo Cimitero recintato con un muricciolo basso a mattoni ed unito da un lato alla chiesa di S.Magno, come era in uso anticamente.
Quante trasformazioni ha avuto l'antica piazza Granda!
Abbiamo raccolto una serie di immagini che hanno sullo sfondo l'artistica basilica con la cupola ottagonale ed il caratteristico campanile; la via Porta di Sotto (oggi corso Magenta) con la vecchia sede del municipio da un lato e dalla parte opposta il portale del palazzo arivescovile "Leone da Perego" sulla sommita' del quale esiste ancor oggiuna piccola pietra quadrangolare con il serpente che reca in bocca un fanciullo, insegna dei Visconti.
Sono queste immagini che piu' delle altre della vecchia Legnano testimoniano i mutamenti nel centro storico. Tra queste la piu' romantica, tracciata dall'abile pennello di Giuseppe Pirovano tra il 1875 ed il 1880 con la bancarella del venditore ambulante a troneggiare incontrastata, mentre sulla destra un contadino a cavallo procede in direzione del viale Melzi. Sullo sfondo gli alberi di villa Jucker e sul lato nord la ciminiera fumante della filanda Cramer & C.
Della piazza Maggiore, quando gia' si chiamava Umberto I,( e siamo negli anni Venti) abbiamo uno scorcio del lato Nord-Ovest con la lunga fila delle botteghe disseminate anche lungo corso Garibaldi. All'angolo dinanzi al negozio Bossi e Mazzucchelli, la bancarella di un personaggio caratteristico " Pasqualin de la tiraca " , così chiamato perche' vendeva zucchero filato.
Era la delizia dei ragazzi di quei tempi e a quanto pare un vero specialista nel suo genere .Aveva la " tiraca" monocolore e perfino quella variopinta che si chiamava kalimera, la caramella del buon giorno, se la denominazione l'avevano tratta dal greco.
Sempre tra le figure pittoresche che animavano la vita di piazza Umberto I non possiamo dimenticarne alcune divenute tipiche come " Giuanin da Legnan" barbone intellettuale e cantastorie; "Gieu", venditore ambulante ed urlatore ante litteram; 2Mina" che con " Carlin Stria" erano i piu' attivi " topi d'appartamento", terrone delle cascine di periferia;" Tela" un caratteristico Bertoldo locale; 2Giuan Cuteleta", ultimo vetturale di Legnano, impeccabile con garofano all'occhiello sul suo lando', infine la guardia "Giuli" primo vigile urbano, assunto in servizio nel 1898 .
La piazza rappresenta ancora oggi il cuore della Legnano moderna e resta come un simbolo ad unire il passato al presente in una citta' di provincia, regolata dai rintocchi dell'orologio del campanile della basilica a cui fa da contrappunto oggi la massiccia mole del grattacielo " La torre" emblema della citta' del futuro.
 
