Legnano story - note personali
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Cenni storici
 
Le sponde Legnanesi dell'Olona furono popolate in preistoria da genti genericamente definite liguri: della cultura di Canegrate, alla quale e' ascritta la vasta necropoli del XIII° secolo a.c., e della successiva golasecchiana.
Scarsa penetrazione vi ebbe l'invasione dei celto-galli, scesi da oltr'Alpe tra il V° VI° secolo a.c.: protetta dai boschi, la zona tra Legnano e Busto meglio conservo' la sua etnia, come sembrava provato dal persistere di assonanze liguri nel locale dialetto.
Alla romanita' risale il toponimo Legnano: certo da Laennius, nome del proprietario del fondo.
Popolatosi per gradi, in eta' imperiale Leunianum fu vicus di qualche rilievo, a giudicare dai sepolcri scavati in varie zone cittadine e viciniori: i cui corredi (ved. Museo) attestano organizzazione del lavoro e discreta qualita' di vita.
Declinato l'impero d'Occidente, il distretto del Seprio ( con la plaga (Regione) Legnanese ) fu conteso fra i Goti e i Bizantini. Invaso dai longobardi dopo il 568, nel 774 passo' ai Franchi di Carlo Magno, restauratori dell'idea imperiale. Furono i Carolingi a conferire le terre della zona ( con i redditizi mulini mossi dalle acque dell'Olona a quei tempi limpide e pescose ) agli arcivescovi di Milano.
Legnanello ( a sinistra del fiume, oggi parte integrante della citta') e' citata per la prima volta in un documento del 789: atto con cui l'Arcivescovo Pietro cedeva al Monastero di San Ambrogio terre ereditate in luogo. Il borgo - sottoposto alla chiesa plebana di Parabiago - si trovava al confine del Seprio con Milano: tale posizione influi' sulla sua importanza verso la fine del X° secolo, quando si andarono delineando contrasti tra la nobilta' feudale di campagna e le classi medie del capoluogo.
Nel 1066 il diacono Arialdo - fustigatore del clero concubinario e corrotto e portavoce della nuova borghesia cittadina contro nobili e curia filo-imperiali - fu costretto a fuggire da Milano. Trovo' riparo a Legnano, nel palazzo del suo partigiano Erlembardo Cotta: ma venne catturato e condotto in quel d'Angera, a morte per mano dei sicari del vescovo Guido.
Il crescente progresso economico in Lombardia premio' infine le classi mercantili, che si organizzarono nel comuni, organismi anelanti all'autonomia del potere imperiale.
Il piu' forte di essi, Milano, diede inizio ad un attivo espansionismo a danno dei vicini, usurpando senza scrupoli le regalie (prerogative, imposte ) dell'imperatore. Ad esso si lego' Legnano, abbandonando il Seprio, la cui nobilta' parteggiava per l'impero.
Federico I di Svevia il Barbarossa - nel tentativo di rafforzare la sua sovranita' fruendo nel contempo delle strutture italiche in pieno sviluppo - intrapprese una decisa lotta contro Milano ed alleati. Nel 1160, per ridurre alla fame l'ostinata ribelle, ne devasto' le campagne, comprese quelle Legnanesi; due anni piu' tardi giunse ad espugnarla e ne fece atterrare le difese.
Papa Alessandro III° - anch'egli in contrasto con Federico per secolare antagonismo di potere - incoraggio' allora la costituzione di una Lega di citta' venete e lombarde, i cui aderenti formarono un comune esercito giurando irriducibile ostilita' allo svevo.
Nel 1176 barbarossa fu sconfitto a Legnano. L'evento preoccupo' l'imperatore e rafforzo' Milano, ma l'anno successivo la curia romana - che temeva l'eccessiva potenza dei comuni - venne a patti con il Barbarossa; ne segui' una tregua di sei anni. Infine il trattato di Costanza ( 1183 ) sanci' la pace, con il riconoscimento dei comuni e di alcuni diritti dagli stessi acquisiti; ferma restando la sottomissione all'impero (del resto mai contestata) con giuramento di fedelta', pagamento di determinate imposte, investitura sovrana dei consoli eletti.
Il 29-5-1176 Barbarossa con poche migliaia di armati marciava da Como alleata verso la fedele Pavia. A Legnano erano le forze della lega con il Carroccio: un carro trainato da tre paia di buoi bianchi, ideato a Milano dal battagliero arcivescovo Ariberto d'Intimiano (XI° secolo) successivamente adottato da quasi tutti i comuni italici.
Simbolo della collettivita' comunale, il carroccio era una macchina tattica, con gonfalone inalberato e martinella (campana) per orientare i combattenti, presidi di sostegno materiale (farmaci, vettovaglie energetiche) e morale (crecefisso, prete officiante).
