Legnano story - note personali
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Il Mercato settimanale di Legnano e le sue vicende
 
In esecuzione del programma di opere pubbliche approntato dalla amministrazione comunale sono state recentemente iniziati i lavori per la nuova piazza del mercato; tra breve la nostra citta' sara' in grado di offrire adeguata sede ai mercati settimanali del martedi' e della domenica e vedra' contemporaneamente migliorata l'estetica edilizia di una zona centrale che, a dir vero, avra' sino ad oggi conservato le non invidiabili caratteristiche della grossa borgata rurale. Si e' voluto porre cosi' fine alle peregrinazioni  del mercato da una piazza all'altra, dalla via x alla via y e non e' quindi mancato il compiacimento della cittadinanza per la soluzione di un problema che da tempo si agitava. Certo, la cronistoria degli spostamenti subiti dal mercato, negli ultimi anni segnatamente, non palesa il palese il menomo interesse ne' per il pubblico, ne' per il paziente raccoglitore di notizie locali da tramandare ai tempi venturi e non ha sicuramente bisogno di essere scritta per i posteri, del mercato come istituzione e' invece, a parer nostro, interessante far cenno, perche' i documenti relativi consentono di mettere in luce, se non tratti ignorati della storia locale, situazioni particolari, contingenti del nostro borgo, le quali, possono destare, sia pure per pochi istanti, la curiosita' dei dinamici e fattivi legnanesi di oggi. Abbiamo rovistato tra le carte dell'Archivio di Stato di Milano nella secreta speranza di rinvenire attraverso i documenti riguardanti il mercato, nuove testimonianze storiche locali; e se il nostro scopo e' stato raggiunto solo parzialmente abbiamo potuto dal tra parte apprendere singolari notizie circa i rapporti del borgo di Legnano con le comunita' vicine in un periodo storico particolarmente importante:
L'indagine come spesso accade nelle ricerche di archivio, ha allora, per fortuna nostra e dei cortesi lettori, mutato contenuto e direzione; che se avessimo dovuto attenerci strettamente al tema propostoci saremmo stati costretti o a riportare interminabili documenti protocollari od a contenere l'esposizione dei fatti in due righe o poco piu'.
In questa alternativa, abbiamo preferito scegliere la via di mezzo, e , approfittando del diversivo offerto da documenti seicenteschi, illustrare con misura gli avvenimenti resi noti, in sottile trama, dalle carte dell'Archivio di Stato Milanese.
 
La storia del mercato di Legnano potrebbe, come accennato pocanzi, compendiarsi in poche righe. e, valga il vero, i Legnanesi presentarono, stando ai documenti a nostra disposizione, richiesta di un mercato settimanale per tre volte nello spazio di circa tre secoli, e precisamente una prima volta nel 1499 a Ludovico il Moro, una seconda nel 1627 a Filippo IV° re di Spagna e una terza volta nel 1795. Solo l'ultima domanda ebbe esito positivo con la concessione del mercato mentre le precedenti per cause varie non condussero a risultati concreti. Forse anche il lettore piu' alieno dalle disquisizioni storiche non sarebbe eccessivamente soddisfatto di questa succinta esposizione, ed e' percio' che ci permettiamo di dare dei fatti, nelle note che seguono, un'immagine meno scheletrica e ad ogni modo piu' rispondente alla realta'.
 
Il documento che d'archivio di via Senato in Archivio Sforzesco carteggio generale cartella 627) offre alla nostra considerazione e' una supplica ( piu' precisamente: una copia della supplica autentica) indirizzata dagli uomini, nobili e contadini, del Borgo di Legnano al Duca di Milano, allora Ludovico il Moro, per ottenere la facolta' di fare una volta alla settimana il mercato; porta la data del 20 giugno 1499 ed e' scritta nell'italiano, non ancora divezzato dal latino, caratteristico del tempo. Noi trascriviamo integralmente avvertendo che la punteggiatura e' nostra, come pure alcune lettere o parole ( poste fra parentesi assegnate punto interrogativo ) che ci e' sembrato potessero fedelmente corrispondere a quelle del testo, molte volte oscuro, e , in alcuni punti, indecifrabile.
Ill.me et ex.me Princeps: supplicano ala V.E.tia li V.ri fideli servitori, nobili, contadini, et omnes Habitatores dicti burgi de Legnano del Ducato V.ro de Milano che alias per antiqua tempora se soleva fare uno certo merchato specialiter (?) ebdomedo como se fa a Galarate e a Busto Arsisio et in le altre terre et burgi de merchati; ma per le grande guerre et dissipatio et facti per tempora diu elapsa e' venuto in dissuatitudine non fare merchato: Hora il.me Princpes il predicto borgo e' molto restaurato cossi de statij(?) come de persone et facendo il merchato Indies se ...... de bene in melius, et fara'..... Utilo al dicto borgo, ma piu' assai a V.(Ex.tia?) per li datij et merchati li quali darrano(?) molto bene per il grando concorso de homeni in dicto borgo facendo il merchato come speriamo.
Per tanto humilitier(?) suplicano predicti nominati del dicto burgo de Lignano che V.Ex.tia per sue littere..... et ..... se digna concedere facultate larga et ampla como..... havere li altri borgi che fanno merchato; che in novo se possa fare uno giorno de la septimana zoe il venerdi Ateso che circum a milia 25, no se ne fa alcuno; et questo suplicano credendo chel sia mente de V.S. Ill.ma atexa utilitatem et honore de quelli et similiter della terra vostra predicta, alo quale ....... Ex.tia de Vi.Si.(?) predicti nominati se recommandano per infinite fiate. 
