Legnano story - note personali
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Il Bozzente da Cislago a Origgio

 

Le fotografie, stampe, carte topografiche si troveranno solo su CD
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INDICE

  1. Storia dei tre torrenti - BOZZENTE - GRADELUSO - FONTANILE
  2. (( Ogni trent'an e trenta mes l'acqua la torna al so paes ))
  3. Parte storica
  4. Il contratto Borromeo del 1603
  5. La grande piena del 1756
  6. Il piano di separazione
  7. Fontanile di Tradate
  8. Gradeluso di Locate
  9. Bozzente di Mozzate
  10. Situazione attuale
  11. Alcune note:
  12. Il torrente Bozzente deve essere controllato
  13. Il Bozzente deviato verso l'esterno del paese
  14. Il cambiamento del genere di vita nelle cascine di Uboldo.
  15. Annotazioni su Bozzente
  16. Lista delle diapositive
  17. Piano di lavoro


 


Da fare:
1) Fotografie dei punti interessanti.
2) Cercare libri del "Prima di noi"
3) Fare diapositive delle cartine specialmente quella del 1706 del Bozzente.

 





Breve storia, con origini e percorsi.

 

Storia dei tre torrenti

BOZZENTE - GRADELUSO - FONTANILE

dall'anno 1500 fino all'epoca della loro separazione del 1762 ai giorni nostri

Tratto da una pubblicazione di Peppino Donzelli ed edita dal comune di Cislago nel 1986.

(( OGNI TRENT'AN E TRENTA MES L'ACQUA LA TORNA AL SO PAES ))


Questo proverbio popolare Cislaghese, che indica la periodicita' delle inondazioni che il Bozzente porta attualmente fra le vie del paese, e ricorda che anticamente il suo corso, si snodava attraverso I'abitato, e' nato senza alcun dubbio dopo il 1762.
In quell'anno infatti furono ultimati i lavori di separazione e di deviazione dagli abitati, dei corsi dei tre torrenti, Fontanile di Tradate, Gradeluso di Locate e Bozzente di Cislago a conclusione di due secoli di progetti, di lavori e di lutti. Con questa opera veniva data ai torrenti la sistemazione razionale e definitiva che tuttora continua ad assolvere il compito che a quell'epoca le fu affidato dai suoi progettisti verso i quali ci sembra doveroso so un cenno di ricordo riconoscente per I'ingegno e la capacita' da loro dimostrata.
Il problema, che gia' dal lontano 1590 veniva sottoposto alla loro competenza, era uno dei piu' ardui e complessi: liberare una delle piu' fertili provincie del Ducato di Milano dalle furiose inondazioni che questi tre torrenti, uniti o separati, periodicamente riversavano sui territori di Cislago, Gerenzano, Uboldo, Origgio, Lainate e Rho, devastando coltivazioni, abbattendo abitazioni e.portando la morte fra gli uomini e gli animali.
Moltiplicavano le difficolta' di questi ingegneri anche fattori.di natura tecnica, economica e politica: le leggi dell'idraulica non erano state ancora del tutto formulate e lo scambio di notizie e di esperienze era limitato dalle distanze. Era stato inoltre loro vietato di condurre i torrenti nel vicino fiume Olona, per evitare inondazioni lungo il suo corso e danni ai mulini fra Cairate e Rho, Dovevano assolutamente consumare le loro piene nei boschi, con spandimenti calcolati in modo da non invadere i coltivati e gli abitati.
Attualmente, dopo un periodo di oltre due secoli, in cui si sono verificate solo le trentennali inondazioni dovute alla tracimazione dagli argini del nuovo corso del Bozzente che causano qualche danno ed alcuni disagi all'abitato di Cislago, ci sembra doveroso verso questi uomini raccontare le vicissitudini che hanno travagliato la nostra comunita' per meglio comprendere il sacrificio e I'impegno che spinse loro a risolvere in modo cosi' degno un problema cosi' complesso. La loro opera si e' dimostrata tanto valida che, superando tutte le loro previsioni, ha sfidato le offese del tempo e soprattutto quelle degli uomini. Questi tecnici forti delle passate esperienze, e sapendo che l'imprevidenza umana sarebbe stata la maggior nemica del loro lavoro, si erano augurati che la loro fatica non dovesse risultare perfetta; temevano infatti che le future generazioni, non piu' pressate dal pericolo, dimenticassero le vicende che l'avevano determinata e mandassero in rovina un'opera cosi' sofferta e tanto onerosa per mancanza di sorveglianza e di manutenzione.

* * *

Prima di iniziare il racconto storico, diventa opportuno dare al lettore una visione generale della configurazione del nostro territorio. ed in modo particolare della zona in cui nascono e si formano i tre torrenti, in quanto proprio nella tipologia di questo territorio e' racchiusa la causa maggiore degli eventi che saranno narrati in seguito.

Il bacino che alimenta i tre torrenti (vedi Tavola n. 1) e' attualmente facilmente individuabile in quanto circonscritto da tre grandi arterie di comunicazione che formano intorno ad esso un triangolo i cui lati sono cosi' formati: a ovest, dalla linea della Ferrovia Nord Mozzate-Vedano; a est, dalla provinciale che da S. Martino attraverso Appiano Gentile porta a Olgiate Comasco; ed infine a nord dalla statale Varese Binago-Olgiate Comasco.
Questo territorio, ora quasi interamente ricoperto da boschi, e' caratterizzato da una superficie profondamente solcata da numerose valli e declivi, il fondo dei quali e' percorso da piccoli ruscelli che raccolgono le acque che dilavano i loro pendii durante i temporali e nei periodi di piogge prolungate. Questi piccoli corsi d'acqua nel loro procedere si uniscono ad altri e formano corsi sempre piu' consistenti che scorrendo sempre verso sud vanno a formare i grossi rami che alimentano i corsi principali dei torrenti.

Siamo ormai nelle vicinanze dei centri abitati e precisamente: a Tradate per il Fontanile, a Locate per il Gradeluso e a Mozzate per il Bozzente.
Questi tre punti, che poniamo idealmente sui ponti delle Ferrovie Nord sotto i quali passano attualmente i tre torrenti in prossimita' dei relativi paesi, oltre a rappre sentare il termine dei bacini di alimentazione dei torrenti e l'inizio dei loro corsi verso la pianura coltivata e abitata, hanno un'altra particolarita': si trovano su tre altitudini diverse e precisamente: il Fontanile di Tradate sulla quota superiore, il Gradeluso di Locate sulla quota intermedia ed il Bozzente di Mozzate sulla quota inferiore.
A conclusione di questa breve ma necessaria indagine sul territorio interessato, risultano evidenti due elementi fondamentali che in seguito dovranno sempre essere tenuti presenti:
1) i tre torrenti essendo alimentati da tre bacini imbriferi contigui e simili, hanno come conseguenza lo stesso regime; le loro piene e le loro secche coincidono con scarti di tempi molto brevi;
2) tutto il territorio considerato, ha un'inclinazione naturale che tende a portare le acque di superficie verso la direttrice di Cislago, Gerenzano, Uboldo, Origgio, Lainate, Rho che rappresenta appunto la direzione del corso antico del Bozzente tracciato nel passato dall'azione delle acque che seguivano la pendenza del terreno.
Tutti gli elementi sopra analizzati, sono sempre stati, nel corso di alcuni secoli, la causa del fenomeno che tanto ha travagliato le nostre Comunita': l'unione dei corsi dei tre torrenti nel letto del Bozzente di Cislago.
Questo fenomeno a quei tempi veniva esaltato anche dallo stato in cui erano ridotte le valli dei bacini di alimentazione dei torrenti. Questi territori che ora vediamo cosi' riccamente coperti di boschi e vegetazione. avevano allora un aspetto lunare. Erano stati ridotti a veri deserti dall'azione incessante dell'uomo che in epoche precedenti aveva tratto da loro legname per usi diversi, e aveva in seguito asportato il sottobosco per raccogliere brugo e strame per uso agricolo. Di conseguenza, le acque piovane non piu' trattenute dalla vegetazione, scorrevano immediatamente verso le zone piiu' basse, raggiungevano nel giro di qualche ora l'alveo dei torrenti, provocando piene brevi e violente durante i temporali estivi, prolungate e dannose nei periodi piovosi. Le acque di piena inoltre trasportavano a valle terriccio e ghiaie che depositandosi sui letti ne innalzavano il loro livello favorendo la fuoriuscita delle acque dai loro alvei, creandone dei nuovi o congiungendoli fra loro.

PARTE STORICA

Siamo alla fine del XVI secolo e lo stato di fatto dei tre torrenti come appare evidenziato dalla tavola N. 2 risulta il seguente:
il FONTANILE: da Tradate seguendo un corso quasi uguale a quello attuale passava vicino alla Cascina Cipollina e si << consumava >> nei boschi di Gorla Minore. Fino all'anno 1712 non si e' trovata notizia di grandi variazioni di percorso o danni provocati da questo torrente;
il GRADELUSO: (sotto il nome di Bozzentino (6-31-29) piegava il suo corso verso Carbonate-Mozzate, nei pressi dell'attuale stazione ferroviaria di Locate, seguendo a nord la strada Varesina, la attraversava all'altezza (dei piantoni di Mozzate per poi piegare sotto S. Martino, verso Cislago lungo l'attuale strada campestre detta Miserella. Imboccava successivamente la strada per S. Maria e si disperdeva nei boschi in prossimita' della frazione Massina. (Questo suo corso e' in parte ancora esistente peraltro visibile in una fotografia aerea della zona ripresa alcuni anni orsono);
il BOZZENTE: (24-23-25-26-27-28) () dal ponte di S. Martino (l'attuale ponte che collega S. Martino con Mozzate), piegava a sinistra lungo la strada Varesina, la seguiva per un tratto, entrava in Cislago fra le due chiese, attraversava il paese, e passando per la Fagnana, entrava in Gerenzano. Attraversato il paese nella parte bassa, piegava il suo corso verso la Madonna del Soccorso in direzione di Uboldo; circondava il paese con un largo semicerchio e voltava poi verso i boschi di Origgio e Lainate nei quali si disperdeva.
Il corso antico del Bozzente, del quale e' stata fatta una descrizione sintetica, serviva in quell'epoca in parte anche come sede della strada Varesina. nel tratto S. Martino-Gerenzano, che risultava in tale modo percorribile solo nei periodi di secca del torrente.
Con tale situazione, la condizione dei vari paesi risultava veramente tragica:
Cislago, era diviso in due parti dal Bozzente e lambito in periferia dal Gradeluso;
Gerenzano, aveva la periferia intersecata tortuosamente dal Bozzente che riceveva nei dintorni del paese anche le rogge dei Piatti e della Mascazza;
Uboldo e Origgio, si trovavano invece nelle vicinanze del Bozzente ma su una quota inferiore al suo corso,
Questo stato di fatto portava continue e dannose inondazioni ad ogni violento temporale e durante stagioni particolarmente piovose, che erano causa delle misere
condizioni economiche del territorio.
Anche la situazione politica non era delle piu' favorevoli. Il Ducato di Milano, al quale il territorio apparteneva, era occupato dagli Spagnoli i quali erano impegnati piu' a trarre benefici che ad occuparsi dei problemi dei propri sudditi. Siamo vicini al periodo Manzoniano dei << Promessi Sposi>>, e la zona si trovava completamente immersa nell'atmosfera del romanzo con tutte le disavventure dell'epoca: carestie pestilenze e soprusi dei potenti. Le popolazioni dei paesi interessati, totalmente inserite in una economia, agricola di sopravvivenza, non avevano alcun peso. Le loro disavventure raramente giungevano in alto, e con le loro condizioni economiche non erano certamente in grado di risolvere una situazione cosi onerosa. I proprietari delle terre, toccati solo marginalmente da queste calamita' ingigantivano le difficolta delle soluzioni prospettate per evitare di esserne coinvolti economicamente. In queste condizioni era chiaro, che la soluzione di un problema cosi' complesso era destinata a rimanere un angoscioso desiderio da chi ne subiva le dannose conseguenze.

IL CONTRATTO BORROMEO DEL 1603

Nel 1603 invece, in seguito ad una paurosa piena che porto' distruzione fino ad Origgio, la Casa Borromeo, proprietaria delle terre di quel paese, considerati anche i benefici che gli spandimenti regolati del Bozzente potevano portare ai suoi boschi, si rese disponibile al concorso delle spese previste da un piano di deviazione dello stesso, da tempo preparato da un gruppo di Architetti, che prevedeva le seguenti opere:
la costruzione di una grande chiusa che sbarrava il vecchio corso del Bozzente al di sotto di S. Martino (23) (in corrispondenza dell'attuale strada campestre situata a monte del campo sportivo di Cislago) e la derivazione da questa di un nuovo corso che seguendo in parte l'attuale circonvallazione di Cislago fino al ponte, piegava in direzione dei boschi di Gerenzano-Uboldo per raggiungere la brughiera del Guasto () di Origgio nella quale doveva spandere completamente le proprie acque con varie diramazioni (2 3 -29 - 1 4- 1 5 - 1 9).
A questo fine il Conte Renato Borromeo metteva a disposizione del piano 4500 pertiche dei suoi boschi di Origgio per raccogliere gli spandimenti delle acque e si impegnava a sostenere la meta' delle spese necessarie per l'esecuzione del piano e della futura manutenzione e aggiungeva:
"Inoltre esso Sig. Conte promette di far fare una chiusa di ceppi, o sassi, e mattoni in calcina nel cavo di detto torrente, e nel luogo ove le acque di esso si introducono no nel cavo nuovo; in modo tale, che, per alcun tempo avvenire l'acqua di esso torrente non possa dar danno a detta strada".
Il Ducato con rara tempestivita' ordino' al Giudice delle strade, sig. Giorgio Secco, un'ispezione della zona che venne da questo effettuata e completata con una relazione favorevole che metteva in evidenza i vantaggi che la realizzazione del progetto avrebbe portato alla viabilita' e alle terre di Cislago e Gerenzano e in questa
"Onde si concerto' col Giudice mio Predecessore, che il Ducato potesse pagare fino a lire tre mille; attesto che con tale diversione il cavo del vecchio torrente restava asciutto, e poteva servire di strada"
A loro volta le comunita' di Cislago e Gerenzano presentarono al Governatore di Milano una supplica con la quale, chiedendo la facolta' di deviare il Bozzente, mettevano in evidenza il grave pericolo rappresentato dalla strada Varesina percorsa dal torrente, sottolineavano la disponibilita' della casa Borromeo alla realizzazione dell'opera e si richiamavano al parere favorevole del Giudice delle. Strade.
La supplica, che pubblichiamo nel suo testo originale, era cosi formulata:
"Cum sid quod anno superiori per Agentes terrarum Cislagi, et Gerenzani supplicatum fuerit Suae Excellentiae pro obtinencia facultate divertendi aquas torrentis Bozzenti, tunc decurrentes per Cavum Veterem prope viam magistram varesinam, et secus ipsas terras, in maximo periculo, et damno ipsarum, et eiusdem Viae, quas aquas Illustrissimus Comes Renatus Borromeus offerebat ducere per Cavum noviter construendu, super eius bonis Origii; et super eo supplici libello injunctum fuerit Octavio raverto, tunc Judici Stratarum, ut locum visitaret et referrat etc.".

* * *

Sulla base di questi elementi si fondo' il celebre << CONTRATTO BORROMEO >>, che sottoscritto dal Sig. Conte Renato Borromeo e dal Sig. Orario Albano, sindaco del Ducato, sanciva la prima deviazione del Bozzente dal vecchio corso neI nuovo cavo; fissava in parti uguali le spese di costruzione e della manutenzione, e dava inizio ai lavori che vennero terminati sulla fine dell'anno 1604.
Cin il nuovo corso del torrente che dopo la chiusa di S. Martino venne chiamato "Cavo Borromeo" si liberava Cislago e Gerenzano dal passaggio delle acque del Bozzente attraverso i rispettivi abitati e si toglieva Uboldo e Origgio dalla vicinanza del suo corso.
Il vecchio alveo del Bozzente venne poi in parte riadattato ed usato come strada di collegamento fra i paesi.
ll Gradeluso a sua volta, che in seguito alla nuova sistemazione si incrociava con il Cavo Borromeo ad ovest di Cislago (29), venne immesso nello stesso, ed il restante suo corso verso S. Maria, usato come strada.

