L-12.DOC
Dall'Ottocento al ventesimo secolo
La prima fase dell'industrializzazione di Legnano si può collocare in un arco di tempo corrispondente all'incirca al periodo compreso tra il 1820 e il 1880: il fatto che il borgo vantasse tradizioni di artigianato e di manifattura domestica ebbe un peso particolare per la localizzazione dell'industria tessile, in un certo modo predisposta dalle forme pre-industriali di lavorazione casalinga della seta e del cotone , di cui abbiamo già fatto cenno. Questa prima fase seguì quindi il modello di distribuzione industriale tendente all'installazione di industrie leggere in zone di concentrazione di popolazione, dove preesistevano attività artigianali e manifatturiere fondate su un'organizzazione produttiva di tipo precapitalistico, basata sullo sfruttamento di una manodopera poco qualificata, quale quella femminile e minorile. D'altra parte il processo di meccanizzazione ed ammodernamento tecnologico avvenuto in queste industrie, specie dopo la metà del secolo si può considerare la causa primaria della nascita di un'industria meccanica, che caratterizzò la seconda fase della rivoluzione industriale del borgo.
Le filature sorte a Legnano, per le loro caratteristiche, potevano collocarsi a pieno diritto tra le principali indwstrie cotoniere lombarde, e tra di esse la più rappresentativa per organizzazione e tecnologia era la Cantoni, come risulta da un documento del 1876, conservato presso l'Archivio Comunale di Legnano, che riassume alcuni dati significativi sugli stabilimenti tessili del borgo e che si può, comparare ai dati emergenti dall'inchiesta industriale del 1870-74.
Tra le industrie tessili legnanesi solo la Cantoni univa la filatura alla tessitura, comprendendo anche un notevole numero di telai meccanici, vantando inoltre, unitamente al Cotonificio di Eraldo Krumm, il maggior numero di cavalli vapore, quando appunto una massiccia integrazione della forza idraulica con quella a vapore era una necessità sempre sentita, soprattutto per annullare gli effetti negativi della interruzione del ciclo produttivo e della ridotta utilizzazione degli impianti.
L'introduzione della macchina a vapore e quella del telaio meccanico (o più in generale di macchine più grandi, più potenti e perfette per la tessitura) si condizionavano strettamente a vicenda: le macchine, però, comportavano la necessità di disporre di una bene organizzata attrezzatura tecnica per manutenzione e rapidità nelle riparazioni.
Ancora una volta in questo campo il precursore fu il Cantoni, che, entrato in partecipazione nelle officine di Luigi Krumm, costituì nel 1874 la Cantoni-Krumm, organizzandola appunto per la costruzione e la riparazione di macchinari tessili; successivamente, ad essi aggiunse una produzione pi ampia nel campo meccanico in genere. Nel 1876 Eugenio Cantoni assunse l'ing. Franco Tosi, allora ventiseienne, appena rientrato da un periodo di tirocinio presso la Società Decker di Kanustadt in Germania, quale direttore della sua azienda. Questi divenne socio, nel 1882, allorchè nacque la Franco Tosi & C. società è in accomandita semplice, che aveva Tosi quale gerente e Cantoni socio accomandatario.
Con le Officine Tosi, Legnano si avviò, ad acquistare una nuova fisionomia, distinguendosi ulteriormente da Busto Arsizio e Gallarate, divenendo il centro di progettazione e costruzione di un'industria meccanica che consentirà più agevoli sviluppi anche nell'industria tessile tradizionale e darà vita a sua volta a molti altri complessi industriali. Il primo esemplare di macchina a vapore, costruito dalle officine della futura Tosi fu destinato al Cotonificio Cantoni di Castellanza. L'azienda aveva infatti creato una sezione specializzata nella costruzione di motrici a vapore da 40-50 HP.
E' utile ricordare che questi anni di pieno sviluppo industriale furono anni di crisi per l'agricoltura, come risulta da alcuni documenti conservati presso l'Archivio Comunale di Legnano: nel 1880 il Sindaco comunicava alla Sotto-prefettura: Data la siccità tutti i contadini ebbero uno scarsissimo ed insufficiente raccolto di granturco che è quasi l'unica loro risorsa, talchè i più fortunati si calcola che possono avere il vitto per circa tre mesi. (Arch. com. Legnano, c. 194 f. 107⁄13).