 
Dalla lettura del documento si apprende che a Legnano si faceva gia' in antico (alias per antiqua tempora) un mercato settimanale caduto poi in disuso in seguito a guerre e sconvolgimenti pure avvenuti in tempi assai lontani (facti per tempora diu elapsa) e che all'epoca della richiesta la situazione del paese poteva ritenersi soddisfacente (il predicto borgo e' molto restaurato(?) cossi de statij(?) come de persone) e tale da fare sperare dall'introduzione del mercato un costante e graduale (indies) sviluppo dell'economia locale con conseguente vantaggio del fisco.
Quale l'accoglienza riservata alla supplica? Nessun documento viene a far luce su questo punto. D'altronde il momento storico in cui cadde la domanda non era certo favorevole all'evasione delle piccole pratiche locali; basti il dire in quel torno di tempo la Lombardia era invasa dalle truppe di Luigi XII Re di Francia e che Ludovico il Moro, Duca di Milano (ufficialmente dal 1494 e praticamente dal 1480) si era gia' rifugiato nel Tirolo, da dove apprestava un esercito che doveva servirgli per la riconquista del ducato. E' noto che l'anno seguente, Ludovico il Moro, fu sconfitto a Novara (l'esercito mercenario si vendette al nemico) e rinchiuso nel Castello di La Roches, doveva morire nell'anno 1510; cosi' finiva la vita di colui che aveva per primo invitato lo straniero ad invadere la nostra Patria. Dati i tempi non stupirebbe che la richiesta legnanese non sia stata presa in considerazione, ne e' escluso che le comunita' di Busto e Gallarate abbiano fatto pressioni per impedire la concessione del mercato di Legnano; in assenza di testimonianze sicure ci sembrano queste ipotesi plausibili per spiegare il mancato accoglimento del memoriale, per quanto sia possibile che l'eventuale scoperta di un documento possa un domani dare altrimenti ragione del fatto.
 
E veniamo alla seconda parte della nostra storia. Siamo nel 1627 e il Ducato di Milano, da lungo tempo ormai aggiogato al carro di Madrid, e' sotto il dominio di Sua Maesta' Cattolica Filippo IV, Re delle Spagne. I legnanesi hanno indirizzato un memoriale a Sua Maesta' in cui espongono le non liete condizioni della loro terra e supplicano sia loro concesso, a sollievo delle gravi ed urgenti necessita', un mercato settimanale nel giorno di giovedi'. Filippo IV, com'e' naturale, passa la domanda al Governatore di Milano (Don Gonzalo Fernandez de Cordova) con l'ordine di subordinare l'eventuale decisione al parere dei Magistrati Ordinario e Straordinario e delle parti interessate. Non vogliamo guastare con un riassunto l'originalita' del documento (stampato su quella che doveva essere la Gazzetta Ufficiale del tempo) e lo riportiamo integralmente (Archivio di Stato di Milano - Commercio - Fiere Mercati - Comuni, parte antica, 191).
 
Illstr. Magistratus Reg. Duc. Redd. Extraord. bonorumque patrimonalium Status Milani, coram quo lecta fnerunt litterae Excellentiss. D. huius Dominis Guberntoris, in quibus infertae sunt litterae S.R.M. datae ad preces Agen. Burgi Legnani capite plebis Ducati Mediolani, tenoris seguentis vez:
PHILIPPUS IV Dei gratia Hispaniarum Rex et Mediolani Dux, etc. etc.
Gonzalo Fernandez de Corrdoua, del Consiglio di Guerra di sua Maesta', Suo Capitano Generale, e Governatore dello Stato di Milano, ecc.
Magnifi, Spectab., e Egregij nobis dilectiss.,
La Maesta' del Re nostro Signore ci ha scritio la lettera del tenor seguente.
EL REY.Illustre Don Gonzalo Fernandez de Cordoua, mi Maestre de Campo General y Lugartenente General de mi Estado de Milan. Por parte del Burgo de Legnano me ha' sido presentato un memorial del tenor que se sigue. Signore, Fra l'altre Terre del Ducato di Milano vi e' il Borgo di Legnano, discosto da essa citta sedeci miglia, li huomini dello quale sono sempre stati deuotissimi e fedelissimi vassalli di V.M. Reale; nella qual Terra si patiscono molte cose appartenenti al vitto e vestito, ancorche' per grandezza, e altre qualita' sia alquanto insigne, la onde per proucedere a' suoi bisogni, e anco per ristorarsi in qualche parte delli danni patiti, e che tuttavia patiscono in occasione de lunghi e frequenti alloggiamenti de Soldati, desideriano si facesse in essa Terra un pubblico mercato in ciascun giorno di Giovedi', di ciascuna settimana, la qual cosa sarebbe di beneficio pubblico, ne' sarebbe per apportar danno ad alcun, maggiormente che in detto giorno non si suol fare altro mercato in altra terra per molte miglia all'intorno in modo che, meritatamente si puo' con verita' affirmare non trattarsi d'alcun pregiudicio della Citta', ne' d'altri, ma si ben di negotio che apportera' commodo e utile a tutti, e percio' essi huomini ricorrono alla M.V. humilmente supplicandola resti seruita concedere alli supplicanti la detta facolta' di poter far detto mercato come sopra, la qual cosa sperano dalla clemenza e benignita' di V.M. ottenere. Y visto os encargo y mando me informeis con vostro pareçer, y el de los Magistrado Ordinario y Extraordinario, y citadas las partes interessadas en la concession deste  mercado de loque cerca deste pretension se ofreciere, para que visto mande proucer loque pareçiere mas conueniente. Dat. en Madrid a' onze de Junio de mil y seiscientos y veintes y siete anos
Signat. YO EL REY. Con senal del Presidente. Vidit Marchio Thesaurarius Generalis Vidit Caimus Regens, Vidit Valuenzela Regens.Vidit Branchling Regens.Vidit De  Neapolis Regens. Pedro de Hoff'Huerta. In prouisionum Mediolani 50.fol.56. A Tergo. Al Ilustre Don Gonzalo Fernandez de Cordoua su Maestre de Campo General y Lugartenente General de su Estado de Milan. Per compimento della quale vi ordiniamo che eseguiate quanto Sua Maesta' comanda. Nostro Signore vi conservi. In Milano a' 9 di Dicembre 1627.