Il santuario Madonna Delle Grazie
 
I vecchi legnanesi continuano a chiamarla "santuario della Madonna delle Grazie", ma di tale destinazione non le resta piu' nulla.
La chiesa settecentesca che sorge in fondo a corso Magenta, quasi a ridosso del cimitero, e' ora soltanto una delle ausiliarie della parrocchia di S.Magno.
Fino ai primi anni del Novecento era meta di pellegrinaggi provenienti dalle citta' vicine e perfino da Milano e dalle altre province lombarde e piemontesi, specialmente in occasione di due feste caratteristiche collegate in altri tempi con fiere di merci e bestiame. La piu' importante tra queste, istituita con un editto di Carlo Magno, era l'antica e tradizionale fiera" dei Morti" , così detta perche' coincideva con i primi giorni di novembre.
La tradizione e' conservata ancora oggi anche se la fiera si riduce a pochi capi di bestiame allineati dinanzi al piazzale del macello pubblico, a pittoresche bancarelle di dolciumi e cianfrusaglie per i bimbi, torroni ,palloncini e frittelle.
Ma la festa piu' caratteristica che ha conservato, per un certo aspetto, il sapore popolaresco di un tempo e' quella che coincide con la ricorrenza di S.Mauro (15 gennaio).In tale occasione lungo Corso Magenta, dal Macello al piazzale del Cimitero, ed attorno alla chiesa di S.Maria delle Grazie, si danno convegno i " firunat" cioe' i venditori di "firuni" (cordoni fatti con castagne appena sbollite e sottoposte ad un particolare trattamento).
I ragazzi ne sono ghiotti ed ancora oggi in occasione della sagra si aggirano tra le bancarelle dei venditori ambulanti con il tradizionale cordone a mo' di collana, e se lo portano trionfalmente a casa.
C'e' una ragione particolare nel fatto che la sagra del di' di S:Mauro si celebra presso il santuario della Madonna delle Grazie: nell'interno del tempio e' conservata una vasta tela raffigurante  proprio S.Mauro, discepolo di S.Benedetto, nell'atto di miracolare un muto ed uno storpio. Infatti il popolino di tutta la plaga legnanese conserva la devozione al santo e lo invoca a protezione di tutte le infermita'
Alla ricorrenza di S.Mauro e' legata un'altra tradizione legnanese che vuole per tale festa un tipico piatto. " A san Mavar, pulenta sul tavr<<2 ,una tradizione che la 2 Famiglia Legnanese" non manca mai di rinnovare.
La chiesa di S.Maria delle <grazie fu edificata tra il 1612 ed il 165o su progetto dell'architetto Padre Antonio  Parea, per iniziativa del cardinal Federico Borromeo, e fu completata dall'architetto Barca di Gheemme. Ad affrescare le pareti della chiesa fu incaricato il pittore Bacchetta di Crema. L'inizio della costruzione della chiesa dovrebbe risalire al mese di ottobre del 1612 ma i lavori si protrassero per parecchi anni dopo una lunga interruzione causata dapprima dalla peste e poi da invasioni e saccheggi da parte di avventurieri o reparti di mercenari stranieri: Il luogo della costruzione era stato prescelto perche' in quello stesso punto sorgeva un'antica cappelletta cinquecentesca nella quale era conservato un affresco di una Vergine al quale si attribuivano poteri taumaturgici, affresco ancor oggi conservato nel tempio attuale.
Per erigere la chiesa gli abitanti del vecchio borgo di Legnano aprirono una pubblica sottoscrizione e la ripresero poi per terminare il santuario tra il 1617 ed il 165o.Attorno alla chiesa si ergono, ormai in cattivo stato di conservazione quindici cappellette affrescate dallo stesso Bacchetta di Crema, con le raffigurazioni dei Misteri del Rosario .Gli affreschi vennero successivamente restaurati dai pittori fratelli Beniamino, Mose' e Gersam Turri. Quest'ultimo anzi nel 1927 rifece completamente gran parte degli affreschi delle cappelle, dedicando  particolare cura e maestria alle due che figurano all'ingresso della chiesa: Per molti anni a tergo del tempio si estendeva il vecchio cimitero della citta' poi spostato a sinistra della via S.Giovanni Bosco.
Nel presbiterio della chiesa sono conservati due dipinti del XVIII secolo, autore Stefano Legnani detto Legnanino, che per molto tempo erano stati nella chiesa della Madonnina .E' un vero peccato che questa chiesa-santuario non sia successivamente curata quanto a manutenzione e molte tele, oltre agli artistici soffitti ricchi di stucchi e dipinti, rischiano di essere irrimediabilmente danneggiati:
La chiesa e' molto frequentata ancora oggi e specie i vecchi legnanesi sono affezionati a questo tempio, legato a tradizioni di fede e di folclore popolare non certo dimenticate.
 
Gli Affreschi sacri E le nicchie votive.
 