Un reparto di cavalleria lombarda intercetto' a Borsano l'avanguardia imperiale e l'attacco', ma dovette ripiegare. Tedeschi e comaschi, inseguendolo, raggiunsero il Carroccio ( nei pressi della chiesetta di San Martino, in fondo all'attuale corso XXIX maggio).
La cavalleria del Barbarossa non risparmio' gli attacchi, ma i militi della Lega, in quadrato, resistettero con tenacia; intanto i cavalieri in ritirata, rinforzati da freschi contingenti, erano tornati in campo. Il loro attacco al fianco divise in due l'esercito imperiale: i tedeschi sbandarono verso il Ticino con gravi perdite; lo stesso Federico - entrato coraggiosamente in battaglia - riusci' a malapena a salvarsi e a raggiungere Pavia, perdendo armi e insegne.
Una tradizione - dal cronista Milanese Galvano Fiamma (XIV secolo) - attibuisce la vittoria alla Compagnia della Morte: formazione volontaria di poche centinaia di cavalieri decisi a tutto, guidata da Alberto da Giussano. Intorno a tale personaggio (del quale in realta' neppure e' certa la partecipazione alla battaglia) fiori' nell'800 romantico e patriottico un'epoca suggestiva ma storicamente poco convincente (Carducci, Pascoli). Anche il senso della lega venne alterato: la precaria, utilitaristica alleanza dei comuni fu considerata atto di cosciente unita' nazionale contro lo straniero. Si enfatizzo' l'importanza della vittoria (netta, ma affatto risolutiva!), e non solo da parte italiana (ved. Hegel).
Per il 7° centenario in citta' fu improvvisato un monumento: di gesso e cartapesta color bronzo, su alto basamento, trasse in inganno il pubblico, ma fortunatamente - brutto e poco pertinente, come lo mostrano le fotografie - non resse alle prime intemperie.
Ben diverso l'attuale (in piazza omonima) certo tra i piu' felici del Butti, 1990: un bronzeo guerriero in maglia, elmo e scudo, la spada levata in segno di vittoria. Sul basamento in granito grigio, altri bronzi in rilievo: il carroccio e i monaci soccorrono i feriti dopo la battaglia.
Ogni ultima domenica di maggio si celebra in citta' la sagra del carroccio, con un carosello di circa 1500 comparse a piedi e a cavallo in costumi medievali fedelmente allestiti. Segue la corsa ippica nello stadio, tra le otto contrade: per la conquista del palio, un crecefisso in rame sbalzato, copia di quello donato da Ariberto al nascente comune di Milano. L'interessante manifestazione - istituita nel 1933 - ripristinata nel dopoguerra - non manca mai di attirare folle di appassionati e curiosi.
Verso meta' 1200 l'Arcivescovo Leone da Perego tento' l'avventura della signoria personale a Milano, appoggiandosi all'aristocrazia contro i popolari; scacciato dai Torriani si rifugio' a Legnano, dove teneva una dimora estiva nei pressi della chiesa di San Salvatore (Oggi San magno). Ivi confluirono le forze dei nobili con lui fuoriusciti, intenzionate a battersi per la rivincita: ma l'ottantenne prelato venne a morte improvvisa.
In quell'epoca il giovane canonico Ottone Visconti, uomo di fiducia di leone, fortifico' a Legnano un nucleo del castello: in seguito, divenuto a sua volta Arcivescovo, si appoggio' anch'egli alla parte nobiliare per contendere il potere ai Torriani.
Dimorava nel borgo il frate laico umiliato Bonvesin della Riva ( 1240 - 1313 ). Considerato il piu' importante letterato milanese del suo tempo, aveva preso nome dalla ripa di Porta Ticinese, dove teneva casa e scuola. Egli stesso fa cenno alla sua permanenza a Legnano, nel poemetto "le cinquanta cortesie da desco"
I Visconti finirono con il prevalere sugli antagonisti Torriani: nel '300 affermarono definitivamente una signoria ereditaria, sotto la quale Legnano segui' le vicende del milanese.
Nel 1450 Francesco Sforza si impadroni' del Ducato. La signoria sforzesca duro' tutto il secolo; quindi per oltre 30 anni il milanese fu al centro di aspre guerre tra Francia e Carlo V d'Austria e di Spagna
Prevalsero gli Ispano-Imperiali.
Integrato nei possedimenti asburgici, nel 1596 il ducato venne assegnato a Filippo II di Spagna, che lo resse tramite governatori.
Il '500 fu per Legnano un periodo di splendore: gia' luogo di soggiorno estivo dei notabili milanesi, si era ingrandita attorno alla chiesa di San salvatore, ricostruita e dedicata a San magno; il borgo era vivace, attivo, con campi fertili, vigneti, frutteti. Nel 1584 San Carlo lo stacco' da Parabiago facendolo capo-pieve: contava 2083 abitanti.
