Legnano story - note personali
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Chiese Campestri
 
Leggendo le descrizioni di Legnano secentesca, fatte dal prevosto Pozzo, nel 1650, si scopre.anche una serie di insediamenti periferici ben precisi, ciascuno con una struttura agricola e sociale, nella quale in generale non manca un oratorio od una cappellina.
Il Pozzo ci dice:
Ha la parochiale nostra di Legnano sotto di se molti molini al n.° 16 cominciando dalli tre detti le Gaminele sotto a tre patroni sino alli duoi passati al Castello per la strada che va a Canegrate. Ha parimente alcune cassine cioè il Mino, S. Erasmo, la Canaza cioè quella parte verso Legnano se bene vi è ordinatione che tutta sia sotto Legnano. Casato, la casa rotta passato S. Angelo per andare alla Castellanza, la Mazzafame, Ponzella, S. Bernardino tutti casali copiosi di persone.
Di tutte queste "cassine" alcune sono già state menzionate come oratori, e più precisamente le più antiche: S. Erasmo, S. Bernardino, Casato con S.Martino .
Restano alla nostra escursione da osservare le cascine: Mazzafame (alla fine di via Ciro Menotti), Ponzella (in via Ponzella), del Mino od Olmina (in via Resegone al termine). Tutte e tre, queste chiese vennero edificate tra il 1728 ed il 1779.
La più antica e forse più bella è quella della Ponzella, denominata oratorio di S. Maria Maddalena.
Essa venne eretta nel 1728 per legato di Carlo Francesco Fassi il quale voleva dotare la cascina di una sua aula religiosa.
La costruzione è di modeste dimensioni (m. 9 X 5,4), con soffitto piano in legno. Sull'esterno i muri in mattoni erano a faccia a vista. Ultimamente essi sono stati intonacati in facciata con colorazioni molto contrastanti in bianco e marrone. Conserva i caratteristici finestrini reniformi a fianco della porta d'ingresso. Nel 1779 divenne oratorio di Gesù Crocifisso e fu dotato sull'altare di una bella raffigurazione della croce contornata poi da pregevoli affreschi ottocenteschi. Abbastanza caratteristico il campaniletto con una cuspide lavorata in mattoni scalati.
Molto meno pretenziose sull'esterno sono le aulette delle chiese della cascina Mazzafame e dell'Olmina.
La prima detta oratorio campestre di S. Teresa fu fondata nel 1779. Contiene solo alcuni quadri ottocenteschi di poco valore ed è stata sostituita nella sua funzione di chiesa di quartiere, dal nuovo edificio religioso denominato Mater Orfanorum eretto negli anni Cinquanta dal reverendo padre Rocco su progetto dell'ing. Tenca di Milano. In esso sono contenuti dei pregevoli dipinti ad olio del pittore Mosè Turri junior di Legnano, che rappresentano la gloria della Madonna.
L'oratorio di S. Teresa è di piccole dimensioni (m.11 X 5,5), e gli esterni sono a semplice intonaco, per nascondere il sasso misto ai mattoni. Unica opera degna di menzione conservata in questo oratorio, è un crocifisso ligneo del 1700 di notevole bellezza. Qualche maggiore pretesa offre la chiesina dell'Olmina.
Datata anch'essa 1779 fu titolata ai Re Magi.
E' impostata con lo schema classico di navata unica (m. 6 x 14) con abside; a fianco due piccole aule con funzioni di sagrestia e ripostiglio. Il soffitto è stato recentemente rifatto con una volta ribassata e a fianco dell'altare sono state aperte due navatelle per i fedeli. Un campanile di aspetto settecentesco sovrasta la copertura. Contiene un bel quadro della Madonna con i Re Magi donato da un parroco Lampugnani. Fu dipinto dai fratelli Lampugnani come copia da un'opera del Procaccini. Sulla sinistra in basso porta un cartiglio con dedica e lo stemma dei nobili Lampugnani.