E' frequente dibattersi a legnano in affreschi regliosimtalvolta protetti da apposite nicchie, che figuravano su facciate di vecchie case.
Molti sono andati perduti o perche' non realizzati con perfetta tecnica o perche' eliminati al momento dell'abbattimento degli edifici.
Tra i proprietari delle case che si affacciano su via Palestro e sulla a vicina via Lega vi era stata una specie di emulazione , stando ai numerosi dipinti sacro che si potevano ammirare fino a qualche tempo fa: Ma due erano i piu' caratteristici ed avevano un certo pregio e valore artistico. Se ne trova traccia di citazioni in vari testi.
Il primo era situato sulla facciata di uno stabile contrassegnato col numero 7 della strada che in precedenza si chiamava Santa Maria .
Ci e' tramandato da un acquerello del Pirovano il quale lo segnalava come datato 145o.L'affresco raffigurava una Madonna seduta su un trono dorato in atteggiamento materno col Bambino in braccio.
Lo stile e' spiccatamente rinascimentale, come si puo' desumere anche dagli ornamenti che inquadravano l'effige sacra, e forse la collocazione piu' giusta nel tempo sarebbe verso i primi del '500.
Di due secoli dopo era invece l'affresco che era visibile fino a qualche lustro fa su un edificio di fronte alla via Cavallotti di proprieta' della Manifattura di Legnano e che un tempo era annesso al Convento delle Clarisse. Vi era effigiata la Vergine Assunta in un ovale, attorno al quale si sviluppavano gli ornamenti barocchi di una cornice molto elaborata. In basso figurava oltre alla data(173o) la scritta latina:" Dirigi tu nostra Virgo Purissima sensum et serva a culpis libera tabe patris".
Il Sutermeister, dallo stile e dal disegno architettonico ,lo aveva attribuito ad Antonio Longone, l'autore di un leggiadro affresco che adorna labside della chiesa di S.Ambrogio  e che e' datato 1740.
Un'altra nicchia votiva degna di rilievo e rimasta nella primitiva ubicazione ,anche ad edificio ricostruito, e' quella che ancor oggi si puo' vedere in corso Garibaldi, angolo vicolo Lanino.
Vi e' custodita una piccola statua (sembrerebbe in "cotto" che rappresenta la Mdonna col Bambino ed eseguita indubbiamente da mano felice di artista esperto, tra il XVIII ed il XIX secolo.
 
La "Cittadella Ospedaliera"
 
