Chiesa di Sant'Ambrogio
Questa chiesa, ora in triste abbandono, può, dirsi sicuramente l'edificio con le origini più antiche ancora esistente nell'attuale città di Legnano. Il primo tentativo di datazione dell'edificio fu fatto da un modesto cultore di storia locale nel 1800, il quale non sapendo in che modo collocarne la nascita assimilò il S. Ambrogio di Legnano a quello sorto nel 1339 in Parabiago dopo la sanguinosa battaglia colà tenutasi.
Tuttavia il Pirovano ignorava la presenza in Legnano di fondi del Capitolo di S. Ambrogio fin dal 800 d.C. e parimenti non era a conoscenza di documenti antichi sia in Milano che in Legnano, nonchè delle tradizioni popolari e canoniche che assegnano alla primitiva parte della chiesa di S. Ambrogio di Legnano il compito di fungere da tomba nascosta per l'Arcivescovo Leone da Perego. Questo fatto sposta la datazione dell'edificio a prima dell'anno 1257.
Vediamo ora di andare a scoprire nel suo angolo ancora silenzioso questa testimonianza della nostra cultura lombarda.
Per raggiungerla si percorre la piazza S. Magno, corso Magenta ed a destra via Giulini. Le strade sono strette ed antiche, le case a due piani si susseguono una attaccata all'altra ed ecco in via S. Ambrogio come uno spazio triangolare con gradini con gradini consumati dal tempo che ci portano al portico della chiesa.
Lo spazio, in cui la chiesa è collocata, ci sembra piccolo ma è il suo, quello vero antico e mai modificato da secoli, più precisamente dal 1500 quando essa venne ampliata la prima volta. Ma quando è stata costruita? Si può rispondere a questa domanda in due modi entrambi validi, ma entrambi non facilmente dimostrabili. La sua storia è profondamente legata alle origini di Legnano stessa. Dobbiamo risalire, aiutati dai documenti storici, alla metà del 1200.
Legnano a quell'epoca era ancora divisa da Legnanello ed il borgo si sviluppava attorno alla Braida Arcivescovile; infatti abbiamo visto che l'edificio più bello e tuttora conservato con le funzioni di asilo serviva come sede estiva per l'arcivescovo di Milano. In particolare il pio padre francescano Leone dei valvassori da Perego, salito sul trono episcopale che fu di S. Ambrogio, S. Galdino e di Ariberto, il 15 giugno del 1241, soleva spesso sostare presso Legnano nel palazzo che si dice da lui edificato, vuoi per sottrarsi all'afa di Milano, vuoi per servirsi di un più sicuro rifugio dati gli innumerevoli colpi di scena del quadro politico, che tormentavano la vita dei milanesi di allora. Il padre francescano Seveso ci propone un racconto storico, sfrondato dalle invenzioni fantastiche. "Bisogna rammentare, che l'Arcivescovo di Milano, nel duecento, era ancora ritenuto nel diritto pubblico capo anche dell'ordine politico ed amministrativo. A conservare questa prerogativa sostennero lotte gli Arcivescovi Settala e Rizzoli. Leone da Perego tenne sempre alto ilprestigio della Metropoli lombarda. In certe posizioni oscillanti seppe sopire i partiti e mantenere l'unione. Egli era amato e tenuto in grande considerazione a Milano e fuori. Dagli avversari era temuto perche' teneva fronte ai partiti sovversivi. Egli aveva preservato la chiesa dalle irruzioni eretiche, con i suoi suffraganei, strenuo esecutore delle direttive pontificie, aveva sempre zelato la dignità del suo clero e conservato lo splendore della liturgia ambrosiana. Negli ultimi anni del suo pontificato, Milano sotto il podestà Manfredo Lanza (1233 1256) si mantenne in tranquillità. Fu durante il regime di Emanuele Maggi, succeduto al Lanza, che scoppiarono dissidi fra i nobili ed i popolani, e questi capitanati da Martino della Torre e quelli da Paolo Soresina. Il Perego sedò il furore, commettendo all'Abate di Chiaravalle, al generale degli Umiliati ed ai superiori dei Francescani e dei Domenicani di riconciliare gli animi. Così Milano ritornò in un sol regime nella persona di Enrico Sacco. Però la riconciliazione durò poco. Nell'anno seguente (1257) scoppiò una fortissima rivoluzione che travolse tutti. I popolani sotto il pretesto di voler vendicato il sangue di Guglielmo Salvi, ucciso dal nobile Guglielmo di Landriano, guidati da Martino Della Torre si scagliarono furibondi contro i nobili, non risparmiando neppure l'Arcivescovo e gli ordinari (canonici) cacciodoli dalla città e predando le loro case. (Ragione ciò era il fatto che legalmente un nobile che aveva ucciso un popolano poteva pagare lire sette de Terzoli e dodici denari ed andarsene libero. Questo era il caso di Guglielmo di Landriano che dovendo una grossa somma al popolano Salvi aveva preferito ucciderlo e pagare molto meno ai giudici).