Signat. Gonzalo Fernandez de Cordoua. Vidit Ferrer.Et subscript. Platonus. A tergo Magnif. Spectab. e Egregi Presidi et Magistris Redd. Extraord. Status Mediolani nobis dilectis. ecc.
1628. 14 Genaro
S'intimi alle Terre circostanti a detto luoco di Legnano, nelle quali si fa' mercato, et alli Datiari Camerali, accio' rispondino se hanno cosa in contrario, et hauute le risposte si mandino al Fisco, accio' dica l Suo parere.
 
Il documento ora trascritto ha certamente richiamato l'attenzione dei nostri lettori e per il periodo storico cui appartiene e per le illustri firme che, in calce, compaiono solenni e altisonanti. A legger quella filza di nomi, siamo tenteti di dire col leguleio manzoniano: "Ce n'e' della roba eh! E vedete qui le sottoscrizioni: Gonzalo Fernandez de Cordoua; e piu' in giu': Platonus: e qui ancora: Vidit Ferrer; non ci manca niente.,,,,
 
Si noti pero' che gli altri documenti allegati di qquello a cui e' parola non portano la data del 1627 o del 1628, ma del 1637, cioe' di dieci ani appresso. La lunga parentesi non e' difficile da spiegare: e noi abbiamo  a tale scopo  la singolare fortuna di invitare alla lettura delle immortali pagine dei Promessi Spesi. Dal 1627 per alcuni anni dopo, le invasioni di milizie mercenarie, i saccheggi, le guerre, le carestie, la peste fanno del Milanese una terra oppressa e sconvolta dalla fame, dalla miseria, dallo spopolamento. Ed e' possibile immaginare che in tali dolorosi frangenti la burocrazia spagnola, gia' lenta e pesante in tempi normali, abbia potuto prendere in considerazione la richiesta di un mercato settimanale pervenutala da un borgo del contado? Evidentemente no, e non lo si potrebbe a ragione pretendere.
Il fatto e' che solo nel 1637, anzi il 21 luglio 1637, la pratica e' ripresa in esame come attesta il documento che segue:
 
D'ordine dell'Ill.mo  Magistrato Straordinario del Stato di Milano cosi' istando li Console, et Sindici della Comunita' di legnano si auisano le infrascritte Comunita' che nel termine di giorni tre doppo l'intimazione del presente debbano hauer replicato cosa intendano replicare alla risposta di Legnano dietro la contraddittione fatta in nome della detta infrascritta comunita' fino l'anno 1628 prossimo passato nella causa del mercato ricercato da essi di Legnano ....
In Milano adi' 21 luglio 1637.
 
In esecuzione dell'ordine del magistrato Straordinario le comunita' interessate in tal affare (di grande rilevanza per quei tempi in cui i mercati rappresentavano il principale sbocco dei prodotti dell'agricoltura e della manifattura) si fanno dovere e premura di rispondere con dettagliati memoriali.  E sarebbe facile, anche se i documenti non fossero pervenuti sino a noi, indovinare il tenore delle risposte di Busto, Gallarate, Saronno. I rapporti che correvano fra Legnano i suoi borghi vicini non eran certo, ne' potevano essere di buon vicinato: il campanilismo ad oltranza veniva esasperato dalle tristissime condizioni economiche, sociali e morali di quel tempo, si che trattandosi di difendere un privilegio, una prerogativa qualsisi o di impedire l'estensione al altra comunita', tutte le armi venivano impugnate e maneggiate con estremo vigore allo sccopo di impedire il crearsi di una nuova situazione, che avrebbe facilmente portato alla rottura dell'equilibrio economico, gia' stabilito ed assiso su basi rese solide dal tempo, a tutto favore delle comunita' fruenti del beneficio. Tale era il caso di Busto, Gallarate e Saronno di fronte a Legnano, sino allora sprovvisto di mercato; il sorgere di un concorrente doveva impedirsi ad ogni costo, doveva ostacolarsi con ogni energia; e un indice della misura con cui era sentita tale necessita' e' offerto dai memoriali delle comunita' menzionate, le quali tutte, con una concordia forse rara a verificarsi in altre occasioni, si scagliano gagliardamente sul nemico comune e con argomentazioni uniformi tentano di impedirne la vittoria.
