Legnano story - note personali
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L-9.DOC
 
 
Il Risorgimento
 
 
 
 
 
 
Gli anni successivi all'occupazione francese del 1796 furono caratterizzati da grosse difficolta'. Ci furono generali cambiamenti delle strutture politiche, ritocchi e trasformazioni non trascurabili effettuati dalle autorita' austriache, che determinarono un generale senso di incertezza e contraddistinsero il periodo compreso tra la fine del sec. XVIII e il Congresso di Vienna, a causa di una serie  di prepotenze militari, di confische di vario genere, di disordine amministrativo (Ciasca R., L 'evoIuzione economica della Lombardia dagli inizi delsec. XIX al 1860, Milano 1923, pp. 346-7) e di insicurezza per le persone di ogni classe sociale e per i loro beni.
L'Amministrazione provinciale di Milano concesse sussidi anche ai contadini di Legnano, borgo dalla spiccata tendenza agricola, poiche' l'avvento dell'industria tessile era ancora lontano, ma essi non furono che palliativi inadeguati a compensare i fittavoli dalle sopraffazioni dovute alle violenze compiute dai militari e dai loro comandanti, per i quali era norma comune appropriarsi di carri, bestiame, vettovaglie.
Tuttavia il rialzo dei prezzi subito dai generi di prima necessita' non compromise l'apparato agricolo, che riusci' a far fronte alla nuova realta' segnata dalle progressive espropriazioni della proprietà immobiliare appartenente all'autorità religiosa, già in atto Don Giuseppe II. Fu proprio quest'ultimo a dare il suo assenso alla decisione del Kaunitz di ubicare il pellagrosario nell'ex convento di S. Chiara.
Il disagio prodotto fu comunque notevole e primi a sentire le conseguenze dei nuovi provvedimenti
volti all'applicazione dei principi di liberta', uguaglianza e fratellanza divulgati dalla Rivoluzione francese, nonostante le deroghe concesse in fatto di maggiorascato, primogenitura e fedecommesso, furono i nobili, chiamati a difendere le proprietà fondiarie.
Trassero invece vantaggio gli amministratori commercianti, i banchieri che si affacciavano alla ribalta con l'arma della speculazione, sia pur pronti ad indossare le vesti del pioniere per la riattivazione nel campo agricolo, di fronte al ripiegamento nobiliare .
Solo quando la direzione dell ' amministrazione pubblica passò nelle mani della magistratura italiana, che potè valersi della solida preparazione di Francesco Melzi d'Eril, a partire dal 1802, incomincò, a serpeggiare la fiducia. Oltre ai diversi provvedimenti che assicuravano la ripresa agricola con la legittimazione concessa ai privati, di proprietà fondiarie già dei religiosi, Legnano deve al Melzi la fondazione dell'Istituto canossiano "Barbara Melzi"  ben lieta che il nobile si facesse suo cittadino, dopo aver acquisito edifici e cospicue proprietà a Legnarello.
La storia pubblica di Francesco Melzi si intreccia dunque con le vicende della Repubblica Cisalpina e con quelle del Regno napoleonico, in Italia, dopo che il generale Bonaparte ebbe riportato una serie di vittorie sui Piemontesi e sugli Austriaci.
Nei territori occupati fu subito istituita la Guardia Nazionale. A Legnano furono arruolati nel terzo battaglione della terza legione, 848 uomini di truppa e 2 ufficiali eletti dal popolo: i tenenti Giuseppe Bossi e Santino Vismara (Archivio Comunale di Legnano, cart. IS).
La costituzione della Repubblica Cisalpina divisa in tredici compartimenti con capitale Milano, vide Legnano, sede di cantone, far parte del Distretto di Gallarate, inserito nel Dipartimento dell'Olona.
A Legnano si svilupparono, come del resto in tutta la Lombardia, forze contrastanti divise fra i sostenitori del ritorno degli Austriaci e quelli dei Francesi, questi ultimi divisi, a loro volta, fra i moderati (seguaci del conte Melzi), che godevano dell'appoggio del Bonaparte e i giacobini che, malvisti, fornivano uomini alla Legione Lombarda e idee di unità ed indipendenza, sulle colonne di alcuni giornali.
Anche a Legnano, e in tutta la Repubblica, furono soppressi alcuni conventi, modificate le imposte e il vincolo matrimoniale mentre il registro di stato civile fu affidato al Comune. Questa situazione però, non durò a lungo, poichè, mentre Napoleone si trovava in Egitto, le forze austrorusse del generale Suvarov sbaragliarono i Francesi a Cassano d'Adda, riconquistando i territori lombardi, cosicchè il 28 aprile 1799 potevano entrare in una Milano precipitosamente abbandonata dai capi del governo cisalpino .
I nuovi venuti sciolsero la Guardia Nazionale, ripristinarono la censura sulla stampa, imposero il coprifuoco, proibirono le adunanze politiche e confiscarono i beni degli esponenti della Repubblica (anche quelli legnanesi del Melzi, fuggito in Spagna), mentre torme di contadini, davano la caccia in tutto il Milanese ai repubblicani. Non fu certo per rispondere all'appello inviatogli da Saragozza dal conte Melzi che Napoleone (ormai primo console) rivalicò, le Alpi ed entrò vittorioso in Milano, il 2 Giugno 1800.
 