La chiesetta prende il nome dal proprietario delle terre intorno tale Mina e la trasposizione scritta della Pronuncia dialettale (d'ul Minza) divenne, persa la "d" iniziale, Olmina. In questi ultimi anni è stata dotata di un oratorio esterno per i ragazzi. La popolazione intorno è cresciuta a tal punto che sarà creata una parrocchia a sè stante. Il piccolo e vecchio edificio a stento accoglie i fedeli. Certamente in un prossimo futuro dovrà essere sostituito da uno più grande.
 
 
Fino alla fine del 1700 l'incremento demografico in Legnano era mutato in maniera quasi irrisoria, per secoli e secoli una civiltà contadina aveva regolato il numero delle bocche da sfamare, in maniera naturale secondo l'estensione dei campi da lavorare e secondo la loro resa.
Le costruzioni di case e chiese segnarono quindi il passo.
In S. Magno si cambiò solo il campanile, vennero edificate le cappelline o oratori dei cascinali esterni, in centro città sorse il cosidetto palazzone Cambiaghi, lungo via Lega.
Qualche rinnovo ebbe il tessuto urbano lungo via Magenta, ove i Cornaggia trasformarono le vecchie case in un unico insieme edilizio prospettante piazza S. Magno fino a via Giulini. In questo grande palazzo con una facciata di falso cinquecento venne accolto il municipio di Legnano, fino al 1862. C'erano solo poche stanze (prima una poi altre due) date al Comune dai Cornaggia proprietari del castello dalla fine del 1700. Venne poi da loro concessa all'amministrazione pubblica un'altra casa sita nella cosidetta piazza dei Polli, oggi Piazza Carroccio.
Questa sistemazione rimase fino al 1909 quando, demolito il vecchio ponte sull'Olonella a fianco di S. Magno, coperto il ramo del fiume, venne edificato con stile neo rinascimentale lombardo l'attuale palazzo del municipio ad opera dell'architetto Malinverni .
L'antico palazzo Cornaggia venne abbattuto e con esso scomparvero pian piano tutte le antiche case di via Magenta comprese quella del Gia. Giacomo Lampugnani, le mura del palazzotto medioevale della braida i resti della chiesa di S. Maria del Priorato con la sua abside e gli affreschi sui piloni.
Legnano dunque cresceva unitamente alle sue industrie. Le chiesine conventuali erano quasi tutte scomparse o inagibili.
Restavano in centro città veramente praticabili solo S. Magno  S. Ambrogio - la Chiesa delle Grazie - Purificazione - e la Madonnina.
Alla fine del 1757 i fratelli Oldrini abitanti in corso Garibaldi avevano creato una cappellina denominata oratorio di S. Domenico.
Questa funzionò fino al 1863 quando insufficiente per capienza fu ristrutturata da Gerolamo Colombo legnanese che vi fondò, una chiesetta, (prima non vi risiedevano sacerdoti) però alle dipendenze della parrocchia di S. Magno.
In questa nuova cappella molto poco funzionale si ufficiò, fino al 1895. Giunto come cappellano don Emanuele Cattaneo, questi si accorse dell'assoluta inadeguatezza dell'ambiente e pose mano alle prime raccolte popolari per edificare una vera nuova chiesa.
 
 
Scongiurata la scomparsa della vecchia cappella per lasciar posto ad una conceria, don Cattaneo, con l'aiuto dei contradaioli del borgo riusciva, tra il 1899 ed il 1902, a far erigere una vera grande chiesa. Il progetto fu impostato dall'architetto don Enrico Locatelli, e la realizzazione avvenne ad opera del capomastro legnanese C. Proverbio.
La chiesa dapprima coperta al centro con tetto piano, fu dotata di una grandiosa cupola, nel 1903. Per ultimo venne edificato il campanile plu alto di 40 metri e adorno di conci di marmo bianco. La facciata eseguita verso il 1925 in stile lombardo romanico è di marmo travertino con colonne e grandi statue dei simboli degli evangelisti. Fu disegnata dall'arch. Pier Giulio Magistretti. Il Locatelli impostò una classica croce latina con transetto più alto delle navatelle dell'asse maggiore. All'incrocio della navata col transetto pose una cupola ottagonale scandita da grandi finestre bifore.