Molti altri contadini trovarono quindi lavoro nelle fabbriche e spesso abbandonarono l'agricoltura, che non costituiva più un grosso cespite di ricchezza. In una lettera al sindaco di Nerviano, che aveva proposto l'attuazione di una linea tranviaria sulla strada del Sempione, il sindaco Dell'Acqua interpretava la nuova situazione del Comune, rispondendo positivamente alla proposta che avrebbe portato vantaggi a Legnano, "poichè concludeva -- la natura di questo borgo è eminentemente industriale e commerciale". (Arch. com. Legnano, c. 174 f. 171⁄11).
Particolarmente degna di nota a questo proposito fu l'attivazione della strada ferrata infrastruttura di primaria importanza per l'insedianento industriale, sollecitata tra l'altro dal ceto dirigente locale, consapevole dell'importanza economica che il comune andava acquistando. Nel periodo 1885-1915, infatti, siamo di fronte ad una completa trasformazione industriale dell'antico borgo: nel campo dell'industria meccanica, sorta come complementare di quella tessile, si assiste ad un proliferare di piccoli stabilimenti ed officine, intorno alla Franco Tosi, colosso del settore, mentre i complessi tessili, tra cui emerge il Cotonificio Cantoni, portano a compimento il processo di ristrutturazione con la completa meccanizzazione degli impianti.
Nel 1866 si trasferirono a Legnano le Officine F.lli Bombaglio, che erano sorte a Marnate intorno al 1840 come laboratorio per la costruzione e la riparazione dei mulini. A Legnano divennero una delle principali ditte produttrici di turbine idrauliche, trasmissioni, impianti di oleifici, macchine per la lavorazione del legno, pompe centrifughe e presse idrauliche; nel 1913 l'officina con la relativa fonderia si estendeva sopra un'area di mq. 24.000 di cui 7.000 coperti. Da cinque anni Andrea Pensotti, capo reparto della Tosi, si era messo in proprio con una fonderia, a cui aggiunse poi un'officina meccanica situata nei pressi della ferrovia. Lo stabilimento, che si trasferà poi nel quartiere sorto a nord-ovest di Legnano, specializzandosi nella produzione di caldaie esportate in tutto il mondo, divenne il quarto complesso legnanese in ordine d'importanza.
Da un lato si verificò a Legnano un processo di addensamento industriale, tipico del periodo della rivoluzione industriale, per cui le strutture territoriali caratterizzate da una forte concentrazione di capitali e di uomini assunsero la funzione di centro di attrazione dei fattori produttivi. Dall'altro, però, uno degli aspetti dello sviluppo industriale dell'antico borgo fu proprio il sorgere, specialmente nel campo della fonderia e della meccanica, di piccole industrie a carattere complementare dovute spesso all'iniziativa di ex-dipendenti delle grandi aziende, divenuti a loro volta imprenditori.
Sembra utile a questo punto riportare un prospetto statistico delle imprese legnanesi nel 1890, da cui si rileva anche la nascita di nuove tessiture di cotone, quali la Carlo Gadda, la Dell'Acqua & C., con sede principale a Busto Arsizio, e la costituzione di una Società del Gas, che aveva effettivamente cominciato il suo servizio nel 1880 (Arch. com. Legnano, c. 240 f. 266⁄16).
Con l'adozione di meccanismi che richiedevano prestazioni molto semplici di controllo e manutenzione, il grado di sviluppo raggiunto nel settore tessile favori l'impiego massiccio di manodopera femminile e minorile, come risulta dalla statistica riportata.