Leone da Perego si difese energicamente e da Castel Seprio, ove si era ritirato, coi nobili ed i valvassori respinse i popolani del Della Torre. Indi l'Arcivescovo, ad evitare la lotta cruenta, si rifugiò a Varese, accolto trionfalmente, e di lui con la sua corte si recò a Legnano nel Palazzo episcopale nei pressi della vetusta Chiesa di S. Salvatore. Le città alleate accorsero tosto a salvare la posizione dell'Arcivescovo, e per ammansire i popolazioni si stabilì la tregua, alla quale vennero invitati Francescani e Domenicati. Intanto si rappaccificavano gli animi. Ma l'Arcivescovo affranto dalle fatiche, venne colpito, come scrisse il Corio, da febbre maligna che lo trasse al sepolcro il 14 ottobre 1257. Il Pio Arcivescovo morì in fama di santità pienamente riconciliato coi popolani, ai quali sempre dimostrò la magnanimità del suo animo buono e popolare".
Su questa riconciliazione però, pesano molti dubbi in quanto è solo indicata nei documenti francescani (ordine di apparenza del Perego) mentre tutti o quasi tutti gli altri scrittori antichi dicono che era fuggiasco da Milano e inviso a molti.
Proprio la morte di Leone da Perego che ci porta per la prima volta il ricordo di S. Ambrogio e alla rocambolesca vicenda di una sepoltura che in esso era indicata. Infatti lo storico Padre Pozzo di Legnano nel 1650 scriveva che facendosi dei lavori di ricostruzione nella antica chiesa di S. Ambrogio "fu trovato il corpo di questo Arcivescovo Leone sotto un volto nel muro poco elevato da terra tutto intiero in un grosso tronco di arbore escavato a modo di culla et scrivendo questo viveano per sorte che attestavano haverlo veduto. Venne ciò a notitia di S. Carlo vivendo qual si trovò una sera in Legnano, et riconosciuto il tutto la mattina immediatamente seguente non si vide nè l'Arcivescovo vivo nè il morto. Correva voce che questo fosse riposto in S. Magno, et l'anno 1638 nel mese di Maggio dovendo venir alla visita l'Emm. mo Monti Cardinale, et Arcivescovo alla visita di Legnano, et sua pieve si fecero riparar alcuni lochi nella medesima chiesa di S. Magno, et si fece diligenza in particolar nel loco ove correva voce esser stato riposto, et non si trovò inditio alcuno, ne sin qui si è potuto saper ove sia stato riposto. Questo Arcivescovo Leone era in grande stima p. a. fosse assunto alla sede Archieple, come anco dopo, ma nata la discordia fra la nobiltà et plebe della città di Milano. Leone adherendo alla nobiltà et con quella vivendo, venne a scemare alquanto il buon nome che havea, et massime venendo con l'arme a Varese, à Castel Seprio. Hanno alcuni detto che male vixit".
Dunque se il Pozzo ha ragione la chiesa di S. Ambrogio deve esistere già nel 1263 anno in cui lui asserisce essere morto Leone. Ma altri storici ben più vicini ai fatti occorsi assegnano la data di morte all'anno 1257. Ma allora se la data del Pozzo è errata è forse errato anche il nome della chiesa? Rimane un mistero. Infatti controllando gli elenchi sappiamo che "Oltre a S. Salvatore vi erano certamente altre chiese nel borgo e nei pressi di esso: abbiamo su questo argomento due fonti principali: il - Liber notitiae Sanctorum Mediolani - attribuito a Goffredo da Bussero, risalente all'incirca al 1304 e la raccolta - Notitiae cleri Mediolanensis - del 1389. Nel primo è indicato oltre alla chiesa di S. Salvatore, la chiesa di S.Agnese, che era situata, come abbiamo già visto all'incirca presso l'attuale Banca di Legnano che fu distrutta all'epoca della costruzione di S. Magno, di essa restava in piedi, nell'800, una parete decorata con un affresco rappresentante la Vergine con alcuni Santi cui era unito uno stemma Vismara: ciò, ha fatto supporre che la chiesa sia diventata un oratorio privato di questa famiglia che andò a stabilirsi presso di essa.
Nel predetto elenco compare una chiesa di S. Martino, chiesa campestre che si trova nel punto in cui si congiungono le attuali via S. Martino e Bellingera. La costruzione presente risale però, al secolo XV e deve essere quindi stata eretta sulle rovine di una cappella preesistente. Le altre chiese qui indicate sono ancora quella di S. Maria, probabilmente collegata ad un monastero di Umiliati e quella di S. Nazaro che però era a quell'epoca già scomparsa, come pure la cappelletta di S. Tommaso. Nell'altro documento del 1389 le chiese indicate sono le stesse, fatte eccezione per la chiesa di S. Agnese, che non compare più, essendo forse fuori culto, e per quella di S. Ambrogio, che compare qui, a quanto ci risulta, per la prima volta: vale a dire sarebbe stata costruita nel corso del secolo XIV e non potrebbe perciò, avere accolto il corpo di Leone da Perego morto nel 1257.