L'impianto risulta così quasi a pianta centrale, perchè molto forte è la predominanza della cupola e della maggior altezza delle navate centrali e di transetto rispetto alle navatelle laterali, tanto da farle pressochè dimenticare. L'effetto è volutamente drammatico e accentra l'attenzione sul grande presbiterio.
La chiesa nel suo interno accoglie un monumentale altare in tarsia marmorea, sormontato da una grande teca a forma cruciforme, che accoglie il S. Crocefisso già venerato da secoli nella chiesa conventuale di S. Angelo. L'altare è a disegno dei fratelli Mosè ed Elia Turri di Legnano. Questi decorarono anche le restanti parti della chiesa con stucchi dorature e motivi geometrici che assecondano l'imponenza delle volte e degli archi della chiesa. I pulpiti interni sono sorretti da cariatidi. Altre statue con santi e profeti sono opera di uno scultore alsaziano . La grande lampada votiva in bronzo, dalle forme bizantineggianti è una vera opera d'arte dovuta all'ingegno di Lorenzo Pogliaghi.
Negli anni Settanta la chiesa dovette essere chiusa al culto perchè alcune strutture risultavano pericolose, in particolare modo la volta. Ormai chiesa parrocchiale dal 1907, accoglieva su di se l'affetto degli abitanti del quartiere.
Questi ritrovatisi come contrada di S. Domenico, con un impegno monetario notevolissimo, posero mano ai consolidamenti statici, restituendo alla fine del decennio la bella chiesa al culto.
Ultima e doverosa menzione va al gruppo di sette poderose campane che, nel 1925, vennero poste sul campanile e delle quali, ad ogni festa, udiamo la voce.
 
 
Abbiamo accennato come la comunità di Legnanello, da tempo sprovvista di una chiesa si servisse dell'oratorio della Purificazione, in via Sempione.
Quando, nel 1898, il 13 agosto, essa divenne parrocchia ad opera del Cardinal Ferrari, immediatamente don Gerolamo Zaroli spinse l'idea di dotare l'antica frazione di una nuova chiesa.
Con il concorso popolare vennero raccolte le somme necessarie all'edificazione; fu dato incarico per il progetto al prof. Cecilio Arpesani di Milano. Questi impostò secondo la moda vigente allora una vera e propria basilica in stile romanico lombardo a tre navate, ciascuna con abside semicircolare dotata di volta a tutto sesto.
La navata centrale è più alta delle altre laterali che le fanno da contrafforte. La copertura è eseguita a capriate in legno a vista decorate secondo lo stile francescano. Tra una navata e l'altra si allineano due file di colonne in granito bianco con capitelli decorati con simboli della cristianità. Sopra i capitelli è stato posto un pulvino. Sulla sinistra, entrando, una porta conduce ad un'edificio ottagonale adibito in origine a fonte battesimale. Sempre sul lato sinistro si trovano un grande campanile quadrato con forma che ricorda quello della basilica di S. Ambrogio in Milano, nonchè i locali della sagrestia con artistici mobili in legno intagliati con motivi medioevali.
L'esterno della chiesa è giocato esclusivamente con mattone a vista e pietra di serizzo. Arcatelle ciliali contornano sia la facciata a timpano triangolare sia i lati della chiesa.
Il battistero ed il campanile, le lesene principali cogli spigoli delle murature, sono tutti ornati di pietre singolari con gusto molto raffinato. Se non fosse per lo stato di conservazione di pietre e mattoni, un osservatore non molto attento potrebbe facilmente scambiare il tempio per un edificio medioevale.
All'interno il gusto imitativo fece impostare transenne in marmo traforato, altare in tarsia bianca e blu, pergamo con leggio sorretto da colonne, in perfetto stile romanico.