Legnano ha una " cittadella ospedaliera" che oggi e' considerata, per la sua efficienza e per la modernita' delle apparecchiature di alcune delle divisioni specialistiche, tra le migliori della regione.
Fin dal lontano Medio Evo avevano prosperato ospizi e istituzioni di pubblica assistenza per anziani e l'antico ospizio di Sant'Erasmo, che ebbe il suo momento di massimo sviluppo con il monaco <bonvesin de la Riva, sta a testimoniare la preminenza di Legnano in questo settore.
Senza poi trascurare che proprio a Legnano nel 1784 fu istituito presso il convento di Santa Chiara il primo ospedale del mondo specializzato nella cura della pellagra, come riferimento nel capitolo sui conventi e le costruzioni sacre.
L'ospedale civile in ordine di data e' venuto quindi dopo varie altre istituzioni e piu' che altro se ne e' sentita l'assoluta necessita' nel primo Novecento, allorche' lo sviluppo industriale aveva postogli allora responsabili della cosa pubblica di fronte all'indilazionabilita' dell'opera.
Vi erano stati in precedenza dei tentativi per costituire un primo nucleo ospedaliero ma i fondi non erano stati sufficienti nemmeno ad iniziare un progetto.
Nell'Ottocento il ricorrere agli organi centrali per finanziare grandi opere anche di pubblico interesse era l'ultima idea che potesse balenare: Si ricorreva quindi all'autofinanziamento, alle pubbliche sottoscrizioni che fiorivano magari durante un banchetto, una festa di 2sciuri2. E' stato cosi' anche per l'ospedale di Legnano.
Durante un ballo di gala, indetto in occasione della festa patronale nel 1889, furono raccolte poco piu' di mille lire, che vennero depositate in conto, vincolato allo scopo, presso la Cassadi Risparmio. Mille lire! Ben poca cosa per poter sfociare dal mondo dei desideri in quello della realta'. Ci si era pero' avviati lungo la china della speranza.
Dieci anni dopo ed esattamente il 3o maggio 1899, nella seduta del consiglio comunale si deliberava la costituzione di un " comitato speciale per l'erezione dell'ospedale" e la presidenza fu affidata al dott. Cesare Candiani. Sara' lui stesso ad assumere poi la prima carica di presidente dell'ospedale: Il comitato si riuni' per la prima volta il 19 febbraio 19oo e si decise di rilanciare la sottoscrizione con una opportuna campagna sensibilizzatrice:
I legnanesi risposero all'appello con generosita'. In pochi giorni furono sottoscritte trecentocinquanta mila lire e quando alla presenza dell'allora sindaco Antonio Bernocchi il 12 maggio 1901 veniva posta la prima pietra dell'ospedale, si era gia' superato il mezzo milione di lire; cifra considerevole per quei tempi.
Quando il comitato per l'erezione dichiaro' compiuto il suo mandato e si avanzo' la richiesta di elevare l'opera pia in ente morale, questa aveva un patrimonio di 747.331 lire ed un reddito annuo di 20.000 lire.
Nessun dubbio per la scelta dell'area. Si penso' subito al terreno compreso tra via Sant'Erasmo e corso Sempione, su un tratto del quale sorgeva l'antico Lazzaretto tristemente noto durante la peste del 1629⁄30 che colpi' violentemente oltre a Milano anche gli  altri centri lombardi dopo una drammatica carestia.