Il problema della sepoltura dell'Arcivescovo resta quindi tuttora aperto, a meno che non si ammetta una traslazione della Chiesa di S. Salvatore a quella di S. Ambrogio" (Marina Cattaneo - Legnano nel Medioevo - Legnano 1975). Ciò sposterebbe la data di circa un secolo. Nel catalogo beroldiano contemporaneo al Perego si dice che egli fu sepolto in S. Salvatore di Legnano, bandito dal popolo milanese. Lo storico Galvano Fiamma aggiunge che venne seppellito Viliter - senza onori fuori dalla porta della chiesa. Queste considerazioni ci fanno ricordare il ritrovamento di S. Ambrogio, tanto più che a lato sud della chiesa si sono ritrovate, nel 1900 e nel 1935 anche altre tombe di epoca cristiana le quali indicano S. Ambrogio stessa come luogo di inumazione. Che fosse realmente Leone da Perego sepolto nella chiesa maggiore (?) del Borgo di Legnano dal titolo di S. Ambrogio, eletta dallo stesso ancor vivente per suo sepolcro, come ci dice nel 1733 Padre Pietro Nicolò Buonavilla (?). Nulla è certo come certo non è che non errino coloro che indicano il primitivo sepolcro in S. Salvatore spesso citato perchè vicino al Palazzo Arcivescovile ed unica chiesa conosciuta di Legnano e solo successiva la traslazione in S. Ambrogio.
In ogni caso è strano che se la traslazione del 1500 era provvisoria, si sia dimenticato il corpo per tanti anni e senza un segno di riconoscimento. L'ipotesi esatta ed attinente a quel Viliter della sepoltura ci porta ad un angolo nascosto di S. Ambrogio e solo a quello rivolto a sud e verso il cimitero esterno dentro un muro grosso e antico. La chiesa nel suo aspetto attuale non ci rivela le sue origini. Quando nacque (1250 o 1350) era solo una piccola aula, forse la cappellina dedicata a S. Tommaso che, come è successo a quasi tutte le chiesine di Legnano, venne poi riedificata mantenendo un altare o un affresco venerato al suo interno (S. Bernardino - Le Grazie - S. Martino - La Madonnina ecc.). Nel caso di S. Ambrogio non vi è più traccia di tale affresco o altare in quanto tutta la chiesa è stata rigirata e rifatta. I primi documenti che ne forniscono una descrizione appartengono agli atti delle visite pastorali dei due grandi Borromeo, San Carlo e Federico. Cito direttamente le ricerche dello storico Mons. Giuseppe Galli. "Nel 1566 Ecclesiae cappellae sanct Ambrosii loci Legnani est valde antiqua et in parte immin ruinam ...sine caelo (soffitto) cum campartili et campana " viene dato ordine: "Fiat caelum saltem ligneum; reficiatur campana: Claudatur de nocte, et imponatur portae et ostio vectes fortes et imponatur onus alicui claudendi illam de nocte et mane reserandi". Dunque, nel 1566, la chiesa era ancora cadente, non aveva nè volta nè soffitto, e neppure una qualche cosa per cui potesse chiudersi di notte. Non era certo stata ricostruita in quel tempo. La chiesa misurava cubiti quattordici di larghezza e cubiti ventiquattro di lunghezza (cubito 0,44 m. = 6,21 x 10,64) e venne chiamata cappella di S. Ambrogio. quasi in stato di abbandono e senza arredi ed ha sulla parte sud un porticato ad archi che viene indicato da chiudere. Se il tetto è in rovina, significa che come chiesa era alquanto disattesa, tal quale capita alle chiesette cimiteriali una volta che il morto non ha più posto nella memoria dei Legnanesi, tanto più che sulla tomba non ci sono lapidi ad indicarlo. Proprio durante detti lavori di chiusura viene scoperta la tomba di Leone da Perego. Cerchiamo di capire quale forma avesse la primitiva chiesina denominata cappella di S. Ambrogio in Legnano. Essa si chiarisce, rileggendo le note delle visite pastorali compiute sotto S. Carlo Borromeo. E' doveroso ricordare come questo Santo, salito alla cattedra arcivescovile in un periodo molto difficile politicamente ed economicamente per la Lombardia, grazie al suo carattere, fosse intransigente verso ogni forma di clientelismo, di corruzione, di malgoverno.
Avendo egli trovato anche molto disordine nell'organizzazione della chiesa aveva emanato tutta una serie di prescrizioni riguardanti la dottrina, il culto ed anche gli edifici di culto stessi. Lo strumento principale da lui usato perché queste disposizioni contenute in un suo libro dal titolo De Fabrica Ecclesiae venissero applicate, era costituito dalle visite pastorali frequenti, con ordini perentori, con minacce ai trasgressori con imposizioni di multe o di chiudere al culto le chiese o i conventi dei canonici che non avessero ottemperato ai suoi ordini.