Le opere pittoriche furono affidate al prof. Eugenio Cisterna il quale dapprima dipinse la volta e le pareti del presbitero, imitando i mosaici ravennati, poi completò sia l'arco trionfale sia le pareti della navata maggiore con figure di profeti, vergini e martiri. Sopra la porta centrale fu posta una sacra famiglia.
Le finestre tutte ad arco tondo superiore furono dotate di vetrate colorate imitanti l'alabastro.
Pregevole è la via crucis in formelle di bronzo.
A ricordo dell'antica chiesa usata dai Legnarellesi, fu trasportato dalla chiesina del convento Barbara Melzi, un grande quadro ad olio. Questo fu posto in una cornice di marmo al centro della navata destra. E' una bellissima e dolce raffigurazione della Purificazione dipinta dai fratelli G. Battista e Francesco Lampugnani, nel 1635. Si tratta di una tematica ripresa dalle scene dipinte da Bernardino Lanino nella cappella maggiore di S. Magno.
Degno di menzione è inoltre il baldacchino dipinto dal prof. Mantegazza. Le ultime opere di abbellimento della chiesa sono state fatte nelle lunette sopra le tre porte d'ingresso e sul battistero in facciata. Questi mosaici policromi con le simbologie e la figura del Redentore, sono opere pregevoli del maestro Aldo Carpi.
La piazza infine è stata completata con una fontana a pozzo poligonale sormontata da scudi di foggia medioevali.
 
 
Anche nel cosidetto rione Oltrestazione le chiesine della Mazzafame, Ponzella e S. Bernardino si rivelarono alla fine del 1800 inadatte per la cura delle anime di questi quartieri divenuti ormai popolosi. Si dibattè a lungo, tra il 1890 ed il 1904, se costruire e dove ubicare una nuova chiesa. Fu scelta come zona la strada detta via per Novara, all'altezza della cascina Flora che si era ormai tramutata in un ampio quartiere a ridosso della ferrovia. In quegli anni già le prime cerimonie ufficiali per la celebrazione della battaglia, nonchè le sottoscrizioni per il monumento celebrativo del Butti (1900) avevano risvegliato nei Legnanesi non poco amore per la loro storia medioevale. Fu quindi abbastanza facile legare la nuova chiesa ad una dedicazione che ricordasse in modo religioso il fatto d'armi, In effetti era l'arcivescovo di Milano l'artefice della rivolta contro Federico I.
Il Carroccio su cui si celebrava una messa era simbolo di Ariberto d'Intimiano e la croce tolta dalla sua tomba ricordava la fede della chiesa. Memori dei santi sepolti in Milano nell'altare di S. Simpliciano, i Legnanesi scelsero per la loro nuova chiesa la nominazione di chiesa dei Santi Martiri, che erano Sisinio, Martirio e Alessandro. La chiesa doveva sostituire una vecchia baracca in legno, nella quale il curato don Luigi Castelli aveva iniziato un faticoso ministero.
Finalmente, nel 1904, si pose la prima pietra del nuovo tempio e la chiesa stessa fu terminata nel 1910.
Divenne parrocchia autonoma il 24 maggio 1911. La facciata lasciata incompiuta fu completata in marmo bianco e cotto negli anni Cinquanta.
E' dotata di un grande campanile di foggia moderna ed alle spalle trovano posto locali per l'oratorio e campi da gioco per ragazzi.
Il progetto redatto da don Locatelli, parroco di Vergiate, prevede un edificio composto da una grande navata centrale con soffitto piano sorretto da colonne pensili appoggiate su mensole, affiancate da due navate minori, più basse e scandite da grandi colonne rifinite in stucco pompeiano marmorizzato.
L'interno era impostato con una serie di coloriture bizantineggianti delle pareti. Attualmente è stata lasciata solo la decorazione delle parti alte della navata maggiore, mentre il resto della chiesa è stato tinteggiato con colori chiari.
