Preistoria La terra e l'uomo
Di alcune città e' possibile fissare l'origine se non in un anno preciso, almeno in un certo secolo. Non e' il caso nostro. Il nome Legnano, essendo latino, puo' indicare il periodo storico della sua formazione; ma un nome puo' essere applicato ad una realtà già esistente da gran tempo e sostituire quello primitivo a noi sconosciuto. Il museo cittadino infatti contiene un reperto, trovato in Legnanello, che si fa risalire a 2000 anni prima di Cristo, e attesta la presenza umana nel nostro territorio quattromila anni fa. Esso pero' non segna un inizio, ma probabilmente solo un momento di una continuità storica che si protende indietro nel tempo, in quella che solitamente si chiama, con frase stereotipa, la notte dei tempi.
La scienza geologica e archeologica ha pero' alquanto diradato le tenebre di quella notte e i suoi strumenti sono in grado di ricostruire a grandi linee l'evoluzione dell'ambiente geografico ed umano, in cui possiamo inquadrare un punto nello spazio, e del tempo.
Sappiano ad esempio con certezza che circa sessantacinque milioni di anni fa comincio' ad emergere dal mare la catena delle Alpi, lasciando ancora sommersa l'attuale pianura padana. Forse dopo un ulteriore sollevamento di cinquecento metri emerse anche il piede delle Prealpi su cui oggi siede Legnano, ma il suolo che ci sostiene, e' formato dalla sedimentazione dei detriti che, coll'erosione delle montagne, precipitarono sulla pianura durante il Quaternario.
Nel corso di migliaia di millenni sotto l'influsso degli spostamenti astronomici all'interno della nostra galassia, il variare della posizione dei pianeti e della stessa inclinazione dell'asse terrestre, il clima dovette subire profondi rivolgimenti. Qualcuno pensa a cicli ricorrenti ogni centomila anni con alternanze di climi freddi e caldi che modificarono di volta in volta la flora e la fauna. Per avvicinarsi a noi dobbiamo ricordare l'azione determinante e grandiosa delle glaciazioni alpine dette GUNZ, Mindel, Riss, Wurm (precedute dalla Donau, cosidetta perche' studiata lungo il Danubio). In certi periodi, quasi un quarto delle terre emerse fu coperto da ghiaccio, L'acqua solidificata e sottratta al mare ne abbassava il livello. Tra una glaciazione e l'altra s'interponeva un intervallo (detto interglaciale), il cui clima tornato caldo scioglieva il ghiaccio e risollevava il livello marino. Durante i periodi freddi una grande crosta ghiacciata copriva le Alpi e coll'enorme peso della sua massa plastica rosicchiava il fondo e i fianchi delle valli spingendo in basso masse di detriti, formando gli anfiteatri morenici, in cui oggi si raccolgono le acque dei laghi prealpini. Ad esempio la sponda meridionale del lago di Comabbio si formo' con le morene del glaciale Gunz circa settecentomila anni fa: a Cassano Magnago troviamo i depositi del Mindel (trecentomila anni fa); le alture di Somma Lombardo sono morene del Riss (centoventimila anni fa).
Ma troviamo anche gli alti terrazzi formati dalle sedimentazioni degli interglaciali che si spingono a sud fino a Lonate Pozzolo e a Origgio, mentre i terrazzi inferiori abbracciano un vasto territorio tra Tradate e Gallarate, Busto e Legnano.
Noi non riusciamo ad immaginare l'esistenza di esseri umani durante i periodo glaciali. Le piu' antiche presenze umane sono segnalate nell'Africa Orientale e nella Cina Meridionale circa un milione e ottocentomila anni fa. In Europa, alla foce del Rodano, sulla Costa Azzurra e Riviera Ligure, dove il clima e' piu' mite, i cacciatori del Paleolitico sono presenti anche durante le glaciazioni. Vivevano preferibilmente nelle grotte, frequentate anche da animali come gli orsi in letargo e facilmente uccisi nel sonno, oppure sotto le sporgenze di pareti rocciose (dette ripari), ma anche si accampavano a cielo scoperto.