 
Nell'incartamento troviamo per primo il memoriale di Saronno, la cui introduzione di conclude con una recisa affermazione a sfavore della richiesta Legnanese; Per tanto essi Console, et huomini di Serono dicono che per niuna ragione si deve concedere la richiesta faculta' di far mercato in detto luogo di Legnano.   Non seguiamo, passo passo, nella sua monotonia  l'esposto dei Saronnesi; in sostanza la loro tesi e' la seguente: a Saronno esiste da tempo memorabile un mercato settimanale che ha sempre egregiamente servito ai paesi circonvicini, tra cui Legnano, distante non piu' di sei miglia. Ora se Legnano ha sempre goduto et gode di questa commodita' perche' non vuole continuare ad usufruirne? E' strano come questo argomento, di nessun valore polemico, si trovi ripetuto, in singolare identita' di forma, anche nelle risposte di Busto e Gallarate. Gli avversari di Legnano, vogliono invertire le parti e hanno tutta l'aria di dire: non e' una bella comodita' per voi Legnanesi fare nei giorni di mercato a Gallarate, Busto e Saronno, quattro o sei miglia di strada per portare le vostre merci e rifornirvi di quanto vi abbisogna? Non vi basta? Cosa volete di piu'? Forse che il mercato si porti a casa vostra?  Quale diritto accampate per giustificare le vostre assurde richieste? E via di questo passo. Ma proseguiamo. Dicono ancora quelli di Saronno: non coniuene per migliorare la condizioni d'uno resti dannificata quello dell'altro. Imperoche' e' cosa piu' che chiara, che a' che si leua l'utile, o' commodita' di qualche cosa, tal patisse danno.
E occorreva forse una sentenza lapalissiana, come quella ora riportata per persuadere i governanti Spagnoli?.
Ma non basta nell'assunto dei saronnesi, poche' ne la ragion dedotta da essi huomini di Legnano, cioe', che la detta loro terra per l'alloggiamento de soldati ... ha patito (?)  ... che percio' se li abbi a conceder supplicato perche' se tal ragione militasse ogni terra del Stato pourrebbe pretender tal facolta' per i danni patiti da ciascuna. E di cio' non si puo' dar torto a quelli di Saronno; i documenti del tempo offrono numerose testimonianze, che costituiscono atti di accusa indiretti, ma non percio' meno probatorii, al governo spagnolo di Milano, sordo ad ogni lamento che movesse dai poveri e stremati sudditi, avido solo di ricchezze estorte  con la violenza, noncurante in sommo grado del benessere e delle prosperita' dei popoli soggetti.
I saronnesi allegano in ultimo una ragione legale: obstano gli ordini che non si possa fare mercato in luoghi per dieci miglia intorno all'altro, e talche' essendo la terra di Legnano lontana da Serono se non sei miglia et essendosi seruita sin'adesso della commodita' del mercato di Seronno puo' ancora perseurare il seruirsi della medesimi commodita' per l'auenire. Ma i Legnanesi non stanno inoperosi: nella loro replica deridono e definiscon priva di motivi sostanziosi e validi la risposta di Saronno la quale  si poteua del tutto omettere come quella che in sostanza non contiene cosa alcuna di momento non essendo abreuiato la mano al Re nostro Signore di compartire parte della sua gratia alla terra di Legnano. Per quanto concerne la condizione di una distanza minima di dieci miglia sancite dalla legge, ribattono i Legnanesi: non esser uero per che si uede osservato tutto il contrario, et se cio' fosse, non si sariano fatti i mercati nelle terre sopranominate, tanto poco in molte altre ancora che non sono distante l'una dall'altra piu' di quattro o sei miglia....
Ed eccoci ora al piu' tenace oppositore Busto Arsizio o Busto Grande. Premesse le dibite ragioni ecc. ecc. dicono dunque essi rispondenti con ogni debita riuerenza et sommisssione, per quanto tocca al loro interesse, non douersi essaudire la dimanda di detta Comunita' di Legnano come pur troppo pregiudicevole ( tutto che si dicano quei di Legnano)  a quella di Busto, et ale altre circonuicine cioe' Serono et Gallarate non distanti d a detta di Legnano piu' d  tre o quattro miglia rispettiuamente nei quali si fanno ogni settimana simil mercato e percio' non potersi consid4erare alcun dnanno di detta terra di Legnano non concedendoseli la dimanda come sarebbe di dette altre, tanto piu' che, oltre l'hauerla quella passata sin qui senza tal mercato, puonno ancora senz'altro dubbio gl'habitatori d'essa, et altre cincuicine per l'auenire ualiersi delle commodita' dei mercati suddetti, che iui d'intorno si fanno come fanno sopra, come hanno anche fatto per il passato.  Ma non contenti di allegare la solita ragione della commodita' (che i Legnanesi non sono in alcun modo disponibili a comprendere), gli uomini di Busto Grande escono in una massima che ha anche il sapore di una vaga minaccia: E pertanto e perche' in ogni modo e' cosa piu' che notoria che le nouita' sogliono partorir disordine.