L'altare primitivo è stato sostituito con uno ricavato da un blocco di marmo molto semplice. Alle sue spalle una grande croce, in ferro e masselli di granito colorati, si staglia contro il coro pensile, su cui è posto l'organo a canne di stagno. Interessante è notare come la via crucis, composta da belle tele ad olio sia stata raggruppata in un unico polittico posto nel lato destro del finto transetto vicino alla porta laterale. L'effetto è gradevole ed originale.
 
 
Penultima in ordine di nascita la chiesa parrocchiale di S. Teresa fu edificata il 2 ottobre 1931, in sostituzione di una piccola cappella annessa al convento dei Carmelitani Scalzi che si erano insediati a Legnanello, nel 1929. Si trova alla fine di via S. Francesco d'Assisi. Nata su progetto del Cavalier Ugo Zanchetta è impostata con una croce greca formante una grande aula centrale sormontata da un alto tamburo che sorregge una cupola.
Negli angoli della croce, ad unire i bracci stessi, vi sono quattro piccole cappelle anch'esse sormontate da una cupoletta più bassa. La pianta cosi riportata alla forma quadrata, è però allungata dalla parte dell'altare mediante una cappella absidale maggiore coronata da una sesta grande cupola.
Ai lati dell'altare (alle cui spalle in un'abside semicircolare vi sono gli stalli del coro per i frati) si estendono due cappelle che formano un falso transetto. Sulla destra e sulla sinistra si aprono anche le porte delle sagrestie e del convento.
Il pavimentoè@ a tarsia marmorea bianca e rossa con rose inserite nei riquadri centrali. L'ingresso principale è stato ricavato sfondando in facciata una grande nicchia che accoglie il portale colonnato. La parte superiore della nicchia è a cassettoni. Anche nell'interno, dietro la vetrata di facciata, si ripete il motivo a cassettoni. Ai lati dell'altare altre due cappelle, ricavate sopra il falso transetto e sostenute da colonne in granito grigio, accolgono il nuovo organo con canne risonanti in legno.
La chiesa è priva di decorazioni; unica cappella affrescata con risultato modesto è quella sulla destra, entrando. Un volo d'angeli in un cielo plumbeo, presenta la nuova basilica.
Sulla sinistra invece, in una nicchia, è posta una statua con la Madonna. Il fondo della cappella è tutto ricoperto con un mosaico metallizzato argento-bruno.
L'ultima opera di abbellimento è stata fatta rinnovando l'altar maggiore primitivo, che era di semplici mattoni intonacati. E' stato sostituito da un nuovo altare disegnato dall'architetto Provasi che si distingue per la notevole mole e per il numero veramente incredibile di marmi accostati, che vanno dal giallo, al bianco, al rosa, al verde, alla pietra della passione. Ogni colore, a detta dei frati, ha un significato simbolico. Al centro, sopra il tabernacolo, spicca una grande croce sbalzata e dorata con maestria.
Completano il gruppo dell'altare, tre sedili per i celebranti e due leggii variamente lavorati con blocchi di marmo di diverso colore intarsiati.
Anche la mensa rivolta verso i fedeli è sostenuta da una base marmorea composta da vari elementi scolpiti e con tarsie colorate.
Ad un altare tanto policromo e mosso corrisponde invece un interno sobrio e senza decorazioni. Le facciate esterne sono tutte in cotto marcate da poche cornici in pietra, all'altezza delle coperture. La basilica nel suo insieme appare molto alta e piccola alla base.
Addirittura il campanile posto dietro, a sud-est, risulta invisibile all'osservatore che non si porti sul retro della chiesa. Esso è una torre quadrata di altezza circa 20 metri che eguaglia in misura l'imposta alta del tetto della cupola maggiore.
Altre cappelle e chiese sono sorte in Legnano dopo la costruzione del Santuario di S. Teresa del Bambin Gesù. Le ricordiamo brevemente. Esse sono: le chiese del Convento delle suore Carmelitane; delle nuove parrocchie di S. Pietro, in via Carlo Guidi nel rione Canazza, e S. Paolo in via Sardegna, quest'ultima con forme moderne e più da edificio comunitario che non da chiesa nel senso comune della parola, inoltre la chiesina-oratorio in via Leoncavallo e la cappella interna del Centro giovanile di S. Magno in via Montenevoso, nessuna delle quali comunque ha assunto importanza architettonica di rilievo ad eccezione della chiesa di San Giovanni.
