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I BARBARI
La triste situazione peggiora ulteriormente durante i regni barbarici. Caduta Roma, l'Italia e' sotto il dominio dei Goti comandati da Odoacre. L'impero romano d'Oriente sollecita gli Ostrogoti a calare in Italia colle loro donne e bambini. Odoacre e' vinto e ucciso. Il nuovo signore Teodorico assegna un terzo delle terre occupate ai suoi Ostrogoti, pone la capitale a Pavia, ma lascia intatte le istituzioni preesistenti. Per la stessa incapacita' e l'inferiorita' culturale del suo popolo deve accettare la collaborazione dei vinti senza pero' che le due popolazioni, l'ariana e la cattolica, si fondano insieme. Per alquanto tempo accetta i consigli degli ultimi rappresentanti della cultura romana, Cassiodoro, Simmaco, Boezio; ma quando l'Impero d'Oriente intensifica la lotta contro gli ariani, Teodorico infierisce contro i maggiorenti latini e fa uccidere Simmaco e Boezio. Bisanzio ebbe fortuna nel liquidare il potere gotico e nel riprendere il dominio d'Italia, devastata e colpita da carestie e pestilenze.
Di male in peggio, una quindicina d'anni dopo una nuova invasione barbarica s'abbatte sull'Italia. Un popolo rozzo e brutale, gia' disceso dalla Scandinavia fino al Danubio, trasmigra nella pianura Padana (568) spingendosi fino nell'Italia Meridionale. Solo Puglia e Calabria, le isole e le citta' di mare rimangono all'Impero d'Oriente. Le conseguenze dell'invasione sono terribili: tremende distruzioni, popolazioni abbandonate ai soprusi e alle rapine dei vincitori, miserie e malattie. Quelli tra i maggiorenti che sfuggono alle stragi si rifugiano a Ravenna, a Genova, nelle isole della laguna veneta. Le cose migliorano quando la regina Teodolinda, da Monza spinge i suoi Longobardi a seguirla nella conversione al cattolicesimo e ad aprirsi all'influsso civilizzatore dei Latini. Il re Agilulfo adotta una politica filocattolica. Dona a Colombano una vasta proprieta' su cui il santo monaco costruisce il monastero di Bobbio, dove i residui tesori della cultura classica sono conservati e tramandati fino a noi; ma nonostante il relativo miglioramento si puo' dire che sotto i Longobardi l'Italia tocca il fondo della sua decadenza.
E' impossibile che a cosi' tragiche vicende i Legnanesi siano del tutto sfuggiti. Della presenza longobarda si hanno indizi in alcuni reperti, come la tomba del guerriero con lungo spadone nel prato di S.Magno dietro il Castello (Sutermeister, L.R., p.22), un luogo dove non ci aspetteremmo i sepolcri. Un segno piu' sicuro e' dato dal toponimo di due vicine localita': Olgiate Olona (in dialetto Ulgia' da un precedente Olza') e Ulza' (la chiesetta della Madonna d'Ulza', italianizzato nel Quattrocento in Dio el sa) a Parabiago nei pressi dell'Olona. Si tratta di un termine d'origine longobarda: aiuta, prato verde. Il popolo longobardo numericamente esiguo fu infine assorbito dalla popolazione latina, che ne conserva alcuni vocaboli e alcuni toponimi tuttora in uso. Ricordiamo il vocabolo schirpa, che indicava la dote della sposa, fino alla passata generazione.