 
Il 29 dicembre 1801, il Melzi si recò a Lione con una folta delegazione di Italiani per approvare la Costituzione della Repubblica Italiana, che nacque ufficialmente nel febbraio 1802. Presidente ne era lo stesso Bonaparte, vice presidente Francesco Melzi .
Il Melzi comincò, subito ad eliminare ogni residuo focolaio di giacobinismo; nel solo Dipartimento dell'Olona furono cacciati oltre i tre quarti degli impiegati e funzionari dello stato. Fu proprio tra i giacobini fuorilegge che cominciarono a nascere quelle società segrete che tanta parte ebbero poi nel Risorgimento .
Il malcontento perb non era solo fra gli Austriacanti e i giacobini. Pessima accoglienza ebbe fra le popolazioni l'istituzione della leva obbligatoria, decisa dal Melzi, che provocò tumulti e fughe in massa, anche se l'arruolamento di decine di migliaia di lombardi (tra quelli in servizio attivo e quelli della riserva) permise la partenza dal territorio della repubblica dei soldati francesi, nient'affatto ben visti dalle popolazioni anche se si presentavano in veste di liberatori.
Non si può dire che il periodo della Repubblica e quello immediatamente successivo (quando Napoleone divenne Imperatore dei Francesi e cinse la Corona ferrea di Re d'Italia) sia stato fecondo per il Legnanese, date le spese di guerra e le continue leve di cittadini per l'Armata. Malgrado che giovani generazioni imprenditoriali si affacciassero alla ribalta, favorite dalla vendita dei beni della Chiesa la produzione industriale languiva e la tecnica regrediva.
Tra le opere pubbliche più rilevanti di quel periodo va ricordato il Cavo Diotti, un canale artificiale scavato a Legnano nel 1806, che, partendo dall'Olona a Castellanza, manteneva le acque a un livello più alto, per irrigare campi e vigne ubicati in zone elevate di Legnanello e S. Erasmo.
Con la campagna di Russia iniziò il declino dell'astro napoleonico e quindi la fine del Regno d'Italia.
Il Melzi fu tra i principali fautori dell'offerta della Corona ad Eugenio Beauharnais ma, quando già il Senato aveva nominato una delegazione incaricata di recarsi a Mantova dal Vicerè, dalle campagne giunsero turbe di contadini (assoldate e sobillate dagli austriacanti) che invasero la sede del Senato e assaltarono le case dei bonapartisti più rappresentativi, fra le quali quella di Milano dei Melzi d'Eril.
Tumulti si ebbero un po' dovunque, anche nel Legnanese e a Busto Arsizio; in quest'ultimo Comune la folla, capeggiata da un carrettiere, distrusse le liste della coscrizione militare.
Il 30 aprile 1814 le avanguardie austriache del generale Neiperg entrarono in Milano, il 13 maggio il maresciallo Bellegarde prendeva possesso della Lombardia, in nome dell'imperatore Francesco I.
Durante la dominazione austriaca si svilupparono le società segrete e si ebbero cospirazioni e moti insurrezionali. A Legnano, come altrove, molti cittadini si resero conto della assoluta necessità di un distacco dall'Austria e del superamento della divisione dell'Italia in tanti stati. Di ciò si ebbe la prova negli episodi del '48, per la attiva partecipazione di legnanesi .
Il 3 gennaio di quell'anno a Milano iniziò la protesta, con la guerra del fumo. Nei mesi seguenti non solo l'Italia, ma l'intera Europa (Austria compresa) fù sconvolta da una serie di moti e insurrezioni.
Milano insorse il 18 marzo, dando avvio alle epiche cinque giornate e scacciando i soldati del maresciallo Radetzky.
Anche i Legnanesi insorsero e costituirono bande improvvisate e con armamento di fortuna. Il 23 marzo Carlo Alberto varcò il Ticino, raccogliendo sotto le sue insegne volontari di tutta l'Italia.
Il 12 maggio 1848 ebbero inizio le operazlonl per il plebiscito indetto dal Governo Provvisorio, ai fini dell'annessione immediata della Lombardia al Piemonte. Tali operazioni, a cui il clero rese un segnalato servizio, si conclusero il 29 maggio, giorno sacro alla memoria della battaglia di Legnano. In ogni parrocchia delle otto province allora libere si formarono sezioni elettorali presiedute dal parroco assistito da due commissari scelti tra la popolazione e delegati dall'autorità comunale. Nella casa parrocchiale di Legnano furono allestiti due registri per raccogliere le firme di chi voleva l'annessione immediata e di chi desiderava rinviare ogni decisione alla fine della guerra. Potevano votare solo i maschi che avevano compiuto il 21' anno d'età, mentre gli analfabeti facevano il segno della croce a conferma della loro identità autenticata dai delegati, che pure firmavano ogni pagina dei registri, in analogia a quanto succede oggi.