Legnano è quindi ancora viva e sempre in fermento per i suoi edifici di culto. Unico neo della situazione è la grande povertà di mezzi e materiali con cui queste nuove opere vengono affrontate.
S. Magno continua ad essere per tutti noi quasi un miracolo della Legnano più antica e certamente anche più povera.
 
 
L'opera più recente, che maggiormente si allontana da questa generale regola di povertà di mezzi degli edifici religiosi, è senza dubbio la pregevole chiesa di S. Giovanni Battista. Essa sorge in via Ligurla, e per il momento funge da chiesa ausiliaria per la parrocchiale di S. Paolo. Fu iniziata nel 1973 su progetto dell'architetto Enrico Castiglioni di Busto Arsizio. Impostata con struttura totalmente in cemento armato a vista. Una serie di grandi volte a vela intersecantisi formano una navata principale, sui cui fianchi si aprono navatelle più brevi e camminamenti, terminati in balconate sospese che ricordano i matronei medioevali. Il pavimento interno è lavorato con piani inclinati, e porta alla formazione di una specie di platea che attornia l'altare posizionato al centro dell'assemblea dei fedeli. Le luci naturali sono tutte pressochè indirette o filtrate da quinte abilmente posizionate all'interno della navata e realizzate sempre in cemento armato a vista. L'effetto è gradevole e nonostante i materiali siano grezzi invita al raccoglimento. La prima messa fu celebrata il 5 ottobre 1975 e nell'occasione l'edificio ottenne un largo consenso dai fedeli. L'agibilità completa, con l'impianto di riscaldamento si ebbe in occasione della Pasqua 1976.
Manca, a completare la struttura, il campanile.
 
 
Già nella prima metà di questo libro è stato detto come proprio grazie alle tombe, gli studiosi siano riusciti a scrutare la vita dei nostri più antichi predecessori. I luoghi di inumazione per molti secoli furono sempre localizzati in aree precise usate da più generazioni. In genere questi luoghi erano situati sui terreni più alti della piccola valle prospiciente l'Olona.
Vari sepolcri vennero rinvenuti vicino al Sempione (vaso di Remedello), oppure in corso Garibaldi all'altezza del Museo civico (urne ad incinerazione e tombe a tegoloni), vicino alla chiesetta di S. Martino, sulla costa di S. Giorgio ecc. Tra tutti questi ritrovamenti quello che assume l'aspetto vero e proprio di cimitero nel senso modemo della parola, è l'area a sepolcreto emersa durante scavi per lavori edilizi nel 1925, in via Firenze presso via Novara. Si tratta di un rettangolo di m. 50 x 100 di lato nel quale non solo sono state rinvenute urne seppellite con regolarità, ma si è ritrovata anche la fossa dell' Ustrium, ove gli antichi Romani del tempo di Tiberio bruciavano i loro defunti, per poi raccoglierne le ceneri e sistemarle dentro urne, vuoi con il collo largo, vuoi con la parte alta segata per permettere l'introduzione delle ceneri. Va subito detto che la comunità di Legnano antica non fu mai numerosa. I veri incrementi demografici iniziarono dopo il 1700 d.C. Il problema delle sepolture non divenne quindi mai problematico per la nostra comunità, stabilizzata per secoli intorno alle 1000 o 1500 anime. Le ricorrenti aggressioni alla salute della popolazione operate dalla peste, dal vaiolo, dalla febbre gialla, dal colera, dalla pellagra, dalla difterite o dalla lebbra spesso decimavano, nel vero senso della parola, gli abitanti. Fin dagli albori della civiltà cristiana si era posto però un grave problema di spazio ed una regola di fede. I morti dovevano essere lasciati integri e non più cremati. Tale pratica portò all'uso delle tombe formate da tredici tegoloni (dieci per formare i lati di una sorta di capanna e tre per il fondo). Queste tombe normalmente venivano inumate o nei pressi di qualche altare o cappellina cristiana, oppure per i più abbienti in un apposito spazio della casa.