Il terreno ideale per il futuro nosocomio aveva una superficie iniziale di 23.664 metri quadrati. La posa della prima pietra avvenne il 12 maggio 19o1. Il  progetto di massima era stato allestito dall'architetto Luigi Broggi e completato, per essere reso esecutivo, dall'ing. Renato Cuttica il quale assunse anche la direzione dei lavori .Entrambi i professionisti prestarono la loro opera gratuitamente per dare in tal modo il loro contributo personale ad una benefica opera che a quei tempi era molto sentita.
La salute pubblica negli ultimi anni dell'Ottocento era assai precaria in tutta la plaga legnanese a giudicare dalle statistiche che abbiamo ricavato dagli archivi comunali. Risulta infatti che nel decennio 1893⁄ 1902 su una popolazione media di quindicimila persone ogni anno ne morirono esattamente 372,vale a dire la mortalita' raggiunse una percentuale del 24,(O per cento.
Sempre per restare in tema di statistiche, possiamo subito vedere un netto miglioramento negli anni seguenti alla realizzazione del primo nucleo ospedaliero. Nel decennio successivo, entro il quale si colloca l'inizio dell'attivita' dell'ospedale, (1903-1912) con una popolazione media di 23 mila persone la mortalita' media annuale era stata di 422, pari al 18,24 per cento, cioe' era diminuita di colpo del 6,56 per cento.
I lavori per la costruzione del primo padiglione dell'ospedale vennero ultimati nel settembre 1903 e la cerimonia dell'inaugurazione, della quale abbiamo una serie di immagini, messe gentilmente a disposizione dall'amministrazione attuale dell'ospedale, avvenne il 18 ottobre 1903.
Successivamente vennero costruiti attorno al primo padiglione ( in ordine di tempo quello piu' prospicente l'attuale via Candiani) altri corpi di fabbricato, nonche' la camera mortuaria ed una palazzina che servi' di abitazione al primo chirurgo direttore-sanitario prof. Ercole Crespi.
Allorche'  l'ospedale venne eretto con regio decreto in ente morale (8 dicembre 19o4), comprendeva cinque corpi di fabbricato compreso quello centrale e primo realizzato, con la possibilita' di svolgere un attivita' quasi completa per le forme chirurgiche e per la traumatologia, medicina e ostetricia, con la cooperazione gratuita dei medici condotti che a quei tempi erano quattro ed altrettante erano le levatrici comunali.
L'ospedale di Legnano era gia' da allora un vero modello degno di imitazione per la razionalita' dei vari padiglioni e della attrezzatura di cui disponeva. All'inaugurazione era dotato di $Oletti, con una capienza gia' insufficiente per le richieste di un ente  destinato ad operare per una vasta zona con una popolazione in rapido aumento. Ma anche le possibilita' economiche
erano limitate nonostante il continuo incremento del patrimonio dell'opera pia che contava un cospicuo numero di benefattori.
Alla chiusura dei conti con la ditta costrutrice dell'ospedale, cioe' alla fine del 1904, l'intero complesso di un volume totale di 14.184 metri cubi era costato 334.500 lire, compreso il valore dell'area, l'arredamento e le attrezzature tecniche e chirurgiche.
La spesa aveva superato di 43.23o il preventivo iniziale.
I membri del comitato amministrativo provvisorio, pur di non intaccare il patrimonio amministrativo provvisorio, pur di non intaccare il patrimonio allora pari, come abbiamo detto, a 747.331 lire ,decisero di comune accordo di suddividere in parti uguali l'eccedenza di spesa e pagare in proprio anche se avevano gia' largamente contribuito con donazioni in denaro.