Il risultato generale fu di 561 mila voti per l'annessione immediata e di 681 per il differimento della decisione .
Non possiamo dire se e quanti furono i Legnanesi che in seguito combatterono con l'esercito piemontese o con i Cacciatori di Garibaldi, ma sicuramente molti si arruolarono nella Guardia Nazionale e in agosto (dopo la sfortunata battaglia di Custoza del 24 luglio 1848) si opposero con gli altri in armi al rientro degli Austriaci in Milano, combattendo valorosamente a Porta Tosa.
Il 30 settembre a Legnano gli Austriaci proclamarono lo stato d'assedio e iniziarono le persecuzioni contro i liberali. Il dottor Saule Banfi, medico comunale, subì l'arresto e poi l'esilio. Molte armi furono sequestrate durante le perquisizioni. Il 1O marzo 1849, in conseguenza delle sommosse dell'anno precedente, Radetzky fece affiggere anche in tutto il Legnanese un proclama col quale invitava i disertori a tornare ai rispettivi reparti, assicurando il perdono se ciò fosse avvenuto entro il 30 aprile (Archivio Comunale di Legnano, cartella 89).
Ma, solo dieci giorni dopo, Carlo Alberto varcava per la seconda volta il Ticino. Battuto, dovette prendere la via dell'esilio. Gli anni successivi videro in Lombardia una grande attività cospirativa e fughe di patrioti verso il Piemonte. Nella casa milanese di via Pontaccio della patriota legnanese Ester Martini Cuttica si riunivano i congiurati, capitanati da Piolti de' Bianchi e dal Brizio e autori della rivolta del 6 febbraio 1853. Lo stesso Piolti de' Bianchi rimase nascosto presso i Cuttica, a Legnano, prima di riparare in Piemonte.
Il 26 aprile 1859 Camillo Benso di Cavour respinse l'ultimatum austriaco che invitava il Piemonte a disarmare. L'Austria dichiarò così guerra allo Stato sabaudo. Il 4 giugno i Franco-Piemontesi guidati dal generale Mac Mahon sbaragliarono gli Austriaci a Magenta .
Medico sul campo di battaglia troviamo, al comando di un reparto sanitario, quel Saule Banfi che era stato esiliato nel 1848.
Gli scontri interessarono anche il territorio compreso tra il Ticino e l'Olona a nord di Magenta, dove era dislocata la brigata austriaca del generale Benedeck, che faceva parte del contingente del generale Urban. All'indomani della battaglia di Magenta, il 5 giugno, il generale Urban dispose che la brigata del generale Benedeck lasciasse la posizione di attacco a Busto Garolfo, si recasse a Legnanello via Legnano, si accampasse a Legnanello e occupasse Legna nofronteggiando il Ticino. (L. Giampaolo, vicende varesine del marzo 1849 alla proclamazione del Regno d'Italia e la seconda campagna di Garibaldi nel Varesotto, Varese 1959 p. 427).
Il giorno successivo la brigata lasciò Legnano ma, essendosi i Legnanesi dimostrati ostili, il comandante, per evitare disordini e atti di sabotaggio, ritenne opportuno prendere come ostaggio il prevosto di S. Magno, Antonio Ponzoni. Molti Legnanesi si accodarono al reparto gridando: mola, mola! (l'ostaggio).
Il prevosto fu rilasciato incolume solo ai confini del territorio comunale.
La divisione del generale Urban era la stessa che era stata continuamente battuta dai Cacciatori delle Alpi di Garibaldi. Mancano documenti probanti sul numero dei Legnanesi che risposero all'appello lanciato da Garibaldi al primo metter piede sul suolo Lombardo, ma senz'altro si arruolò il legnanese Luigi Fazzini, perchè sappiamo che cadde nella battaglia di S. Fermo ed è quindi da annoverare tra i martiri del Risorgimento. Con l'entrata dei Franco-Piemontesi in Milano e la tremenda giornata di Solferino e S. Martino, la Lombardia si liberò definitivamente della dominazione austriaca.
Nel novembre del 1859 apparve sui muri di Legnano un manifesto per la raccolta delle offerte per l'acquisto di un milione di fucili necessari a costituire la Potenza Italiana, una sottoscrizione lanciata su scala nazionale da Giuseppe Garibaldi. (Archivio Comunale di Legnano).
L'invito era giunto alla Deputazione Comunale di Legnano tramite la Camera di Commercio di Milano, in quanto era particolarmente rivolto al Ceto Mercantile e Industriale di Legnano perchè è dovere di tutti cooperare al santo scopo, ma è precipuo dovere dei Commercianti e Industriali, ne' quali e' concentrata la ricchezza per la massima parte del paese.
