Legnano story - note personali
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Ferito in guerra e con una croce al valore
 
Ma ora Santino festeggia 70 anni di nozze
Nel racconto del legnanese Santino Cozzi, classe 1920, la sua avventura a bordo di
un sommergibile. “Ho visto spuntare una aereo dalle nuvole, poi le bombe e le mie gambe che
sanguinavano”. Il matrimonio con Vittorina, nella chiesa del Redentore, in pieno periodo bellico
ettant’anni di matrimonio
festeggiati alla Canazza
e una croce
d’oro al valor militare per il
cannoniere Santino Cozzi.
Lui, Santino, è nato il 12 settembre
1920; lei, Vittorina
Candiani, il 6 giugno1926.
Hanno una storia di amore e
avventura che è un piacere
ascoltare.
“Allora: domanda precisa e
secca”, chiarisce subito Santino.
La domanda precisa e
secca è questa: ci racconti il
giorno del suo matrimonio.
Seduto al tavolo Santino comincia
a raccontare, mentre
Vittorina ascolta rilassata sul
divano
“Ci siamo sposati nella chiesa
di Legnarello. Lei abitava in
via Dante, io alla Canazza in
via Comasina. Come si usava
allora sono andato a piedi a
prenderla a casa sua. Era là
in mezzo al cortile con tutti i
parenti e colleghi di lavoro intorno.
Poi ci siamo recati in
chiesa, lei accompagnata dal
papà”.
E proprio al momento del “sì”
è suonato l’allarme aereo. E
allora cosa avete fatto?
“Niente, siamo rimasti in chiesa
e dopo un po’ è suonata la
sirena del cessato pericolo.
Prima di tornare a casa abbiamo
fatto sosta lungo via
Sempione alla chiesetta della
Madonnina. Per il pranzo nel
cortile, un parente ha cucinato
un ottimo risotto”. Era il 1944.
Piena guerra.
“Io ero a casa in licenza dopo
essere stato ferito durante
una esercitazione di guerra.
Sono stato ricoverato a Cagliari.
Ferito alle gambe mentre
ero di vedetta sul sommergibile
Otaria”.
Un passo indietro per ricostruire
la storia del militare.
Subito dopo aver ricevuto la
cartolina di precetto, Cozzi si
era presentato al centro reclutamento
di La Spezia: “Sono
rimasto cinque giorni e dopo il
giuramento tutti noi giovani
marinai siamo stati imbarcati
su un traghetto per le diverse
destinazioni. Io sono stato
sbarcato a Napoli nel settembre
del 1940, associato alla
caserma stazione sommergibili.
Intanto era rientrato in
porto il sommergibile Marconi
che per trenta giorni è rimasto
fermo per la revisione dei motori,
prima di affrontare una
missione nell’Atlantico”.
Alla ricerca di marinai esperti
da imbarcare, il comando tenta
di selezionare i più adatti: “Il
comandante mi ha chiesto se
soffrivo il mal di mare, ma io
ho risposto che non lo sapevo,
perché quella era la prima
volta in vita mia che lo vedevo
il mare!”.
Imbarco per il momento rinviato,
dunque. E attesa al
comando della marina di Napoli
“Navarca” dal settembre
1941 al novembre 1942.
Finalmente poi a casa, in licenza:
“Era chiamata ‘licenza
agricola’. Avrei dovuto stare a
casa un mese e invece dopo
venti giorni arriva il maresciallo
dei Carabinieri che mi dice:
‘Devi partire subito, domani
mattina alle 9 devi essere a
Napoli’. Prendo l’unico treno a
disposizione che partiva a
mezzanotte e la mattina dopo
mi presento al comando. E
via, subito imbarcato sul
sommergibile Otaria. Dalla
stiva del sommergibile ricordo
che abbiamo tolto alcuni siluri
per fare spazio e caricare
scatolette di carne da consegnare
alle truppe sulle coste
dell’Africa. E così siamo arrivati
a Bardia, in Libia con i viveri”.
 
E dopo Bardia, ritorno a Taranto
dove il sommergibile
aveva dovuto essere riparato
per un’avaria al motore.
Infine, tappa a Pola, in Istria,
dove c’era una scuola di addestramento
per marinai addetti
ai sommergibili. Poi ancora
Messina e Cagliari: “Una
mattina alle 9.15 ero di servizio
come vedetta ed è suonato
l’allarme per un attacco
dell’aviazione inglese, che allora
era nostra nemica. Era
una giornata di cielo coperto.
All’improvviso è uscito dalle
nuvole un quadrimotore
“Sunderland” inglese. In un
primo momento abbiamo tentato
un contatto radio per capire
di chi si trattava, ma
l’aereo non rispondeva”.
Dall’aereo vengono lanciate
quattro bombe. E colpi di mitragliatrice
colpiscono la vedetta
Santino Cozzi: “Io sono
stato ferito alle gambe dalla
mitraglia. ‘Comandante sono
stato ferito!’, ho urlato. E subito
sono stato trasportato sottocoperta,
dove mi hanno cuS
Cultura e idee
POLIS LEGNANO Cultura e idee 21
rato per cinque giorni in mare,
prima di sbarcare a terra per il
ricovero a Cagliari: 90 giorni
in ospedale e 60 giorni di
convalescenza”.
I polpacci e le caviglie mostrano
ancora i segni delle
schegge conficcate: “All’ospedale
di Cagliari hanno dovuto
tagliare per estrarre le
schegge di piombo che mi
avevano perforato le caviglie.
Ho rischiato di perdere un
piede”.
Ma poi, a casa, in licenza in
attesa del referto definitivo
della commissione medica,
ha incontrato la sua compagna
di vita. Un matrimonio
che adesso ha celebrato il
settantesimo anniversario.
Tra i documenti interessanti
conservati in casa Cozzi, anche
il brevetto 9573 datato 31
maggio 1942 che il Comando
marittimo del basso Tirreno
conferisce al cannoniere Cozzi
Santino, matricola 522 della
stazione sommergibili di Napoli,
con cui lo si autorizza a
“fregiarsi del distintivo della
guerra in corso” nonché “ad
applicare sul nastrino n. due
stellette”. E naturalmente un
posto d’onore sulle pareti di
casa per la Croce al valor militare
sul campo. Il documento
del 7 marzo 1959 porta la seguente
motivazione: “Imbarcato
su sommergibile in missione
di guerra attaccato da
un aereo nemico accorreva
per primo alle armi e iniziava
la reazione di fuoco proseguendola
con energia e fermezza
d’animo, benché gravemente
ferito da raffiche di
mitraglia avversaria, fino
all’annientamento delle sue
forze fisiche (Mediterraneo
occidentale, 13 giugno 1942);
determinazione del 2 settembre
1942”.
PIERO GARAVAGLIA
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