Si e' affermato che una sentenza , un detto, un proverbio possono rivelare un secolo  nel suo contenuto spirituale; nel caso nostro la massima posta dai bustesi, quasi a suggello delle loro argomentazioni, offre un'immagine reale della mentalita' retrograda radicata profondamente nei popoli soggetti alla esosa tirannide spagnola: Certo i bustesi non avranno emesso quella sentenza cosi' squisitamente seicentesca, per la voglia di filosofare; l'intento economico edonistico vi trapela chiaramente e si rende piu' manifesto alla fine del memoriale quando si supplica di non fare alcuno pregiudicio a detta terra di Busto Grande  et sue raggioni et privilegi come seguirebbe senz'altro in concedere a detta Legnano la ricercata licenza. Nella risposta di legnano si ribatte in linea di massima il principio della distanza, osserbando che se esso realmente fosse osservato e applicato secondo l'interpretazione volutamente unilaterale dei bustesi non haurebbe la Comunita' di Busto riportata la faculta' di poter fare il suo mercato stando la poca distanza che interviene fra la terra di Galarate et quella di Busto. E fin qui il ragionamento corre: infatti se le leggi esistenti venissero fedelmente osservate: nella fattispecie, se le grida emanate a getto continuo dai Governatori milanesi fossero nello Stato veramente esecutive ( e la storia ci apprende in qual misura la realta' rispondesse alla supposizione!) non sarebbe stato possibile il sorgere di due mercati vicini (stando alle leggi spagnole, si intende, poiche' la supplica di Legnano del 1499 sappiamo gia' che i mercati di Busto e di Gallarate coesistevano e da tempi ben piu' remoti). Ma dove i Legnanesi errano compromettendo forse l'esito della loro causa, e' nell'asserire che Busto sia piu' vicino a Gallarate che  a Legnano.
Tale affermazione chiaramente espressa nel corso della pendenza, puo' oggi destare sorpresa, non essendo dubbio che la distanza tra Busto e Gallarate e' maggiore di quella di Busto e Legnano.
E' inutile soffermarsi  sulle ragioni dell'atteggiamento dei Legnanesi; forse a quei tempi  la mancanza di esatte e frequenti misurazioni topografiche poteva generare qualche dubbio; forse ancora i legnanesi approfittando dell'incertezza in materia, avranno creduto di introdurre, in tal modo, un elemento favorevole alla loro richiesta.
Sta di fatto che essi esprimono nella forma piu' recisa ed esplicita, il loro fermo convincimento in materia dicendo: la quale (distanza tra Gallarate e Busto)  in fatto e' molto minore di quella che e' tra legnano e Busto in modo che con il proprio esempio ha molto ben praticato et conosciuto (intendasi la comunita' di Busto) che la distanza predetta non e' di alcun impedimento. In buona fede o con lo scopo di accapparrarsi ogni possibile argomento a sostegno delle loro tesi, i legnanesi intendono con l'ultimo inciso (in modo che ...) impostare la questione nei seguenti termini: premesse tutte le ragioni sulla invalidita' delle disposizioni relative alla distanza: che esistano o non esistano leggi in proposito, e che queste vengano interpretate in un modo piuttosto che in un altro, il fatto e', signori bustesi, che vicino, molto vicino a voi e precisamente a Gallarate si fa un mercato settimanale: ora, con quale diritto volete impedire che in una localita' che dista dalla vostra piu' di quanto  non sia distante Gallarate, che sorga un mercato?. Ragionamento perfetto se il fatto della distanza, com'era prospettata dai legnanesi, avesse trovato rispondenza nella realta': ma essendo questa assai diversa e' facile inferire che in tutta la costruzione difensiva  andava certamente a scapito delle premesse generali, esattissime, e quindi non contribuiva a risolvere in senso favorevole a Legnano, la questione del mercato.
Era naturale che quelli di Busto. nel sentire le risposte dei Legnanesi, alzassero ancora la voce; avevano facili gli argomenti (tra cui quello della distanza) e li animava alla disputa le tradizionale amicizia (?) con gli abitanti del borgo vicino. E la replica e' bellicosa sin dalle prime battute:  Poteano al sicuro gl'Agenti della communita' di Legnano  sparagnare di lagnarsi  delli Agenti di Busto col uolerli addurre in odio la uicinanza di detta terra  di Busto a quelli di Gallarate et che quella non ostante habbi detta communita'  di Busto otteenuto facolta' di fare il suo mercato pretendendo farsi percio' essi di Legnano di uoler addurre ab exemplo che non li debba ostare la poca distanza fra esse terre per impedirli  la concessione del da loro preteso mercato. Poiche'  prescindendo dalla distanza, ad ogni modo non doueuano, ne' deuono detti di Legnano ne' a loro spetta di uoler sapere i fatti di detta terra di Busto, ne' che cosa sia seguito tra Busto et Gallarate  circa questo particolare.. Il tono si fa vivace. I Bustesi, con abile tattica, non solo prospettano i loro interessi, ma si fanno paladini e difensori dei diritti delle comunita' circonvicine, e nientemeno di quelle del Regio Fisco,  insinuando che oltre all'interesse e pregiudicio di essa terra et altre cincounvicine oue si fanno simili mercati, ui e' ancora l'interesse publico cioe' del medemo Regio Fisco al quale ne seguiria senza dubio pregiuicio notabile et insieme all'impresario, quando si concedesse a detta terra di Legnano la facolta' di far detto mercato poi che a puoco a puoco s'andera aprendo la strada  ad altre terre benche' mediocri di procurar simili mercati, oue spacciandosi merce senza pagamento de' soliti dati et gabelle il Fisco ne uerra' a setir notabile danno... Anche  