Il secolo successivo porto' decadenza, per guerre e carestie che danneggiarono i domini lombardi di Spagna. Nel 1630 anche Legnano fu spopolata da una grave epidemia di peste; nel 1649 il paese trovo' la somma necessaria per evitare una sgradita infeudazione decisa dal governo.
Nel primo '700 subentrarono gli austriaci: la cui amministrazione piu' moderna ed efficiente, contrassegnata da riforme illuminate di Maria Teresa e di Giuseppe II°, sollevo' l'economia lombarda.
Durante il ventennio napoleonico, Legnano con il dipartimento dell'Olona fece dapprima parte della Repubblica Cisalpina, poi italiana; infine del Regno d'Italia (1805).
Al declino di Bonaparte tornarono gli austriaci, bene accolti dalla popolazione contraria alle spese di guerra ed alle continue leve militari francesi.
Nel 1821 l'indistriale svizzero Carlo Martin impianto' a Legnano la prima filanda di cotone. Nel 1859 - al termine della seconda guerra contro l'Austria - Legnano ( con il centro autonomo di Legnanello) fu aggregata all'Italia unita.
Sorsero altre fabbriche, ubicate sulle sponde dell'Olona per trarre forza motrice dalla corrente. Nel 1861 vi passo' il primo treno a vapore della ferrovia MI-VA.
Il primo '900 porto' un rapido sviluppo, grazie alle nuove industrie tessili e metallurgiche fondate dai Krumm, dai Bernocchi, dai Dell'Acqua e da altri imprenditori. Con le fabbriche si estesero i quartieri, vennero istituite scuole professionali, il lavoro diffuse un certo benessere.
intorno agli anni '20 vi si affermo' il fascismo, debolmente contrastato da opposizioni di sinistra alimentate negli ambienti operai. Nel 1942 Legnano ebbe titolo di citta'; vi fece visita ufficiale Benito Mussolini, che ritornera' trionfalmente 10 anni dopo.
Nell'ultimo conflitto due legnanesi ottennero la medaglia d'oro: Roul Achilli e il giovane Carlo Borsani (fascista, cieco di guerra, aderi' alla repubblica Sociale e fini' assassinato a Milano nei giorni della liberazione).
Anche la Resistenza ebbe le sue vicende ed i suoi protagonisti (scioperi nelle fabbriche fin dal '43; uccisioni, deportazioni, attacco finale delle Brigate Garibaldi e Carroccio agli ultimi preside fascisti).
Il processo di industrializzazione - in crescendo fra le due guerre - riprese dopo il 1945, conferendo a legnano quel volto progredito ed operoso che la distingue.
La citta' e' oggi un centro industriale, artigianale e terziario di 49.000 abitanti, percorso dall'animatissima arteria del Sempione. Dista 27 chilometri da Milano ed e' praticamente inurbata con i centri vicini.
In Viale Toselli. In origine forse cenobio (Comunita' di religiosi) Agostiniano, ebbe un primo nucleo fortificato verso il 1230 da Ottone Visconti, allora fiduciario di Leone da Perego. Nel 1257 fu acquisito da Martino della Torre; nel 1273 ospito' re Edoardo I d'Inghilterra reduce della terrasanta; quattro anni dopo fu ripreso da Ottone, ormai signore di Milano. I successori lo tennero a scopi difensivi, pr la sua posizione su un'isoletta formata dalla biforcazione dell'Olona.
Filippo Maria Visconti nel 1437 lo dono' al fedele capitano Oldrado II da Lampugnano: che lo muni' di mura merlate, vallo, 6 torri cilindriche, e porto' l'ingresso da Ovest a Nord, dove innalzo' il torrione con ponte levatoio.
Occupato dallo Sforza, subi' in seguito un incendio da parte di Teodoro Trivulzio, condottiero al servizio dei francesi sul finire del '400.
Rimase sempre ai Lampugnani, che non cessarono di apliarlo ed abbellirlo, utilizzandolo come dimora. Nel 1729 Francesco Maria - non avendo eredi - lo lascio' all'ospedale maggiore di Milano; da cui nel 1795 l'acquisto' il mercante cotoniero Cristoforo Cornaggia marchese di Castellanza. I nuovi padroni lo tennero come casa di campagna.
Da fine '800 alloggio dei coloni della vasta tenuta circostante, divenne fatiscente, quasi un rudere (ad eccezzione della chiesetta interna di San Giorgio, del torrione di ingresso e dei 4 superstiti laterali).
Acquistato dal Comune nel 1973, e' da anni in progetto di restauro. Affreschi del '500 sono stati rimessi in luce nel salone delle feste; si e' scoperto un impianto di riscaldamento a canaletti sotto il pavimento delle camere da letto.
Nei pressi, Parco Pubblico, (immenso e frequentatissimo): con prati, laghetti, uccelli acquatici e di ogni specie. Tra gli alberi, scultura equestre del contemporaneo Giacomo Corti.
 
 
 
 
 
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