Legnano story - note personali
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In principio… La genesi… Sumera però!
 
Quando si parla di genesi di solito, la prima cosa che viene in mente è la Bibbia, perchè si è sempre stati portati a credere che la creazione della vita sulla terra, e la terra stessa, sia stata raccontata per la prima volta nella storia dell’uomo, tra le pagine di questo libro. Come vedremo non può esserci nulla di più sbagliato, perchè gli antichi Sumeri e successivamente i Babilonesi avevano la loro versione della Creazione che loro chiamavano Enuma Elish (Quando nel cielo…). Inizia proprio così la prima frase di questa possente epica: “Quando nel cielo nulla aveva ancora un nome…”. I testi sumeri raccontano che tutto ebbe inizio quando il sistema solare era ancora molto giovane (ricodate la prima frase dell’Enuma Elish). Il Sole (APSU: che in sumero significa “Colui che esiste fin dal principio”), il suo piccolo compagno MUM.MU (“Uno che è nato”, il nostro Mercurio) e TIAMAT (“Vergine della vita”), più distante, erano i primi membri del sistema solare; gradatamente il sistema solare si arricchì della nascita di tre coppie planetarie: Venere (LAHAMU) e Marte (LAHMU) fra MUM.MU e TIAMAT; Giove (KISHAR) e Saturno (ANSHAR) dietro TIAMAT e, infine Urano (ANU) e Nettuno (EA) ancora più distanti seguiti dal minuscolo Plutone (GAGA).
In questo sistema solare ancora instabile (circa 4 miliardi di anni fa) fece la sua comparsa un “invasore”. I Sumeri lo chiamavano NI.BI.RU; i Babilonesi lo ribattezzarono MARDUK in onore del loro Dio. Proveniva dallo spazio esterno, dal “Profondo”, secondo le parole del testo antico. Man mano che si avvicinava ai pianeti esterni del nostro sistema solare, iniziò a essere soggetto alle loro forze. Come è normale aspettarsi, il primo ad attirarlo nella sua orbita fu Nettuno (E.A: colui la cui casa è l’acqua) in sumero. “Colui che lo catturò fu EA”, spiegava con le sue parole il testo sumero. Nibiru⁄Marduk offriva uno spettacolo mozzafiato: seducente, scintillante, nobile, fastoso (sono solo alcuni degli aggettivi usati per descriverlo. Mentre transitava accanto a Nettuno e Urano emetteva scintille e bagliori. Può darsi che fosse già accompagnato dai satelliti che gli orbitavano intorno o, forse, li catturò a seguito della spinta gravitazionale dei pianeti esterni. I testi antichi parlano dei suoi “membri perfetti difficili da scorgere” oppure “quattro erano i suoi occhi e quattro erano le sue orecchie”. Mentre passava accanto EA⁄Nettuno, il lato di Nibiru⁄Marduk iniziò a rigonfiarsi, “come se avesse una seconda testa”. Fu allora che il masso si staccò per diventare Tritone, luna di Nettuno? Può darsi… Un aspetto a sostegno di questa tesi è il fatto che Nibiru⁄Marduk è entrato nel sistema solare in orbita retrograda (in senso orario), contraria, cioè, a quella degli altri pianeti.
Solo questo dettaglio, raccontato dai Sumeri (secondo il quale il pianeta invasore orbitava in maniera contraria gli altri pianeti) può spiegare il moto anch’esso retrogrado di Tritone, le orbite ellittiche di altri satelliti e comete. Man mano che Nibiru⁄Marduk passava accanto ad ANU⁄Urano venivano creati altri satelliti. Descrivendo il passaggio di questo pianeta, il testo afferma che “Anu gettò la sua rete e prese i Quattro Venti”, un chiaro riferimento alla formazione dei quattro satelliti più grandi di Urano che ora sappiamo essersi formati durante la collisione che ha dato al pianeta la sua strana inclinazione. In un passaggio successivo apprendiamo che, a seguito di questo incontro, lo stesso Nibiru⁄Marduk catturò tre satelliti.