Questo grandioso progetto, visibile sulla tavola n. 3, cosi' magistralmente studiato ed eseguito nasceva con un grande difetto:
la chiusa di S. Martino!
La complessa opera che sbarrava il vecchio corso del Bozzente alle acque e le obbligava a compiere una deviazione a gomito (23) per imboccare il nuovo Cavo Borromeo, veniva violentemente percossa e danneggiata ad ogni piena, per cui permetteva a piccole porzioni di acque di filtrare nel corso vecchio e richiedeva continui lavori di manutenzione. La suddetta situazione viene confermata anche dal documento dell'epoca che riproduciamo:
"Lo attestano gli uomini piu' provetti di Cislago, i quali diligentemente interrogati su questo fatto, hanno concordemente risposto di aver essi sempre veduta la confluenza deI Gradeluso e del Bozzente nel Cavo Borromeo, e la grandiosa chiusa poco sotto S. Martino fino all'anno 1714, ed aggiungono di piu' di averne veduta la riparazione negli anni precedenti; anzi tra questi il fattore Morone, uomo provetto di Cislago, ed altri attestano d'essere stati essi medesimi adoperati in tal travaglio.
Quanto alla forma e alla qualita' della chiusa affermano ancora gli stessi uomini vecchi di Cislago, come testimoni di vista, che questa era costrutta di grandi ceppi (massi) e di solidissime ispallature, con una grande fronte armata di colonne di legno, a guisa di paladella, e che l'altezza della chiusa era di braccia 10 (circa 6 metri), con rinforzo alle spalle con quattro grandi gradinate di ceppo vivo, le quali andavano a terminarsi in un sottoposto piano di grosse tavole di legno; ed inoltre riferiscono di aver in questi tempi veduto che dalla cresta e sommita' della chiusa si scaricava una moderata porzione d'acqua nel cavo vecchio, ma solamente in tempo delle massime escrescenze".
Questo scritto dimostra che la chiusa di S. Martino stabilita nel contratto del 1604, oltre che a perdere acqua, si era anche trasformata in sfioratore, e non manteneva piu' una condizione contrattuale: "di tenere asciutto il letto antico del Bozzente affinche' servisse da strada comoda ai viandanti di ogni tempo".
Il difetto della chiusa aveva fatto sorgere anche la convinzione che fosse una sua caratteristica, infatti la stessa veniva chiamata "travacone", come se l'opera avesse il compito di scolmare nel vecchio corso del Bozzente le acque eccedenti. Questa anomalia e' tuttora confermata dalla lapide murata nel 1680 all'inizio dell'attuale via Garibaldi in Cislago in occasione della inaugurazione di un ponte sul vecchio corso, costruito in quel punto 36 anni dopo la deviazione del Bozzente dal centro del paese, proprio perche' l'abitato veniva nuovamente diviso in due parti dalle acque del torrente che filtravano attraverso la chiusa o la scavalcavano in occasione di grossi temporali o di pioggie prolungate.
Con questo stato di fatto comunque, le comunita' di Cislago, Gerenzano, Uboldo e Origgio, non soffrirono piu' inondazioni dal 1604 al 1714, malgrado una lunga serie di grandi piene dei due torrenti.
Al termine di questo periodo, la situazione politica del Ducato diventa complessa. Nel 1700 scoppia la guerra di successione di Spagna che porta come conseguenza, nel 1706, l'occupazione di Milano da parte delle Truppe Imperiali Austriache; tuttavia dovra' passare ancora un lungo intervallo prima che Maria Teresa, salendo al trono Asburgico dara' il suo nome al definitivo processo di rinascita del Ducato di Milano.
Nel 1714 inizia l'epoca piu' infelice per le nostre comunita'.
La chiusa di S. Martino incomincia a rovinarsi. Il Ducato di Milano, travagliato dalle nuove vicissitudini politiche non tiene fede ai suoi obblighi contrattuali di manutenzione alla chiusa e rende in tal modo impossibili altri interventi da parte della Casa Borromeo.
La chiusa intanto continua a deteriorarsi e contiene sempre piu' pericolosamente le acque, finche', nell'anno 1718, investita da una paurosa piena, si rovescia completamente ed il Bozzente irrompe con violenza nel suo vecchio corso portando gravissimi danni alle terre di Cislago, Gerenzano, Uboldo.
Questo avvenimento determina una nuova situazione. mentre le acque del Gradeluso ed una piccola parte di quelle del Bozzente continuano a confluire nel Cavo Borromeo, nel vecchio corso del Bozzente, non piu' sbarrato dalla chiusa di S. Martino, erano ritornate a scorrere la maggior parte delle sue acque dopo 115 anni di assenza.
Gli abitanti dei paesi situati sul vecchio corso, temendo il ripetersi delle passate calamita', raccontate loro dagli anziani, e duramente danneggiati da altre piene negli anni 1729 e 1738, danno subito inizio alla costruzione di opere di difesa.
Cislago allarga l'alveo del Bozzente ed erige sulle due sponde del tratto che attraversa il paese, due enormi argini in muratura () a difesa dell'abitato.
Gerenzano assalito dalle acque fino alle zone piu' alte, alza gli argini e costruisce un grosso muraglione () per proteggere la chiesa ed il cimitero che la circonda e all'ingresso del paese deriva un canale scolmatore, chiamato Cavo Fagnano (25) per il contributo dato da questa famiglia, avente il compito di abbassare il livello di piena nell'abitato.
Origgio e Uboldo a loro volta, avendo sofferto inondazioni anche negli abitati, nel 1729 su progetto dell'ing. Raffagni, scavano una lunga deviazione del Bozzente piegandolo verso la Malpaga (27) per portare le sue acque nel vicino Cavo Borromeo ed allontanarle definitivamente dai paesi.
Il vecchio corso del Bozzente diventa un lungo cantiere di opere individuali e frammentarie che creano solo discordie e rivalita' fra i paesi, poiche' alla fine risultava che le opere erette a difesa degli uni avrebbero danneggiato gli altri.

LA GRANDE PIENA DEL 1756

Il Gradeluso intanto, che dal 1604 aveva continuato a convogliare le proprie acque nel cavo Borromeo, nell'anno 1744 durante una piena, esce dal suo corso a sud di Mozzate ed imboccata una strada secondaria con andamento incassato, detta Mezzanella, (3 1) che collegava Tradate a S. Martino, si congiunge con il Bozzente sotto S. Martino, e le acque di piena dei due torrenti cosi' uniti, portano danni gravissimi fino all'abitato di Rho, che non aveva piu' sofferto inondazioni da oltre un secolo.
Ancora una volta i paesi alzano difese, Uboldo e Origgio aprono una seconda deviazione su progetto dell'Ing. Malatesta. (26) Anche questi lavori pero' si dimostrano inutili; nell'agosto del 1750 il Fontanile che dal lontano 1603 non aveva piu' causato danni, durante una piena, svia il suo corso verso la solita strada Mezzanella sotto Tradate, e seguendola si congiunge al Gradeluso gia' precedentemente collegato al Bozzente attraverso questa strada, e cosi' i tre torrenti uniti ed in piena portano la devastazione fino a Rho.
Nel medesimo anno le comunita' di Cislago - Gerenzano - Uboldo e Origgio, atterrite da questa nuova e gravissima situazione, fanno ricorso al sig. Conte D. Luigi Pecchio, in quel tempo giudice delle strade, e presentano a S.E. il Sig. Governatore di Milano le loro suppliche.
Chiedono che il Ducato restituisca i tre torrenti nell'antica disposizione sancita dal "Contratto Borromeo" e ribadiscono che la causa di tutti i mali era dovuta solo alla violazione delle norme dello stesso; sottolineano che la rovina della chiusa di S. Martino, non era dovuta alla violenza di wna piena eccezionale, ma solo alla conseguenza di tanti anni di logorio, in assenza di ispezioni e manutenzione; lamentano inoltre che era ingiusto che alcuni paesi subissero le conseguenze della negligenza di chi aveva I'obbligo contrattuale di vigilanza e manutenzione della chiusa "che aveva continuato per piu' d'anni cento alla difesa della Strada varesina, del pubblico commercio, e dei terreni, i quali formavano patrimonio dello stesso Ducato".
Infine chiedono ai Signori Sindaci che intervengano tempestivamente nel porre i dovuti ripari per la difesa "di una delle pèiu' nobili e feraci provincie del Ducato, la quale in breve tempo si sarebbe resa incapace di soccombere al Peso del Regio censo".
In risposta a questi giustificati reclami S. E..il Sig. Paolo De la Slyva, Presidente del Supremo consiglio della citta' e del Ducato di Mantova, ordina ai Signori Sindaci del Ducato di indennizzare in parte dei danni subiti le comunita' ricorrenti e al Sig. Ingegnere del Ducato Ferdinando Pessina di visitare gli sviamenti dei torrenti e di proporre cio' che ritenesse piu' opportuno.
Ma mentre si davano queste buone disposizioni, il Fontanile di Tradate durante una grossa piena, rompe l'argine vicino ad una strada molinara (l'attuale strada Locate V. - Gorla Magg.), la segue ripercorrendo lo stesso tracciato della rovinosa alluvione ehe nel 1712 aveva portato gravi danni a Gorla Magg. e ai suoi mulini, ed irrompe nuovamente nell'Olona provocando altri danni ai mulini dei paesi rivieraschi.
Questo fatto, mentre porta un certo sollievo alle comunita' di Cislago, Gerenzano e Uboldo, che vedono allontanarsi il pericolo determinato dal Fontanile unito al Gradeluso gia' da tempo collegato, al Bozzente, solleva la reazione dei paesi riveraschi dell'Olona. Questi presentano subito ricorso al "Senato Eccellentissimo protettore e custode del fiume Olona ": il cui delegato Sig. Giuseppe Bonacina, Vicario del Seprio, dopo un sopralluogo ordina la chiusura immediata di questo nuovo corso e la restituzione del Fontanile al suo antico alveo.
Di conseguenza i tre torrenti ritornano ancora uniti, con le loro acque che confluiscono tutte pericolosamente nel corso antico del Bozzente di Cislago!
Intanto il Sig. Ferdinando Pessina in esecuzione al suddetto decreto si reca sul posto ed ispeziona tutte le valli dei bacini dei tre torrenti, stende una fedele mappa e scrive un'ampia relazione sulle cause che determinano la loro unione. Non riesce tuttavia a formulare un piano poiche' nel febbraio del 1731 colto da febbri, muore a Tradate senza lasciare ai suoi collaboratori le conclusioni dei suoi studi che teneva gelosamente nella sua mente.
Morto Ferdinando Pessina, non si riusci' in quel momento a trovare un altro tecnico di provata competenza che lo potesse subito sostituire. Sorsero invece dispute violente fra "Tecnici" e "Pratici" sulla soluzione del problema che portavano grandi confusioni ed incertezze a chi doveva prendere delle decisioni e come conseguenza il rinvio di ogni iniziativa.
I tre torrenti intanto, scorrevano sempre pericolosamente uniti nel corso antico del Bozzente di Cislago, ed in questa grave situazione si giunse alla grande piena del primo luglio 1756.
In quel giomo su tutto il territorio, da Venegono fino a Rho, imperverso' un violento nubifragio che rovescio' su tutta la zona una immensa quantita' di pioggia accompagnata da una devastante grandinata e da un vento impetuoso. Nel giro di qualche ora tutta quella enorme massa di acqua si riverso' nei tre torrenti che a loro. volta la confluirono nel vecchio corso del Bozzente di Cislago, gia' gonfiato da precedenti temporali.
Le conseguenze disastrose che ne seguirono preferiamo raccontarle con le descrizioni dell'epoca:
"A tutti questi mali pose il colmo la grande piena accaduta nell'anno 1756, quando il Bozzente accresciuto dal torrente Gradeluso e del torrente di Tradate interamente introdottisi contro ogni equita', dopo il taglio dei loro medesimi argini, porto' quasi l'eccidio delle comunita' di Cislago, di Gerenzano, d'Origgio e di Rho " con quella lagrimevole inondazione accorsa nel primo luglio, la quale atterro' case, diserto' immense campagne, affogo' armenti e diede la morte a molti abitatori.
La notizia dell'accaduto giunse a Milano dopo alcuni giorni.
Il Sig. Grassini delegato di Sanita' del Ducato, preoccupato da possibili epidemie che avrebbero potuto insorgere sul luogo del sinistro, invio' sul posto a capo di una delegazione, il Sig. Bartolomeo Beretta con il seguente mandato -:
" per qualche rumore sparso che nei dintorni di Tradate ed altre terre contigue, specialmente verso Cislago si risentono delle cattive esalazioni alla umana salute pregiudichevoli, e procedenti da cadaveri di bestie e d'uomini annegati nella innondazione in quelle parti seguita nei passati i giorni, ovvero dalle biade infradicite, e corrotte dal fango e nell'acqua.
Siamo venuti nel sentimento di ordinare a voi che immediatamente vi trasferiate sul fatto, e visitando ogni,luogo pregiudicato da tal ruina diligentemente operiate sopra, facendovi al caso di bisogno, guidare da una persona in ogni luogo danneggiato dall'innondazione per farne distinta relazione.

Attenderete diligentemente se vi siano fetori prendendo ancora lume da vicini abitanti in qual luogo, e in qual tempo massimamente si sentono.
Vi informerete distintamente se vi siano cadaveri di uomini o di bestie di qualunque specie insepolti, della qualita' e della quantita' delle biade che sono state rapite da tale inondazione.
Visiterete le case osservando se in esse vi sia fango o altre immondezze che rendono male odore e se vi si trovano malati.
Insomma sara' vostro dovere prendere tutti quei lumi che sono propri della vostra incombenza.

E dalla relazione seguita al sopralluogo si apprendono i seguenti impressionati particolari.

Ossercvando gli ordini ricevuti il giono 18 mattina passai a Gerenzano ed inteso da varie persone il male che il fiume detto bozzente aveva fatto con l'escrescenza della di lui acqua.
Ho saputo dal Sig. Piero Vate, fattore dell'Ill.mo Fagnani e dal console, che sono annegate tre bestie bovine, una del fittabile del Sig. Vedani et le altre due delli fillabile del detto signore e che le dette ebstie le hanno godurte.
Niuna persona e' perita, ne vi e' niuna esalazione in detta terra, non essendoci che un solo ammalato ma non per detta causa, e dopo visitato le case dove e' stata l'acqua sono andato a Cislago.
Ivi ho veduto molte case rovinate dall'escrescenza dell'acqua di detto fiume Bozzente, e dal Sig. Paolo Antonio Rimoldi agente dell'Ill.ma casa Castelbarco, e dal console, Arcangelo Zaffarone, ho saputo essere perite 70 tra piccole e grosse bestie bovine e circa 30 tra giumenti e muli. Interrogati se sono perite persone, mi hanno risposto che guattordici persone sono annegate e state sepolte nella chiesa parrocchiale, et un bambino il quale non si e' ancora trovato. Interrogati cosa avevano fatto di tante bestie bovine e di detti giumenti.e muli; mi hanno risposto che alle bestie bovine hanno cavato la pelle et hanno goduto le carni, mantre il reverendo Sig. Curato ha dato il permesso di mangiarne il venerdi e il sabato perche' non avevano altro. Di detti muli e giumenti hanno cavato la pelle e poi li hanno gettati in detto fiume Bozzente che li ha condotti nelle campagne e nei boschi, eccettuato un mulo d'un molinaro di Prospiano, che era li' capitato per caso, che l'hanno interrato in un orto con le interiora delle bestie bovine. Il console mi ha soggiunto che sono annegate piu' di 100 percore e che con le galline sono state godute o date per carita'.
Mi hanno detto poi cosa era successo delle capre, o siano ammassi di messi di grano. Mi hanno significato che quelle sono state condotte via dalle acque e sono state raccolte da quelli di Gerenzano e da quelli di Uboldo e di Origgio nei boschi e quello che era ancora da mietere e' stato rovinato dalla tempesta.
Indi con il console ho visitato tutte le case dove e' stata l'acqua ad altezza piu' d'un uomo e che molte persone a gran fatica si sono salvate. Dalle dette case ho veduto che hanno estratto il fango cosi' nelle corti: ormai essicato non mandava mal'odore.
Ho raccomandato di lasciare aperto ed accendervi del focho per asciugare i muri, et che era buona cosa imbiancarli con calcina.
Interrogato poi se vi erano ammalati, mi hanno risposto esservi una sola femmina ma da molto tempo, e uno chiamato Carlo Filippino per essersi tanto intimorito nel pericolo in cui e' stato d'annegarsi.
Ho visitato anche la chiesa ma ho veduto le lapidi dei sepolti fatte con maestria che non sono capovolte come non ho sentito alcun mal'odore...
Mi sono partito e portatomi a Mozzate con San Martino ho veduto rovinato il ponte, e dal console Carlo Andrea Gino, ho inteso non essere statte danneggiate ne persone ne bestie ma solo le campagne per l'arena mandata all'escrescenza della detta acqua e horrida tempesta.
Passato a Carbonate dal console Pietro Colombo ho inteso che con la detta escrescenza dell'acqua in detto piccolo borgo, non erano perite ne' bestie ne' persone ma era statta l'acqua alta piu' di un uomo, come ho visitato tanto nell'osteria come in varie case di pigionanti dell'Ill.ma Casa Arconati, ho veduto il simile effetto a Cislago, e siccome in dette case non avevano ancora estratto la litta lasciata dall'acqua, li ho detto di estrarvela subito a cio che non apportasse quell'odore e conseguente danno alla salute. Mi hanno risposto di darli del pane che non avevano di che vivere per la gran tempesta...

La relazione continua con la visita nei giorni successivi a Locate - Abbiate - Tradate - Appiano Lurago Veniano - Limido, dove vengono riscontrati allagamenti e la distruzione dei raccolti causati dalla grandine, mentre numerose case risultano danneggiate dal vento.
Siccome a Carbonate intesi che a Cislago erano statti interrati due muli del molinaro di Prospiano e per essere male intenrati marndavano fettore, mi sono ritornato per accertarmi e per fare levare l'inconveniente se vi fosse stato. Onde arrivato nel luogo, fatto chiamare il Console Arcangelo Zaffarone predetto, mi assicuro' che dei muli del molinaro, era statto interrato solo uno e l'altro, dopo cavata la pelle l'avevano gettato nel Bozzente. Onde ritornato a visitare non ho sentito alcun malodore, e abbondantemente li ho fatto gettare della terra essendo gia' 15 giorni che e' statto interrato. Indi a notte oscura sono arrivato. a Saronno e la mattina mi sono portato a Uboldo dove il Sig. Giuseppe dell'Acqua mi significo' come l'escrescenza del detto Bozzente aveva inondato tutta la terra et nelle prime case era arrivata ad altezza piu' d'un uomo, e con esso avendo visitato le case ho veduto che avevano gia' estratto il fango ormai secco che non mandava nessun odore.
Molte case sono di murati vecchi percio' si sono inzuppate di acqua che mandano un odore che dicono li fa dolere il capo e percio' li ho detto di non dormire in dette case, di lasciare aperto e di fare imbiancare di calce. Interrogato il console Pietro Cataneo se in tale escrescenza erano perite persone e bestie, mi ha detto essere perite due bestie bovine che le hanno godute.
Siccome mi fu detto che in una campagna arenata dal Bozzente vi erano due bestie non interrate vicino alla cascina Malpaga. Sicche' col Console sono stato a visitare la detta cascina distante un miglio vicino a detto fiume che e' stata la piu' esposta. La dove si e' annegato un solo vitello e una pecora che hanno goduto, et avendo purgato le case, li maestri di muro le riparavano.