Alla sottoscrizione risposero infatti Legnanesi di tutti i ceti, dai grandi industriali agli operai. In due liste di sottoscrittori si notano i nomi di Saule Banfi, del filatore di cotone Eraldo Krumm, uno dei pionieri dell'industria legnanese, di commercianti, osti, prestinai, pellettai, farmacisti, postari. Sono inoltre presenti alunni e alunne delle scuole e gli operai dello stabilimento Cantoni, a dimostrazione che lo spirito risorgimentale non conosceva barriere di classe.
Furono raccolte fra i Legnanesi 351 lire e 43 centesimi, una cifra di tutto rispetto, dati i tempi non certo floridi .
Non uguale fortuna ebbe due anni dopo la Sottoscrizione volontaria della Spada d'onore, Sciabola e Revolver Carabina e Sussidi per la Guera al Generale Garibaldi. Malgrado il sindaco, avvocato Calini, fosse d'accordo, la Giunta comunale non approvò la proposta, che non fu dunque divulgata fra i cittadini .
Il 16 giugno 1862 Garibaldi venne in visita a Legnano, accompagnato dai fidi Menotti, Missori e dai fratelli Benedetto ed Enrico Cairoli, figli di Adelaide, grande amica di Ester Cuttica. Dal balcone di casa Bossi (che sorgeva ove ha oggi sede la Banca di Legnano, all'angolo tra l'attuale corso Garibaldi e via Crispi) Garibaldi lanciò, l'idea di costruire un monumento, a ricordo della vittoria del 1176.
L'idea fu raccolta dalla Societa Archeologica Milanese e dai cittadini di Legnano. Fu organizzata una sottoscrizione nazionale per mettere insieme la somma necessaria e furono incaricati l'architetto Achille Sfrontini e lo scultore Egidio Pozzi, il primo di disegnare il basamento e l'altro di fondere la statua di un guerriero.
Le cose però andarono per le lunghe, per una serie di polemiche sorte sui giornali e per la volontà dei Milanesi di erigere invece il monumento a Milano, tanto che a pochi giorni dal 29 maggio 1876, settimo centenario, era pronto solo il piedistallo. Utilizzando il bozzetto ed il calco del Pozzi, fu costruito un guerriero di cartapesta verniciata in color bronzo. Sembra che quasi nessuna delle quarantamila persone giunte da tutta l'Italia si fosse accorta della finzione. Alle prime piogge la finta statua si dissolse completamente. Bisognerà aspettare il 29 giugno del 1900, per vedere l'inaugurazione del monumento attuale, opera dello scultore Enrico Butti.
Tornando al 1862 due mesi dopo la sua visita legnanese, Garibaldi tentò di dirigersi su Roma, (nel 1860 con i Mille vi era anche il diciottenne Renato Cuttica, figlio dell'eroina), ma il 29 agosto fu ferito all'Aspromonte e i suoi seguaci furono dispersi dall'esercito nazionale. In seguito allo sdegno e all'emozione che questo avvenimento suscitò a Legnano, il Consiglio comunale volle ricordare la visita di Garibaldi decidendo di sostituire con Corsia Garibaldi le vecchie denominazioni di Contrada Maggiore e Contrada S. Domenico, nel tratto in cui era ubicata la casa, dalla quale l'eroe aveva salutato i Legnanesi.
Vent'anni dopo su quell'edificio fu murata una lapide che ricordava l'avvenimento. Quando la casa fu demolita la lapide fu portata al Museo Civico ed al suo posto, sul muro della nuova costruzione, è stata poi murata una seconda lapide a cura della Societa Arte e Storia di Legnano e della Banca di Legnano.
Il legame di Garibaldi con Legnano durò nel tempo. Nel gennaio 1879, diciassette anni dopo la sua storica visita (anche Mazzini, perseguitato come sempre dalle autorità sabaude, aveva segretamente visitato i mazziniani di Legnano, attratto dal ricordo della battaglia), Garibaldi accettò la presidenza onoraria della Società di Tiro a Segno, appena fondata da Renato Cuttica il quale nel frattempo, dopo aver indossato la camicia rossa anche nel Trentino (1866) e a Mentana (1867), era divenuto un apprezzato politico locale e ingegnere capo del Comune.
Garibaldi accettò la carica con una lettera in cui fra l'altro affermava: La carabina persuade piu' delle parole i nemicil della Patria, la quale forse avrà bisogno del vostro forte braccio. Addestratevi e siate degni d'Italia.
Queste parole, che riecheggiano quelle con cui Garibaldi aveva lanciato la sottoscrizione per un milione di fucili, chiudono in un certo senso il periodo risorgimentale della nostra città.
 