Pur se i testi sumeri descrivono come, dopo essere stato catturato nell’orbita solare, Nibiru⁄Marduk rivisitò i pianeti esterni e li ordinò nel sistema che conosciamo noi oggi, già il primo incontro giustificava una serie di enigmi che l’astronomia contemporanea non è ancora riuscita a chiarire in merito a Nettuno, Urano, ai loro satelliti e ai loro anelli.
Dopo essere transitato accanto a Nettuno e a Urano, quando raggiunse le immense spinte gravitazionali di Saturno (AN.SHAR), “Primo dei cieli”) e di Giove (KISHAR “Primo delle terreferme”), Nibiru⁄Marduk venne attirato ancora di più verso il centro del sistema solare. Quando Nibiru⁄Marduk “si è avvicinato ad Anshar⁄Saturno e sembrava pronto a combattere”, i due pianeti si “baciarono le labbra”. Fu allora che il “destino”, la traiettoria orbitale di Nibiru⁄Marduk, cambiò per sempre. Fu allora che GA.GA il principale satellite di Saturno (che più tardi divenne Plutone), venne spinto nella direzione di Marte e Venere (una direzione resa possibile solo dalla forza retrograda di Nibiru⁄Marduk. Compiendo una grande orbita ellittica, GAGA, alla fine tornò al margine più esterno del sistema solare. Lì si “è rivolto” a Nettuno e a Urano, transitando nelle loro orbite. Era l’inizio del processo per il quale Gaga sarebbe diventato il nostro Plutone, con la sua orbita inclinata e peculiare che, a volte, lo porta tra Nettuno e Urano. Il nuovo “destino”, o traiettoria orbitale di Nibiru⁄Marduk, era ormai rivolto in maniera irrevocabile verso Tiamat. I testi ci raccontano che a quell’epoca, il sistema solare, ancora giovane, era caratterizzato da instabilità, soprattutto nella regione di Tiamat. Mentre gli altri pianeti ancora barcollavano nelle loro orbite, Tiamat venne spinta in diverse direzioni dai due giganti che erano dietro di lei  e dai due pianeti più piccoli, posti fra lei e il sole. Il risultato fu che si raggruppò intorno a lei una “schiera” di satelliti, “furiosi di rabbia”, per usare il linguaggio poetico del testo. Questi satelliti, “mostri ruggenti”, erano “rivestiti di terrore”, “avvolti in aloni”, giravano impazziti e orbitavano come se fossero “dèi celesti”, ossia pianeti.
Ancora più pericoloso per la stabilità o la sicurezza degli altri pianeti era “il comandante della schiera” di Tiamat, un satellite che crebbe fino a raggiungere quasi le dimensioni di un pianeta e che stava per ottenere il suo destino “indipendente” (la sua orbita intorno al sole). Tiamat “compì un sortilegio per lui, affinchè sedesse fra gli dei celesti, lo esaltò”. In sumero era chiamato KIN.GU, il “Grande Emissario”. Il testo solleva poi il sipario su di un dramma in atto. Come in una tragedia greca, la Battaglia Celeste che seguì era inevitabile a causa delle forze magnetiche e gravitazionali presenti e portò alla collisione fra Nibiru⁄Marduk, con i suoi sette satelliti (“venti” neli testi antichi), e Tiamat con la sua “schiera” di undici satelliti, guidati da Kingu. Anche se erano in rotta di collisione (Tiamat orbitava in senso antiorario e Nibiru⁄Marduk in senso orario), i due pianeti non entrarono in collisione. Furono i satelliti, o “venti” (letteralmente in sumero: “coloro che sono al fianco”) di Nibiru⁄Marduk a schiantarsi contro Tiamat e a entrare in collisione con lei.  Nel primo di questi scontri, prima fase della battaglia celeste:
 