Tale comitato provvisorio era costituito dai seguenti membri: on.le Carlo Dell'Acqua, Francesco Dell'Acqua, dott.Cesare Candiani, Enea Banfi, cav:Antonio Bernocchi, dott.Gabriele Cornaggia, ing.Leopoldo Sconfietti del Cotonificio Cantoni, avv. Sampietro, ing.Cesare Soldini e ing. Gianfranco Tosi.
L'incremento demografico e industriale ed il progresso dell'economia pubblica e privata ed anche le notevoli conquiste della tecnica sanitaria cominciarono  ad aprire nuovi orizzonti e nuove prospettive di sviluppo per l'ospedale di Legnano con caratteristiche di ospedale di circolo. Subito constatato il gran numero di ammalati che si succedevano fin dall'inizio nei vari reparti (10517 giornate di degenza nel 1905, salite a 11.584 nel 1910) indussero l'amministrazione  ad ampliare e a completare la disponibilita' dei padiglioni iniziali. Nel 1912 venne costruita una " stazione di disinfezione", sotto la minaccia dell'epidemia colerica e nell'aprile 1913 venne inaugurato un vero e proprio padiglione di isolamento per malati contagiosi realizzato a somiglianza, sebbene con criteri piu' moderni, dell'antico Lazzaretto.
Nel 192o sorgevano un completo reparto, il padiglione "Vignati", un nuovo edificio per l'amministrazione , nuovi servizi, la portineria , la camera necroscopica, e nel 1928 il nuovo padiglione di chirurgia e quindi il reparrto radiologico. Abbandonato poi anche l'esclusivo concetto di un ospedale espressione di carita' e di pubblica asistenza, maturo' l'idea di costruire accanto alle corsie ospitaliere gia' in funzione anche un padiglione per i solventi con attrezzature piu' decorose, vaste e complete.Nello stesso tempo l'amministrazione aveva posto in cantiere la costruzione di un moderno e completo laboratorio chimico in grado di svolgere una ormai indispensabile azione  nella diagnosi delle malattie,nonche' nuovi ambulatori ed un piccolo padiglione pediatrico.
In quello stesso periodo, e cioe'nel 1936,era anche stato previsto e progettatoun padiglione per cronici con una capienza di 52 letti che non venne pero' poi realizzato.Intanto erano anche sorti nuovi reparti come l'culistica,la dermosifilopatica,l'otorinolaringoiatria e la maternita', quest'ultima sistemata a nuovo nel padiglione ora occupato dagli edifici amministrativi.
Sulla scia di questo progressivo sviluppo, gia' imponente ,per quei tempi, la " cittadella ospedaliera e' divenuta una delle piu' importanti della Lombardia.Dal 1971,con l'amministrazione presieduta da Giovanni Borioli e continuata poi alla sua morte da Angelo Luraghi, si e' avviato un completo progetto di ristrutturazione dell'ospedale (dichiarato " generale provinciale"di I' categoria) con la costruzione di un monoblocco gia' in parte realizzato che portera', a lavori ultimati, la capienza dell'intero complesso ad oltre 2000 posti letto, con una gamma completa di specializzazioni e con divisioni tecnicamente molto avanzate che si aggiungeranno a quelle gia' esistenti .Citiamo ad esempio laneurochirurgia, la otorino particolarmente attrezzata per interventi di microchirurgia , la rianimazione ,la cardiologia,la chirurgia plastica e della mano ed i laboratori di biochimica,ematologia ed istologia in gran parte gia' funzionanti o in attesadi essere meglio ubicati o sistemati nel monoblocco.
In un nuovo padiglione , gia' progettato con criteri assai moderni,troveranno infine una sistemazione definitiva , razionale e con attrezzature di alta specializzazione tecnica ,la divisione di pediatria medica e chirurgica, di ostetricia e ginecologia.
 
