Nel Sedicesimo secolo "1850 anime da Comunione"
Quanti furono nelle varie epoche gli abitanti e quale andamento segui' nei secoli scorsi l'espansione demografica di legnano?
Dobbiamo andare per deduzione partendo da epoche remote ed almeno fino alla seconda meta' del '500, allorquando cioe' possiamo trovare il conforto di documenti storici.
Ricerche archeologiche impegnate ed approfondite da parte di appassionati studiosi hanno trovato nella necropoli legnanese significative testimonianze del contributo dato dai piu' antichi abitatori di questa plaga alla civilta' preromana e romana.
L'ingegner Guido Sutermeister appunto basandosi su calcoli ricavati dai sepolcreti man mano riportati alla luce indicava con aprrossimazione che in epoca romana gli abitanti che vissero lungo le due sponde dell'Olona dovevano essere in numero superiore a mille.
Anche se ci sembra un calcolo troppo ottimistico (a meno che non si fossero verificate massicce migrazioni nei quattro o cinque millenni successivi) teniamo comunque per buoni, come base di partenza, questi dati. ma seguiamo l'evoluzione demografica non piu' sulla scorta di relitti di antiche civilta' ma con dati piu' certi, tratti da documenti autentici.
Il primo censimento riguardante Legnano e' quello fatto nei primi anni del 1500 che assegna al Borgo "1500 anime da comunione", il che equivale ad una popolazione di circa 23000 persone. Abbiamo un altro riferimento nel 1584, a quando cioe' San Carlo Borromeo avendo in animo di istituire la prepositura, incarico' il suo segretario Monsignor Giussani di ragguagliarlo sul numero dei fedeli. E questi annota nelle sue memorie (volume II°, pagine 175) che "questo borgo di Legnano ha non meno di 500 famiglie con piu' di 2000 anime da comunione", potevano essere dunque a quell'epoca circa 3000 abitanti. La cifra ci viene confermata anche da Giuseppe Pirovano che si riferisce a due anni dopo e cioe' nel 1586. Nella parte storica dell'archivio comunale esiste un documento in copia, rilegato a fascicolo, che reca la data del 9 marzo 1651 e il titolo di "Redenzione alla infeduazione concessa al borgo di Legnano con Legnanello e le sue giurisdizioni".
La "Cedola" venne redatta nel 1649 ma resa esecutiva due anni dopo.
Ogni "Redenzione" dall'infeduamento era preceduta da rigorose indagini dalle autorita' regie sulle condizioni economiche e sulla capacita' contributiva degli abitanti.
La indagine ricognitiva allo scopo di stabilire la situazione del borgo incluso nel Ducato di Milano venne affidata dal Governo spagnolo nel 1620, ad un suo funzionario, Orazio Mainoldi, questore della Regia Camera delle Entrate Straordinarie e Beni Patrimoniali del Ducato. Da questo documento conservato presso l'archivio di stato di Milano possiamo avere una esatta visione delle condizioni sociali e dell'importanza economica, demografica ed agricola di Legnano in quell'epoca.
I dati sono molto attendibili in quanto il carteggio era stato fatto in vista della cessione in feudo del borgo che doveva essere messo, come si direbbe in termini attuali, all'asta. La formalita' prevedeva la esposizione per due volte delle "cedole" per la vendita e quindi avrebbe dovuto aver luogo il pubblico incanto.
In quell'occasione sappiamo che i legnanesi compiendo un notevole sforzo finanziario comune, riscattando la liberta' mediante una raccolta di denaro nell'ambito delle stesse famiglie, pagando loro stessi il corrispettivo al Governo spagnolo.
Ma trascriviamo integralmente il carteggio che il questore Orazio Mainoldo redasse con il caratteristico linguaggio in uso nel seicento:
Ill.mo et Ecc.mo Signore
"Avendo noi sotto li 27 di marzo prossimo passato, per ordine li 16 di giugno prossimo passato fatto oblazione di comprar il feudo alcune terre di questo Stato, conforme alla procura fatta da Sua Maesta' in Vostra Eccellenza, fu da Giovan Battista Piantanida sotto li 16 di giugno prossimo passato fatto oblatione di comperar il feudo il borgo di Legnano et Legnarello, con la sua giurisdittione, et entrata di censo del sale, et con titolo di marchese, per quali offerse pagare lire trentatre mille per il feudo, giurisdittione, et entrata in censo; et ducati quattro mille Castigliani per il titolo di Marchese, qual oblatione perche' ci parve assai utile l'accettassimo, et insieme delegassimo il Questore Horatio Mainoldo nostro Colliga, accio' andasse in fatto, visitasse detta terra di Legnano et Legnarello et pigliasse quelle informazioni che gli fossero parse necessarie, per havere l'intera cognitione della qualita' di essa terra: il che ha egli eseguito et cen'ha fatto relatione, dalla quale risulta:
Che detta Terra, ovvero borgo di Legnano e' situata nella Provincia del Seprio, di questo Ducato et in buonissim'aria, vicino al quale circa un tiro d'archibugio vi e' la Contrada di Legnarello, sotto lo stesso Comune di Legnano, et e' sopra la strada regale, per la quale si va da Milano a Gallarate, et al Lago Maggiore, et e' distante da Milano sedici miglia, da Como pur sedici miglia, da Gallarate otto e da Busto grande quattro.