Impresa Totale F⁄motrice
+15 anni --15 anni
M F M F
Cantoni: filatura tessile 356 342 8 80 786 60 C. idr. 203 HP
Aspes: saponificio 2 2
Banfi: tessitura cotone 29 389 60 478 400 HP
Landini: conciatura pelli 6 6
. Cittera: falegname 3 3
Monti: conciatura pelli 12 12 10 HP
Gadda: tessitura meccanica 4 15 3 22 45 HP
Dell'Acqua: conciatura pelli 9 9
Dell'Acqua: tessitura cotone 20 166 36 222 60 HP
G. Bernocchi: tintoria 57 2 59 60 HP
R. Bernocchi: tintoria 33 1 2 1 37 30 HP
R. Borghi: filatura cotone 68 100 4 15 1 87 50c. IDR. 150 HP
R. Butti: filatura cotone 74 61 30 21 1 86
Bombaglio: officine meccaniche 6 7 13 10 HP
Scossiroli: fabbrica stufe 8 4 12
Società del gas 7 7
Thomas: filatura cotone 42 69 8 33 150
Ronchetti: filatura seta 4 120 54 178 4 HP
A. Pensotti: fonderia 14 33 3 HP
Dell'Acqua & C.: tessitura cotone 10 159 3 34 206 12 HP
Inhoff: filatura seta 5 176 78 259 8 HP
Dell'Acqua: tintoria 64 7 3 2 76 80 HP
Kramer: filatura seta 11 316 1 124 453 2c. IDR. 53 HP
Dell'Acqua: laterizi 30 30
Panighini: tessitura cotone 10 10
F. Tosi 591 16 605 non precisato
L'esame di qualche dato aziendale mette in evidenza come questo fenomeno fosse piuttosto elevato soprattutto in mansioni sussidiarie, mentre agli uomini veniva riservata l'assistenza tecnica più qualificata; la manodopera maschile era impiegata per la maggior parte nelle neonate officine di meccanica.
All'inizio degli anni Ottanta si verificarono nelle industrie legnanesi i primi scioperi e sorsero anche alcune società operaie: questo fenomeno si inserisce nel quadro più vasto di agitazioni, che preludevano al sorgere di un movimento operaio in tutta la zona industrializzata settentrionale negli anni 1880-1890.
E' del 1878 la prima inchiesta sugli scioperi, che rompevano una tradizione di rapporti di "cooperazione" tra padroni ed operai, tradottasi nella formazione di enti assistenziali, spesso con fili moralistici: la complessità dei rapporti di classe che si veniva instaurando con la diffusione della rivoluzione industriale era un sintomo del carattere capitalistico che andava assumendo l'industria legnanese.
Negli ultimi anni del XIX secolo i riflessi delle lotte tra la borghesia e la classe operaia si ebbero anche nell'Altomilanese. In una zona in cui l'industria era in piena espansione, si inserirono, accanto alle lotte sindacali, le lotte politiche alimentate dai socialisti e dai radicali che si opponevano ai conservatori e ai moderati, facenti capo al comasco Paolo Carcano, ex garibaldino, che aveva preso parte attiva alle campagne del 1860, del 1866 e dell'anno successivo.
La formazione del Governo guidato dal marchese Antonio di Rudini e i suoi prlml provvedimenti antidemocratici (scioglimento delle organizzazioni operaie, domicilio coatto per i sovversivi, tentativi di adozione del voto plurimo per i ricchi e repressioni con le armi contro i lavoratori che chiedevano pane alimentarono ondate di proteste anche a Milano e provincia. Nel maggio 1898, quando di Rudini ordinò, l'uso del cannone a mitraglia contro gli operai e i popolani milanesi, durante una sommossa, e si ebbero 200 vittime, tutti i settori industriali del Legnanese furono sconvolti da scioperi e agitazioni contro i metodi sangumosi e repressivi del generale Fiorenzo Bava Beccaris, incaricato dell'ordine pubblico a Milano. Seguì, il 7 maggio 1898, la proclamazione dello stato d'assedio a Milano e provincia.
A Legnano furono eseguite perquisizioni con l'arresto di alcuni esponenti socialisti, ma fortunatamente non accaddero fatti luttuosi. Tutte le fabbriche dell'Altomilanese erano da alcuni anni in crisi per la grave recessione economica, che investiva l'intera penisola, e la situazione si mantenne fluida e critica fino ai primi anni del Novecento.
In questo tormentato periodo si registrano due altri episodi significativi per la storia di Legnano.
Il 29 giugno 1900 fu inaugurato il monumento, dello scultore Butti, celebrativo della battaglia di Legnano con la statua del guerriero divenuto poi l'emblema della città. Il monumento, oltre che da Garibaldi, era stato auspicato da Felice Cavallotti, uomo politico repubblicano, giornalista e scrittore, che a Legnano contava molti seguaci ed amici.
Quando, nel 1898, nel clima infuocato delle sommosse popolari, Cavallotti fu ucciso, battendosi in duello, da un altro giornalista, Ferruccio Macola, suo avversario politico, a Legnano si costituì un comitato e fu aperta una sottoscrizione popolare per onorarne la memoria, con una lapide commemorativa e con un busto dello scrittore. Tale lapide venne collocata ed inaugurata il 10 luglio 1904 in piazza San Magno, di fianco al Municipio, allora denominata piazza Umberto I°, in memoria del re assassinato a Monza da un anarchico, un mese dopo l'inaugurazione del monumento alla battaglia di Legnano.