Infatti aveva rinnovato anche per S. Ambrogio gli ordini del 1570 aggiungendo " si provvega di una pietra sacra la quale se inserischi nella mensa dell'altare. Si murino gli archi fino alla cima et il spatio resterà dentro d'essi archi si accomodi per sacristia et altri servitii della scola. La chiesa tutta si repari et orni et principalmente la cappella maggiore quando si potrà. Il suolo della cappella si facci uguale al pavimento della chiesa et se li facci la sua bradella condecente. Li scolari della confraternita della pertitenza ai quali havevamo concesso et applicato come ex nunc, li concediamo detta chiesa, osservino le Regole d'essa Confraternita descritte nell'erezione d'essa scuola da noi fatta. Ordeniamo al Curato di Lignano al quale se ritrovano uniti da noi li redditi di questa chiesa venghi a celebrar la Messa quale in virtù della detta unione doveva ogni settimana celebrare in la parrocchiale, e ciò farsi subito dopo che li scolari haverano hornato la chiesa e provisto de paramenti conveniente per la celebratione della Messa.
Li suddetti scolari, caso che prete Laurentio de Sabbio capellano della chiesa di S. Maria de Arconate non li paghi li scudi XII d'oro in oro quali fra un mese doppo il giorno della visita doveva pagare conforme alla ordinatione da noi contro de lui fatta, vengano da noi che li provvederemo "
I Legnanesi ligi a tante ulteriori prescrizioni diedero immediatamente mano alle opere tanto che nella visitazione del 28 gennaio 1580 si legge: Arch. Cur. Arciv. Sez. X - Vol. VI fasc. 6 (visita pastorale) Legnano 1580 addi 28 Gennaio - Ordinationes nella Chiesa di S. Ambrosio de Disciplinti. L'altare s 'accomodi col telaio e sollevi almeno de una oncia e mezza. Si faccia a una finestrella nelli archi alla forma. La lampada si reporti fuor delli cancelli. Sopra l'altare se vi faccia un baldacchino e questi decente et in essa chiesa nnz si celebri sintanto che sarà accomodato detto baldacchino sopra l'altare". La troppa fretta evidentemente li aveva portati a murare del tutto gli archi senza più lasciare entrare luce nella cappella maggiore.
La forma della chiesa evidentemente comincia ad essere più chiara grazie alla descrizione del 1582 (dal latino) .
"La chiesa di S. Ambrogio nel predetto borgo di Legnano è stata da poco riparata dagli scolari qui preposti ad usare le dodici monete d'oro provenienti dalla multa imposta dall'arcivescovo illustrissimo al parroco di Arconate. La chiesa ha un unico altare ad occidente, vi sono una pietra sacra, la croce e candelabri, paramenti, il paliotto ed una tabella per l'esposizione dei documenti secondo il rito romano. Nel quadro in cui si vedono la Madonna - S. Ambrogio e S. Agostino, il volto della Madonna è rovinato, la mantovana di cuoio è stata dorata e la predella restaurata alzata di un gradino, e da cancelli di legno è stata circondata. Il quadro è proprio contro la parete che si trova tra il campanile sporgente nell'interno della chiesa e la parete a fianco dell'altare. Vi è pure una finestrella nella quale una volta si conservava il S.S. Sacramento. La chiesa è formata da una sola navata con il soffitto formato da assi, tuttavia essa non fu consacrata con i segni di consacrazione causa le pareti intonacate grossolanamente ed il pavimento che non era ben lastricato. Prima, la chiesa stessa era suddivisa in due navate, ma la navata a Sud da poco tempo separata, si rivela molto più grande di quella laterale come appare anche dalle pareti rustiche sotto gli archi della chiesa che sono stati chiusi ed attraverso i quali si passava da una navata all'altra, tanto più che su questa navata a Sud è stata ricavata nella parte superiore la scuola destinata al coro dei Disciplini, costituito come già scritto come decreto dell'anno 1570. La porta era ad Est, una finestra con una grata di ferro ed una tenda sul lato Nord. Una porta a Sud attraverso la quale si accede alla predetta navata Sud. Nella stessa chiesa sopra la porta maggiore vi è un coro pensile in legno per i disciplini. Ci sono infisse alle pareti due acqua santiere, vi sono le bradelle per le donne. Il campanile a Nord è quadrato e molto alto con una campana, la sua porta è senza serramento. Nei giorni di festa in questa chiesa si insegna con una scuola mariana la Dottrina Cristiana."
Seguono quindi le prescrizioni del cardinale.
"Nella predetta chiesa di S. Ambrogio si ridipinga la parte della icona dove la Beata Vergine Maria è rovinata. Si chiuda entro otto giorni il piccolo vano nella parete a lato dell'altare. Si intonichino le pareti rustiche e si dia loro una imbiancatura. Vengano immediatamente tolte da questa e dalle altre chiese le "Bradellae mulieribus", fra un giorno pena la sospensione delle celebrazioni fino a che non saranno tolte, nè le si mettano nelle chiese se non comuni e con la forma (prescritta). L'altare ha un palio ed una pianeta di lana (cambellotto) bianca con gli ornamenti delle reliquie. E' stata posta sopra una porta alla apertura del campanile. Che il sacerdote Battista Crespi celebri una volta alla settimana nella chiesa come prescritto da noi nel 1570. Nè ad alcun ordine religioso senza licenza scritta venga permesso di celebrare in detta chiesa". Orbene, se prima le idee circa l'aspetto della chiesa erano confuse ora siamo di fronte ad una notevole quantità di rivelazioni. La più importante tra le quali è fuori da ogni dubbio quella riguardante la definizione Alias praedicta ecclesia erat in duas naves distincta. Una chiesa a due navate! Sicuramente una simile tipologia di edifici è qui da noi sconosciuta, a meno di non risalire alle costruzioni alto medioevali, nelle quali spesso ad un primo impianto di navata unica si univa una seconda navata per ampliamento. In ogni caso dalla descrizione emerge una situazione precisa La chiesa è cadente, un soffitto di assi, aperta su un lato che confina con una specie di porticato ad archi aperto e molto elevato.