Non erano numerosi. Si calcola che ventimila anni fa fossero un milione, uno in media ogni dieci chilometri quadrati. Naturalmente si raccoglievano in gruppi e si spostavano continuamente seguendo le prede. Milioni di bisonti, di cavalli selvaggi e altri animali pascolavano nelle pianure. Immaginiamo ora la situazione sul nostro territorio. Nei periodi freddi il ghiaccio giungeva fino a pochi chilometri a settentrione. Quando esso si scioglieva, valanghe di acqua spazzavano il terreno. A Castellanza si apre la val Morea incassata fra due ripidi pendii formati dal ceppo, un conglomerato di ciotoli alpini in cui non pote' posarsi uno strato di sedimentazione, perche' l'acqua che colmava quell'incassatura, scorreva veloce e ripuliva le pareti di marogna. A Castellanza la fiumana si allargava rallentando sulla pianura, depositando ghiaia e grossi ciotoli rotondi, con cui sono stati costruiti i vecchi muri cittadini. Quanta strada hanno percorso e quanto tempo e quali forze enormi hanno smussato e levigato le loro già scabre superfici. Il rallentamento e la diminuita velocità dell'acqua scavo' soltanto un piu' largo alveo tra le piu' basse sponde su cui oggi sorgono Legnanello e San Vittore da un lato, San Martino, San Giorgio e Canegrate dall'altro. Come avrebbero potuto vivere gli uomini in un ambiente naturale di tale violenza?. E se pur passarono di qui o si accamparono gruppi di cacciatori nei periodi caldi dell'interglaciale, le successive glaciazioni e alluvioni ne fecero sparire traccia.
Dobbiamo dunque arrivare a diecimila anni fa coll'esaurimento dell'ultima glaciazione (Wurm) per ammettere la possibilità di un insediamento umano nel teatro naturale in cui viviamo, rimasto da allora immutato nelle grandi linee. Le modificazioni riguardano la flora e la fauna. I grandi animali amanti del freddo, renne ed orsi, si saranno spostati a settentrione, come in tempi precedenti i leoni e i grandi elefanti si erano spostati a mezzogiorno, mentre i mastodonti ed i mammut si erano del tutto estinti. Alle conifere si erano aggiunte le querce, il nocciolo, l'olmo, il tiglio. E venne il tempo in cui tra i laghi e le paludi dell'attuale Varesotto sorsero i villaggi dei palafitticoli: l'Isolino del lago di Varese, il lago di Monate, La Lagozza di Besnate fiorirono a pochi chilometri di qui. L'insediamento allo sbocco dell'Olona sulla pianura non dovette essere molto posteriore, tenendo pero' presente che le distanze temporali della preistoria si misurano in decine di secoli, nei quali si registrano i passaggi di una facies ad un'altra.
Si registrano tali passaggi osservando il variare delle materie e delle forme degli strumenti fabbricati dall'uomo. Il distacco dall'animale e' segnato appunto dal superamento dello stato naturale, ossia il sorgere di una cultura al di là della natura. L'animale ripete per istinto sempre gli stessi suoni: l'uomo modula la voce, crea il linguaggio, inventa la musica. L'animale si nutre con quanto gli offre la natura, l'uomo accende il fuoco e cuoce i cibi. Il primo strumento usato dall'uomo, assieme al bastone, fu probabilmente il sasso, prima intero, poi scheggiato. Le schegge vengono sempre meglio lavorate, diventano lame che tagliano e raschiano, punte che forano, incidono, uccidono animali e anche gli uomini. Dalle ossa delle vittime si ricavano altri strumenti, fra cui l'ago per cucire i vestiti e gli otri di pelle. Sul piano spirituale l'uomo inventa il culto dei morti, perche' pensa di prolungare la vita oltre la morte. I sepolcri prima sono isolati, poi si raggruppano in cimiteri. Si inventano riti magici e religiosi; in funzione magica e religiosa si scopre l'arte colle stupende pitture (La Cappella Sistina dell'arte quaternaria nella grotta di Altamira in Spagna), colle incisioni rupestri e le statuette della Dea Madre.
Siamo poi passati attraverso piu' di un milione di anni dal Paleolitico inferiore, medio, superiore, col probabile intervallo del Mesolitico, al Neolitico, quando avviene una nuova, decisiva scoperta, l'avvio ad un progresso tecnologico che con rapidità drammaticamente crescente in soli diecimila anni conduce l'uomo dalla pietra all'energia atomica, dalla ruota alla piroga al volo sulla Luna. La scoperta si chiama agricoltura che trasforma la società mutando i cacciatori in contadini, pastori, allevatori di bestiame, la tribu' in città. Si parte dalle terre calde e fertilissime bagnate dai grandi fiumi, Tigri, Eufrate, Nilo; poi la novità si espande lentamente per via di terra e di mare in Europa, passando per i Balcani, lungo il Danubio, oppure dall'Africa alla Spagna e alla Francia (usando sempre i nomi attuali). Tra gli aspetti piu' rivoluzionari e dinamici si registra l'accumulo della ricchezza, la formazione del capitale.
Hinc prima mali labes dirà poi Virgilio con altri poeti, pensando al peccato originale della distinzione tra mio e tuo, alla pacifica, felice e perduta eta' dell'oro, ma ignorando che da un milione di anni ominidi e uomini (homo sapiens) si sono scannati e mangiati letteralmente a vicenda. La caccia aveva impegnato le energie di ogni uomo per procacciare giorno per giorno il cibo per se' e per la famiglia. In ogni caverna o capanna tutti ripetevano le stesse operazioni. L'agricoltura invece riempie i granai di cereali, che assicurano nutrimento per tutti e per molto tempo senza il bisogno che ciascuno partecipi alla coltivazione della terra. Cosi' vi e' che puo' dedicarsi interamente a fabbricare ceramiche, a filare o a tessere la lana, a cercare di fondere e lavorare metalli. La necessita' di misurare i campi promuove lo sviluppo della geometria e del calcolo aritmetico. Nasce la scienza, si studia il cielo, si inventa la scrittura e chi vuole dedicarsi all'arte, alla poesia e alla musica puo' farlo aumentando il tesoro della cultura comune.