“Schierò i quattro venti,
così che nulla di lei potesse sfuggire:
il Vento del Sud, il Vento del Nord,
il Vento dell’Est e il Vento dell’Ovest.
Stretta al suo fianco teneva la rete,
dono di suo nonno Anu che portò il Vento del Male
il Turbine di Vento e l’Uragano.
Mandò avanti i venti che aveva creato,
tutti e sette li mandò; per colpire il cuore di Tiamat
si sollevarono dietro di lui.
 
Questi “venti” o satelliti di Nibiru⁄Marduk, “tutti e sette” erano le “armi” con cui venne attaccata Tiamat.
 
Ma il pianeta invasore poteva contare anche su altre “armi”:
 
“Davanti a lui il fulmine,
di una fiamma ardente riempì il suo corpo;
costruì poi una rete per avvolgervi Tiamat
un alone spaventoso avviluppava il suo capo,
il terrore che incuteva lo avvolgeva a mo’ di cappa.
 
Quando i due pianeti e i loro satelliti si trovarono sufficientemente vicini affinchè Nibiru⁄Marduk “scorgesse l’interno di Tiamat” e “percepisse le intenzioni di Kingu”, Nibiru⁄Marduk attaccò Tiamat gettando la sua rete per “avvilupparla”, scagliando verso di lei una freccia lucente, un lampo divino. Tiamat “si riempì di fulgore”, rallentando, “riscaldandosi”. Ampie fessure si aprirono nella sua crosta, forse emettendo vapore e materia vulcanica. Nibiru⁄Marduk scagliò uno dei suoi satelliti, quello che chiamava “Vento del male”, in una fessura che si andava allargando sempre più. “Dilaniò il ventre di Tiamat, le si conficcò nel grembo, le spezzò il cuore”.
Oltre ad aver tranciato Tiamat e ad aver “spento il suo soffio vitale”, questo primo incontro determinò il destino dei satelliti che le orbitavano intorno (tutti tranne quello di Kingu, simile ad un pianeta). Catturati nella “rete” di Nibiru⁄Marduk (rete secondo me è un termine per identificare il campo gravitazionale), “tremanti di paura” furono spostati dalle loro traiettorie e costretti a seguirne di nuove nella direzione opposta: “Tremanti di paura, batterono in ritirata per salvarsi e mantenersi in vita”. Li legò al suo circuito; li fece orbitare indietro.
Così vennero create le comete (ed ecco che un testo , vecchio di 6.000 anni, ci spiega la nascita dell’orbita ellittica e retrograda delle comete).
Per quanto riguarda Kingu, capo dei satelliti di Tiamat, il testo ci informa che, in questa prima fase della collisione celeste, Kingu era stato privato della sua orbita quasi indipendente: Nibiru⁄Marduk gli sottrasse il “destino”, trasformò Kingu in un DUG.GA.E celeste, in “una massa di argilla senza vita”, priva di atmosfera, acque e materia radioattiva; Kingu si rimpicciolì e “con catene attorno a lui” Nibiru(Marduk lo costrinse a restare in orbita attorno a Tiamat, ormai vinta.
Dopo aver vinto Tiamat, Nibiru⁄Marduk proseguì la sua strada nei cieli, seguendo il suo “nuovo destino”. I testi sumeri non lasciano adito a dubbi sul fatto che l’invasore iniziò ad orbitare intorno al Sole:
 
“Egli attraversò il Cielo e
contemplò le regioni,
la struttura dell’Apsu il signore misurò.
 
Dopo aver orbitato intorno al Sole (Apsu), Nibiru⁄Marduk proseguì il suo viaggio nello spazio. Ma, catturato per sempre nell’orbita solare, fu costretto a tornare indietro. Ea⁄Nettuno era li ad accoglierlo e Anshar⁄Saturno salutò la sua vittoria. Poi la nuova orbita di attorno al sole lo riportò sulla scena della battaglia celeste, “tornò quindi da Tiamat che aveva già sottomesso”.
 
“Il Signore si fermò a vedere il suo corpo senza vita,
Ingegnosamente concepì un piano per dividere il mostro.
Quindi la aprì in due parti, come si fa con un mitilo.
 
Con questo atto terminò la creazione “dei cieli” ed ebbe inizio la creazione di Terra e Luna. I nuovi impatti avevano diviso Tiamat in due parti. La parte superiore, il suo “cranio” venne colpito dal satellite di Nibiru⁄Marduk, chiamato “Vento del Nord”; il colpo lo portò (insieme a Kingu) “in luoghi sconosciuti”, in un orbita nuova dove, in precedenza, non c’era mai stato un pianeta.
Ecco come vennero create Luna e Terra. L’altra metà di Tiamat venne frantumata dall’impatto. La parte inferiore, la “coda” venne “martellata” fino a diventare un “bracciale” nei cieli:
 
“L’altra metà di lei egli inalzò come un paravento nei cieli:
schiacciatala, piegò la sua coda fino a formare la Grande Fascia,
simile a un bracciale posto a guardia dei cieli.
 