nella conclusione il Regio Fisco e' menzionato:  Supplicano di nuovo i detti di Busto e S. M. et i suoi Ministri et a che spetta a uoler degnarsi di dar ripulso a detti Agenti di Legnano,  a non permetter che si faccia pregiudicio alcuna a detta terra di Busto et sue ragioni et puilegi ne meno al Regio Fisco... Mentre i Legnanesi stanno preparando la controreplica, occupiamoci brevemente di Gallarate ( di Rho non esiste nel carteggio il memoriale per quanto anche tale comunita' fosse citata in causa) Il borgo di Gallarate infeudato al Conte Gaspare d'Altaemps (siamo al 30 luglio 1637)  a mezzo dei suoi agenti comunica non douersi di ragion attendere la pretentione di quelli di Legnano per esser la detta terra di Legnano discosta solo otto miglia da Gallarate si che possono comodamente (poteva forse mancare il motivo della "commodita'"??" al detto nercato prouedersi di quelle cose che fanno bisogno. Poiche' e' ammissibile si aggiunge che un emrcato di solito et possesso immemorabile come quello di Gallarate venga danneggiato dal sorgere di un altro mercato in localita' vicina cioe' di Legnano dove non si e' mai fatto un mercato. Questa asserzione ci conferma che l'istanza del 1499 e le eventuali successive non furono accolte dai diversi Governi e che solo nel 1795 come tra poco vedremo,  la sospirata erezione del mercato pote' finalmente avere luogo. (Cosi' del resto anche il Comm. Raimondi, nella sua monografia a pag 40  : in Legnano ha luogo ogni martedi' ha luogo un mercato di bestiame e merci la cui istituzione venne concessa per la prima volta con decreto della Reale Conferenza Governativa del 2 ottobre 1795 ....) Prima di terminare i Gallaratesi  dicono di non doversi tenere conto del preteso ordine di Sua maesta' perche' quello e' sempre conditionato cioe' che non sij pregiudictio del terzo, come e' cosa inubitata. Tanto indubitata che si potrebbe dire, che se la legge trovasse un limite insuperabile nel danno eventuale arrecato al terzo con la sua applicazione, non vi sarebbero a tutt'oggi forme di societa' giuridicamente costituite e ordinate, ne' quindi la civilta' avrebbe potuto muovere i suoi primi passi ed effermarsi. Ma vale la pena di commentare i fiori giuridici dei nostri buoni avi del seicento?.
Il fervore della lotta tra Busto Arsizio e Legnano attrae nuovamente la nostra attenzione: e' pronta la controreplica Legnanese. Inizio anche qui fragoroso: Poteuano et doueuano quelli di Busto sparagnare del tutto la replica da lor fatta, quando non hauendo altre ragioni di quelle hanno apportate. Perche' quando al particolare della distanza (ci siamo) delli luochi e' cosa tanto chiara, notoria et manifesta, che non ha bisogno di altra proua, ne' hanno quelli di Busto con la loro parola torbidarla,ne tan poco snervar in parte alcuna la forza dell'argomento fatto da quelli di legnano controreplicanti. Ed ecco che la politica degli avversari viene svelata e messa a nudo; Del che (continua il memoriale) accorgendosi essi medesimi si sforzano di rappresentare (con poca prudenza pero') non solo la propria causa; ma quella degli altri ancora, non audendosi che' bastanza in questo particolare e' stato prouisto dalla S. N. con hauer dato ordine che si sentissero li datiari li quali (e qui una stilettata in piena regola) nel rappresentare le loro ragioni non haueranno ponto bisogno del consiglio dei bustesi; alli quali datiari a suo luogo, et tempèo se sara' bisogno si dara' la conueiente risposta con far uedere che il detto mercato sara' per apportargli beneficio, et non danno,propositione che restera' tanto piu' chiara, et confirmata quando si considerera', che per altri mercati introdotti non siano sminuite: ma si bene auantaggiate le rendite delli datij... Quest'ultima affermazione esprime in realta' un principio economico esatto; principio che, se allora non venne compreso, forse anche dall'impresario delle gabelle, fu esplicitamente ammesso dal magistrato Politico Camerale del 1795, e decise le autorita' competenti per la concessione del mercato.
E quale fu il parere del daziari camerali? Il tempo limitato a nostra disposizione non ci ha consentito di decifrare pazientemente un documento allegato nel carteggio, e stilato in latino notarile ( quindi in forma assai abbreviata e per conseguenza difficilmente comprensibile). Ci sembra tuttavia di intravvedere una risposta recisamente negativa.
La conclusione e' ad ogni modo questa: Legnano non ottenne nel 1637 il mercato richiesto per la seconda volta (secondo i documenti citati; ma non e' per nulla esclusa che altre  istanze siano state presentate dal 1499 al 1637; come pure dal 1637 al 1795.
Facciamo ora un salto di 157 anni e portiamoci alla fine di dicembre del 1794. I Deputati dell'Estimo, gli esimati, e il Sindaco inoltrano istanza alla Reale Conferenza Governativa per ottenere la concessione di un mercato settimanale. La supplica, datata 31 dicembre 1794, porta 66 firme tra cui quella del marchese Carlo Cristoforo Cornaggia Medici, del Conte Francesco Maria Melzi, del Conte Carlo Lucini, del Canonico Gaspare Lampugnani, ordinario della metropolitana e del Regio cancelliere Annibale Mazza, ed e' del seguente tenore:
Nel borgo di Legnano si tiene annualmente una fiera di bestiame e di altri generi, il giorno due di novembre. Fuori di questa occasionenon ha il detto borgo alcun altro mezzo con cui alimentare il locale commercio,  e gli abitanti sono obbligati a ricorrere ad altri luoghi dello Stato tanto per smerciare i propri generi e manifatture quanto per provvedere di quelli che loro mancano.