Passato alla visita di dtte campagne non ho ritrovato che uno scheletro di bestia che sembrava un giumento e ho trovato disinterrato una parte di un altro dalle fiewre o cani che aveva fatto interrare il detto deputato, onde ho ordinato di farlo nuovamente coprire.
Essendo molto lontano la detta cassina da detto luogo mi sono portato a origgio e dal console Gio' Ceriano ho inteso esservi stata pèer le case l'escrescenza dell'acqua del Bozzente ad altezza di un braccio, ma non ha fatto danno e cosi' mi ha confermato il fatore dell'Ill.ma Casa Borromeo, e a circa le ore 17 sono arrivato a Ro'...

IL PIANO DI SEPARAZIONE

Una cosi' terribile calamita' spinse di nuovo le Comunita' e le Autorita' a cercare scampo a questi mali. Si tennero congressi, si inviarono ingegneri, si formarono commissioni e si sentirono tante idee senza arrivare, pero' ad una conclusione valida.
A questo punto intervenne con la sua autorita' S.A.S. il Sig. DUCA DI MODENA Amministratore del Governo e Capitano Generale della Lombardia Austriaca, il quale nel 1758 assunse personalmente la responsabilit'a del riordino dei tre torrenti. Nomino' una giunta presieduta da S.E. il Sig. Marchese Corrado la quale, con speciale decreto nomino' tre valentissimi ingegneri nelle persone dei Sig. GIANCARLO BESANA ingegnere del Ducato, del Sig. BERNARDO MARIA DE ROBECCO ingegnere camerale e del matematico ANTONIO LECCHI della Compagnia di Gesu'. A questi tecnici fu ordinato di sottoporre al Governo nel piu' breve tempo possibile, un piano razionale per la sistemazione definitiva dei tre torrenti. Fu anche decretato che alle spese necessarie per la realizzazione dell'opera dovessero contribuire tutte le provincie del Ducato in quanto si ritenne che una provincia cosi' provata nel passato non dovesse da sola affrontare oneri cosi' pesanti.
Il progetto che questi tecnici riuscirono ad elaborare nel giro di pochi mesi, visibile in parte nel disegno originale allegato, si dimostro, un vero piano organico, completo di tutti i particolari. Comprendeva il rilievo planimetrico del territorio e di tutte le sue caratteristiche idrauliche; riportava i calcoli delle portate di piena dei singoli torrenti e le loro cause; e illustrava con tutti i particolari le opere di eseguirsi.
Il presupposto su cui si basava il piano, era la separazione dei tre torrenti dal Bozzente di Cislago con tre corsi ben distinti da eseguirsi in linea retta fino al termine delle zone abitate, e la dispersione delle loro acque in tre zone distanti e senza pendenze fra di loro.
Il loro corso doveva avere la massima sezione e pendenza in questo primo tratto e diminuire progressivamente dopo le prime derivazioni delle rispettive rogge maestre, per terminare con le successive diramazioni nelle zone di spandimento.
La pendenza e la forma della sezione dei corsi veniva calcolata in modo che la velocita' delle acque risultasse sempre costante anche con il variare delle portate, onde evitare i depositi di sabbie nei loro letti.
A questo proposito si consigliava il divieto di zappare il brugo nelle valli dei bacini di alimentazione e si suggeriva un intenso rimboschimento delle stesse al fine di trattenere il piu' possibile le acque piovane, e si vincolavano a destinazione boschiva vietando ogni attivita' agricola onde evitare con il dilavamento delle piogge, I'asportazione del terriccio dai coltivati.
L'assetto finale dei tre torrenti, dopo alcune varianti, veniva previsto come nella Tavola n. 1 e precisamente:

FONTANILE DI TRADATE

Si doveva utilizzare lo stesso corso rettificandone la direzione e restringendolo in piu' punti per aumentarne la velocita' delle acque ed evitare i depositi di sabbie:
sulla sponda sinistra furono previste arginature verso la strada Mezzanella e altre zone inclinate. Il suo corso giunto cosi' nei boschi di Gorla e Rescalda si doveva dividere in molti piccoli rami con la funzione di disperdere le acque su una vasta superficie di boschi.
Questa zona boschiva (boschi Ramascioni e Mirabello) doveva essere anche in parte circondata da una lunga serie di arginature per impedire che le sue acque di piena si unissero a quelle della zona di spandimento del Gradeluso.

GRADELUSO DI LOCATE

Per questo torrente che da secoli si dirigeva su Cislago, il piano prevedeva un corso completamente nuovo che doveva essere scavato fino alla zona di spandimento.
Questo corso partendo dall'attuale stazione ferroviaria di Locate proseguiva diritto e variamente arginato fino ai boschi a Nord della Cascina Visconta nei quali si doveva disperdere con varie diramazioni. (6-8-9-1 O)
L'ultimo tratto del suo corso (9-10), con inizio nei boschi di Carbonate e fino alla zona di spandimento della Visconta, doveva essere scavato con una sola arginatura sulla parte sinistra a protezione delle campagne, mentre la contrapposta sponda destra doveva essere priva di argine, affinche' facesse le veci di un continuo e regolare scaricatore dei due terzi della portata delle acque di piena.

BOZZENTE DI MOZZATE

Con un nuovo corso rettilineo, che iniziava dal Ponte sulla strada statale Varesina a S. Martino (24) doveva imboccare il Cavo Borromeo eseguito nel 1604, al ponte della strada Cislago-Prospiano (14). Questo nuovo tracciato poneva termine al grave errore commesso in quella data in occasione della prima deviazione del Bozzente.
Come si ricordera' il vecchio corso fu sbarrato dalla famosa chiusa che in seguito procuro' tutti i mali che abbiamo raccontato. Questo nuovo tratto iniziale era previsto con una forte pendenza per evitare il depositarsi di sabbia durante i periodi di piena. I materiali risultanti degli scavi dovevano essere usati per creare un argine continuo su tutta la parte sinistra del corso (detto << terrone >> con il compito di evitare tracimature verso i terreni piu' bassi di Cislago. Al ponte della strada Cislago-Prospiano, dove il nuovo corso doveva immettersi nel Cavo Borromeo, avveniva la prima derivazione per mezzo di un canale (chiamato ora impropriamente Bozzentino) che con il nome di Roggia Maestra aveva la funzione di prelevare dal Bozzente un terzo delle acque di piena per disperderle nei boschi di Gerenzano. In quel punto ( 1 4) fu' previsto, a questo scopo, uno sfioratore (briglia) con relativo divisore a cuneo per facilitare la derivazione delle acque dal corso principale. A valle dello sfioratore era progettato il riordino del vecchio Cavo Borromeo che dopo tre nuove diramazioni nei boschi di Uboldo; entrava nella zona di spandimento di Origgio nella quale doveva disperdere l'ultimo terzo delle acque di piena attraverso le numerose diramazioni costruite nel lontano 1604 all'epoca del "Contratto Borromeo".. Questa vasta zona boschiva doveva essere circondata da una arginatura di contenimento e al suo termine con tre bocche sfioratrici rovesciare le eventuali acque residue sulle strade per Villanuova Barbaiana Biringhello, per finire poi nell'Olona dopo aver attraversato l'abitato di Rho.

Approvato il piano vennero subito appaltati ed iniziati i lavori con un impiego imponente di uomini e animali distribuiti sui vari punti dei tre tracciati, tutte le parti essenziali vennero ultimate verso la fine del 1760, mentre il piano fu completato in tutti i suoi particolari nell'anno 1762.
Al termine dei lavori S.A.S. il Duca di Modena, promotore di quest'opera, ordino' a tutti i proprietari delle terre, che da Tradate a Rho .erano stati in qualche modo interessati o soggetti ai fenomeni dei tre torrenti, di unirsi in un Consorzio, finanziato in parte da loro ed in parte dal Ducato, avente lo scopo di conservare il piano sempre funzionante con le necessarie sorveglianze e manutenzioni. Nomino' pure una Giunta di ministri con il compito di giudicare, in riunioni periodiche, tutte le infrazioni e le necessita' che il Consorzio stesso era tenuto a riferire, ed a intervenire con una speciale autorita', a risolvere qualsiasi situazione.
"La Congregazione dei Torrenti", cosi' era stato allora chiamato il Consorzio, doveva in ogni modo e con ogni mezzo operare per evitare che si verificasse nuovamente l'antico fenomeno:
l'unione dei tre torrenti nel corso antico del Bozzente di Cislago!
La perfezione dell'operae la sua utilita' fu subito verificata durante le piene avvenute negli anni successivi ed e' documentata dallo stralcio della relazione, che di seguito pubblichiamo, diretta al Duca di Modena in ringraziamento per il suo decisivo intervento.

" merce' di provvedimenti cotanto saggi V.A.S. in tempi calamitosi ba condotta a fine un 'impresa per tant'anni desiderata e quasi disperata dagli abitatori di queste terre. Si son separati li tre Torrenti con nuove manofatte inalveazioni, e s'e' perfezionato il necessario progetto di consumare le loro piene ripartitamente ne' boschi e nelle bvughiere. Ed anzi colla sperienza di due precedenti anni s'e' giunto a segno di volgere a vantaggio di guelle terre la ferocia medesima de' Torrenti.
Imperciocche' dalle frequenti loro irrigazioni nella state e nell'autunno gli antichi boschi si dispongono gia' di una maggiore feracita' e quei tratti immensi di sterilissimi piani dalle bonificazioni de' Torrernti o si abilitano a trasformarsi in dense boscaglie, o dagli agricoltori si rivestono di novelle e gia' sorgenti piantagioni.
Non s' e' veduta giammai una metamorfosi di cose la piu' strana. Que' medesimi terrazzani, i quali, anni sono, al primo udirsi all'orecchio fin da lungi il romore e l'arrivo de' minacciosi Torrenti, s'inorridivano, e paventavano le solite irruzione o nelle case, o nelle campagne; al di di' d'oggi non che temerle, con lieto viso attendono le loro piene, vanno loro incontro per invitarne le acque a diramarsi su loro fondi; altri se le attraggono con nuovi fossati, altri le fermano con arginelli, ed arrestano su fondi sterili quel medesimo interrimento favorevole alle nuove piantagioni che riusciva tanto nocivo a seminati. Che se all'imboschimento de' piani s'aggiugnera', com'e' da sperarsi, quello tanto importante delle valli col fare buon uso degl'interrimenti fermati dalle roste, o sia traverse gia' poste in opera questo sol fine; in pochi anni noi vedremo restituita alla nostra provincia ed al Ducato la copia de' boschi che l'amore alla coltura ci aveva tolto con poco sano consiglio.

Tutte queste felici prospettive suscitarono un grande spirito a difesa della nuova opera che sopravvisse anche al successivo alternarsi di governi sul nostro territorio.
Lo testimonia l'editto, pubblicato a lato, emanato nel 1803 dalla Repubblica Italiana subito dopo la sua costituzione da parte di Napoleone, editto che si richiama a quello del 1773 di Maria Teresa d'Austria.
Successivamente si verificarono alcuni difetti: la Roggia Maestra del Bozzente, dal 1765 incomincio' a svolgere male il suo compito progettuale, (smaltire un terzo delle acque di piena nei boschi di Gerenzano) a causa degli accumuli di sabbia che durante le piene otturavano il suo punto di derivazione dal Bozzente. Il medesimo fenomeno si verificava di continuo anche alle diramazioni della zona di spandimento di Origgio che diventava in tal modo insufficiente a smaltire le acque di piena e di conseguenza le riversava sui territori di Lainate fino all'abitato di Rho, per finire poi nell'Olona.
Queste anomalie erano dovute al ritardato rimboschimento dei bacini di alimentazione. Continui sono i ricorsi alla "Giunta" di questi paesi che lamentano le continue inondazioni che subiscono, causate a loro dire, dalla nuova opera che preservava i paesi a monte ma danneggiava quelli a valle.Il difetto fu poi eliminato con un canalino scolmatore condotto fino al fiume Olona presso Rho a valle di tutti i mulini del fiume
Il secondo difetto, limitato a Cislago, e tuttora esistente, ha in seguito ispirato il noto proverbio cislaghese. Il nuovo tratto del Bozzente scavato nel 1760 si dimostro' insufficiente a contenere la grossa onda di piena nei periodi eccezionali. In queste occasioni, ma "ogni trent'an e trenta mes" l'acqua tracima dall'argine sinistro nei pressi di San Martino e seguendo la pendenza naturale del terreno "torna al so paes " percorrendo ancora l'antico tracciato del corso del torrente attraverso le vie del paese; causando ancora qualche danno.
Le conseguenze di questo difetto furono in seguito mitigate da una grossa vasca volano chiamata "Laghett" scavata verso la meta' del 1800 per contenere parte di queste acque. Nel 1930 venne colmata per ricavarne l'attuale campo sportivo di Cislago.
Questi ed altri piccoli difetti sollevarono anche delle polemiche alimentate da chi aveva parteggiato per un'altra soluzione. Questa situazione viene confermata da un episodio accaduto nel 1763.
In quell'anno gli abitanti di Rho, che precedentemente avevano sempre sofferto le inondazioni del Bozzente sotto questo nome comprendevano anche le acque del Gradeluso, del Fontanile e di tutti gli altri torrenti minori che vi confluivano, si videro nuovamente allagati da una piena del vecchio Bozzente. Furiose furono le loro reazioni poiche' pensarono che il Bozzente avesse fatto ritorno a Rho e che il Cavo Borromeo con tutte le sue nuove diramazioni non bastasse a consumare le sue acque.
Furono subito spediti dei Periti che costatarono invece che le acque provenivano dalla Roggia Comasina di Cislago e dalle Rogge della Mascazza e dei Piatti di Gerenzano che confluivano nel vecchio corso del Bozzente le acque di un violento temporale locale, mentre :
Bozzente confluiva nel Cavo Borromeo una modesta quantita' di acqua. Queste rogge cessarono poi la loro funzione con le successive variazioni del territorio.

SITUAZIONE ATTUALE

Tutto questo fervore doveva pero', diminuire con il passare degli anni. Le opere eseguite erano risultate cosi' funzionali che le generazioni sopravvenute, non avvertendo piu' i pericoli e ricordando sempre di meno i danni e i lutti subiti dai loro antenati tramandarono sempre piu' labilmente e confusamente i loro ricordi, fintanto che le passate vicissitudini caddero in completa dimenticanza, e si giunse a ritenere il corso dei tre torrenti un'opera della natura e non dell'uomo.
In questo stato d'animo il Consorzio dei Tre Torrenti (cosi' venne poi denominato) sopravvisse ugualmente, sotto varie forme e malgrado tutti i rivolgimenti politici che hanno caratterizzato questo periodo, sino al 1963; anno in cui, sotto la spinta dei proprietari dei terreni, divenuti ormai numerosi e del tutto all'oscuro dei precedenti, decretarono il suo scioglimento.
La fine del consorzio determino' anche l'abbandono di tutta quella severa normativa statuaria e quella assidua vigilanza, affidata a guardie preposte (campari), che aveva permesso la conservazione dell'opera per due secoli esatti.
I tre torrenti, senza altri interventi anche di carattere pubblico, furono cosi' abbandonati all'arbitrio degli uomini e degli elementi.
I loro corsi sono stati continuamente manomessi in funzione delle necessita' dei singoli comuni, e sono stati ridotti fognature a cielo aperto dai loro scarichi urbani.
Le industrie insediatesi in tutto il territorio, hanno immesso nei torrenti i loro liquami che con i loro sedimenti hanno impermealizzato i loro letti e stanno provocando un lento ma continuo innalzamento degli stessi.
Un sintomo di queste alterazioni e' data dalla frequenza degli straripamenti periodici del Bozzente (1880-1917-1951 -1976) non piu' trentennale come recita l'antico proverbio, e sicuro segnale di un equilibrio alterato.
Alcune parti delle zone zone di spandimento delle acque sono state destinate da qualche comune, del tutto ignaro della destinazione storica di quel territorio, a zone industriali con i conseguenti ed immaginabili inconvenienti alle fabbriche durante i periodi piovosi.
La zona di spandimento di Origgio del Bozzente con tutte le sue complesse opere di diramazione e di arginature, ha da tempo cessato la sua funzione originale a causa del progressivo interramento delle sue diramazioni. Le acque del torrente sono convogliate dall'antico scolmatore che, continuamente adattato, sottopassa attualmente l'autostrada al bivio di Lainate ed il canale Villoresi a Villanuova; si dirige verso la Barbaiana, Biringhello e attraverso l'abitato di Rho confluisce nel vicino fiume Olona.
Nei pressi della Barbaiana, regolato da paratoie, e' stato recentemente derivato un secondo tratto, che con andamento sotterraneo conduce parte delle acque di piena nell'Olona a monte di Rho.
Le zone di spandimento del Fontanile e del Gradeluso, impermeabilizzate dai sedimenti delle acque inquinate, sono diventate paludi maleodoranti e un grave pericolo alle falde acquifere sotterranee.
Gran parte delle rogge di diramazione costruite per permettere lo spandimento regolare e l'irrigazione di vaste zone boschive sono state manomesse ed alterate dalla vegetazione, e spargono nei boschi le acque con le immondizie che gli abitanti dei paesi a monte gettano nei corsi dei torrenti.
I tre torrenti cosi' vigilati e tenuti in ordine dalle passate generazioni, sono da anni senza interventi organici, ma solo oggetto di interventi straordinari e frammentari senza un piano che prevede anche una regolamentazione e relativa vigilanza.
Tutti questi elementi distruttivi che stanno portando, come conseguenza nuovi pericoli al territorio, hanno spinto l'amministrazione provinciale di Varese a creare due nuovi consorzi operanti pero', limitatamente nell'area della provincia attraversata dai torrenti. Il primo interesato al Bozzente e al Gradeluso, raggruppa i comuni di Locate, Carbonate, Mozzate, Cislago, Turate, Gerenzano, Uboldo Origgio; il secondo per il Fontanile con i comuni di Venegono, Tradate e Gorla aventi lo scopo di risanare i torrenti con interventi previsti in due tempi diversi.
Con il primo intervento, che mira a eliminare qualsiasi immissione di scarichi urbani ed industriali nei torrenti, verra' realizzato un collettore parallelo ai loro corsi nel quale saranno convogliati tutti i liquami per essere successivamente trattati da un depuratore e restituiti ai torrenti sotto forma di acque pulite. Il secondo intervento in fase di progetto prevede il riordino idraulico dei torrenti in un'ottica piu' aderente alle nuove realta'.