Sempre in tema di inauguravoni, ricordiamo in questo periodo, ed esattamente il 28 novembre 1909, quella del nuovo palazzo degli uffici comunali, opera dell'architetto Aristide Malinverni, più tardi completato con un'ulteriore ala.
Nei primi anni del secolo nuovi stabilimenti entrarono a far parte del panorama industriale legnanese, come si può riscontrare dai dati raccolti presso l'Archivio comunale di Legnano: tra gli opifici censiti erano degni di nota la Società in accomandita per azioni F. Vignati & C. (tessitura cotone), la Manifattura di Legnano, fondata nel 1903 dai fratelli Banfi, insieme ad un altro imprenditore legnanese e che contava già 903 dipendenti nel 1908, la Società in accomandita per azioni E. Mottana & C. per l'industria del candeggio, tintoria e mercerizzazione dei tessuti di cotone, che aveva rilevato lo stabilimento fondato molti anni prima alla "Gabinella" da Giuseppe Bernocchi, mentre tra le officine meccaniche si distinguevano la Wolsit e la FIAL dei fratelli Ghioldi, due aziende impiantate allo scopo di costruire automobili, motori per autoriparazioni e addirittura aeroplani. Non si possono infine dimenticare le Elettrochimiche Rossi (fondate nel 1907), uniche in Europa a produrre l'acido nitrico dall'azoto atmosferico a tutte le concentrazioni, fino alle più alte, per l'industria degli esplosivi.
Nel 1911 ricaviamo una panoramica generale dell'industria legnanese dal I° censimento industriale i cui dati riassuntivi erano i seguenti: Industrie aventi fino a 10 operai a n° 161 con un total)e di 574 operai, industrie aventi da 10 a 25 operai n. 14 con un totale di 223 operai, industrie aventi più di 25 operai n. 35 con un totale di 9369 operai. Si raggiungeva quindi un totale di 210 industrie con un complesso di 10. 165 operai, esclusi gli artigiani e coloro che esercitavano le cosiddette industrie casalinghe.
L'industria del cotone impiegava 150.500 fusi e 6.397 telai meccanici. Tutte le industrie, complessivamente, impiegavano quale forza motrice il vapore per 850 HP e l'energia elettrica per Kw⁄anno 17.700 circa, oltre ad un modesto sfruttamento delle acque dell'Olona, degradato a funzione di collettore per gli scarichi dei residui di lavorazione. Erano allora in attività 15 motori azionati con forza idraulica e 9 macchine a vapore; i motori elettrici, statisticamente rilevabili, erano 500. Prevaleva nettamente l'industria tessile, che, pur contando appena 32 aziende, occupava da sola 6.750 operai, in media 210 per azienda, rivelando la sua struttura in grossi opifici, dai quali dipendevano anche le miriadi di telai in case private. A sua volta l'industria meccanica aveva acquistato una notevole consistenza con 2.165 operai distribuiti in 49 officine, ma la media di 53 addetti per ogni azienda, manifesta come la meccanica, oltre che in alcuni grossi complessi, fosse ripartita in piccole imprese familiari, sempre però, assai più grandi di quelle bustesi, che contavano appena 12 operai per azienda. Dai dati di questo censimento si deduce che Legnano era al quinto posto tra i maggiori centri industriali italiani per numero di occupati, nel ramo tessile dopo Milano (29.388 addetti Torino (20.455 addetti), Monza (11.071 addetti), Napoli (9.809 addetti) mentre,. sulla base del numero complessivo degli addetti industriali, occupava il diciassettesimo posto, preceduta dalle più grandi città. La percentuale, nella popolazione, di addetti all'industria era del 42,5 % , come risulta da questa tabella compilata in base a dati dell'Archivio comunale:
Se consideriamo l'incidenza della popolazione industriale su quella totale presente nei singoli Comuni alla data del Censimento demografico del 1911 vediamo che Legnano era al nono posto, preceduta oltre che da alcuni centri 'monoindustriali' che costituivano casi tipici, da Sesto S. Giovanni Gallarate (47 %) e Borgosesia (44,6%) ed era l'unico Comune con venti centri più industrializzati dove sia l'industria tessile che quella meccanica avessero un ruolo essenziale nella localizzazione industriale.