Quando cominciarono a sorgere le prime chiese o cappelline iniziò l'uso di inumare vicino alle mura del tempio, e imitando i membri della casa sacerdotale i cittadini più importanti ottennero il privilegio di essere sepolti sotto il pavimento della chiesa o addirittura di farsi erigere delle arche marmoree nei templi.
Orbene, ossequienti alla regola inconscia che fa ricercare in antico sempre gli stessi luoghi per il culto e per i cimiteri, a Legnano vediamo che le sepolture si concentrarono in epoca medioevale principalmente vicino alla chiesa di S. Martino, davanti al porticato di S. Ambrogio, presso la chiesa di S. Nazaro, lungo il Sempione a Legnanello, e con maggior frequenza presso la chiesa di S. Salvatore. In particolare la basilica maggiore accolse nel suo lato destro una vasta area di sepolcri trasformata poi nell'attuale piazza S. Magno. Quando fu demolita la chiesa protoromanica per edificare l'attuale dedicata a S. Magno, terminata nel 1514  furono rispettati i sepolcri sulla destra della chiesa tanto che le porte stesse del tempio furono collocate nella identica posizione di quelle più antiche, e cioè verso l'attuale palazzo Malinverni.
Sotto i pavimenti della chiesa non solo si mantennero le antiche mura della cripta (cappella di S. Crocifisso), ma anche altre tombe familiari furono ricavate. Qui inumarono fino al 1600 i Lampugnani, i Vismara, i Corio, ecc.. Altre numerose sepolture furono create nelle chiese conventuali, prima fra tutte in quella dell'ex convento di S. Angelo ubicata nell'area delle attuali scuole Mazzini.
Le persone plu umili erano invece tumulate fuori dai templi, ma ciascuno tendeva sempre ad essere sepolto il più vicino possibile al luogo di preghiera frequentato in vita. Il culto dei morti era in ogni caso estremamente sentito.  La presenza dello spirito dei defunti era pensata, creduta, vissuta come fede incrollabile e cercata come sostegno alle amarezze della vita. Anche le reliquie ossee dei santi nel Medioevo e nel Rinascimento erano considerate veicoli di grazia divina e testimonianze di fede vissuta come dimostra il tributo di omaggio dedicato, nel 1634, dalla popolazione alle reliquie d'antichi martiri cristiani provenienti dalla Sardegna.
Ai momenti lieti tuttavia seguivano anche quelli tristi: la peste ricorrente ogni trenta o quaranta anni provocava stragi enormi. Si pensi che una comunità come Roma, nel 1700, era ridotta da circa tre milioni di anime dell'età imperiale, a poco più di settantamila persone. Anche in Legnano la popolazione vide morire centinaia di cittadini in poche settimane. Tutta questa gente non poteva essere ospitata nel cimitero a fianco della chiesa; si crearono quindi fosse comuni, nelle quali i numerosi morti di malattia furono calcinati .
Questo uso era più in antico praticato per liberare le aree cimiteriali. Le ossa dei morti più antichi venivano raccolte in ossari o mortorietti cioè stanzoni sotterranei con una botola superiore, in cui venivano gettate le ossa riesumate, o vere e proprie cappelle, in cui su lastre a mensola in pietra erano allineati teschi e tibie, per formare veri e propri disegni ornamentali.
In Legnano rinascimentale esisteva un mortorietto, poi trasformato, sulla parte anteriore della chiesa di S. Martino. Si vedono ancora sul lato sinistro le aperture delle finestre con grata (ora chiuse) che permettevano di vedere gli scheletri e portare loro fiori o una preghiera.