Le vicende del Bozzente, fin qui descritte, sono sintetizzate da un brano della poesia scritta verso la seconda 1800 dal Sig. Carlo Valcamonica, venuto a Cislago con l'incarico di speziale.
In questo suo scritto, in un dialetto cislaghese poco ortodosso, vengono rievocati i punti piu' significativi della storia del torrente:
- Il corso del torrente che si snoda fra le vie del paese
- La grande piena del 1756
- La seconda deviazione del suo corso del 1760
- Il difetto del nuovo tratto del suo corso, con la "descrizione" di una delle inondazioni periodiche
- La formazione del laghett... con una sua libera interpretazione
per rendere i verbi piu' comprensibili a chi non ha molta confidenza con il nostro dialetto, e' stata affiancata una versione in lingua che cura piu' il rispetto della rima che la forma.



Cislagh se voerem cred al sur segrista
De San Giovarnn in Conca de Milan .
Ch 'el sa tradu' el latin a prima vista
Con gramatega a calepin in man,
Voeur di: al de chi del lagh: donca al de la'
Gh'era sicur on lagh, no gh'era prusma'.

Ai rtoster temp on bulo d'on fattor
Per giustificà el titol de Cislagh
No cakoland rte spesa, ne sudor,
El se miss in la mertt de fall on lagh;
Ma pover desgraziaa! l'ha faa on laghett
Che l'acqua la ten tant com'evt cribiett!

Orla voeulta in del mezz dà sto paes
Passava per so cowlod on torrent
Che cont on termerz puro milanes,
Ch 'el verz de bozza, el ciamen el Bozzertt,
De solit succ, ma quartd elpioeuv, elpioeuv,
El se impiendiss anca pussee d'on oeuv.

Certt yuindes ann indree, rompuu ogni bria
El l'ha inondaa fasend rovinrtà. dagn:
Tartti ca j'ha distrutt e mennaa via;
L 'ha traa sotto sora covt, strad e campagn;
E pesg anmd, per rzostra mala sovt,
In sto piennon quindes personn gh 'hirtn movt.

poeu l'han incanalaa, sto cav bellee,
In manera che l'acqua lrtscl pian pian
L 'artdass a cortsuwtli lee da par lee
In di 60sch glo de Ubold e Gerenzan:
Ma in sto @⁄ottanta anm@ ona canajada@
Sta birba d'ort Bozzent te me l'ha fada.


@'va Mozzaa e la frazion de Scln Martirt

l'acqua e strada e riva;
L 'ha sorwtontaa con
L 'ha quatta @:lo bdSCh e CaWtPa9Yt vesin,
E nanca el nost stradorz el se la schiva,
Ch@ on colp de fianch ne taja foeu on chignoeu
Com 'el fuss batelmat, o quartiroeu.

E l'@ pur anch staa fortunaa el tranvaj
A passagh su on quart d'ora prima e appenna
Che l'acqua in del terron la fass el taj
Lavgh on des pass, lassand (sfogaa la pienna
per via d'on bus diventaa a. sv41t trincera)
Tutt el telar sospes, ch'elpar nanch vera.


Cislago, se vogliamo credere al signor secrista
di San Giovanni in Conca di Milano
che sa tradurre il latino a prima vista
con grammatica e vocabolario in mano,
significa: al di qua' del lago: dunque al di la
c'era di sicuro un lago, non c'e' dubbio.

Ai nostri tempi un bullo d'un fattore
per giustificare il titolo di Cislago
senza calcolare ne spesa, ne sudore,
ha pensato di farlo un lago;
ma povero disgraziato ha fatto un laghetto
che trattiene l'acqua come un setaccio!

Una volta in mezzo a questo paese
passava per sua natura un torrente
che con un termine puro milanese
che deriva da bozza (pozzanghera) lo chiamano Bozzente
di solito asciutto, ma quando piove, piove,
si riempie anche piu' di un uovo.

Cento quindici anni addietro, rotto ogni argine
ha straripato facendo rovine e danni:
tante case ha distrutto e portato via;
ha messo sotto sopra cortili, strade e campagne:
e peggio ancora, per nostra mala sorte,
in questo pienone quindici persone sono morte.

Poi l'hanno deviato, questo caro bellimbusto,
in modo che I'acqua cosi pian piano
Andasse a consumarsi da sola
nei boschi giu' verso Uboldo e Gerenzano:
ma in questo ottanta (1880) ancora una canagliata
questa birba d'un Bozzente ce l'ha fatta.

Fra Mozzate e la frazione di San Martino
riva e strada con l'acqua ha sormontato:
ha allagato boschi e campagne vicino,
e neanche il nostro stradone (*) se l'e' schivato,
perche' con un colpo sul fianco ne ha tagliato una fetta
come fosse quartirolo oppure ricotta.

ed e' stato fortunato il tramvai
a transitare un quarto d'ora prima appena
che I'acqua facesse il taglio nell'argine
largo circa dieci passi, lasciando sfogata la piena
attraverso un varco diventato subito una trincea
tutto il binario sospeso, che sembra neanche vero.

(*) L'attuale Statale Varesina, a quel tempo percorsa dalla tramvia a vapore Milano-Tradate.








 


Alcune note:

1) Importanti ritrovamenti nel tratto del Bozzente che toccava Uboldo, Gerenzano e Cislago, testimoniano la sicura occupazione anche di questa zona e una sostenuta attivita' agricola e commerciale.

2) Centro di formazione romana non e' fortificato ma aperto e dedito al commercio o al passaggio di truppe oltre le Alpi. In Cislago esso potrebbe essere sistemato nella fascia di terra compresa tra la via Varesina e il vecchio corso del Bozzente e piu' precisamente tra la chiesa parrocchiale, la cui torre campanaria in origine scostata dalla chiesa poteva indicare una torretta di semplice osservazione, e la contrada della Piscina. La tomba sopra ricordata e' inoltre proprio collocata secondo l'uso romano sulla strada adiacente.

3) Da un attento esame alla toponomastica di Cislago sulla base di indicazioni piu' antiche, esso appare collocato sull'altro versante del fiume Bozzente, verso sud-ovest ed il delineato a nord dalla contrada Crube' (via Cavour), a sud dalla piazza Grande (piazza Trieste), a est dal Bozzente stesso (piazza chiesa, piazza Castelbarco, via Garibaldi) e a ovest da una contrada che univa direttamente l'odierna via Cavour con la piazza Grande. Oltre il nucleo centrale, sorge dunque l'agglomerato civile, disteso verso sud e verso ovest a forma di semicerchio, mentre la devozione religiosa del signore franco permette l'edificazione di una chiesa sotto il titolo di San Martino nella tipica tradizione del suo popolo, e continuata nei secoli con il nome di Maria Annunciata e San Martino.

4) Nuove modifiche al castello e creazione del Vialone

Dal 1820 Cislago riprende un deciso incremento di popolazione. Il 1822 conta 1721 abitanti di cui 1477 residenti in paese e 244 nelle varie cassine. Il 1825 ne indica 1746.
Nuovo slancio e' ripreso dalla famiglia Castelbarco che rafforza i suoi domini e il suo stile di vita ossequioso e galante.
Al sontuoso palazzo vengono aggiunti lavori di restauro. I fossati vengono completamente colmati, ecc.

5) Alla cappella della Immacolata.
Una visione piu' aperta e riassuntiva,tutto quando il complesso sacro principale di Cislago appare dunque sistemato in modo da avere il paese sul suo lato Sud-ovest.. Esso e' ancora piu' isolato quando il Bozzente che scorre sul frontespizio, e' in piena. Una nota del 1852 sottolinea appunto che il Bozzente lambisce le pareti del cimitero attorno alla chiesa e quando tale torrente e' privo d'acqua, si arriva al cimitero e da li' alla chiesa per 16 gradini, Se poi proprio vi e' innondazione, rimane impossibile agli abitanti accedere alla chiesa e per il parroco andare verso gli abitanti, perche' non esiste un ponte sopra il detto torrente.

6) La chiesa dunque di Santa Maria e San Pietro e' avviata ad ampie trasformazioni che gia' nel 1582 fu detta non piu' sufficiente per la popolazione e nel 1597 non fu piu' capace di tutto il popolo che sta nella maggior parte dall'altra sponda del Bozzente e che non puo',arrivarci quando esso innonda.

7) Del parroco Riva.
Basti ricordare la lettera del 2 settembre 1759 in cui, parlando dello straripamento del Bozzente, conferma che nelle occasioni precedenti sino al 1605 le opere stradali intervennero a sistemare i danni generali senza spesa alcuna per i vari curati di Cislago e paesi prossimi, ma confessa che nel precedente anno 1758, volendo la casa Castelbarco fare allargare il letto del Bozzente, essa pretendeva dal curato il pagamento di lire 89. Gia' il curato, vista la noncuranza degli organi pubblici del momento, a seguito di ulteriori inondazioni, era pero' intervenuto personalmente con 100 zecchini per costruire un muro per il riparo del giardino, della sua casa e della chiesa,, primi a ricevere l'impeto di quell'acqua. Per i lavori decisi invece da quei Castelbarco, il parroco ora, oltre a partecipare alle spese, doveva anche convincere gli abitanti a fare quattro giornate di lavoro gratuito. Tutto questo egli dovette poi accettare per non incorrere in lunghe discussioni e tribunali.

8) la chiesa legata al castello.
La chiesa era riposta su un rialzo del terreno, lambito dalle acque del torrente Bozzente che passava proprio dietro la sua cappella maggiore e rimaneva ancora cosi' piu' strettamente unita al progetto planimetrico medioevale di luogo addossato al suo castello oltre che protetto dalle presenti forze naturali.

9) La chiesa di Santa Maria in campagna. (vedi diapositive con cappellette avanti)
Tenuto conto che il suo lazzaretto cioe' luogo di sepoltura di questi sfortunati per Cislago era a poche decine di metri dalla stessa chiesa di Santa Maria e che tale chiesa presenta nei suoi affreschi figure dedicate a S. Sebastiano e a S. Rocco (seconda e terza nicchia sulla destra per chi entra dal centro) santi a cui si faceva ricorso in queste tristi circostanze, la questione diventa piu' chiara e credibile.
Il suo carattere isolato o riservato espresso nelle sue mura che attorniano la chiesa, le case e le loro cascine, e' confermato anche dal luogo scelto per la sua sistemazione. Infatti fino al 1604 scorreva avanti a questo centro dalla parte verso Cislago, il torrente Gardaluso o Gradaluso o Bozzentino che proprio qui terminava la sua corsa e dispedeva le sue acque, come si legge nella topografia del corso antico e moderno dei tre torrenti di Tradate, Gardaluso e Bozzente. A questo riguardo ancora per la visita pastorale del 1603, nel riportare le terre appartenenti alla chiesa, si dice che tra i confinanti di una terra di sette pertiche in Musarella o Miserella scorreva il fiume Bozzente Minore o Bozzentino ( A.S.M. Notarili cart. 9025) . Esso, continuando la sua corsa, passa davanti di S. Maria e sfoga nelle terre del Campaccio. La poverta' di queste terre, sottolineata dal temine Miserella o Campaccio, indica appunto come la presenza del Bozzentino le rendesse di minor valore o produttivita' rispetto alle altre anche vicine.
Il tracciato segnato dal Bozzentino per buona parte dell'anno serviva come strada o sentiero per Rescalda, Legnano e Gallarate.
Inoltre le due vie di uscita dal centro di S. Maria ancora evidenti: una di fronte alla porta principale della chiesa ( ora generalmente chiusa da un portone in legno) e l'altra aperta e passante sotto un arco che va, lungo il percorso fiancheggiato da sette piu' sette cappellette della via Crucis in cattivo stato, ad immettersi sulla strada principale per Cislago, non segnano che una linea unica proveniente dalla contrada una volta detta di S. Maria Siate ed ora Magenta e diretta al sentiero di Gallarate o Legnano.
Nel capitolo dedicato alla chiesa parrocchiale di Cislago era rimasto il dubbio di attribuzione della chiesa sotto titolo di S. Maria segnata 256 A nel Liber Sanctorum di Goffredo di Bussero, alla stessa chiesa maggiore o piuttosto ad altra chiesa nelle vicinanze.
Ora se veramente doveva sussistere una chiesa di S. Maria accanto alla parrocchiale, questa non puo' essere stata altro che S. Maria campestre. Tuttavia il termine aggiuntivo: di Sia, Siate, Scia', Sciate o Sedate non permette una definita, unica e ultima spiegazione sulla nascita della chiesa. Si puo' dire che esso e' i9nterpretabile almeno secondo due punti di vista sostenuti dalla parlata della popolazione del posto: o sottolinea la posizione della chiesa appunto con significato - da questa parte - della strada o del letto del Bozzentino, oppure e' riconducibile alla figura della Madonna venerata da piu' secoli in detta chiesa e considerata miracolosa, nel senso che, mostrandosi in stato interessante, indicherebbe la nascita del bambino che sta per venire a salvare il mondo.

10) La chiesa di Tutti i Santi nella Fagnana.

Alla destra vi sono le case dei coloni dei Fagnani. Antistante la chiesa, in cui si puo' guardare dentro attraverso una finestra vi e' uno spazio e rimane il transito che supera il fiume detto Bozzente (A.C.M. Pieve di Appiano vol. III XXVII, XL).

 