Utile quindi e necessario sarebbe alla prosperita' degli abitanti del Borgo di legnano e delle molte terre circonvicine l'istituzione nel Borgo stesso di un settimanale mercato, quale non potrebbe per verun conto pregiudicare ai gia' preesistenti nei borghi di altri limitrofi distretti attesa la rispettiva loro distanza ed ove per la fissazione della giornata si intendesse quella del Martedi', in cui non v'anno altri mercati per tutto l'adiacente circondario.
Al solo fine di procurare i possibili vantaggi  e risorse all'agricoltura e alla languente marcatura del preaccennato Borgo sono determinati i qui sottoscritti Deputati dell'Estimo et Estimati umilissimi servitori della Reale Conferenza Governativa di avanzare come fanno alla medesima le loro piu' fervide suppliche affinche' in vista delle premesse circostanze locali venga accordata per tutti i martedi' dell'anno la concessione di un mercato in luogo umanimamente desiderato dalla Comunita', la quale comecche' disposta a sostenere tutte le occorrenti spese nella ferma persuasione di ritrarre un abbondante compenso ha gia' manifestata la sua adesione per concorrere anche al pagamento di chi per non esservi in luogo una ricevitoria di finanzia dovrebbe venir destinatoi ad assistere alla custodia, ed esazione dei Regi diritti, punto non dubitando che le saranno altresi' concesse le facilitazioni daziarie accordate agli altri mercati rispetto alla bestie bovineche ritornassero dal mercato invendute, salve in questo pèroposito tutte le modalita' e condizioni che piacesse alla Superiore autorita' di prescrivere per sempreppiu' cautelare l'esercizio delle funzioni daziarie: e siccome i ricorrenti sonpo nella massima fiducia  di conseguire quanto implorano in nome della Comunita'  ed il comodo ed utile della medesima non meno che della terra attigua cosi' osano pure di supplicare la prelodata Reale Conferenza Governativa a volersi degnare di abilitare il Magistrato Politico Camerale a dare le opportune disposizioni per l'istituzione del mercato di cui si tratta previa  le occorrenti informazioni e concerti da prendersi, onde possa anche la Comunita' stessa disporre tutto cio', che puo' da lei dipendere per dare principio al mercato il piu' presto che sara' possibile.
Ma non era ancora terminata la lunga Via Crucis dei legnanesi: Il Magistrato Politico Camerale e l'Intendente di finanza dovevano dare il loro parere alla Reale Conferenza Governativa; la supplica doveva passare attraverso la trafila di investigazioni burocratiche precise, minute, circostanziate. Una nota apposta in calce al documento dal Conte Kevenhuller, presidente della sudetta Conferenza, in data 2 gennaio 1795 dice: Al magistrato politico Camerale qualora trovi meritevole di riguardo la presente istanza informi con le sue occorrenze: Ed una altra nota a firma Maneina, del Magistrato Politico Camerale, ci avverte dell'esito negativo della pratica: Attese le circostanze non puo' per ora assecondarsi l'istanza dal Magistrato Politico Camerale. Quali erano queste circostanze?. Dall'esame del carteggio si deduce che Il Magistrato Politico Camerale, come pure l'Intendenza di Finanza, avevano espresso parere sfavorevole all'accoglimento della domanda di Legnano perche' mancando in luogo una ricevitoria  di finanza, non si reputava opportuno, pur nella previsione di intenso traffico, fare sostenere alla comunita' la spesa  di un incaricato alla riscossione daziaria. Gli abitanti del borgo di Legnano sentita la risposta, non si diedero per vinti e presentarono il 10 aprile 1795 una seconda istanza ripetendo la domanda del mercato e rinunciando a qualsiasi facilitazione daziaria.
Sopra precedente istanza diretta ad ottenere la concessione di un settimanale mercato nel borgo di Legnano, pieve di Olgiate Olona, coi privilegij accordati in egual circostanza ad altre Comunita' dello Stato, riportano gli Deputati dell'Estimo ed Estimato gl'ingiunto Decreto in virtu' del quale risulta bensi' differito ma non escluso l'addomandato provvedimento.
Pressentano in oggi gli Supplicanti che il R.M.P.C.  non abbi creduto conveniente annuire allo stabilimento di esso mercato inquantoche' la centrale di lui situazione non rendeva praticvabili le ispezioni di Finanza per l'indennita' dei Reali Diritti al caso delle facilitazioni daziarie, cui aspirano e che d'altronde fosse meno utile alla Comunita' di legnanol'assumere a suo carico le spese occorrenti al divisato oggetto.
L'intenzione pero' dei ricorrenti Deputati ed Estimato essendo sempre stata, ed anche in presente limitata a promuover soltanto coll'erezione del proprio mercato e il commercio dei generi ed articoli di manifattura di quella numerosa popolazione, alla rissorsa e fertilita' dell'agricoltura, ed alla languente mercatura, senza far uso dei privilegi che avevano richiesti nella gia' premessa loro rimmostranza verrebbero per tal modo rimossi gli ostacoli che potesse la medesima avere incontrato e la concessione di cui si tratta, oltre all'essere del tutto innocua ai preesistenti mercati dei limitrofi Borghi riuscirebbe comoda piuttosto e vantaggiosa a chiunque suole  frequentarli, quallora venisse prescie4lta per il nuovo mercato  di Legnano la giornata del martedi' di cui non v'hanno altri Mercati nell'adiacente circondario, non che di utile all'interesse degli attigui Comuni.