Il prospetto industrie-addetti del 1914, reperibile presso l'Archivio comunale (cart. 392 f. 286⁄23), offre un panorama dell'industria legnanese e dimostra una diversificazione della produzione e un articolarsi del processo produttivo in settori differenti, sconosciuto alla prima fase d'industrializzazione e segno manifesto di un livello economico più avanzato.
Anno N. Industrie Addetti Popolazione % add. ind. sulla pop.
1887 26 1855 6471 28.7
1891 56 4204 11068 38
1911 210 10165 24971 42.5
1
La prima conseguenza della concentrazione industriale, manifestatasi come abbiamo visto, nel trentennio 1885-1915, si ebbe coll'esplosione demografica, che portò il Comune al primo posto in Italia per l'elevatissimo tasso d'incremento della popolazione. Per il periodo in questione è possibile rielaborare alcuni dati significativi sulla base della documentazione esistente presso l'archivio comunale: vediamo quindi come si è manifestato l'incremento demografico, in assoluto e in percentuale, nel periodo di maggior espansiane industriale, considerando i valori relativi ad ogni quinquennio.
Anno Popolazione Incremento
1880 7041
1885 8441 + 1400 19.8
1890 1 0643 + 2200 26.0
1895 1 2928 + 2285 21.4
1900 17394 + 4466 34.5
1905 22494 + 5100 29.3
1910 26716 + 4212 18.7
1915S 28757 + 2041 7.6
L'espansione industriale attrasse la manodopera delle zone circostanti e si determinò, cosi una corrente migratoria che si mantenne in ambito regionale o addirittura provinciale, dato che in genere la forza centripeta delle aree in via di sviluppo si manifesta più intensa nelle zone limitrofe, secondo la dinamica che si esprime soprattutto in movimenti su brevi distanze. Quest'ipotesi è suffragata anche da un documento risalente ai primi anni del Novecento, in cui il Sindaco manifesta la carenza di abitazioni nel borgo e fa riferimento alla notevole immigrazione di operai, asserendo che essi provengono in egual misura dai Comuni circostanti e dalle province vicine (Arch. com. Legnano cart. 415 f. 30⁄27).
A questa carenza rimedieranno in parte alcune grosse industrie locali, che nel primo decennio del secolo intrapresero anche la costruzione di grandi fabbricati aziendali. Tra questi il Cotonificio Cantoni che realizzò il reparto della tessitura destinato a comprendere un migliaio di telai.
Alla fine del 1908 l'Italia fu funestata dagli spaventosi terremoti di Reggio Calabria e di Messina con migliaia di morti e distruzioni immani. Nella sola città siciliana si ebbero 30 mila morti e 70 mila in provincia. Le ripercussioni di questa calamità perdurarono anche l'anno successivo, provocando, con la stasi negli affari, una grave recessione economica che toccò da vicino le industrie legnanesi.
Purtroppo anche il panorama politico internazionale non faceva sperare nulla di buono e l'Italia dovette legarsi alla Germania e all'Austria nella Triplice Alleanza per garantirsi una relativa tranquillità.
Ciò, non evitò, comunque che l'Italia si imbarcasse in una guerra coloniale, la conquista della Libia, e nella guerra contro la Turchia, nel settembre 1911.
L'anno precedente Legnano era stata funestata da una grave calamità. Il 23 luglio infatti un tremendo ciclone si abbattè sull'intero Altomilanese e in città si ebbero quattro morti e molti feriti. Gravissimi danni riportarono case private ed alcuni edifici pubblici, tra i quali l'Ospedale Civile, che ebbe asportata una parte del tetto del padiglione inaugurato nel 1903.
Furono demolite ciminiere di stabilimenti e sradicati una dozzina di enormi platani secolari lungo la roggia S. Caterina di proprietà dei fratelli Dell'Acqua.
Al censimento generale dell'11 giugno 1911 la popolazione segnò un notevole calo, in parte dovuto al perdurare della crisi industriale che aveva spinto molte famiglie ad emigrare. I residenti risultarono circa 25 mila. Lo stesso censimento accertò l'esistenza di 5336 abitazioni civili per un totale di circa 15 mila vani, nonchè di 257 locali adibiti ad uso di ufficio o magazzino. I locali vuoti erano 684, dato quest'ultimo significativo a comprova dell'emigrazione di cui
si è accennato, ma anche un segno dell'inversione di tendenza, rispetto alla carenza di alloggi nei primi anni del secolo.