Il torrente Bozzente deve essere controllato


Tratto dal libro "Cislago, terra di poveri, terra di furbi" di Livio Mondini.
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Come gia' sappiamo il Torrente Bozzente al quale si univa il Gardaluso o Bozzentino, scorreva da S.Martino per Cislago e poi per Gerenzano e Uboldo portando frequenti inondazioni a tutte queste terre nei momenti di piena. Ora
doveva subire una deviazione.
Nell'anno 1603 le Comunita' di Cislago e Gerenzano fecero ricorso al governatore di Milano, come si vede nella supplica registrata nell'istromento di contratto tra il signor conte Renato Borromeo e il ducato di Milano e le dette comunita', con queste parole: trovandosi che si era supplicato attraverso gli agenti delle terre di Cislago e Gerenzano a Sua Eccellenza di ottenere la facolta' di deviare le acque del torrente Bozzente, che appunto scorrevano nel loro antico cavo parallelo alla strada maestra varesina e recavano grande danno alle stesse terre e alla stessa via, e che l'illustrissimo conte Renato Borroneo si offriva di condurle per un cavo nuovo da costruire nella parte dei suoi beni in Origgio, ancora si invita il signor Ottavio Raverto giudice delle strade a visitare il posto e riferire ...(10).
Nella relazione seguita alla visita fu riconosciuto il vantaggio che ne ricavava tutto il Ducato e le terre di Cislago e Gerenzano dalla meditata diversione del Bozzente dall'antico suo alveo per mezzo di una grandiosa chiusa presso San Martino in modo che impedisse qualunque trascorrimento d'acque in caso di piena sulla strada Varesina ed anzi, rimanendo cosi asciutto, potesse essere utilizzato anche come strada. Nel contratto tra Renato Borromeo e Orazio Albano sindaco del Ducato, e' scritto: inoltre esso signor conte promette di far fare una chiusa di ceppi o sassi e mattoni in calcina nel cavo del detto torrente e nel luogo ove le acque di esso si introducono nel cavo nuovo, in modo tale che nel futuro l'acqua di questo torrente non possa dar danno a detta strada. Cosi
questa diversione di tutto il Bozzente nel nuovo cavo fu ottimamente proposta dagli ingegneri e periti di quel tempo ed eseguita nel 1604. Il cavo Borromeo poi non solo fu condotto per molte miglia attraverso vaste brughiere e boschi di Cislago fino ai confini di Origgio, ma si scelse una linea di direzione e di corso sopra il piano alquanto rilevato delle stesse brughiere dove potesse diramarsi agevolmente e spandersi nei piani inferiori e consumarsi per via in buona parte, anche prima di condursi nelle terre e nelle brughiere di Origgio.
Questo permetteva altresi' di non lasciarlo scorrere fino a Lainate o a Rho perche' lo stesso Borromeo destino' 4500 pertiche delle brughiere e boschi di Origgio delle 1O mila che possedeva, per il suo sfogo o spandimento. Fu cosi'
creato un intreccio di canali e di loro sostegni attraversanti, in modo che si imboccassero le acque dei canali superiori e da qui piano in piano lentamente scendessero ad occupare l'estensione di tutti i boschi. Un lavoro ben fatto e' bastevole in quei tempi all'intero spandimento delle restanti acque del Bozzente entro cui ancora scaricava il Gradaluso. Sempre nel 1604 fu stipulata una convenzione tra la casa Borromeo e la casa Fagnana per l' apertura del cavo di Gerenzano. Questo stato di cose duro' dal 1604 fino al 1714 come si vede dalle mappe del 1718 e dalle attestazioni degli uomini piu' provetti di Cislago, i quali confermarono che sempre avevano visto la confluenza del Gardaluso e del Bozzente nel Cavo Borromeo e la grandiosa chiusa poco sotto San Martino fino al 1714 , comprese alcune riparazioni negli ultimi anni. Tra tutte le testimonianze figura quella del Fattore Morone uomo vecchio di Cislago e di altri che avevano partecipato a questi lavori. Gli stessi uomini di Cislago come testimoni di vista ne ricordano la forma: chiusa costruita con grandi ceppi e solidissime impalcature, con una gran fronte armata di colonne di legno a guisa di paladella, con una altezza di braccia 9 - 10 circa, con il rinforzo alle spalle
di quattro grandi gradinate di ceppo vivo le quali andavano a terminare in un sottoposto piano di grosse tavole di legno. Solo in tempo di massima escrescenza, , dalla cresta e sommita' della chiusa, si scaricava una moderata porzione di acque nel vecchio cavo. Questo sta ad indicare un cambiamento verso la fine del seicento-inizio settecento da chiusa a travacatore. Il vecchio letto del Bozzente assume cosi' completamente il servizio di strada comoda ai viandanti. Tale sicurezza di progetto tenne lontano per tutti questi anni, qualsiasi querela.
Altre tribolazioni non mancarono. Per tutto il ducato di Milano continuarono grandi movimenti di truppe e nelle loro soste in questo o in quel borgo frequenti erano le segnalazioni di disturbo. A questo riguardo ancora e' scritto nella visita pastorale a Cislago: la chiesa parrocchiale di Cislago essendo tutta stata fabbricata de novo con l'elemosina e sovvenzioni del popolo e con gran spesa per la poverta' e grandissimi carichi, non si e' potuta ridurre a perfezione conforme ai decreti generali et ancora dalle visite onde stando i medesimi aggravi del popolo per l'alloggiamento di soldati ed altri ne' si possono fare le ordinazioni quali converrebbero (11).
Anche Cesare Visconti signore di Cislago, ascritto al consiglio dei LX decurioni e particolarmente incaricato di chiedere provvedimenti contro la licenziosa e violenta condotta delle soldatesche spagnole stazionate nello stato di Milano e contro l'inerzia della pubblica amministrazione dal 1620 al 1630, falli' nella sua missione (12). Se non riusci' a concludere nulla di buono per la popolazione gravata da pesi e dolori, fu pero' abile nel mantenere ed accrescere onori dallo stesso governo spagnolo subito dopo i tragici anni delle pestilenze.
Infatti con la guerra dei trent'anni, del Monferrato e della Valtellina si fecero sentire disagi in tutta la Lombardia.
In particolare furono mandati all'assedio e successivo saccheggio di Mantova dall'imperatore Ferdinando II, 25 mila soldati mercenari di fanteria noti come Lanzichenecchi. Sin dalla primavera del 1629, un primo scaglione era giunto a Lindau sul lago di Costanza; di li passarono in Valtellina e nei Grigioni. La peste fu portata da costoro nello stato milanese. Finche' rimase a Milano il governatore spagnolo don Gonzalo Fernandez de Cordoba, si riusci' a fermarli fuori di Lombardia, ma dal 22 agosto, costui si ritiro' da Milano e in seguito i lanzichenecchi dilagarono nelle nostre campagne senza piu' alcun freno alle loro scorribande. Tutti i paesi attorno a Lecco ne furono colpiti. Il 22 ottobre la peste era gia' entrata in Milano attraverso un soldato milanese che veniva da Lecco ed aveva acquistato, se non rubato, vestiti da quei soldati. Si cerco' di nascondere questi mali e i primi morti di peste, senza ricorrere subito alle necessarie cure da estendersi in citta' e nei dintorni. Anzi si crearono feste in cui, per la grande raccolta di persone, divenne ancora piu' facile per il morbo il diffondersi. Ultimo fra tutti i divertimenti, fu reso massimamente solenne il carnevale del febbraio 1630 e la peste fece strage per tutto l'anno (13).
A nulla valsero le processioni per calmare l'espandersi della peste, L'odore sgradevole dei corpi colpiti, della paglia sudicia, delle stalle e degli animali abbandonati diventava sempre piu' insopportabile. L'unico rimedio rimaneva il fuoco e l'isolamento in quarantena. Interi villaggi vennero distrutti e gli abitanti sterminati. Sorsero ugualmente in questi tristi giorni, false credenze proprie di chi e' sempre vissuto nella ignoranza. Una caccia alle streghe e il saccheggio. La salvezza era nel tempo delle piogge che avrebbe purificato ogni cosa.
Cislago non fu certo risparmiato. I cadaveri infetti di questo doloroso 1630 furono posti nel luogo detto anche qui Lazzaretto ed identificabile nella zona centrale dell'attuale Cimitero Comunale. Qui fu alzata una croce ricordo e in diversi tempi la Comunita' vi si recava processionalmente a suffragare le anime di quei poveri defunti. Rimase per molti anni, un campo aperto su cui normalmente passavano le bestie e che solo in seguito fu cinto interamente da un muro (14).
Non si ha una rilevazione esatta circa il numero dei morti di peste nel 1630 perche' il registro dei morti, a differenza di quello dei battezzati e dei matrimoni,non e' conservato ne' in archivio parrocchiale ne' in archivio di curia. Non si sa come sia andato disperso. Eppure anche di questo registro si ricordava tanto nel XVI secolo che nella prima meta' del XVII secolo, la opportuna conservazione ed attenzione in ripetute visite pastorali.
Una cosa tuttavia appare chiara e degna di riflessione: il numero degli abitanti, che aveva visto da piu' anni un progressivo incremento dovuto, oltre che ad possibile aumento delle nascite, alla sistemazione di persone nuove al seguito di gentiluomini, ad immigranti che sfuggirono dai grossi borghi dopo la peste del 1576 e a famiglie qui trasferite dal signore Cesare Visconti per far rendere le sue terre, subisce ora un arresto e una diminuzione.
Infatti, anche tenendo presente un numero di persone abitanti alle cascine e non sempre calcolate, nel 1566 si contavano per Cislago 650 anime (15), passate nel 1568 a 750 (16). Cinque anni dopo, sono gia' circa 1050 (17) e 1180 nel 1577 (18). Si arriva a 1200 nel 1582 (19) mentre a cavallo del XVI e XVII secolo il numero subisce un rallentamento mantenendosi sul migliaio (20). Nel 1620 al tempo dell' acquisto del feudo di Cislago da parte di Cesare Visconti, e' perfettamente leggibile una popolazione di 1500 anime (21) che decisamente si abbassa a 1220 nel 1670 (22). Le famiglie che sempre nel 1620 sono registrate in numero 181 (23), sono ancora ferme a 175 nuclei un secolo piu' tardi e cioe' nel 1715 (24).

 


Il Bozzente deviato verso l'esterno del paese


Tratto dal libro "Cislago, terra di poveri, terra di furbi" di Livio Mondini.

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Un'epoca infelice riprende dall'anno 1714 a causa delle nuove inondazioni e dei danni causati dallo straripamento del Bozzente.
La citata chiusa si ruppe per le mancate necessarie riparazioni a cui dovevano concorrere per meta' la Casa Borromeo e per meta' il Ducato interessato alla difesa della strada Varesina. La sola Casa Borromeo non volle caricarsi della spesa totale per la riparazione della chiusa che sempre piu' percossa e scompaginata dalle piene si sfascio' completamente e si rovescio'. Il torrente, dal canale che andava al cavo Borromeo, ripiego' verso il suo antico alveo e piombo' sopra le terre di Cislago, Gerenzano e Uboldo.
Ognuno penso' al suo caso. La comunita' di Cislago si volse interamente ad allargare e sprofondare il vecchio letto del Bozzente per impedirne i traboccamenti sopra le sue terre. La comunita' di Gerenzano assalita dal torrente nelle sue medesime abitazioni, alzo', ripari, costrui' argini, apri' nuovi cavi per lo sfogo delle piene. Le comunita' di Uboldo e Origgio, dopo averne sofferto funeste inondazioni nell'abitato e nelle campagne, si videro costrette nel 1729 ad aprire un nuovo grande cavo delineato dall'ingegnere Raffagni. Le spese risultarono esagerate e gli sforzi inutili. Dopo molte inondazioni decisero concordemente di riaprire un altro cavo di reciproca utilita' e piu' sicuro del primo come appare dalla relazione autentica del signor Bartolomeo de Giovanni Agrimensore.
Tutti i possessori furono d'accordo nel ritenere che una netta diversificazione dei vari torrenti di Tradate, del Gradaluso e del Bozzente permettesse una sicura esenzione da qualsiasi piena nei loro campi Dura lezione fu appresa da tutti nel 1750 quando anche il torrente di Tradate, rotti gli argini della riva sinistra, si uni' agli altri due e causo' gravi danni alle singole comunita' da San Martino a Rho. Infatti nello stesso agosto il Bozzente, accresciuto da quel congiungimento, rese inutili i precedenti ripari e inondo' molte terre. Nel settembre furono presentate suppliche al giudice delle strade Pecchio Luigi per riformare gli antichi stati dei torrenti.
Si riconobbe che la caduta della chiusa di San Martino non era avvenuta per sorpresa del torrente i in qualche sua straordinaria piena ma perche' si era trascurata la continua attenzione e la normale riparazione annuale. Si valutarono anche i gravi danni per il pubblico commercio. I lavori furono affidati all'Ingegner Pessina Ferdinando che presto pero' mori' di febbre nelle lunghe sue visite in queste zone. Costui lascio' almeno fortunatamente un esattissimo disegno dello stato dei torrenti. Dopo la sua morte tutto fu lasciato in sospeso. Abbandonata cosi' la speranza di una soluzione pubblica, ognuno cerco' ancora da se' qualche ripiego e fece in modo di scaricare il torrente sopra le terre dei vicini possessori (49). Da qui sorsero discordie e contestazioni. Il culmine di tutti i mali fu raggiunto dalla grande piena del primo luglio 1756 quanto il Bozzente accresciuto dal torrente di Tradate lascio' il seguente impressionante ricordo. Nelle terre verso Cislago si risentono cattive esalazioni pregiudichevoli alla umana salute e procedenti da cadaveri di bestie e di uomini annegati, dalle biade infracidite e corrotte nel fango e nell'acqua. Riferiscono l'agente del Conte Castelbarco, Antonio Rimoldi e il console Arcangelo Zaffarone che sono perite 70 bestie bovine tra grosse e piccole, circa 30 tra giumenti e muli. Inoltre sono annegate 14 persone ora sepolte nella chiesa parrocchiale e un bambino che ancora dopo quindici giorni non era stato ritrovato. Alle bestie bovine e' stata tolta la pelle e se ne sono mangiate le carni dopo che il parroco aveva dato il permesso di consumarle e il Venerdi e il Sabato perche' non avevano altro.
Anche ai muli e agli armenti e' stata tolta la pelle e poi si sono gettate nello stesso fiume Bozzente che li ha trascinati nelle campagne e nei boschi. ll console aggiunge che sono morte piu' di cento pecore. Il frumento era stato condotto via dall'acqua ed il rimanente restava rovinato per la tempesta.
L'acqua aveva raggiunto le case ad altezza d'uomo. Da queste case colpite molte persone si sono salvate a fatica e poi ebbero molto fango da estrarre: rimaneva buona cosa imbiancare di calcina. A parte una femmina ammalata da molto tempo, in questa occasione cadde ammalato un certo Carlo Filippino per essersi tanto intimorito di morire annegato. Attorno alla chiesa erano rovinate le lapidi dei sepolcri ma non si sentivano cattivi odori (50). Un'altra testimonianza del parroco Riva sottolinea: il primo luglio del 1756 alle ore tre pomeridiane, venne orribile tempesta e segui inondazione di acqua che sormonto' e allago' le case e le campagne. Nella mia camera l'acqua arrivava a due braccia e atterro' molti muri. Essa affogo' molte bestie e persone. Una donna di 75 anni fu trovata dopo otto giorni alla Fagnana Furono di conseguenza spediti nuovi periti ma solo con il diretto intervento del duca di Modena nel 1758 la questione fu considerata oggetto di pubblico bene.
L'ingegnere Besana lavoro' al conseguente piano di sistemazione di detti torrenti a partire dal 1762.
Una dichiarazione del regio cancelliere Annibale Marza del 25 maggio 1782 ci illustra l'intesa raggiunta. Il Gradaluso fu separato con un nuovo cavamento al di sotto della Stradella nominata dei Ronchi di Locate e va a terminare nelle brughiere di Cislago. Questo torrente corre tutte incassato sino al risvolto delle brughiere di Carbonate, Mozzate, mentre tutta la parte destra e' mancante d'argine affinche' le acque in occasione di piene possano debordare da quella parte per il consumo e il beneficio delle brughiere da abilitare a bosco; il restante viene consumato nelle brughiere di Cislago ridotte ora in gran parte a
boschi per la buona direzione di quei possessori. Il Bozzente fu separato dal suo antico letto con un nuovo rettilineo e spazioso cavo fatto nel 1774 che dal ponte ponte fabbricato per la strada regia Varesina presso San Martino di Mozzate, va sino ad altro ponte serviente per la brughiera di Cislago e per le strade di Busto Arsizio e Gallarate e poi fu introdotto nel vecchio cavo Borromeo sino in fine dei boschi di Origgio. Il Fontanile di Tradate fu abilitato in modo da poter contenere il torrente anche nelle grandi piene e per dargli maggiore sfogo, fu fatto un nuovo rettifilo al di sotto delle vigne Candiane sino alla Cassina Cipollina. Poi le acque passano nel vecchio cavo sino in fine dei boschi detti del Mirabello sotto Gorla Minore. Al di sotto della della cascina Cipollina cominciano le diramazioni delle sue acque divise in varie bocche che vanno a spandersi nei boschi suddetti. Il restante passa in consumo fra le brughiere di Gorla Minore e Maggiore, Prospiano, Rescalda e Castellanza.
Una conclusiva aggiunta dell'ingegnere Giuseppe Perego del 2 dicembre 1788 cosi dice: per impedire gli antichi sconcerti avvenuti per la congiunzione delli tre torrenti e per migliorare il corpo delle perniciose loro acque, fu prescritta la riattazione ed aprimento di antichi e nuovi canali di utile erogazione; furono vietate le arbitrarie pericolose diramazioni; si concertarono finalmente lungo il rispetto loro corso Traverse e imboschimento nelle valli, arginature sopra le rive, saltacavalli e terroni attraverso le strade basse, opere tutte dirette e capaci a regolare le defluenti esuberanze, ad arrestare li debordamenti, ad impedire l'interrimento dei cavi e molto piu' il desolamento e l'eccidio delle vicine popolazioni e degli interiori territori.

 


Il cambiamento del genere di vita nelle cascine di Uboldo.

L'originale di questo lavoro si trova presso la Biblioteca Comunale di Uboldo. E' composto da 33 cartelle dattiloscritte comprese 5 cartine della zona rifatte a mano. In mancanza di dati precisi, si presume sia stato eseguito dalle scolaresche. E' stato qui ricopiato per questione di leggibilita'.
Premessa
In questo lavoro ci siamo proposte di effettuare una ricerca su come viveva e come si vive oggi nelle cascine.
Lo spunto che e' stato offerto dalla discussione sulla Ca' Morandi di Saronno, nell'articolo apparso sul "Giorno", un importante quotidiano, in relazione al problema del trasporto pubblico, tra il centro del paese e le cascine ubicate fuori dal nucleo principale, e dal vivo desiderio che c'era in noi di scoprire quale mondo si agitasse dietro le cascine.
In primo luogo ci siamo recate in comune dove ci siamo informate del numero e del nome delle cascine e dove abbiamo ottenuto una carta geografica per conoscere la loro ubicazione fuori dal nucleo fondamentale. Con l'aiuto di testi fra i quali primeggia quello di C. Saibene, () abbiamo approfondito lo studio sulle case rurali della Lombardia; tutto cio' e' servito a formulare la nostra ipotesi cioe' verificare se c'e' stato un cambiamento del genere di vita nelle cascine.
Per questo abbiamo formulato un questionario per realizzare interviste uguali in ogni cascina.
Abbiamo potuto stabilire in quale periodo si e' verificato il cambiamento di vita e conoscere i problemi e le prospettive per il futuro nelle cascine.

Ubicazione delle cascine
Il centro urbano di Uboldo occupa parte sud-est di un grande quadrilatero.
Esso e' circondato da numerose cascine disposte a corona. La Malpaga e' posta a nord-ovest, la Girola a nord, mentre la Regosella a sud-ovest.
Grazie all'incremento edilizio, questi piccoli centri sono piu' uniti al nucleo principale del paese, mentre anticamente erano molto piu' distanti da esso, poiche' il paese era meno sviluppato.
Le cascine Soccorso e Regosella sono piu' collegate con i paesi limitrofi che con Uboldo.
A dimostrare questa tesi alla Soccorso sorgevano dei camminamenti sotterranei che conducevano a Gerenzano;. Si nota inoltre che le cascine sono molto distanti fra loro e cio' e' dovuto al fatto che anticamente il sistema piu' diffuso di conduzione era il contratto agrario ().

La proprieta' fondiaria

In genere il proprietario non risiedeva nella cascina ma nominava un conduttore che regolava i rapporti con i contadini.
I sistemi di conduzione piu' comuni erano la mezzadria e il contratto a grano, che fu introdotto solo in un secondo tempo; con esso la famiglia colonica s'impegnava verso il proprietario ad un canone annuo i grano per il seminativo, ad un canone in denaro per il prato e la casa e a compiere in con partecipazione con il proprietario stesso l'allevamento dei bachi da seta. Infatti, per antica usanza, la foglia del gelso era riservata alo proprietario, il quale assegnava ad ogni famiglia, un numero di once di seme d'allevare e si riservava di vendere la foglia sovrabbondante a quelle aziende che ne fossero rimaste prive.
Si impegnava pero' a procurarla qualora mancasse. Al colono toccava la cura del gelso, la sfogliatura del medesimo e le operazioni manuali per l'allevamento. Il prodotto dell'allevamento dei bachi veniva venduto dal proprietario che dava meta' della somma ricavata al colono. Si aggiungevano a queste condizioni altre "come l'obbligo della giornata colonica", ovvero un numero di giorni di lavoro poco retribuiti, in cui il colono doveva lavorare con una modesta retribuzione o al proprietario o conduttore che era colui che ricopriva le funzioni del proprietario.
Durante il XIX secolo prevalse questo tipo di conduzione su quello della mezzadria. Tale contratto contribui' a incrementare la produzione agricola perche' il contadino preferiva pagare in natura il canone annuo che doveva al proprietario (cioe' dando una quantita' di grano o altro piuttosto che pagare una somma di denaro). Inoltre non favori' la dispersione delle dimore, infatti era importante che tutti si unissero per la costruzione dei costosi pozzi e che le dimore fossero tutte vicine, in modo da non incidere eccessivamente sul frazionamento dei terreni agricoli. Inoltre favori' il sussistere delle famiglie patriarcali, costituite in genere da 20 o 30 persone. () .Questa situazione si verifico' senz'altro anche nelle nostre cascine, ma le persone intervistate hanno saputo darci soltanto notizie frammentarie, che comunque rimandano a quando abbiamo sopra detto.