Sul fianco nord si inserisce un campanile molto alto, anzi troppo alto per una cappellina di soli 6 x 10 mq. La parete sud ancora aperta lascia vedere un dislivello tra il pavimento ed il piano di questa specie di porticato .
Questa situazione di abbandono e le incongruenze architettoniche inducono con immediatezza a formulare un'ipotesi (affascinante quanto non dimostrabile, in assenza di una ricerca degli antichi muri e pavimenti sepolti sotto l'edificio che vedremo sarà poi rifatto nel 1590 circa) legata ancora alla storia dell'arcivescovo Leone da Perego. L'insistenza con la quale i documenti dicono che fu sepolto Viliter e fuori dalla porta della chiesa fa escludere come luogo di inumazione S. Salvatore, tanto più che la scoperta del suo corpo in S. Ambrogio fa scalpore anche in antico, quando cioè la memoria collettiva della società era più vigile che non ai giorni nostri. Se leghiamo questi fatti alla strana forma descritta per la chiesa primitiva viene da pensare che S. Ambrogio fosse solo l'inizio di una costruzione più importante, voluta sempre da Leone da Perego, il quale intendendo non idonea la vecchia chiesa di S. Salvatore (che verrà distrutta da altri per il medesimo motivo) pensava di creare a Legnano una sua basilica. Purtroppo la sua morte prematura e le inimicizie che si era attirato fecero molto probabilmente cessare ogni lavoro attorno alla chiesa, e la porzione della stessa ormai eretta venne usata come nascondiglio per il suo corpo. La chiesa era probabilmente sconosciuta ai compilatori degli antichi elenchi ufficiali, semplicemente perché non era stata ancora in gran parte costruita. Ma in Legnano una tacita venerazione esisteva per l'arcivescovo morto: lo dimostrano due cose. In Legnano esisteva una chiesa francescana a titolo S. Angelo. Padre (Burocco) Giuseppe Bernardino de Modoetia, in un manoscritto della Capitolare di Monza, dice che il primo dei sette altari sulla destra dell'ingresso è dedicato a S. Giuseppe, e su di essi si vedono dipinte parecchie immagini di nostri (del suo ordine) beati, e principalmente quella del Beato Leone da Perego arcivescovo di Milano con sotto la scritta che esso giace nella chiesa di S. Ambrogio di Legnano, e l'effige porta i raggi (della santità) attorno al capo. Anche le ricerche dello storico prof. Giuseppe Galli lo confermano. "La stessa pittura che il Burocco descrive con un latino piuttosto alla buona, fu vista anche dal Giulini che ne parla nelle sue Memorie .
Egli osservò: <<Sopra un pilastro entrando a mano destra la di lui (Leone da Perego) immagine coi raggi intorno al capo, e col titolo di beato aggiunto al nome, ed anzi, accurato osservatore qual era, nota che il 'B' preposto al nome di Fra Leone, era stato dapprima scassato e ricostruito. Anche l'estensore dei risultati della visita pastorale del card. Pozzobonelli, che avvenne nella seconda metà del secolo XVIII, (1761) vide lo stesso dipinto, e ne parla descrivendo la chiesetta di Sant Ambrogio: "In hoc oratorio S.Ambrosio sacro olim tumulatum fuisse cadaver quondam Leonis de Perego Archiepiscopi Mediolanensis, nec unz communis antiquissima fama est, sed etiam clare comprobatur tum ex vetustissima inscriptione sita sub fenestra capellae sub titulo S. Joseph in Ecclesia fratrum Minorum Observatiae huius oppidi Legnani".
Che il dipinto fosse antico, e certo non posteriore alla metà circa del sec. XVI, lo attesta il Giulini, il quale afferma che i caratteri dell'iscrizione erano più antichi di quelli in uso all'epoca di S. Carlo. Come prova della sepoltura in S. Ambrogio, e non nella chiesa del Salvatore, l'estensore del resoconto della visita pastorale citata porta la antiqua fama.
Queste parole non sono un semplice accenno e tal fama in Legnano doveva esservi, ne è la prova un brano che tolgo da una minuta della visita eseguita nel 1566, la prima fatta a Legnano per ordine di S. Carlo: "Inter bonza autem quae Legnani sita sunt adest antiqua domus vetusta ac quasi diruta, non procul ab ecclesia, quam incolae Archiepiscopatum vulgo dicunt, asseruntque copertum asse historiis ex antiquis annalibus. Mediolanenses Archiepiscopos ibi certo anzi tempore habitare consuevise, inter quos quondam nominatum Leonem da Perego ibi extremum diem obiisse, ibique sepultum, acilicet in ecclesia parva divi Ambrozii, sed postea translatum ad ecclesiam divi magni". V'era dunque in Legnano, nel sec. XVI , una tradizione che diceva Leone da Perego sepolto non nella chiesa del Salvatore, ma in S. Ambrogio, piccola chiesa, ed oratorio del borgo. E, aggiungiamo subito, questa tradizione aveva avuto la conferma nel fatto indubbio, che in S. Ambrogio ne era stato trovato il cadavere, e di là traslato in S. Magno, ossia nella chiesa che nel primo decennio circa del secolo XVI (1504-1513) era stata ricostruita sull'area dell'antica chiesa del S. Salvatore.