Ecco descritta la nascita della “Grande Fascia”, la Fascia degli Asteroidi. Dopo aver sistemato Tiamat e Kingu, Nibiru⁄Marduk di nuovo “attraverso i cieli e ispezionò la regione”.
Puntò l’attenzione sulla “dimora di Ea⁄Nettuno e sulla necessita di dare forma al pianeta e al suo gemello Urano. Nibiru⁄Marduk, dunque, secondo il testo antico, fornì a Gaga⁄Plutone il suo “destino” finale, assegnandolo a un “luogo nascosto”, un’orbita finora sconosciuta rivolta verso “il profondo” (lo spazio aperto). In linea con la sua nuova posizione, il pianeta ricevette il nuovo nome di UM.SI (“uno che mostra la vita”), e divenne il pianeta più esterno, il nostro Plutone, il primo che si incontra entrando nel sistema solare. Dopo aver così “costruito le stazioni” per i pianeti, Marduk tenne per se due dimore. Una era nel “Firmamento”, come veniva chiamata nei testi antichi la fascia degli asteroidi; l’altra nel “profondo” venne chiamata “dimora grande⁄distante”, ossia E.SHARRA (“dimora⁄casa del Sovrano⁄Principe”). In astronomia queste due posizioni planetarie si chiamano perielio (il punto orbitale più vicino al sole) e afelio (il punto orbitale più distante). Come si evince dalle tavole sumere tradotte, quest’orbita si completa in 3.600 anni terrestri.
Ed ecco come l’invasore giunto dallo spazio esterno è diventato il dodicesimo membro del sistema solare: al centro il Sole, con il suo compagno di lunga data Mercurio, le tre “coppie” consolidate” (Venere e Marte, Giove e Saturno, Urano e Nettuno); la Terra e la Luna; Plutone, che aveva appena conquistato una propria orbita, e il pianeta che aveva dato nuova forma all’intero sistema solare: Nibiru⁄Marduk.
 
L’astronomia contemporanea e le scoperte più recenti confermano queste antichissime narrazioni.
 
Estrazione dell’oro in Africa, quando ebbe inizio?
6 GENNAIO 2013 20:27 ⁄ LASCIA UN COMMENTO
 
Esistono prove del fatto che l’attività estrattiva ebbe inizio nell’Africa meridionale durante la prima età della pietra? Si, studi archeologici lo confermano.
 
Ben sapendo chi i siti di antiche miniere abbandonate potevano indicare la presenza di vene d’oro non ancora sfruttate, negli anni ’70 la Anglo-American Corporation, potente compagnia mineraria del Sud Africa, incaricò alcune squadre di archeologi di mettersi alla loro ricerca. Gli articoli pubblicati (sulla rivista della compagnia, “optima”) descrivono minuziosamente la scoperta, nello Swaziland e in altri siti, sempre in Africa meridionale, di vaste aree estrattive con pozzi profondi addirittura 15 metri. Oggetti in pietra e resti di carbone hanno consentito una datazione che risale a 35.000, 46.000 e 60.000 anni fa.
Archeologi e antropologi impegnati a datare i reperti credevano che la tecnologia estrattiva in Sud Africa risalisse a un periodo molto più recente, vale a dire, al 100.000 a.C. Nel settembre 1988 un equipe internazionale di fisici giunse in Sud Africa per verificare l’età degli insediamenti umani nello Swaziland e nello Zululand. Grazie alle tecniche di datazione più recenti venne determinata un’era che oscilla fra gli 80.000 e i 115.000 anni.
Per quanto riguarda le miniere d’oro più antiche di Monomotapa, nello Zinbabwe meridionale, le leggende locali raccontano che vi lavoravano schiavi in carne ed ossa, creati artificialmente dal Primo Popolo. Questi schiavi, secondo le leggende, “andarono in battaglia con l’Uomo-Scimmia” quando “la grande stella della guerra apparve nei cieli”.
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