CENNI DI BOTANICA SUL PERCORSO DEI FONTANILI
I sentieri tracciati nel Percorso dei Fontanili prendono in considerazione quel estensione territoriale nota dal punto di vista geografico con il nome di Medio Olona ed in passato conosciuta come Cerrina, il cui nome trae origine da una specie di quercia autoctona un tempo facilmente riscontrabile nei nostri boschi: il Cerro (Quercus Cerris). A riscontro di analisi ed osservazioni pedologiche del terreno il suolo risulta prevalentemente composto da materiale grossolano quale sassi e ciottoli di varia pezzatura frutto del deposito di detriti trasportati durante lo scioglimento delle ultime glaciazioni (glaciazione di Wurm, avvenuta circa 20.000 anni fa) questa azione di deposito ha così contribuito a formare una zona di terrazzamento, nella quale prevale una certa acidità ed impermeabilità del suolo con conseguente scarsa fertilità del terreno, tali caratteristiche geomorfologiche insieme alle condizioni climatiche hanno fatto in modo che il nostro ambiente naturale e boschivo si evolvesse verso un ecosistema di brughiera alberata, anche se come vedremo successivamente la pressione antropica, vale a dire la presenza umana e i suoi insediamenti, ha notevolmente influenzato l'aspetto naturale del nostro territorio. L'associazione vegetale potenziale ed ottimale dovrebbe essere costituita dal Querco Carpineto vale a dire dalla Farnia (Quercus Robur) e dal Carpino bianco (Carpinus betulus) insieme ad altre essenze arboree autoctone che un tempo costituivano il patrimonio forestale dell'antica foresta planiziale padana. D'altro canto la costante opera umana di disboscamento e d'insediamento ha modificato in maniera rilevante il territorio del Medio Olona, ci troviamo quindi di fronte per la maggiore a boschi misti di latifoglie, nei quali oltre alla presenza di essenze arboree autoctone stanno sempre più affermandosi essenze arboree alloctone (cioè non originarie del luogo), che nulla hanno a che fare con la nostra flora e che creano seri e gravi problemi di degrado all'evoluzione naturale dei boschi, in quanto fortemente infestanti e senza competitori naturali che possano frenare la loro crescita. Prima di procedere ad ulteriori enunciazioni di carattere botanico riteniamo utile ricordare quali funzioni estremamente importanti ricoprono il bosco e i suoi alberi, che possiamo riassumere in un'azione biofisica intesa come protezione e costituzione del suolo, ossigenazione dell'aria e regolazione del clima, senza per nulla trascurare una funzione sociale, quest'ultima nel nostro contesto territoriale ricopre un ruolo che certamente non può essere dimenticato ed ignorato. Per evitare una semplice sequela di nominativi riguardante essenze arboree e floreali si è ritenuto opportuno e utile considerare l'ottimale vegetativo con le sue presenze più significative ed utilizzare il supporto di disegni e foto illustrative. Nella parte esterna dei boschi, cioè quella che corre lungo i sentieri è purtroppo presente più che altrove il ciliegio tardivo (Prunus serotina) pericoloso infestante in quanto con la sua rapida crescita, oltre un metro all'anno, soffoca e sottrae luce alle altre specie vegetali del bosco, la cui crescita è certamente inferiore ed ostacolata dal Prunus serotina; sempre nelle zone più aperte ed esposte al sole è da prendere in considerazione la presenza di un'altra specie alloctona: la Robinia (Robinia pseudoacacia) che pare sia arrivata in Europa dal Nord America nel lontano 1600 e piantumata per rispondere alla forte e notevole esigenza di legname e legna da ardere dei secoli scorsi, quest'ultima a differenza del Ciliegio tardivo, presente per lo più come piccolo albero, arriva ad assumere la sembianza di un vero e proprio albero con un'altezza di decine di metri ; dove non arrivano il Ciliegio tardivo e la Robinia vi é da rilevare anche se in numero decisamente inferiore la presenza dell'Ailanto (Ailanthus altissima) di origine asiatica anch'essa quindi specie arborea non autoctona. E' dunque all'interno dei boschi che le specie arboree più pregiate riescono a vivere e crescere, anche se per le giovani piante esiste il problema di soffocamento precedentemente esposto; tra questi alberi ricoprono certamente un ruolo di primaria importanza botanica le genericamente chiamate Querce, vale a dire: la già citata Farnia (Quercus robur), il Rovere (Quercus Petraea) il Cerro (Quercus Cerris) e la Roverella (Quercus Pubescens), quest'ultima con la caratteristica, lo evidenzia il nome stesso, di avere dimensioni più ridotte rispetto alle altre Querce e di prediligere terreni calcarei ed asciutti, è quindi presente in numero non certo rilevante soprattutto in forma di albero arbusto; per quanto concerne le essenze di Querce alloctone vi è da notare certamente la Quercia Rossa (Quercus rubra) di provenienza nord americana, la cui concentrazione é particolarmente intensa e significativa nei boschi di Marnate e Gorla. Inoltre, per quanto riguarda l'identificazione ed il riconoscimento delle Querce c'è da far notare la non semplicità nell'effettuare tale operazione in quanto tra le Querce vi è la tendenza ad ibridarsi tra loro e formare così po¬polazioni cosiddette ibride, quindi per una corretta interpretazione dell'albero e del suo riconoscimento occorre osservare attentamente oltre al suo portamento e alla corteccia un ramo con le sue foglie e ghiande attaccate ed avvalersi di un buon manuale di botanica per 12 chiave di lettura. Altra presenza arborea significativa è costituita dalla famiglia delle Betulacee, anche se in numero non certo notevole si possono segnalare la presenza di Carpino bianco (Carpinus betulus), Betulla (Betula pendula) come specie pioniera nell'evoluzione del bosco e Ontano nero (Alnus glutinosa) quest'ultimo però solo in presenza di suoli alluvionali umidi e vicino a corsi d'acqua, è detta perciò essenza arborea tipicamente igrofita; per quanto concerne gli arbusti non possiamo dimenticare di segnalare oltre già noto Nocciolo (Corylus avellana) caratterizzato da una fitta massa di lunghi rami arcuati che partono dal suolo il Biancospino (Crataegus monogyna) facilmente riconoscibile anche nella stagione invernale grazie ai suoi caratteristici aculei, e poi il Corniolo (Cornus mas), il Sanguinello (Cornus sanguinea) , il Ligustro (Ligustrum vulgare), il Sambuco (Sambucus nigra), l'Evonimo conosciuto anche come Fusaggine (Euonymus europaeus) e comunemente chiamata Berretta da prete e per finire il "nostro" ciliegio a grappoli : il Pado (Prunus padus) che a differenza di quello esotico é presente purtroppo in numero inferiore. L'elencazione delle essenze arboree ed arbustive, per non considerare le specie floreali, ed erbacee Fusaggine presenti nel territorio non è certo conclusa ed altro ancora ci sarebbe da dire, ma poi il tutto rischierebbe di essere una sistematica nota con annesso elenco, quello che invece ci preme segnalare è il fatto che, anche nei nostri boschi della Valle Olona a volte a torto bistrattati esistono, seppur in forma ristretta e ridotta (nicchie ecologiche) degli aspetti e valori di biodiversità che occorre preservare e difendere per poter garantire a noi e alle generazioni future una qualità di vita migliore e più rispettosa di quello che cista intorno: il nostro ecosistema.