Che dire allora della affermazione del catalogo beroldiano, del Papini, del Pizzolpasso, e dell'altro catalogo ambrosiano? Certo concilia ogni cosa una primitiva traslazione da S. Salvatore in S. Ambrogio: l'epoca si potrebbe facilmente precisare; quando cioè fu demolita la chiesa del S. Salvatore prima del 1504.
Tale è l'opinione di un moderno cultore di memorie storiche legnanesi.
Non vi è però nessun documento storico che parli di questa prima rimozione. Anzi, pochi decenni dopo, come lo prova il brano riferito alla visita pastorale, si ritiene in Legnano che il luogo della prima sepoltura fosse S. Ambrogio e di lì traslato in S.Magno .
E' possibile che in così poco tempo si sia perduta la memoria del primitivo luogo di deposizione? Perchè, sia da quanto accenna la visita pastorale del 1566, sia pure ancora, da quanto narra il prevosto Pozzi nel suo manoscritto appare chiaro che a S. Salvatore non si pensi, affatto quando fu scoperto il cadavere di Leone.
A parte l'antica venerazione dei francescani legnanesi nonchè la curiosa lotta di S. Carlo Borromeo che certamente per giusti motivi aveva fatto eliminare la "B" di Beato (poi subito rimessa dai frati) per evitare non consone idolatrie, un secondo argomento ci porta a credere S. Ambrogio tomba discreta dell'arcivescovo.
A sud della parte della cosiddetta cappella o navata maggiore i Legnanesi cristiani si facevano seppellire vicino all'arcivescovo.
Si può tentare seguendo le descrizioni fin qui riportate di ricostruire la vecchia chiesa. Vediamo anzitutto in pianta dove doveva trovarsi prima della trasformazione del 1590. Il campanile ed il muro ad esso addossato, nonchè il fondo su cui era impostato l'altare, ricalcano le linee della costruzione attuale. Invece è sparita la parte di chiesa costituente la seconda navata più grande ancora, nel 1566 aperta a mo' di portico. Prende forma la possibile impostazione della chiesa a navata centrale con transetto, iniziata soltanto per ordine di Leone e non eseguita, all'infuori dell'imposta centrale e di un solo lato del transetto, nel quale si viene a ricreare uno spazio d'emergenza per sfruttare la zona più chiusa e coperta dal tetto. Di questa ipotesi può essere buon testimone il campanile che, mai toccato, dimostra con le sue dimensioni ragguardevoli di essere parte di un progetto ben più ambizioso che non una semplice cappellina.
La seconda ipotesi circa la nascita di un simile organismo a due navate, potrebbe essere quella di un ingrandimento (magari a scopo celebrativo) di una primitiva cappellina, cui aggiungendosi un porticato, si sarebbe dato l'aspetto di un mausoleo per Leone da Perego, rivolto verso il cimitero cristiano, (in questo caso però, stona la presenza del campanile alto e non tornano i conti circa lo stato di non finizione dell'opera. Grandi archi aperti, pavimenti non eseguiti, chiesa senza porte, passaggio diretto dalla "chiesina" al porticato?). Come già accennato è molto più probabile invece il fatto che i Legnanesi accingentisi a costruire una chiesa più grande nei borgo, visto morire il patrocinatore per di più in disgrazia col popolo di Milano, abbiano usato l'erigenda costruzione come luogo di inumazione frettolosa e nascosta per il loro arcivescovo. Infatti è proprio demolendo l'antico porticato da poco chiuso ed il suo muro confinante con l'antica cappella che fu scoperto il feretro di Leone certamente non da poco traslato perchè nessuno se ne ricorda (almeno ufficialmente), nè sepolto con onore, perchè giaceva in un tronco scavato in fretta e non in un'urna degna di un arcivescovo, e senza alcun segno esterno. Sono con lui solo le preghiere dei Legnanesi nobili e dei francescani che addirittura lo beatificarono. Nel seguente decennio viene invece radicalmente trasformata la chiesa. Infatti le innumeri imposizioni di modifiche ed aggiunte ordinate da S. Carlo prima e poi da Federico Borromeo , fanno si che i Legnanesi armati di buona volontà, dopo la visita del 1587, pongono mano ad un rifacimento totale dell'edificio per ovviare ai problemi di spazio, diversamente non risolvibili con il primitivo. Si giunse così in Legnano, alla fine del 1587, alla decisione di abbattere quasi dalle fondamenta la chiesina (tranne il campanile, già alto) per edificarne una con una grande navata e dotata sul lato sud - ovest di sagrestia e locali per i Disciplini.