Questa citazione rimane fino ai primi decenni del XIX secolo ma tra la prima e la seconda guerra mondiale il vecchio proprietario vendete la sue proprieta' ai contadini che, o comperarono i terreni oppure furono costretti ad emigrare. Alcuni di questi contadini appena poterono costruirono sui terreni al di fuori delle cascine, una propria casa, affittando i locali della cascina soprattutto in questi ultimi anni, ad immigrati meridionali. Questa situazione e' propria della cascina Girola e Malpaga; alla Regosella invece i vecchi proprietari hanno affittato per lo piu' i loro locali a persone del luogo e soltanto recentemente a qualche immigrato del meridione. Una situazione particolare si riscontra invece alla cascina Soccorso Vecchio; la sua forma complessa deriva dal fatto che essa nacque come conte rustica aggregata al convento dei frati che facevano funzionare la chiesetta e forse svolgevano un'attivita' assistenziale della quale probabilmente e' rimasto un ricordo nel nome.


La viabilita' e i trasporti.

 

Le vie che portano alle cascine (Malpaga, Girola, Soccorso, Regosella) sono per la maggior parte asfaltate (dal 1950 circa) tranne l'ultimo pezzo di strada che conduce al Soccorso. La via che conduce alla Malpaga e' la via Risorgimento; alla Girola e alla Soccorso vecchio conduce la via dell'Acqua infine la via Caduti della Liberazione. La Regosella che dista dal paese 2,8 Km, per raggiungerla in macchina, in bicicletta e a piedi si impiegano, quando il traffico e' scorrevole, 3, 7, 28 minuti.
Per raggiungere la Malpaga che dista dal paese circa 1 Km. si impiegano in macchina 1,5 minuti, in bicicletta 5 minuti, a piedi 10 minuti.
Per raggiungere invece la Girola e la Soccorso si impiegano in macchina 2 minuti, in bicicletta 10 minuti, a piedi 20 minuti nei momenti di minor traffico.
Per la Malpaga si nota un flusso di traffico costante durante tutto il giorno, mentre per la Girola e la Regosella le ore di punta coincidono con quelle di cui gli operai si spostano per motivi di lavoro.
Diversa e' invece la situazione che si verifica alla Soccorso dove il movimento degli autoveicoli e' quasi nullo. I mezzi pubblici a disposizione sono quelli scolastici che servono solo per la Girola, la Regosella e la Malpaga.
Tale situazione dimostra quanto grave sia per le cascine il problema dei trasporti che sono attualmente inadeguati alle esigenze della gente che vive nelle cascina e che cosi' vede condizionata in parte lo sviluppo delle loro attivita'.

L'ambiente

Le cascine sono a forma di corte chiusa da edifici consecutivi e da un muro. L'ingresso della corte, o e' costituita da un grande portone, oppure e' dato da uno spazio lasciato libero tra due edifici contigui di due corti diverse. L'interno della corte e' un vasto cortile acciottolato (risada o risciada) o in terra battuta e in genere con un canaletto deve convergono le acque di sgombero di tutte le cascine sino al pozzo nero.
Alla Girola esistono ancora concimaie che corrispondono al numero delle stalle e delle famiglie. Nelle cascine che abbiamo visitato le abitazioni si trovano sul lato nord, mentre i rustici sugli altri lati. Al piano rialzato si trova la cucina detta "Cusina o ca'". Nella cascina Girola la Ca' era costituita da un locale molto grande arredato soltanto con un tavolo dove si mangiava; una credenza e un piccolo rialzo chiamato "Muschirola" dove si appendevano posate e piatti. Al piano superiore troviamo la camera da letto detta "Camerin". Alla cascina (Girola, Soccorso, Malpaga, Regosella) il camerin e' grande e spazioso, formato da un letto matrimoniale composto da due cavalit dove collocavano i pagliericci; nella stanza dormivano cinque o sei persone coperte da un tabar (mantello da militare). Il ballatoio serviva per la comunicazione delle stanze. Nelle cascine del nostro paese abbiamo notato un cambiamento: alla Malpaga esso e' stato rimodernato e ricostruito in cemento, alla Girola il ballatoio in alcuni punti e' rimasto intatto e in legno, mentre nella parte in fondo e' stato ricostruito in cemento.
Le scale sono poste ai lati e comunicano con tutti i locali dei piani superiori e servivano per tutte le famiglie. Il camino della cascina Girola riscaldava la cucina mentre pochissimi era i calore che giungeva al piano superiore. Infatti alla sera per riscaldarsi portavano nelle camere gelide, le mattonelle. Il camino era abbastanza grande con due panche ai lati, dove ci si sedeva per riscaldarsi; il fuoco era alzato di 30 o 40 cm. rispetto al livello delle panche in modo da non bruciarsi. Dapprima le abitazioni nella cascina erano illuminate da candele poi con il tempo si uso' il lume costituito da una boccia dove si introduceva il petrolio. Insieme al lume spesso usavano la lucerna simile nella forma al lume e di solito un po' piu' grande; essa aveva oltre alla boccia anche un coperchio e funzionava a petrolio che bagnava uno stoppino che acceso diffondeva luce. Alla Soccorso vecchio funzionavano un tempo dei forni che servivano per la produzione del pane che veniva consumato in luogo o veniva fornito agli abitanti della Girola che lo preparavano con la loro farina. Per questo motivo non ci fu mai un forno alla Girola. Anche alla Malpaga non vi fu mai costruito un forno perche' essendo piu' vicina al nucleo principale del paese era piu' facile farvi quotidianamente i propri acquisti. Alla Regosella invece non essendo la piu' distante dal centro di Uboldo, troviamo di nuovo il forno che servi' per la panificazione certamente fino a dopo la seconda guerra mondiale. Nelle cascine da noi studiate le stalle sono poste nel lato sud di fronte alle abitazioni e spesso sono vicine al pozzo. Sono ubicate nella parte inferiore di un ampio rustico, mentre nella parte superiore esso e' diviso in varie parti nelle quali si mette tutto cio' che serve per tenere in ordine la stalla; paglia, strame, tutoli, ecc. In quest'ultima parte si giunge per mezzo di una scala a pioli. In ogni cascina le stalle sono tante quanti i proprietari. In ogni stalla il proprietario teneva una o due mucche, un bue o un cavallo per i lavori campestri, e in una zona appartata i vitellini. Ora invece nelle stalle si allevano solo o mucche da latte o vitelli da ingrasso. Alla fine della seconda guerra mondiale alla cascina Malpaga sono stati eliminati gli animali e le stalle hanno assunto una nuova funzione: sono state trasformate in magazzini. Nelle altre due cascine invece gli animali vengono ancora allevati: alla Girola non sono molto numerosi, mentre alla Soccorso gli animali vengono allevati in quantita'. In tutte le cascine visitate c'e' il pozzo. Solo alla Girola esso e' al centro del cortile, mentre nelle altre cascine il pozzo e' situato a lato, quasi sempre in un angolo. Il pozzo serviva generalmente per usi domestici e per gli animali. Alla Soccorso rimangono solo poche sagome di un pozzo che da molto tempo e' fuori uso. Ora in tutte e tre le cascine il pozzo non ha piu' funzionato dal 1948. Solo gli abitanti della Malpaga avevano la curiosa usanza di raccogliere l'acqua piovana, forse perche' il pozzo non dava acqua a sufficienza.

L'organizzazione familiare nelle cascine.

 

Generalmente nelle cascine (Malpaga, Regosella, Soccorso, Girola) venivano le persone legate da vincoli di parentela. I queste cascine anticamente prevaleva la famiglia patriarcale, a capo della quale vi era il "regiu'", il vecchio padre ricco di anni e di esperienza che gli permettavano di organizzare ogni operazione agricola, di dividere i compiti, di amministrare i beni e di contrattare con l'agente del padrone. Egli non lavorava, ma si occupava solo del buon andamento della famiglia, cioe' dava ordini per la lavorazione dei campi, vendeva e comperava il bestiame e si occupava delle provviste.
Era un tipo molto autoritario poiche' imponeva le proprie idee e non ascoltava il parere degli altri. Era temuto da tutti e specialmente dai bambini. Ad ognuno distribuiva gli incarichi in proporzione all'eta' e alle possibilita', ma tutti erano impegnati. Agli adulti, finito il lavoro dava la "Murura", cioe' i soldi che usavano per divertirsi. Quando moriva, i suoi beni venivano divisi in parti uguali fra i figli maschi. Accanto a lui viveva la sua vecchia moglie la "Regiura" o "Masera" che si prendeva cura dei figli, nuore e nipoti. Ella aveva un cassetto nel quale teneva le provviste; poteva mangiare quanto voleva, mentre gli altri dovevano chiedere il permesso. Il pane non era mai fresco cosi' se ne mangiava di meno. Pero' la Regiura non decideva niente e poteva dare ordini solo quando non c'era il Regiu'. La Regiura cuciva le cartelle dei figli e dei nipoti e se questi ultimi si comportavano male a scuola ricevevano la punizione dalla regiura e poi dal Regiu'. Questo genere di vita e' completamente scomparso alla fine della seconda guerra mondiale mentre alla Soccorso nel 1915-1918.

Lavoro

Gli abitanti delle cascine erano in genere contadini, solo pochi erano operai e lavoravano spesso nelle ferrovie Nord e nelle officine meccaniche di Saronno poiche' a Uboldo sorgeva una sola fabbrica. In quei tempi i lavoratori erano privi di mezzi di trasporto ed erano obbligati a recarsi a lavorare in bicicletta anche in condizioni metereologiche non favorevoli. L'orario di lavoro dei contadini variava di stagione in stagione. In estate il lavoro era molto faticoso infatti i contadini si coricavano molto tardi per poi alzarsi prima delle cinque. Essi curavano il raccolto e elle semenze. Nella stagione fredda il lavoro era molto meno faticoso e ci si coricava prima e ci si alzava piu' tardi poiche' l'unica preoccupazione era quella di sistemare gli attrezzi per la nuova stagione. Un tempo i campi si lavoravano a mano. In autunno si preparavano i campi per la semina: si arava con il cavallo e l'aratro, si zappava e si seminava il frumento, la segale, l'orzo e le patate. Intanto nei cortili si preparavano gli attrezzi: vanghe, zappe, ecc. Si andava nei boschi a tagliare la legna che serviva per cuocere il pane e per usi domestici. Quando le condizioni metereologiche non erano favorevoli si pulivano le stalle. Nella bella stagione invece si estirpavano le erbacce che si erano formate sotto la neve e si seminava. Quattro volte l'anno si tagliava l'erba per fare il fieno. Nei primi giorni di maggio si tagliava il "Magenco", a San Pietro "l'agostano", il "Terzuolo" in agosto il "quartuolo" in settembre. Anche il frumento si raccoglieva a San Pietro (29 giugno). Dopo il raccolto si aravano i campi e si seminava il miglio e gli altri cereali. Il raccolto si faceva seccare sull'aia e a settembre lo si metteva in cascina. Se la semenza non era sufficiente, si portava a casa il frumento e lo si pestava con delle verghe sull'aia.
Il lavoro era molto duro.
In autunno si faceva la vendemmia. pero' dal 1950 hanno eliminato quasi completamente le viti. Nelle cascine che abbiamo visitato: Girola, Soccorso, Malpaga, Regosella, con il quantitativo di latte prodotto dalle mucche una volta si faceva il burro. Esso si faceva nel seguente modo: si prendeva la "Panagia" che era rotonda e alta circa mezzo metro e un piccolo bastone con una rotella. All'intorno si metteva un quantitativo di latte sufficiente per produrre un chilo di burro. Il bastone con l rotella continuava a muoversi su' e giu' finche' si formava il burro. Quando era ben duro si toglieva dalla panagia e dopo averlo lavorato, era pronto da vendere. Se la produzione era modesta si consumava in casa. Alla cascina Soccorso e alla Girola il pollame allevato serviva l'uso domestico e veniva venduto in piccoli quantitativi; i cavalli invece servivano per i lavori nei campi. Inoltre nelle cascine venivano allevati i bachi da seta che i contadini hanno smesso di allevare fin dalla seconda guerra mondiale. Alla Malpaga i bachi da seta venivano messi sulla "rigatura" che era come una credenza a ripiani. Alla Girola e alla Soccorso invece venivano posti su tavolette. I bachi richiedevano una costante pulizia. Infatti bisognava pulire i graticci degli avanzi di cibo e escrementi. Le fasi di sviluppo del bruco erano le seguente: ogni 4 o 5 giorni dormivano per un giorno durante il quale mutavano la pelle, che diventava ogni volta piu' stretta. Questo fatto si ripeteva 4 volte durante un mese; dopo l'ultima muta ai bachi veniva preparato un "Bosco" formato da rametti secchi posti su un graticcio dove cominciavano i loro bozzoli. Le malattie piu' pericolose dei bachi erano; il segno e il marciume. I bachi superstiti venivano venduti a delle industrie che filavano la seta (filando) o ne facevano matasse destinate all'azienda tessile: in tutte le cascine i bachi erano allevati con cura perche' permettevano alle famiglie di realizzare un buon guadagno. L'uso della foglia del gelso da parte delle famiglie aveva le sue leggi stabili nel contratto del grano.

Vitto

Un tempo gli abitanti delle cascien mangiavano generalmente per prima colazione, latte con pane giallo e quest'ultimo era fatto con una miscela di granoturco e frumento. Alla Malpaga questo era tenuto in solaio, mentre alla Girola in una cassetta che era chiamata "marnetta" e anche qui veniva tenuto in solaio coperto da un lenzuolo bianco. Quando dovevano servirsene mandavano a prenderlo i bambini che cercavano sempre una scusa per non andare perche' avevano paura dei topi o degli insetti. A pranzo consumavano patate, polenta, minestra di pasta o di riso. alla sera si mangiava di nuovo la minestra o latte e alla cascina Soccorso per poter avere una quantita' maggiore da vendere era allungato con acqua. Nei campi i contadini si portavano polenta affumicata col latte e patate. Alla Malpaga e alla Girola a differenza della Soccorso i contadini tornavano a mezzogiorno per pranzo. La carne e la frutta erano consumate solo nelle grandi occasioni (battesimo, cresima, matrimonio) e anche a Pasqua e Natale e talvolta alla domenica.

Tempo libero

I tipici giochi dei bambini una volta erano: la rella, il gioco dei fagioli, rimpiattino, ecc. Generalmente i giocattoli dei bambini erano costruiti da loro stessi. Nella stagione fredda si divertivano nelle stalle mentre in estate giocando nei cortili portando cosi' molta allegria. Ma vediamo ora come erano organizzati questi giochi.
Si giocava alla rella con un bastone di circa 60 cm. e con uno piu' piccolo, appuntito dalle due parti. Con un unico colpo, il bastone piccolo doveva entrare in un quafrato, delimitato da mattoni o sassi. Aveva vinto il gioco chi centrava il quadrato. Un altro gioco molto diffuso era quello dei fagioli. Si prendevano dei fagioli e si mettevano uno sopra l'altro costituendeo dei mucchietti, disposti dietro una riga, si dovevano colpire questi con dei sassi. Chi mirava piu' mucchietti aveva vinto. mentre i bambini si divertivano con questi giochi, i grandi soprattutto d'inverno, quando erano liberi dai lavori nei campi, giocavano a carte: a briscola, a rubamazzetto, ecc. Oppure chiedevano al vecchio Regiu' di andare insieme agli amici a bere. Le donne invece, rarament4e giocavano a carte, ma il piu' delle volte anadavano nelle stalle a rammendare o a ricamare tessuti.

Organizzazione

In tutte le cascine ai nostri giorni si riscontra una vita detta "Cellula familiare". Questa e' composta in media dai genitori piu' due figli generalmente. Essa e' chiamata cosi' perrche' e' una piccolissima comunita' che fa da se'.
Generalmente il padre lavora, la madre o sta in casa (casalinga) o lavora anch'essa. La vita familiare non e' piu' condizionata dal vecchio e austero sistema patrircale. Oggi non si vive piu' insieme cioe' le persone vincolati da legami di parentela sono ormai distaccate. Spesso i figli collaborano al buon andamento della famiglia; da adulti consegnano lo stipendio al padre o alla madre ma pretendono una piccola mancia che permette loro una certa indipendenza. Ma vediamo piu' da vicino i vari compiti ei gernitori: la madre "Casalinga" svolge piu' o meno gli stessi compiti di molto tempo fa: accudisce alla casa, educa i figli ( il che e' molto difficile). Comunque il lavoro manuale della "Mamma" odierna, e' molto facilitato da molti attrezzi (aspirapolvere, lucidatrice, lavatrice, lavastoviglie, ecc.). Il padre e' di solito colui che porta a casa lo stipendio che serve per il buon andamento della famiglia. Una buona parte va alla moglie che deve utilizzarla nell'acquisto del vitto, dei vestiti, e per provvedere a tutte le necessita' della famiglia.

 

Il lavoro

 

Oggi nelle cascine l'attivita' degli abitanti e' simile a quella di coloro che abitano nel nucleo abitato. Infatti nelle cascine la maggior parte delle persone si reca a lavorare, nelle industrie e soprattutto alla Lazzaroni e alla Contardo o gestisce in proprio piccoli magazzini (V. Malpaga). Si lavora a giornate ( dalle 8 del mattino alle 17) o a turni (il 1° dalle 6 alle 14, il 2° turno dalle 14 alle 22). Tutti lavorano con ritmo severo, ma in compenso vengono ben pagati: il loro guadagno e' maggiore di quello che otterrebbero lavorando i campi i quali non sempre sono produttivi a causa delle sfavorevoli condizioni di tempo. I lavoratori usufruiscono di una mensa, inoltre godono di una buona assistenza saniataria.
Gli abitanti che restano nelle cascine si dedicano alla agricoltura, quasi sempre per occupare il tempo libero. Solo alla Soccorso e' rimasta l'antica tradizione agricola e la situazione economica e' migliorata grazie anche alle nuove tecnologie agricole. Come al solito in autunno si prepara il campo alla semina dei cereali; dopo queste si attende l'ora del raccolto. A tutte queste funzioni, ora, pensano le mietitrici, le seminatrici, le imballatrici elettriche. Anche nelle stalle sono state introdotte nuovi mezzi meccanici che facilitano il lavoro di pulizia dei contadini.