 
 
 
Sono otto i militari legnanesi iscritti nel registro dei combattenti nelle guerre del Risorgimento conservato al Museo del Risorgimento di Milano.
Legnano ebbe anche un caduto tra i partecipanti alla battaglia di S. Fermo, Luigi Fazzini, ma altri ancora, oltre a questi registrati e ufficialmente conosciuti, presero parte alle campagne per l'indipendenza d'Italia, non solo militari ma anche civili che operarono attivamente in appoggio alle forze armate, perchè il Risorgimento fu anche un moto di popolo.
Al Museo Civico di Legnano è conservata una divisa di garibaldino, trovata in una vecchia abitazione ed appartenuta ad un legnanese, di cui non si conosce il nome.
Ecco l'elenco dei combattenti inseriti nell'albo della gloria al già citato  Museo di Milano.
 
Matricola    Cognome e nome                       Grado       Corpo                          Campagne
 
349          Clementi Antonio Pietro di Giulio    soldato      7' reggimento granatieri            1866
21658        Glori Giovanni                       soldato     10' reggimento fanteria              1866
18844        Lupo Gregorio di Antonio             soldato      9' reggimento fanteria              1866
17234        Mereghetti Luigi di Carlo            soldato     10' reggimento fanteria           1860-61
780          Monticelli Michele di Giuseppe       caporale    68' reggimento fanteria              1866
20804        Ranaboldo Giuseppe di Giovanni       soldato      6' reggimento fanteria              1866
17185        Vignati Angelo di Antonio            soldato     10' reggimento fanteria           1860-61
246          Zerbone Luigi Maria di Alessandro    soldato     26' reggimento fanteria           1860-61
 
 
 
 
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