Questo atteggiamento non era nuovo per i Legnanesi allora di indole particolarmente alacre.
La chiesina vecchia non aveva il soffitto in muratura; negli antichi muri le moderne volte a botte con lunette interposte non potevano essere inserite. Inoltre l'antica chiesina già girata e rigirata non aveva una dimensione ed un decoro adatti sia alla scuola dei Disciplini che al censo dei lasciti agli altari. Vennero quindi abbattuto tutto il vecchio corpo di fabbrica tranne il campanile ed i due muri laterali dell'altare.
L'antichità di questi ci viene assicurata da due testimonianze storiche, l'una è quella della presenza sulla destra, a fianco del campanile della finestrella in cui venivano riposte le specie e che con S. Carlo dovette essere chiusa. Sotto l'intonaco ancora oggi suona il vuoto della nicchia; l'altra è la presenza delle porte inferiori e degli accessi al coro superiore che ci vengono descritti in antico presenti tra le due navate della chiesa e che tuttora occupano la parte sinistra delle antiche mura che racchiudevano l'altare medioevale. Per il resto la chiesa venne totalmente rinnovata ed i capomastri crearono come prosecuzione della cappellina più antica una nuova navata rettangolare (insegna la chiesa del Gesil a Roma) di circa m. 15 x 9, suddivisa in tre campate. Ogni campata venne voltata con una crociera e l'antica cappella iniziale fu coperta con una volta a botte. Nelle lunette sotto le volte a crociera furono ricavate delle finestre rettangolari e alcune di queste vennero ripetute anche nella parte inferiore per aumentare la luminosità dell'ambiente. Nella nuova facciata venne creato un porticato con due pilastri lesenati esterni e due colonne in granito di baveno rosa interne, portanti una serie di tre volte a crociera molto leggere.
Lo spazio della chiesa sopra le volte dell'ingresso venne sistemato come nuovo coro dei Disciplini e con dimensioni di gran lunga maggiori rispetto a quell'antico sopra la porta. La chiesina ancora svolgeva infatti essenzialmente la funzione di oratorio dei Disciplini e un ruolo di preminenza doveva essere dedicato alla musica sacra. Nel corso del XVII secolo la chiesa era stata dotata anche di un organo che venne più tardi venduto per difficoltà economiche e poi ricomprato su istanza dei cittadini. La nuova volta aveva regalato ai Legnanesi una sonorità più gradevole ed intensa durante i concerti. L'antico costume di cantare le preci sotto il porticato aperto lasciatoci da Leone da Perego, aveva preso vigore e conoscenza dei nuovi canoni estetici musicali. La Legnano secentesca in questa chiesa, più che in S. Magno ove l'antico organo degli Antegnati non era più all'altezza della nuove estensioni vocali in uso (il canto antico era più basso e greve come tonalità), soleva celebrare e ripetere i nuovi estetismi culturali del canto e della musica sacra. Lo spazio tuttavia non era ancora consono a servire il gran numero degli scolari e dei Disciplini .
Dalla descrizione delle visite emerge che, morto S.Carlo Borromeo, dopo Gaspare Visconti, il subentrante Federico Borromeo arcivescovo di Milano dispone anche l'edificazione del corpo di fabbrica posto a fianco del campanile sul lato nord, dal quale, mediante una scala coclideia, si accede ad un ballatoio ed alla balconata interna del coro e dell'organo. Nella prima metà del 1600 la chiesa viene affrescata dai pittori Lampugnani di Legnano. Il fatto che siano nostri conterranei ha forse indotto i Legnanesi a dimenticare questa famiglia di pittori, i quali, oltre alle molteplici opere locali, hanno affrescato chiese importantissime come ad esempio il Santuario del Sacro Monte di Varese con due cappelle, e che hanno sempre superato in bravura pittorica i più nominati fiamminghi di Milano. Alla loro arte si devono opere raffinate tra le quali la pala d'altare del convento di S. Maria in Canonica a Milano, e conservata tra i capolavori del Louvre.
Delle pitture dei Lampugnani rimangono il grande affresco sulla sinistra (m. 4 x 2) che rappresenta S. Ambrogio a cavallo ricevuto dai dignitari di Milano dopo la sua acclamazione a vescovo. Il dipinto è di grande respiro e molto bello, per il movimento dei personaggi e per l'inserzione di piccoli particolari di paesaggio che rappresentano la Milano antica.
Anche le lunette sotto le volte sono tutte dei Lampugnani e rappresentano otto profeti in larghi panneggi, la data 1613 vicino alla firma dei pittori è stata ritoccata, dovrebbe essere infatti 1618. I Lampugnani Francesco e Giovanni avevano eseguito ad affresco anche la volta della chiesa, ma di questa si vedono solo bellissimi puttini ora attorniati dalle decorazioni neo-barocche fatte dal pittore Furrer nel 1900.
Costui aveva anche ripreso a tempera i quadri centrali ad affresco delle volte, per uniformarli con quelli della nuova parte di chiesa che vedremo aggiungere più tardi. Sui due piloni frontali della cappella dell'altare maggiore sono visibili un S. Blasio ed un'altro Santo poggianti su due basamenti. L'umidità ha fatto sfiorire la figura di destra e si nota che essa è stata ridipinta su una più antica dedicata a S. Ilario.