In un momento imprecisabile di questo grandioso sviluppo dobbiamo collocare i pochi frammenti del vaso campaniforme trovato a Legnanello. Essi ci riportano indietro di quattromila anni, ma ci autorizzano a credere che, da un tempo piu' lungo, gruppi di uomini erano gia' insediati sulle rive dell'Olona, provenendo naturalmente da famiglie residenti nei villaggi palafitticoli dei laghi varesini oppure dalla vicina Lagozza di Besnate, a loro volta oriunde dalla Francia Meridionale. La moltiplicazione dei centri abitati e' certamente il frutto di una esplosione demografica. Il milione di persone che si e' calcolato nel Paleolitico superiore, e' gia' decuplicato nel Neolitico, e nel terzo millennio a.c. i milioni sono trecento.
La forma a campana del nostro vaso suggerisce il nome di Remedello, villaggio a sud di Brescia, perche' li' fu trovata la piu' ampia testimonianza della cosidetta cultura del vaso campaniforme, ma vasi di questo tipo si sono trovati il molte localita', Sardegna compresa. Non si puo' dunque inserire con sicurezza un rapporto diretto coi commercianti di Remedello e nemmeno la scomparsa della cultura lagozziana a cui dovevano appartenere i "legnarellesi" del tempo.
Dopo circa ottocento anni ("circa" puo' intendere una vasta ampiezza) ai pochi frammenti di Legnanello succedono le duecento tombe di Canegrate, che presentano un'altra grande novita' nella evoluzione delle culture preistoriche: i morti non sono inumati, ma cremati. I reperti archelogici si identificano con il nome attuale delle localita' in cui vengono reperiti, il che non deve pero' circoscriverli entro gli attuali confini amministrativi.
Quali furono i rapporti tra i "legnanellesi" che abitavano al di la' dell'Olona e i "Canegratesi" che seppellivano i loro morti sul ciglio poco oltre la "Costa di San Giorgio"?. Non erano forse un solo gruppo di famiglie che vivevano e faticavano sulle rive del fiume, che forniva acqua e pesca, ma periodicamente li inondava costringendoli a portare piu' in alto, all'asciutto, le ceneri dei defunti?.
La quantita' dei reperti di Canegrate ha dato materia per analisi minuziose e ampie dissertazioni. Le urne biconiche sono state facilmente riconosciute come tipiche della cultura dei campi da urne che caratterizzavano l'ambiente culturale della regione europea sita tra la Vistola e le Alpi. La trasformazione sociale operata dall'agricoltura in Egitto e Medio Oriente da alcuni millenni e la lavorazione dei metalli, poi diffusa nelle isole dell'Egeo, avevano accumulato in quei paesi ingenti ricchezze.
La produzione superiore ai bisogni aveva favorito lo scambio commerciale con i prodotti di altri luoghi. Una delle sostanze ricercate per motivi magici, religiosi e medicinali fu l'ambra, rintracciabile a nord della Germania e in Polonia. Carovane di commercianti attraversavano i Balcani o risalivano l'Adriatico per raggiungere il mercato di Unetice, vicino all'attuale Praga, dove dal nord proveniva l'ambra scambiata con oggetti di bronzo, argento e oro. Il commercio di questi prodotti non si limitava alla via dell'ambra, ma si irradiava per ampi spazi. Commercianti erano anche i diffusori dei vasi campaniformi a Remedello, ma quelli del vaso biconico legato alla cremazione dei cadaveri nel campi di urne, arrivarono probabilmente a Canegrate - Legnano direttamente d'Oltralpe. Da est (Veneto?), da ovest (Francia) o da nord (Ticino)?. A favore della terza ipotesi si puo' richiamare l'attenzione sul fatto che la facies di Canegrate e' apparsa in varie localita' lungo il corso del Ticino, come, per limitarci alle vicinanze, a Castelletto Ticino, Albairate (Scamozzina), e Garlasco. Sono tempi di forti movimenti migratori coll'avvento anche di gruppi indoeuropei. e tale sarebbe quello di Canegrate, se fosse vera l'ipotesi (inaccertabile) della sua appartenenza ai Celti. Ad ogni modo dobbiamo credere che sia stato assorbito dalle altre popolazioni locali, cui forse trasferi' l'uso dell'incinerazione, assumendo pero' altri costumi non esclusa la lingua.