Vitto attuale

Attualmente il vitto degli abitanti delle cascine e' molto cambiato. oggi tutti si possono permettere di mangiare la carne almeno una volta al giorno.
Per prima colazione generalmente ci si nutre con tr', caffe' con biscotti, pane ecc. Il pranzo attuale presenta molte varianti. In genere pero' e' composto da un primo piatto ( minestra, pasta asciutta, risotto, ecc. ) e da un secondo piatto formato cosi' dalla "pietanza". Infine ognuno mangia a piacere frutta. La cena rispecchia pressapoco il pranzo; anch'essa e' composta da un primo piatto e da un secondo. Generalmente nell'intervallo tra i vari pasti si fa uno "spuntino" per spegnere l'appetito.

Il tempo libero

Oggi gli abitanti delle cascine non passano piu' il loro tempo libero solo coltivando i campi, ma lo impiegano in altre attivita' piu' o meno impegnative. oggi, contrariamente ad un tempo si leggono i giornali, In genere le donne leggono riviste femminili ( alba, bella) e gli uomini quotidiani o riviste agricole. Il giornale che si legge moltissimo e' Famiglia Cristiana, Comunque sia uomini che donne non leggono libri o giornali molto impegnativi poiche' il grado di cultura di queste famiglie e' piuttosto modesto. Anche i programmi televisivi sono seguiti secondo il proprio grado di cultura: quelli di maggior gradimento sono: telegiornale seguito soprattutto quando succede qualcosa di clamoroso e film di avventura e varieta'. Purtroppo non gradite le commedie, le varie elezioni elettorali o sindacali. Nelle cascine tutti gli abitanti non frequentano il cinema per mancanza di mezzi di comunicazione tra Uboldo e Saronno. Un passatempo che e' ancora abitudine per tutti gli uomini e' quello di ritrovarsi nelle osterie per giocare a carte. Per le donne c'e' ancora la vecchia usanza, specialmente per le piu' anziane, di ritrovarsi a ricamare, a lavorare a maglia e all'uncinetto.

Conclusioni: ovvero il cambiamento del genere di vita nelle cascine

Un confronto fra la vita di un tempo con quella attuale dimostra come ci sia stato un cambiamento nel genere di vita nelle cascine. Apparentemente, l'ambiente e' lo stesso di quello di tanti anni fa; poco resta degli antichi locali e del loro arredamento; infatti ogni abitante ha trasformato i locali di sua proprieta' riammodernandola e introducendo i servizi. Non esistono piu' il vecchio camino e il "camerin". i cortili interni, ora che l'attivita' agricola e' quasi scomparsa, sono piu' ordinati e puliti. Solo alla Soccorso vecchio (vedi ambiente) si conduce una vita abbastanza simile a quella di un tempo, ma vicino alle vecchie case, sono sorti nuovi appartamenti piu' funzionali.
C'e' stato un cambiamento profondo, anche per quanto riguarda la proprieta' fondiaria, dovuto al frazionamento della proprieta' in seguito ad atti di vendita o a intricate successioni. Cio' ha fatto in modo che intorno alle cascine venissero costruite nuove abitazioni quasi sempre monofamiliari, abitata spesso dai figli di coloro che un tempo abitarono le cascine. pero' soprattutto l'abbandono dell'agricoltura, influi' molto sulla trasformazione della vita nelle cascine. In effetti il passaggio dalla vita agricola a quella industriale cambio' sia il tipo di organizzazione familiare, sia quelle delle abitudini alimentari degli abitanti. La famiglia patriarcale e' solo un vecchio ricordo, cosi' come le famiglie numerose. Infatti una societa' agricola e' piu' disposta a una prole numerosa perche' conta su di essa, come maggiore forza di lavoro nei campi. Il lavoro nelle fabbriche ha permesso di migliorare l'alimentazione, infatti tutti consumano un vitto assai meno genuino. In un secondo luogo ha creato il problema del tempo libero un tempo quasi inesistente e il problema dei trasporti ad esso legato. Coloro che non hanno i mezzi di trasporto propri si trovano in diverse difficolta' causate da questa situazione. Tutti sperano che il comune in futuro risolva questo problema. Il cambiamento da un mondo agricolo ad un o industriale ha in un certo senso "maturato" i lavoratori da un punto di vista civile e politico. pero' da un altro punto di vista ha agito negativamente sulla educazione dei figli che attualmente sono lasciati in balia a se stessi.
L'indice di gradimento e' cambiato. Solo gli anziani non lascerebbero la loro cascina ove sono nati e cresciuti. Le persone di media eta', accettano la vita in cascina superficialmente, mentre sperano in una definitiva sistemazione in paese. I giovani invece la rifiutano o la subiscono.
Attualmente, poi, nelle cascina, abitano spesso gli immigrati del meridione che vi si sistemano anche perche' il canone di affitto non e' molto elevato. Fra questi, alcuni sono contenti di vivere in un ambiente simile a quello che hanno lasciato e che non provoca loro un brusco cambiamento, altri invece appena trovano una sistemazione migliore lasciano le cascine.
Infine tutti gli abitanti delle cascine si aspettano molto in futuro dal Comune e si augurano di credere risolto il problema dei trasporti. In particolare gli abitanti della cascina Soccorso vorrebbero vedere asfaltata la loro strada e migliorata l'illuminazione della stessa infine rinnovate le pompe dell'acqua.

Per la realizzazione del nostro lavoro ringraziamo particolarmente:
1) Il Comune che ci ha fornito gentilmente le carte e le piante del nucleo del paese e di ogni singola cascina, oltre ad alcuni dati utilissima al nostro lavoro.
2) Le persone intervistate nelle cascine che gentilmente ci hanno risposto alle nostre domande e con precisione fornendoci dati indispensabili.
Malpaga: Mantegazza Bambina di anni 59
Girola: Favini Rosa di anni 58
Regosella: Zaffaroni Camillo di anni 70.
Soccorso: Colombo Cesare di anni 60
Ringraziamo tutti gli abitanti della Cascina Moneta e particolarmente la signora Ceriani Lina e la signora Riva Pierina di anni 60, che ci ha cantato le filastrocche e i pater un tempo comuni in tutta la cascina.

Appendice 1: Le filastrocche e i pater

Alla fine di questo lavoro ci è sembrato opportuno includere anche le filastrocche e i pater, che venivano cantate e recitate degli abitanti, nelle stalle o prima di coricarsi. Queste ci sono state cantate dagli abitanti della cascina Moneta e dalla signora Riva Pierina perche pur conoscendole non hanno avuto il coraggio di cantarcele. le filastrocche sono le seguenti:
1) Andarem in Francia - parla di un viaggio, appunto in Francia, durante il quale alcune persone suonano le zampogne, si bagnano il grembiule e la sottoveste, perche' nevica e incolpano Gesu' bambino il quale innocentemente dorme.
2) trenta, quaranta la pecora la canta - ha come protagonista una pecora che canta in un solaio chiamando il pecoraio, la padrona e diversi animali.
3) Giuanin Pipeta - si descriveva un personaggio che cerca una fidanzata e dopo averla trovata, la sventurata fugge oltre la Malpaga. Anche sotto un ponte c'e' una vecchia si dice di un personaggio che cerca moglie.
4) Zin, zeta furaseta - parla di una forbice che deve essere limata per quattro soldi.
5) Pin pin cavalin - descrive l'acqua fredda che va al mulino e quella calda che viene distribuita nelle case.
6) Gin gin la Madonna la va in giardin - figura di una scenetta insolita in cui la Madonna raccoglie i fiori in giardino per la signora Teresina, mentre sulla strada passano delle vecchiette e una banda che porta corone bianche di stelle.
7) tri' - tra' - rappresentano persone che mungono i buoi di Gallarate e di San Vittore, mentre il tamburo suona le ore e alcuni ragazzi intrecciano cappelli di paglia.
8) Pignata casseta - descrive una serie di conseguenze: il topo che mangia il formaggio, il gatto che mangia il topo, ecc.
9) Din Don. - raffigura tre donne senza marito.

I Pater venivano recitati alla sera prima di coricarsi o al mattino quando ci si alzava. Il contenuto e' tipico e simile a tutti i pater, infatti si parla sempre di Santi, di Angeli di Cristo e della propria anima in paradiso.
La recitazione cantata dei pater e delle filastrocche si puo' ascoltare sui nastri della nostra registrazione.
Probabilmente questa serie sonora, verra' musicata con l'aiuto del nostro professore E. Leo.

 


Piano di lavoro

premessa Motivi
Ipotesi
Strumenti
Ambiente (osservazioni)
ubicazione delle cascine
Proprieta' fondiaria
Viabilita' trasporti
L'ambiente

Vita di un tempo:
organizzazione
Lavoro
Il vitto
Il tempo libero

Vita attuale:
Organizzazione
Lavoro
Il vitto
Il tempo libero
Conclusioni:
Cambiamento
Appendici:
Filastrocche e pater

PREMESSA
1) Ambiente
1.1 Ubicazione delle cascine e proprieta' fondiaria.
Dove sono ubicate le cascine?
Quali sono i proprietari?
1.2 La viabilita' e i mezzidi trasporto
Quali sono le strade che conducono alle cascine?
Quanto tempo si impiega a raggiunrle in macchina, in bicicletta e a piedi?
Quali trasporti pubblici vi sono tra il centro abitatp e le cascine?
1.3 Come si presentano le cascine?
1.4 Come si presentano i locali?
1.5 C'era il pozzo? Dove era? Fino a quando ha funzionato?, Per quale scopo serviva?
1.6 C'era il forno?
1.7C'erano le stalle? Dove erano? Quali animali servivano? Quali animali erano allevati?
2 Organizzazione familiare
2.1 La cascina e4ra abitata da persone in qualche modo vincolate da legami di parentela?
2.2 La famiglia era di tipo patriarcale? hi era il regiu'?
2.3 Quali compiti o masioni aveva il regiu'? Era un tipo autoritario e temuto? Come distribuiva gli incarichi e i beni?
2.4 Quali poteri aveva la regiura?
2.5 Quando ha iniziato l'abbandono di questo genere di vita?
3 Lavoro (vita di un tempo)
3.1 Eravate contadini o operai?
3.2 Quale era il vostro orario di lavoro?
3.3 Quali erano i lavori nei campi?
3.4 Per quale scopo venivani allevati gli animali?
3.5 Come venivano allevati i bachi da seta?
3.6 Come venivano allevati le mucche e i vitelli?
4 Vitto (vita di un tempo)
4.1 Cosa si mangiava un tempo a colazione?
4.2 Cosa si mangiava un tempo a mezzogiorno?
4.3 Cosa si mangiava un tempo alla sera?
5 Tempo libero.
5.1 C'erano molte bande di bambini? Quali erano i loro giochi?
5.1 Come si divertivano?
6 Organizzazione (vita attuale)
6.1 Attualmente come e' organizzata la famiglia?
6.2 Quali compiti i mansioni ha il padre?
6.3 Quali i compiti della madre?
6.4 I figli collaborano al buon andamento della famiglioa o sono piuttosto indipendenti?
7 lavoro (Vita attuale)
7.1 Soiete operai o contadini?
7.2 lavorate a turmi o a gionata?
7.3 usufruite di una mensa e di una buona assistenza saniatria?
7.4 lavorate i campi?
7.5 Questo lavoro e' oggi meno faticoso?
8 Vitto (vita attuale)
8.1 Che cosa si mangia a colazione?
8.2 Che cosa si mangia a mezzogiorno?
8.3 Che cosa si mangia alla sera?
9 tempo libero (Vita attuale)
9.1 occupa il tempo libero lavorando i campi?
9.2 Leggete giornali?
9.3 vedete la televisione?
9.4 Va al cinema?
9.5 Va all'osteria? a giocare a carte? (uomini)
9.6 lavora a maglia, all'uncinetto, ricama?
9.7 Pratica sport?










 


CRONOLOGIA EVENTI

1762 - Datazione del proverbio "OGNI TRENT'AN E TRENTA MES L'ACQUA LA TORNA AL SO PAES ))
1590 veniva sottoposto alla competenza dei tecnici la soluzione del problema delle inondazioni.
1712 fino a quest'anno non si e' trovata notizia di grandi variazioni di percorso o danni provocati dal Gradeluso.
1603 - in seguito ad una paurosa piena che porto' distruzione fino ad Origgio, la Casa Borromeo, proprietaria delle terre di quel paese, si rese disponibile al concorso delle spese previste da un piano di deviazione.
1603 - Cosatruzione della chiusa di San martino con deviazione del Bozzente.
1603 - Contratto Borromeo sottoscritto dal Conte Renato Borromeo.
1604 - Termine dei lavori.
1604 - Il Gradeluso entra nel letto del nuovo Bozzente e la strada di Santa Maria riadattata a strada.
1644 - Deviazione del bozzente dal centro del paese di Cislago.
1604 - 1714 - Cislago nopn ha innondazioni.
1680 - Costruzione del ponte in Cislago
1712 - Il fontanile irrompe a Gorla Maggiore e nell'Olona.
1714 - la chiusa di San Martino si rovina per incuria.
1714 - Il Ducato per questioni politiche non si interessa alla problematica.
1718 - investita da una paurosa piena, si rovescia completamente ed il Bozzente irrompe con violenza nel suo vecchio corso portando gravissimi danni alle terre di Cislago, Gerenzano, Uboldo.
1729 - Inondazione
1729 - Scavo del cavo Raffagni
1738 - Inondazione.
1744 - Inondazione fino a Rho.
1744 - Scavo del canale Malatesta.
1750 - Il fontanile con il Gradeluso e il Bozzente irrompe inondando fino a Rho.
1756 - luglio. Grande piena.
1760 - Costruzione del nuovo e attuale Bozzente con canali di Roggia Maestra.
1762 - fine dei lavori
1762 - Nascita della "Congregazione dei Torrenti"
1765 - La Roggia maestra non funziona bene.
1765 - costruzione di un canalino a Rho come scolmatore.
1803 - Editto
1850 - Costruzione del "Laghett" di Cislago.
1880 - altra piena
1917 - altra pena
1930 - Chiusura del "Laghett" con campo sportivo.
1951 - altra piena
1976 - altra piena.
1963 - chiusura della congregazione

 


Allegati

fig. 1 - Particolare con Cislago
fig. 2 - Percorso completo del Bozzente. Cartina A.S. (parte sinistra)
fig. 3 - Percorso completo del Bozzente. Cartina A.S. (parte destra)
fig. 4 - Chiesa parrocchiale
fig. 5 -
fig. 6 -
Fig. 7 -
fig. 8 -
Fig. 9 -
fig. 10 -

 