Ha sotto di se' la detta Terra, o' sia Contrada di Legnarello, et cinque cassine.
Non confina con alcun principe straniero, ne' con alcun fiume eccetto che col fiume Olona, qual scorre nel mezzo tra Legnano et Legnarello. Non c'e' cinta di mura, ne' fossa.
Non ha Castello, fortezza, ne rocca; vi e' ben una casa fabbricata a forma di castello, con fossa, et ponti levatori, qual'e' del Dottore Ferrante Lampugnano.
Non ha palazzo ne' carceri, ne' alcun altro loco pubblico, eccetto che tre piazze et una casa qual'e' della Comunita', la quale si affitta parte, et parte si tiene per uso del Comune, per congregarsi e far li Sindaci, et Officiali et a trattare li negotij pubblici.
Non e' terra insigne.
Vi e' poi una fiera ogn'anno nel giorno della Commemorazione dei Morti, al quale concorrono gente assai delle parti vicine, a coprare bovi grassi, pelliccie, panno et tele et altre cose assai; ma il maggior nervo della fiera e' dei bovi grassi, quali per la maggior parte sono comperati da Macellari di Milano.
Ha diciassette molini sopra il fiume Olona, uno dei quali e' del Signor Cardinale Borromeo, un'altro del signor Cardinale Montaldo, et gli altri sono de diversi proprietari.
Ha un'ospitale sotto il titolo di Sant'Erasmo, poco discosto dalla terra, nel quale si ricevono poveri vecchi, et altre persone che non possono lavorare, qual'ha' entrata di trecento scudi l'anno; et ha' anche un altro luoco pio detto della Scuola della Misericordia, qual'ha' l'entrata circa cento scudi l'anno che si dispensano a poveri della terra (omissis).
Le anime di questo borgo, et la sua giurisdittione, compresa la sudeta contrada di Legnarello et cassine sono in tutto duemila novecento quarant'otto (2948) delle quali vene sono mille novecento cinquanta nove (1959) da Communione. Et i fochi sono quattro cento settanta quattro (474), de' quali ne sono cento cinquanta quattro (154) de' cittadini, dodeci de gentil'huomini che abitano continuamente in detto Borgo, due cento trentatre (233) di gente rurale, cioe' mercanti, artigiani, et contadini che lavorano beni proprij, o' di detti mercanti, et settanta cinque persone che abitano case, o lavorano beni ecclesistici.
Gli abitanti (eccettuati gli suddetti gentil'huomini) sono mercanti, artigiani, massari, e braccianti, fra i quali vi sono dei mercanti di panno, quali vendono anche tele, et canevi, ed uno di essi fa la tentoria, vi sono poi altri tre tentori, et altri otto che vendono tele et canevi, uno che vende del ferro; Vi sono cinque postari, che vendono cose mangiative, nove mercanti d'oglio di linosa et di noce, sei calzolari, sette sarti, tre barbieri, quattro marescalchi, sette che fanno zoccoli, dei speciali, cinque ofellari, sei legnamari, un capellaro, doi che lavorano filisello, tre Beccarie, tre Hostarie grosse, et tre Bettolini, cinque maestri che insegnano a leggere, scrivere, grammatica et Musica; et gli altri son massari e brazzanti, che attendono a lavorare la terra. Vi abita poi anco continuamente un medico fisico et un chirurgo, quali non hanno nessun sussidio dalla Comunita'.
Il territorio e' di pertiche ventidue mille novecento quaranta quattro (22.944) e tavole due, parte vigna, parte campo, parte prati, et parte brughera, et alcuni pochi boschi, dei quali ve ne sono pertiche mille trecento quarantatre (1343) et tavole 23 catastrate alli libri del perticato civile, et pertiche quindici mille trecento quarantatre (15.343) et tavole otto catastrate al rurale, pertiche quattro mille cinquecento ottanta quattro (4584) e tavole decinove sono eccllesiastici.
Producono quei terreni di ogni sorta de frutti, eccetto che riso, ma particolarmente producono grandi quantita' de vini, stando che il territorio e' per la maggior parte avidato. Et li frutti che producono sopravanzano al bisogno della terra, qual sopravanzo lo conducono a Milano, e anco quel poco di grano a Como.
Vagliano i terreni, computati li buoni,et cattivi insieme cento lire la pertica, ma li prati vagliono centocinquanta lire et sotto sopra si affittano a otto lire la pertica, non computando pero' le brughere, le quali si danno per dote delle possessioni.