Probabilmente questa è dei Lampugnani e può essere recuperata togliendo le alterazioni del 1900.
Sempre dei pittori Lampugnani: il quadro ad olio con la Madonna ed i santi Carlo, Francesco e Magno che, una volta spostato l'altare, venne collocato sulla nuova parete di fondo ove si trova tuttora. Infatti la chiesa, nel 1740, risultava ancora una volta troppo angusta per il carico di lavoro che la scuola dei Disciplini doveva svolgere. Si decise quindi di ampliarla ancora una volta, demolendo l'antichissima parete dell'altare risalente al 1257 ed allungando tutta la fabbrica sia nella parte della navata che dalla parte dell'antica sacrestia. La pala dei Lampugnani venne spostata come si diceva verso il fondo e circondata da una bella cornice ad affresco di mano di un Bellotti di Busto Arsizio (da notare che le famiglie artistiche dei pittori Lampugnani Bellotti e Crespi rappresentano assieme a quella dei Turri a loro volta eredi dei Bellotti, le origini artistiche e la continuazione storica di una tradizione lombarda di pittura sacra che nasce dal 1400 e termina ai giorni nostri). Il grande valore in lunghezza della chiesa era apparentemente sproporzionato in quanto l'ala nuova di fondo si apriva su una vasta sala laterale che serviva per i raduni dei membri delle consorterie e ultimamente, attorno al 1948 alla catechesi dei bambini per la Comunione e la Cresima. La parete di fondo verso cui si trova l'altare è decorata con una pregevole prospettiva settecentesca che aumenta la profondità dello scenario. Appese alle pareti vi erano numerose tele settecentesche alcune delle quali sono ora presso il Collegio dei Capitani unitamente a panche, crocifissi ed i cosiddetti "cilostri" delle processioni.
Attorno al 1957 infatti la parte sud - ovest della scuola è stata murata fino agli archi per ricavarne locali a disposizione dei Capitani del Palio di Legnano e questo fatto ha portato alla dispersione di alcune opere d'arte in Legnano, peraltro recuperabilissime in quanto tenute in debita custodia. Con questa modifica la chiesa ha in parte perduta la sua sonorità musicale interna che, con la sistemazione del nuovo organo dei legnanesi Carrera nel 1886 sul palco del coro dei Disciplini aveva assunto forma e livelli artistici elevatissimi.
"per la chiesa di S. Ambrogio, il De Simonti Carrera costruì un organo 'ex novo' nel 1886. Troviamo infatti, fra le Deliberazioni della Fabbriceria Parrocchiale di Legnano in data 12 ottobre 1886:
Il primo fabbriciere dà comunicazione del Collaudo del nuovo Organo della chiesa di S. Ambrogio, costruito dal fabbricatore Sig. Antonio de Simoni - Carrera, dando lettura del voto emesso il 22 agosto 1886 dell'Egregio Sig. Prof. Carlo Fumagalli di Milano ...
E il Fumagalli non solo stese l'atto di collaudo, ma inaugurò l'organo il 22 agosto 188d. Dall'epoca della sua costruzione sino ad oggi l'organo non essendo mai stato alterato o minimamente toccato, neppure per semplici operazioni di ripulitura e accordatura, rimane uno strumento di grande interesse perche' conserva intatta la sua originaria fisionomia".
(Stella e Vinay - I Carrera - Legnano, 1973).
Questo organo è ancora intatto, però purtroppo non gode di manutenzione da quasi trenta anni, il che ne garantisce senz'altro l'antica struttura strumentale ed i timbri, ma non la longevità.
L'allungamento settecentesco aveva ripetuto la forma della navata del 1600, senza nulla variare. Solo le finestre erano state un poco modificate sulla destra, mentre sulla sinistra verso lo spazio della "scola" erano stati fatti degli archi su colonne. L'altare un poco avanzato rispetto alla parete di fondo permetteva la presenza di un grandioso coro ligneo cui si affiancavano sulla sinistra le panche dei Disciplini. L'antica chiesina poverissima era ora diventata grande, adorna e ricca di stoffe e argenti. La Legnano del XVIII - XIX secolo la frequentava sia per l'istruzione sia perchè era centrale per la città. Nel 1923 monsignor Gilardelli la dotò di un salone cinematografico intitolato Teatro Pio XI che andò a completare l'attrezzatura dell'oratorio e del Centro giovanile.
Le volte del 1700 vengono affrescate e si copre in parte anche la decorazione dei Lampugnani. Pian piano altre iniziative sia della chiesa sia pubbliche portano questa antica scuola al disuso o all'oblio odierno. Con l'insediamento di monsignor Giuseppe Cantil alla basilica di S. Magno si sono provveduti a lavori di risanamento del pavimento mediante copertura di quello antico con uno strato di marmo saccaroide.
Il risultato ha nascosto le ondulazioni e le lapidi tombali, ma non ha rimediato all'umidità della chiesa.
Altri interventi più drastici sono necessari per ridare alla città questo antico centro di vita e cultura.