Rinnovano quindi li Deputati dell'Estimo, ed Estimati le loro piu' vive istanze per la desiderata istituzione colle di sopra suggerite viste, nella giusta lusinga di conseguire un grazioso rescritto, che realizzi anche a favore del Boprgo di legnano quelle Sovrane benefiche dichiarazioni, delle quali hanno recentementeapproffittato in parita' di circostanze diverse altre comunita' dello Stato, ed implorano a tal effetto, che il R.M.P.C. voglia compartire quelle provvide dispozizioni che credera' opportune a regolari a render esaudita la presente loro domanda.
In seguito alla esplicita rinuncia dei privilegi daziari  la via poteve dirsi spianata: Il Magistrato Politico Camerale e l'Intendenza di Finanza non hanno piu', come si rileva dai documenti protocollari, osservazioni da muovere  e accompagnano quindi la seconda istanza alla Reale Conferenza con favorevoli rilievi. Il 4 saettembre 1795 il presidente di quest'ultima firma la deliberazione cosi' concepita: Ora che viene proposto il giorno di martedi (in realta' la proposta del martedi' come giorno di mercato, compare, come si e' visto, anche nella prima istanza; ma, tant'e', per mascherare un po' il prevalente motivo fiscale, una lieve inesattezza poteva ritenersi giustificata) e che non si ricerca alcuna facilitazione daziaria,  la Reale Conferenza Governativa convenendo nel sentimento del Regio Magistrato Politico Camerale approva, che abbia effetto la domandata erezione  del settimanale mercato nel suddetto Borgo. E finalmente la concessione  del mercato viene resa pubblica ragione il 2 ottobre con il seguente
 
AVVISO
La Real Conferenza Governativa dietro favorevole sentimento del Regio Magistrato Politico Camerale si e' degnata accondiscendere all'istanza dei Deputati all'estimo della Comunita' di Legnano con approvare e concedere che abbia effetto l'addomandata istituzione di un mercato settimanale in quel Borgo, che terrassi in ogni Martedi' dell'anno e che cominciera' con il giorno di martedi 13 del corrente mese di ottobre, senza che sia pero' accordata a tale mercatoveruna facilitazione Daziaria: ben inteso che qualora il detto giornofosse festivo, debba trasportarsi il Mercato nel giorno di lavoro immediatamente successivo.
In esecuzione è pertanto de' venerati Ordini del Prefato R.M.P.C. si rende nota al pubblico col presente avviso l'accennata graziosa Superiore Concessione, onde possa ciascuno ciascuno nei summentovati giorni approfittarne.
Dalla Regia Intendenza Provinciale di Milano li' 2 ottobre 1795
Gaetano Conte della Somaglia
Regio Intendente
 
Giunti alla fine della nostra storia non ci sembra opportuno fare cenno alle ulteriori vicende del mercato, le quali non presentano alcun interesse. Dice infatti il Comm. Raimondi nella sua nota monografica su Legnano ... "la cui istituzione (del mercato) venne concessa la prima volta con Decreto della Reale Conferenza Governativa del 2 ottobre 1795 e riconfermata poi dopo lunghe alternative di abbandono e di ripresa, dal Consiglio Comunale con deliberazione del 18 agosto 1906..."
Ed ora in due parole la conclusione. Puo' darsi che il nostro apprezzamento sia inquinato da una sottile vena di campanilismo, e che l'amore per Legnano renda unilaterale il nostro giudizio; ma ci sembra che la cronistoria del mercato, cosi' come e' stata esposta sulla base di documenti ufficiali, riveli chiaramente una ingiustizia a lungo perpretata ai danni el nostro borgo. Legnano in ogni tempo come nucleo emografico come centro agricolo e commerciale non fu mai in sensibili condizioni di inferiorita' rispetto ai borghi circonvicini, Busto, Gallarate, Saronno e Rho; eppure per un complesso di varie circostanze non ebbe la fortuna di appropriarsi di un efficientissimo strumento economico, di assicurarsi un fattore primo per lo sviluppo ed il potenziamento dellapropria economia.
Ma oggi non comprendiamo forse l'importanza di un mercato nei tempi trascorsi, quando le oconomie locali vivevano isolate le une dalle altre, quando scarsi e malsicuri erano i mezzi di comunicazione e di trasporto, e  antiquate formule di politica economica informavano l'azione  dei governi. Noi sorridiamo vedendo svolgersi, intorno alla richiesta di un mercato, lotte, diatribe, e ludi cartacei che presentano per la loro vivacita' una singolare rassomiglianza con le moderne competizioni sportive; e non ci rendiamo conto di quale fonte di risorse potesse rappresentare per un borgo del contado, un mercato. Attualmente ben altri problemi che non il mercato agitano la vita della nostra Citta': e noi auspichiamo che tenendo presente la modesta ma istruttiva storia del mercato, Legnano non si lasci superare nel fervore di rinnovamento che, in Regime Fascista fa' di ogni citta' d'Italia un sonante cantiere di opere, ma sia sempre all'avanguardia, segnacolo vibrante di operosita' e di progresso.
 
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