Detto borgo non e' stato mai infeudato, ne ha', o avuto Podesta' particolare, fiscale, notari, o sbirri, ma e' soggetto per l'amministrazione della giustizia al Vicario del Seprio, et alli Giudici della Citta' di Milano, vi habitano pero' dei notari pubblici, quali rogano istrumenti, et un fante,qual serve a fare intimationi.
La Regia Camera suol scuoder ogn'anno da detta Comunita' lire duecento dodeci, soldi undeci e danari undeci per il censo ordinario, et lire due cento dieci, soldi tre e danari quattro per l'augumento di detto censo, che in tutto fanno la somma di 422.153. Ne altra entrata v'e' che potesse farsi feudale, perche' li datij del prestino, et della scannatura della carne sono parte di Ferrante Lampugnano et parte dellij eredi di Piero Paolo Vismara, et sull'imbotato non si paga datio alcuno, ma invece di quello si paga una conventione di lire trecento quattordici l'anno a diversi particulari; et del vino non si paga datio alcuno, ma ogni uno ne puo' vender senza datio pagar.
Detta Comunita' ha d'entrata lire novant'otto che si scuodono sopra il datio della Macina di Milano. et ha anche la seddetta casa, parte della quale e' affittata cento vinti lire l'anno, et dell'altra parte se ne servono per congregarsi a trattar li nogotij publici.
Non e' tassata su alcuni Cavalli di tassa. Leva duecento ottanta stare di sale.
Qual relatione sentita nel nostro tribunale, venissimi in parere di dar a Vostro Eccellenza parte d'ogni cosa, e fratanto, per avanzar tempo, ordinassero che si esponessero le seconde cedole per la vendita di detto feudo per vedere se compariva altr'oblatione, le quali cedole essendo esposte, et anco publicato l'incanto, e' nuovamente comparso il feudatario Cesare Visconte, quale ha offerto per detto feudo con la entrata sudetta di censo, et augumento, et con titolo di Marchese per se' et per quello suo figliolo maschio che sara' da lui nominato, lire sessantamille in tutto, la qual oblatione per essere avvantaggiosa, et utile assai, e' stata da noi accettata, et havendo anco sopra di essa fatto publicare per alcuni giorni l'incanto non e' comparsa altr'oblazione migliore. Et percio' hora rappresentiamo a V.E. tutto il seguito di questo particolare, affinche' resti servita commandare quello che gli pare che si faccia. Et all'E.V. humilmente inchinandosi, la preghiamo da N.S. il colmo di ogni bene.
In Milano, alli 16 di novembre 1620.
Di Vostra Eccellenza, humilissimi servitori.
Il presidente et Maestri delle R.D. Entrate Straordinarie et Beni patrimoniali dello Stato di Milano".
In questo documento si racavano dati certi per stabilire che l'intero territorio contava 258 fuochi, cioe' nuclei familiari, sparsi in 22994 pertiche e due tavole, corrispondenti a 1505 ettari. Al censitore non comporto' di sgnare oltre si "fuochi" il numero degli abitanti. Ma il confronto ci viene pero' offerto dal censimento del 1594, ripreso meticolosamente da un manoscritto originale esistente nella Biblioteca Ambrosiana, steso dal primo prevosto di Legnano Giovanni Battista Specio. In esso si indica un totale di 224 case ma nel censimento mancano le cascine Ponzella, Mazzafame e San Bernardino. Comunque, all'elencazione dei componenti di ogni famiglia, si ricava un numero di abitanti vicino ai 3000. Una cinquantina d'anni dopo la popolazione diminui' notevolmente anche a causa della peste del 1630.
Altri documenti ufficiali citati dallo storico Bettinelli ci dicono che nel 1783 Legnano aveva 2774 abitanti.
La dilatazione demografica e' stata dinamica specialmente in corrispondenza di periodi particolarmente felici della storia legnanese. Lo sviluppo industriale a partire dal 1880 in avanti agisce da richiamo per masse consistenti di individui. Successivamente l'intensita' e' minore di quanto si attenua il bisogno di manodopera e la popolazione locale vi provvede con il suo naturale ritmo di accrescimento. L'espansione demografica e l'incremento migratorio riprendono negli anni che seguono la seconda guerra mondiale e il periodo di boom economico. Poi l'andamento si stabilizza attorno a valori eguali ad altri importanti comuni della Lombardia con caratteristiche ambientali simiili a quelle di Legnano.
Dalla tabella che segue possiamo osservare l'incremento della popolazione negli ultimi due secoli:
La popolazione dal 1800 al 1974
1800 - 2780
1805 - 2784
1840 - 4535
1860 - 6335
1865 - 6505
1870 - 6593
1875 - 6648
1880 - 7041
1885 - 8441
1890 - 10643
1895 - 12928
1900 - 17394
1905 - 22494
1910 - 26716
1915 - 28757
1920 - 29805
1925 - 29362
1930 - 31154
1935 - 31019
1940 - 34054
1945 - 34571
1950 - 36254
1955 - 39154
1960 - 41366
1965 - 44784
1970 - 44370
1974 - 47971 al 31 agosto