Il sanatorio Regina Elena di Savoia.
 
Quattro immagini che risalgono al 19 giugno 1924 ci riportano all'inaugurazione di una imponente opera realizzata nella nostra citta' per iniziativa dell'ing. Carlo Jucker, il sanatorio" Regina Elena di Savoia2.
Fu la regina Margherita che presenzio' all'inaugurazione svoltasi in forma solenne e con un grande concorso di popolo, una cerimonia fastosa, tipica di quei tempi, destinata a restare a lungo impressa nella memoria dei legnanesi.
L'istituzione era stata voluta nell'intento di affrontare il problema della cura della tubercolosi, un morbo che el primo scorcio del secolo mieteva ancora numerose vittime.
Il vasto complesso, situato in mezzo ad un magnifico parco con numerose piantedi conifere ed altri alberi secolari,eracomposto di un fabbricato centrale a due piani e di due corpi laterali ad un solo piano. Era dotato di tutte le apparecchiature piu' moderne di radiologia, diatermia, di un solarium ,uno stabularium e sale di chirurgia.
Il costo complessivo, compreso l'arredamento e le attrezzature,ammonto' ad oltre sei milioni di lire.La spesaa venne sostenuta per circa un milione e mezzo dal Cotonificio Cantoni diretto dall'ing.Carlo Jucker, fondatore dell'istituzione.
Concorsero con 300 mila lire ciascuno il Comune di Legnano, l'Amministrazione Provinciale e la Cassa di Risparmio di Milano.
Per cento mila lire il Comune di Castellanza e, per quoteminori, i Comuni rimanenti del circolo ospedaliero.
I residui quattro milioni circa furono ricavati con pubbliche sottoscrizioni alle quali aderirono con generosita'inddustriali e privati del Legnanese.Anche gli operai della citta' e degli altri centri vicini si autotassarono devolvendo a favore del sanatorio l'ammontare di due quindicine di salario oltre al contributo delle trattenute di legge.Il numero medio dei ricoverati che inizialmente era di 15o ammalati, tocco' punte di oltre 35o tra maschi e femmine con 40.500 giornate medie di degenza annue.
Il sanatorio Regina Elena di Savoia, inaugurato come abbiamo detto nel giugno del 1924, inizio' l'attivita' il 28 dello stesso mese e assumendo il nome di  fu eretto in ente morale con regio decreto dell' 11 settembre 1925 assumendo il nome di "Istituzione di assistenza ai tubercolotici2.
Il "⁄ aprile 1925 fu visitato da re Vittorio Emanuele III che si dichiaro' entusiasta dell'opera e delle moderne attrezzature di cui era dotata.
Ridottosi gradatamente negli anni Sessanta il numero dei degenti, l'amministrazione  dell'ente decreto' la cessazione dell'attivita' facendo trasferire altrove i residui ricoverati assumendosene ugualmente l'onere dell'assistenza .
Con decreto del Presidente della Repubblica in data 7-7-1970 si erano mutati la denominazione dell'ente morale in 2Istituto Legnanese di Assistenza", nonche' gli scopi.
Si era cioe' deliberato di trasformare, con opportuni adattamenti poi realizzati, l'intero complesso per ospitare e curare minori subnormali gravi.
L'iniziativa si deve nuovamente alla famiglia Jucker che aveva legato, con nobile munificienza il suo nome ad altre opere assistenziali.Per intralci di diversa natura, in parte recentemente superati,la prevista istituzione non ha potuto ancora iniziare lì'attivita' con i nuovi svopi statutari,ma sara' quanto
prima una meravigliosa realta'.
 