LISTA DELLE DIAPOSITIVE


n. 4980 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Altare
n. 4981 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Iscrizione
n. 4982 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Iscrizione
n. 4983 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Volta
n. 4984 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Entrata vista dall'interno.
n. 4985 - Interno della chiesa della Madonna del Soccorso - Locale sacrestia, ora adibito a deposito attrezzi agricoli.
n. 4986 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Porta di ingresso.
n. 4987 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Entrata della cascina e del convento.
n. 4988 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Particolare di una finestra del cascinale agricolo.
n. 4990 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Campanile.
n. 4991 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Chiesa e campanile visti dall'esterno.
n. 4992 - Fontanile di San Giacomo . Origine del fontanile, vista a sud. Il ponticello non esisteva in antichita' ma e' stato costruito per una ferrovia di carrelli che portavano l'argilla a una fornace vicina alla Varesina.
n. 4993 - Fontanile di San Giacomo . Origine del fontanile, vista a nord.
n. 6008 - Canale di scarico di costruzione moderna, probabilmente uno scolmatore di fogne. Si trova all'entrata del galoppatoio alla frazione Massina. (pos. 97505400 270°). Si nota un rialzo del terreno che da destra va a sinistra che era la Roggia Maestra
n. 6009 - Cassina Massina. (pos. 98005470 90°) Vista di antichi cortili dal sagrato della chiesa di San Giulio.
n. 6010 - Cassina Massina. (pos. 98005470 0°) Vista di un portone di accesso di antichi cortili visto dal sagrato della chiesa di San Giulio.
n. 6011 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 0°) Nicchia con pittura sulla parte sud della chiesa.
n. 6012 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 90°) Vista del frontale della chiesa.
n. 6013 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 270°) Vista del portoncino di ingresso del cortile della chiesa. Questa porta aveva accesso dai campi.
n. 6014 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 180°) Vista della chiesa dal cortile interno dei contadini. Campanile e abiside.
n. 6015 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 270°) Vista della porta di accesso al campanile dal cortile dei contadini.chiesa dal cortile interno dei contadini. Campanile e abiside.
n. 6016 - verificare. Ponte sul Bozzente a nord di Cislago (pos. 96805700 20°) eseguita dal ponte della D. 6017 verso il ponte di San martino.
n. 6017 - verificare. Ponte sul Bozzente a nord di Cislago (pos. 96805700 200°). Questo ponte si trova sulla strada nuova, parallela alla Varesina e verso i boschi.
n. 6018 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Entrata della chiesa. (pos. 99805285 180°)
n. 6019 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Entrata della chiesa. (pos. 99805285 90°)
n. 6020 - Chiesa della Madonna del Soccorso - Ingresso della chiesa visto dall'interno. (pos. 99805285 270°)
n. 6021 - Cascina Girola - Cortile con pozzo. (pos. 00505260 180°)
n. 6022 - Cascina Girola - Cortile con ballatoio. (pos. 00505260 270°)
n. 6023 - Cascina Girola - Cortile con ballatoio. (pos. 00505260 270°)
n. 6033 - Cascina Girola - Vista del Fontanile dal ponticellodi accesso. (pos. 00505260 0°)
n. 6034 - Santa Maria Iniziata - (pos. 97625550 45°) Vista dalla strada. Poco piu' avanti era il Gradeluso.
n. 6035 - La Fagnana - Su questa strada passava l'antico Bozzente spostandosi di poco a sinistra. (pos. 98905532 135°).
n. 6036 - La Fagnana - Su questa strada passava l'antico Bozzente spostandosi di poco a sinistra. (pos. 98905532 135°).
n. 6037 - Vecchio Bozzente - Incrocio in mezzo alle campagna fra la via S. Maria di Uboldo (vecchio Bozzente) e la direttrice Malpaga - Cascina Girola. (pos. 99805230 0°). Sulla destra la cascina del Soccorso.
n. 6038 - Vecchio Bozzente - Incrocio in mezzo alle campagna fra la via S. Maria di Uboldo (vecchio Bozzente) e la direttrice Malpaga - Cascina Girola. (pos. 99805230 180°). Vista a sud verso Uboldo. Questa strada piu' avanti e' asfaltata e quando incrocia la saronnese entra in Uboldo. Una volta era il vecchio Bozzente.
n. 6039 - Vecchio Bozzente - Incrocio in mezzo alle campagna fra la via S. Maria di Uboldo (vecchio Bozzente) e la direttrice Malpaga - Cascina Girola. (pos. 99755240 270°). Vista del Raffagni che e' questa strada. Vista a ovest verso Malpaga. Questo e' un incrocio poco piu' a nord.
n. 6040 - Vecchio Bozzente - Incrocio in mezzo alle campagna fra la via S. Maria di Uboldo (vecchio Bozzente) e la direttrice Malpaga - Cascina Girola. (pos. 99755240 315°). Vista della ferrovia Nord, e dietro ai capannoni il Malatesta. Questo e' un incrocio poco piu' a nord.
n. 6041 - Malpaga - Vista dalla malpaga del Raffagni verso cascina Girola. (pos. 99455195 45°).
n. 6024 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista delle curve del Bozzente verso nord.
n. 6025 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista delle curve del Bozzente verso nord.
n. 6026 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista delle curve del Bozzente verso nord.
n. 6027 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista delle curve del Bozzente verso nord.
n. 6028 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista del ponte da sud.
n. 6029 - Ponte del Bozzente alle cave di Gerenzano - (pos. 97505300). vista del Bozzente verso sud.
n. 6030 - Canale di scarico di costruzione moderna, probabilmente uno scolmatore di fogne. Si trova all'entrata del galoppatoio alla frazione Massina. (pos. 97505400 270°). Si nota un avvallamento dennominato Roggia Maestra
n. 6031 - Canale di scarico di costruzione moderna, probabilmente uno scolmatore di fogne. Si trova all'entrata del galoppatoio alla frazione Massina. (pos. 97505400 270°).
n. 6032 - Bozzente - a nord ovest del galoppatoio alla frazione Massina. (pos. 97005425 0°).n probabilmente una vecchia strada che collegava la massina con Rescaldina attraversava a guado il Bozzente. Attualmente la strada non e' piu' percorribile.
n. 6042 - Fontanile di San Giacomo - (pos. 00505338 0°). Vista del fossato di origine.
n. 6043 - Fontanile di San Giacomo - (pos. 00505338 0°). Vista del fossato di origine.
n. 6044 - Cavo Raffagni - (pos. 99005052 330°) Incrocio del cavo Raffagni con un viottolo. Sitrova fra la Saronnese e a sud vicino una strada che una volta portava a Cerro maggiore. Seguendo il Raffagni a destra porta alla saronnese. Seguendolo a sinistra verco Origgio.
n. 6045 - cavo Raffagni. (pos. 99105044 0°) Mi trovo sulla strada non in uso che posta da Uboldo a Cerro Maggiore. Questa strada porta a nord verso la Saronnese. Il Cavo Raffagni e' fra le robinie. In fonso si nota la postazione per la n. 6044.
n. 6046 - cavo Raffagni. (pos. 99105044 180°) Mi trovo sulla strada non in uso che posta da Uboldo a Cerro Maggiore. Questa strada porta a sud verso Origgio. Il Cavo Raffagni e' la strada nella diapositiva.fra le robinie. In fondo si nota la strada che da Uboldo porta a Cantalupo (Regusella).
n. 6047 - cavo Raffagni. (pos. 99204978 180°) Mi trovo sul cavo Raffagni ed e' visibile la la strada che da Uboldo (a sinistra) porta a Cantalupo (a destra a Regusella).
n. 6048 - cavo Raffagni. (pos. 99254970 0°) Mi trovo sulla strada Uboldo Origgio e con vista a nord. del cavo Raffagni.
n. 6049 - cavo Raffagni. (pos. 99254970 180°) Mi trovo sulla strada Uboldo Origgio e con vista a sud verso i campi di origgio.
n. 6050 - cavo Raffagni. (pos. 99254970 90°) Mi trovo sulla strada Uboldo Origgio e con vista a est verso Uboldo.
n. 6051 - Malpaga - (pos. 99245180 50°) - A sinistra la Cascina Malpaga e il sentiero in vista e' il cavo Raffagni. Con questa direzione si va verso il Bozzente vecchio che incrocia con via Santa Maria di Uboldo e la Cascina la Girola.
n. 6052 - Malpaga - (pos. 99245180 230°) - In vista le cave e il sentiero in vista e' il cavo Raffagni che entra nelle cave, poi si incrocia con il cavo Malatesta per attraversare la Saronnese.
n. 6053 - Cascina la Visconta - Pos. 0°) Attorno a questa cascina il gradeluso si disperde.
n. 6054 - Cascina la Visconta - Pos. 0°) Attorno a questa cascina il gradeluso si disperde.
n. 6055 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista della lapide miliare.
n. 6056 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista del ponte verso sud.
n. 6057 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista del Bozzente verso nord.
n. 6058 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista del ponte. Si nota il vecchio ponte ad arco accompagnato da due nuove spalle.
n. 6059 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista del ponte. Si nota il vecchio ponte ad arco accompagnato da due nuove spalle.
n. 6060 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista della deviazione dal Bozzente alla Roggia Maestra.
n. 6061 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista della deviazione dal Bozzente alla Roggia Maestra.
n. 6062 - Bozzente - Ponte fra Gerenzano e Gorla Minore - (pos. 96755555) Vista della deviazione dal Bozzente alla Roggia Maestra.
n. 6063 - Roggia maestra - Vicino al cimitero di gerenzano . Roggia con fianchi distrutti per poter fare attraversare il corso dai trattori che devono strasportare il legname tagliato nel bosco .
n. 6064 - Bozzente - Localita' Il Rogoredo. (pos. 96805452) Localita' di svago con un ponticello in legno e panchine.
n. 6065 - Bozzente - Localita' Il Rogoredo. (pos. 96805452) Localita' di svago con un ponticello in legno e panchine.
n. 6066 - Bozzente - (pos. 97005420) - Attraversamento a guado a partire da Cassina Massina.
n. 6067 - Bozzente - (pos. 97005420) - Collettore fognario presso attraversamento a guado a partire da Cassina Massina.
n. 6068 - Bozzente - (pos. 97005420) - Collettore fognario presso attraversamento a guado a partire da Cassina Massina.
n. 6069 - Bozzente - (pos. 97005420) - Attraversamento a guado a partire da Cassina Massina.
n. 6070 - Cislago - Centro e vicino al castello - lapide immurata nel 1680 (vedi note nel testo).
n. 6071 - Cislago - Centro e vicino al castello - lapide immurata nel 1680 (vedi note nel testo).
n. 6072 - Bozzente - Sulla provinciale Saronnese. (pos. 98305124) -
n. 6073 - Bozzente - Sulla provinciale Saronnese. (pos. 98305124) -
n. 6074 - Bozzente - Sulla provinciale Saronnese. (pos. 98305124) -
n. 6075 - Cava di pietra sulla Saronnese. (pos. 98505150). Questa cava, ma non in questo punto taglia il Malatesta e il Raffagni dalla Malpaga (nord e sud) alla saronnese.
n. 6076 - Cava di pietra sulla Saronnese. (pos. 98505150). Questa cava, ma non in questo punto taglia il Malatesta e il Raffagni dalla Malpaga (nord e sud) alla saronnese.
n. 6077 - Cava di pietra sulla Saronnese. (pos. 98505150). Questa cava, ma non in questo punto taglia il Malatesta e il Raffagni dalla Malpaga (nord e sud) alla saronnese.
n. 6078 - Cavo Raffagni che attraversa la saronnese (pos. 98905128) vista verso nord alle cave di pietra.
n. 6079 - Cavo Raffagni che attraversa la saronnese (pos. 98905128) vista verso sud a Uboldo.
n. 6081 - Cavo Raffagni a sud della saronnese.
n. 6082 - Cavo Raffagni a sud della saronnese.
n. 6086 L#3 - Ultimo tratto del Cavo in cemento per scarico acque dal galoppatoio con immissione costruito in cemento. (97205375)
n. 6087 L#3 - Cavo in cemento per scarico acque dal galoppatoio. Questi sono gli ultimi ponticelli in cemento su questo canale di scarico in cemento prima di gettare le acque nel Bozzente. (97205375)
n. 6088 L#3 - Ultimo tratto del Cavo in cemento per scarico acque dal galoppatoio. (97205375)
n. 6089 L#3 - Ultimo tratto in curva del Cavo in cemento per scarico acque dal galoppatoio. (97205375)
n. 6090 L#3 - tratto della Roggia maestra presso il galoppatoio (97505400).
n. 6091 L#3 - Primo tratto del Cavo in cemento per scarico acque dal galoppatoio. (97505400). Vista a 45°. In fondo l'entrata del galoppatoio.
n. 6092 L#3 - tratto della Roggia maestra presso il galoppatoio (97505400 150°).
n. 6093 L#3 - Guado del Bozzente proveniente dalla Cassina massina. (97005420) Il sentiero proviene dalla cassina massina e dopo il guado si dirige verso Cerro maggiore all Chiesa della Porretta.
n. 6094 L#3 - Guado del Bozzente proveniente dalla Cassina massina. (97005420) Il sentiero proviene dalla cassina massina e dopo il guado si dirige verso Cerro maggiore all Chiesa della Porretta.
n. 6095 L#3 - Bozzente alla cassina Massina nelle curve (97015430 240°)
n. 6096 L#3 - Punto di derivazione del Bozzente segnanto nella mappa con il numero 15. (98086408 160°). E' il cavo a destra che attualmente e' in disuso in quanto molto altro dal letto del torrente.
n. 6097 L#3 - Punto di derivazione del Bozzente segnanto nella mappa con il numero 15. (98086408 160°). E' il cavo a destra che attualmente e' in disuso in quanto molto altro dal letto del torrente.
n. 6098 L#3 - Ponte sul Bozzente presso Cislago. (96825670) Questo ponte e' stato costruito dagli abitanti di Cislago per poter passare il torrente e accedere ai campi piu' a nord. Costruito nel 1922 in cemento, sotto il fascismo, conserva ai quattro lati del ponte uno scavo ove era posta l'effige del fascio. Effige tolta alla caduta del fascismo. Questo ponte attualmente e' imperrrorribile dopo le inondazioni del settembre 1995 e dicembre 1995.
n. 6099 L#3 - Vedi n. 6098
n. 6100 L#3 - Vedi n. 6098
n. 6101 L#3 - Vedi n. 6098
n. 6102 L#3 - Vedi n. 6098
n. 6103 L#3 - Bozzente molto a nord fra il campo sportivo di Cislago e poco piu' a sud. (96905690). Molto rialzato dal livello dei campi, lento nel suo corso, prima di arrivare al ponte della n. 6098, vi entrano degli scarichi.
n. 6104 L#3 - Bozzente presso la n. 6103.
n. 6105 L#3 - Bozzente presso la n. 6103.
n. 6106 L#3 - Bozzente presso la n. 6103.
n. 6107 L#3 - Cislago centro. Per questa piazza passava il Bozzente o quello che rimaneva fino al 1830. Vedi lapide murata. (97905640)
n. 6108 L#3 - Cislago centro. Per questa piazza passava il Bozzente o quello che rimaneva fino al 1830. Vedi lapide murata. (97905640)
n. 6109 L#3 - cascina del Soccorso (220°)
n. 6110 L#3 - Cascina Girola vista dal ponte della Ferrovia.
n. 6111 L#3 - Ponte sul Bozzente. (99854822). L'ultimo piu' a sud verso origgio, sulla strada che da origgio porta a Cantalupo. n. 6112 L#3 - cascina del Brog (99854822) vista dal ponte della n. 6111.
n. 6113 L#3 - Canale Raffagni alla Malpaga. E' presso la recinzione eed e' vista verso la Malpaga, (sinistra) e oltre prosegue verso il Bozzente.
n. 6114 L#3 - Il Malatesta visto dalla madonnina (a nord della malpaga) e in fondo la madonna del Soccorso.
n. 6115 L#3 - ponte del Gradeluso a Locate varesino in localita' San Rocco. Incisione della data sul lato sud del ponte.
n. 6116 L#3 - ponte del Gradeluso a Locate varesino in localita' San Rocco. Vista a sud.
n. 6117 L#3 - ponte del Gradeluso a Locate varesino in localita' San Rocco. Vista a nord.
n. 6118 L#3 - ponte del Gradeluso a Locate varesino in localita' San Rocco. Vista a nord.

Ponte del bozzente sotto la provinciale della saronnese al bivio con cerro maggiore. (pos. 98305124)
Incrocio del Raffagni - Malatesta con la provinciale saronnese. (pos. 98905126)
Incrocio del Raffagni con il malatesta (pos. 98905135)

 

Percorrendo i corsi d'acqua.


Cavo Malatesta

E' stato scavato nel 1745. Parte dalla parte a ovest della cascina del Soccorso come scolmatore del Bozzente e con un angolo di 230° si dirige direttamente verso la Madonnina, localita' a nord della Cascina Malpaga. Attualmente e' un sentiero percorribile a piedi e interrotto solo dalla ferrovia Nord. Dalla Madonnina ( entrata del centro di tiro al volo), devia a 220° per 450 metri ed finisce nella cava tuttora esistente. Nella cava devia per 175° fino a raggiungere la Saronnese dove sulla destra ha una fabbrica e oltre sulla sinistra un'altra fabbrica con cinta in lauro. Ma poco prima ( 50 metri) di entrare nella saronnese si congiunge con il cavo Raffagni. In questo punto perde il suo nome dopo 1,7 Km.

CAVO RAFFAGNI
E' stato costruito nel 1729. Parte dal Bozzente vecchio come primo scolmatore nel punto di congiunzione tra Malpaga e Cascina Girola. Attualmente questo punto e' l'incrocio con via Santa maria (ex Bozzente). Si dirige verso la Malpaga (700 metri) con un angolo di 220°. Passa di fronte al magazzino degli scampoli e prosegue per altri 450 metri prima di entrare nella cava. Tutto questo percorso e' un sentiero non asfaltato e poi erboso. Si congiunge con il Malatesta a circa 50 metri dalla saronnese e la attraversa con un angolo di 170°.
Continua diritto per 700 metri e con un angolo di 150° attraversa la strada che da Uboldo collegava cerro Maggiore alla Chiesa dell Porretta. Continiua con lo stesso angolo fino a raggiungere la strada che da Uboldo collega Regosella. In questo punto (28) si ributtava nel vecchio Bozzente e proseguiva con una curva ampia verso sud. In questo punto perde il suo nome con 2,9 Km.

Cavo Fagnano.
Costruito ne xxxx. Patre da Gerenzano all'altezza del cimitero ed era quella che oggi e' la strada che porta a rescaldina. Sulle carte la strada si chiama Strada Boarescia e si perde impaludandosi all'alteza delle cave quasi perpendicolarmente alla cascia Grassina oggi chiamata l'Inglesina. dopo 1,5 Km.

 


Annotazioni su BOZZENTE

Boschi di Mozzate a Cislago

Cislago
Entrata - procurarsi la cartina
Uscita

Cislago - Gerenzano
Il vecchio Bozzente percorre la oggi via Vecchio Bozzente e attraverso i campi porta direttamente alla "Fagnana" passando dietro il muro di cinta della centrale Enel (strada percorribile solo a piedi). Da una vecchia carta della chiesa si osserva il Bozzente a est della chiesa. Attraversala strada asfaltata che dalla "Massina" porta alla Saronnese che dista dalla fagnana circa 200 metri, e imbocca una strada non asfaltata di nome "Bozzente vecchio". Si arriva in Gerenzano.

Gerenzano
Entrata - Da una cartian del "Caseggiato di seconda Stazzione del territorio di Gerenzano - Pieve di Appiano - del 1752" si nota che:
Trovare la cartina di Gerenzano
Uscita

Gerenzano - Uboldo
Da Gerenzano ovest esce dall'abitato con angolo 175° quasi parallelo alla strada gerenzano Uboldo ma a circa 300 metri a ovest di essa strada. Attraversa la strada delle vigne che porta alla cascina Grasina o Inglesina. Questo punto oggi e' una rotonda di svincolo al paese. Poco piu' a sud formava un laghetto esattamente dietro una ex fornace (oggi centro industriale). Nella prossimita' di questo laghetto veniva estratta l'argilla per i mattoni ed e' una zona archeologica di valore. Prosegue verso Madonna del soccorso che lambiva a ovest di essa. In questo punto partiva il cavo Malatesta. Prosegue a sud, attravervsa quella che oggi e' la ferrovia. Passava a ovest dalla cascina Franchi, deviava per 240à per 50 metri, (si vede ancora oggi un avvallamento con piccolo boschetto), e con un angolo di 150° (a 200 metri inizia il Raffagni), imbocca quella che attualmente e' via Santa maria e cosi' sempre in direzione per il centro di Uboldo.

Uboldo
entrata - Trovare la cartina di Uboldo.
Uscita

Uboldo - Origgio.
All'uscita di uboldo sul suo letto e' stata costruita la strada per raggiungere Regusella (220°) ma al punto 28 segue verso sud ove era tendenza a farlo impaludare e oggi il Bozzente nuovo.




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