I trenta primi cittadini di Legnano dal 1860 al 1974.
 
Chi furino nel volgere di un secolo e tre lustri i primi cittadini reggitori della cosa pubblica che si alternarono  dapprima nelle due residenze comunali di " piazza Granda" e di " piasso' di puii" e poi a Palazzo Maliverni?
Per coloro che vogliono seguire le trasformazioni di Legnano nelle varie epoche attraverso le immagini che stiamo presentando in questapubblicazione, anche in funzione degli uomini che si alternano alla testa delle diverse amministrazioni comunali, abbiamo ricostruito la esatta successione di questi " primi cittadini".
Annotiamo che Legnano fu proclamato comune italico nel 18o4, per iniziativa di Napoleone Bonaparte e confermato nel 1815 dal governo austriacco; fu elevato al rango di citta' durnate la prima delle tre amministrazioni presiedute dal comm. Fabio Vignati.
Esattamente la "Regia Patente firmata da Vittorio Emanuele III e controfirmata da Benito Mussolini" reca la data del 15 agosto 1924.
Da allora si proiettarono arditamente nell'avvenire con sempre maggior incisivita' le lineee dello sviluppo della citta' gia'tracciate nel passato.
 
Dal monumento Di cartapesta Al "Guerriero  " del Butti
 
" Oh a Legnano e alla Foresta
abbia un marmo la vittoria
se dei padri ai figli attesta
non piu' l'ire ,ma la gloria! "
Con questi versi Felice Cavallotti nei " Due Popoli" auspicava in pieno Ottocento la realizzazione di un monumento celebrativo della battaglia del 29 maggio 1176 con l'apertura di una sottoscrizione di un monumento a ricordo del glorioso avvenimento.
Si costitui' un comitato promotore presieduto dal marchese Pesdi Villamarina,prefetto di Milano e la posa della prima pietra del basamento fatto allestire dall'architetto Peverelli ebbe luogo il 29 maggio 1865. Dalla sottoscrizione ben poco si era potuto raccogliere in Legnano ma si sperava nell'aiuto delle autorita' milanesi che avevano preso a cuore l'iniziativa. Il bozzetto del progetto del monumento venne esposto a Legnano proprio per invogliare i maggiorenni della citta'a finanziare l'opera: Comprendeva uno zoccolo sormontato da una fascia sulla quale erano riprodotti a mosaico gli stemmi delle citta' della Lega Lombarda.Si elevava quindi un basamentoin stile lombardo antico contornato da colonne e recente ai quattro lati altrettanti bassorilievi con scene connesse agli avvenimenti  della battaglia (la distruzione di Milano, il patto di Pontida, la vittoria di Legnano, la pace di Costanza). Sul basamento si innalzava una statua in bronzo costituita da un guerriero crociato nell'atto di sventolare in aria in segno di vittoria, la bandiera crociata della Lega Lombarda.
Ma alla prima pietra non ne seguirono altre e dopo l'esposizione del progetto,da Milano nessuno piu'si fece vedere,tanto che nel 1875, dieci anni dopo, l'amministrazione comunale ed alcune associazioni locali sollecitarono la realizzazione alle autorita'milanesi,ma queste accolsero male l'invito e punte nella loro suscettibilita' minacciarono di erigere il monumento entro le mura ambrosiane.Si creo' una specie di frattura ed i legnanesi decisero di tentare la realizzazione da soli.
Ripresero la sottoscrizione costituendo un comitato effettivo presieduto da Giuseppe Pirovano. Lo componevano il cav. Ernesto Prandoni , l'ing: Renato Cuttica,il rag.Luigi Riboldi, Giulio Thomas, Michele Prandoni, Carlo Dell'Acqua, Costanzo Canziani; segretario il rag: Cesare Figini.L'Amministrazione Comunale presieduta dal cav. dott. Bernardo Bossi offri' duemila lire.
Ma anche allora accadeva cio' che si verificava ancor oggi a Legnano per le manifestazioni celebrative della battaglia. Si giunse infatti all'aprile del 1876, l'anno fatidico in cui ricorreva il settimo centenario della battaglia e niente risultava di concluso.Si sapeva soltanto che l'esecuzione del basamento era stata affidata all'architetto cav. Achille Sfondrini e la statua allo scultore  Egidio Pozzi. Il Sindaco Bossi scrisse nuovamente  a Milano ma nessuno rispose. Inaspettatamente il 9 maggio, cioe' quando mancavano venti giorni  alle celebrazioni, arrivava un telegramma a firma dell'architetto Sfondrini che avvertiva il Sindaco che l'indmani sarebbe stato lui stesso sul posto per dar mano ai lavori.
Mantenne la promessa . E fu così che in diciannove giorni e venti notti di lavoro si riusci' a far sorgere il monumento; per lo meno il basamento .
A pochi giorni dalla manifestazione lo scultore Egidio Pozzi, che attendeva ancora il via dal comitato di Milano non aveva approntato ne' la statua del guerriero ne' i bassorilievi in bronzo.Vi erano soltantoi bozzetti.Il comitato milanese all'ultimo momento, rendendosi conto che sarebbero convenuti a Legnano rappresentanti delle citta' della Lega per inaugurare soltanto il tronco di un monumento, per evitare aspre critiche, ricorse ad uno stratagemma.Fece modellare in fretta e furia sui bozzetti esistenti ,statua e bassorilievi in gesso e cartapesta.
Colorati quindi in bronzo, diedero l'illusione alle rappresentanze e alla folla convenuta che l'opera fosse veramente compiuta e degna dello storico avvenimento.L'intenzione era poi quella di sostituire in un secondo tempo alla chetichella e nottetempo il bronzo alla cartapesta.Purtroppo il monumento non venne mai completato,ne' tanto meno si fecero le fusioni e, la statua in cartapesta prima, e quindi il resto,  si avviarono pian piano verso il completo sfacelo.
 
 
Le sette campane di San Domenico
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano Pag 122
Legnano di ieri Legnano di oggi.
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano Pag 10
Dal Fascismo alla liberazione
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 32
L'era industriale E le trasformazioni Negli ultimi due secoli
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 36
La bramantesca Basilica di San magno
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 70
La Romantica piazza "Granda "
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 79
Il santuario Madonna Delle Grazie
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 118
Gli Affreschi sacri E le nicchie votive.
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 127
La "Cittadella Ospadaliera"
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 138
Il sanatorio Regina Elena di Savoia.
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 144
I trenta primi cittadini di Legnano dal 186o al 1974.
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 150
Dal monumento Di cartapesta Al "Guerriero  " del Butti
                  Tratto da: Immagini della vecchia Legnano pag 154
 
 
 
 
 
 
 
 
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