Per quanto invece concerne le sale sotterranee, se ne ricordano due, di cui una in Legnanello vicino alla antica chiesa di S. Nazaro lungo il Sempione. Durante alcuni scavi venne rintracciato uno stanzone del XVII secolo pieno di scheletri che evidentemente ne qualificavano l'uso a fianco della chiesa.
L'altro cimitero comune era in piazza S. Magno posto nella posizione che doveva divenire, nel 1610, il sagrato della chiesa quando il Richini rigirò, gli ingressi.
Questa modifica all'impianto ecclesiale di S. Magno portò al disfacimento delle altre sepolture poste sul lato ovest della basilica. I Legnanesi da quel momento vennero tutti inumati in questo grande stanzone comune sotterraneo, tranne i nobili che continuarono ad essere sepolti nella basilica o in S. Angelo o in S. Ambrogio .
Dopo il Concilio di Trento venne però, la proibizione di inumare nelle chiese. I nobili ricorsero quindi ad un piccolo stratagemma.
Per non finire nelle fosse comuni fecero edificare degli oratori privati che divennero poi chiese a tutti gli effetti, ed essendo fuori dalla giurisdizione ecclesiale, potevano ugualmente servire come tombe. Ne sono un bell'esempio la chiesina di S. Giorgio al castello, oppure la splendida "Madonnina sul Sempione".
Oggi quest'uso rimane, con aspetto diverso ma identico intento, quando si costruiscono le cappelle cimiteriali per le famiglie. La tomba comune principale in piazza S. Magno era denominata dai Legnanesi "il foppone". Esso rimase in uso con vari problemi igienici, fino al tempo di Maria Teresa d'Austria. Il successore di Maria Teresa, Giuseppe II, nel 1786 emanò, una disposizione perchè l'uso delle fosse comuni venisse abbandonato e tutte le municipalità reperissero aree adatte alla creazione di cimiteri detti "Campi Santi" fuori dal perimetro dei centri abitati.
Per i Legnanesi che evidentemente avevano come altri il problema del foppone stracolmo di ossa e cadaveri in decomposizione, la scelta dell'area non fu semplice .
Dal 1789 al 1808 la decisione circa l'acquisto dell'area e l'ubicazione non fu presa, tanto da costringerli, nel 1803, a dover richiedere il permesso di spurgare il foppone ormai inutilizzabile.
Finalmente, nel 1808, venne acquistata una superficie di mq. 3000 poi portata a mq. 5500 posta lungo la via Porta di sotto (via Magenta) poco prima della chiesa di S. Maria delle Grazie.
Quest'area che oggi accoglie la scuola media Bonvesin della Riva, fu l'ultima dimora per 21896 Legnanesi, dal 1808 al 1898.
Studiata dall'arch. Broggia, era circondata da una bella recinzione in ferro battuto con basamento in pietra ed aveva due cancelli, uno verso via Magenta, l'altro verso la chiesa.
Le tombe che i Legnanesi vi edificarono erano per lo più semplici, provviste di una lapide con iscrizione.
Alcune più pretenziose mostravano un muro a forma di edicola con il ritratto ad affresco del defunto.
Tre di questi affreschi strappati sono tra le opere conservate nel Museo civico e mostrano i ritratti dei pittori Antonio Maria, Beniamino e Mosè Turri senior.
La posizione del cimitero fu scelta sia perchè la strada era percorsa abitualmente dai Legnanesi diretti alla chiesa delle Grazie, sia perchè ancora una volta si riconosceva a questa zona la funzione funeraria già avuta in passato. Verso il 1891 fu improrogabile l'ampliamento del cimitero. Ancora una volta la primitiva area scelta nel 1803, gla raddoppiata nel 1863, si rivelò, non adatta alla Legnano di fine secolo. La civiltà industriale aveva letteralmente fatto esplodere un incremento demografico sconosciuto nel 1700. Il cimitero che era circondato da strade, non poteva più essere ingrandito. La municipalità si premurò quindi di reperire una nuova area sempre lungo via Magenta e subito dopo la chiesa delle Grazie.
Il cimitero antico fu ripulito dalle tombe. Le ossa dei defunti vennero riesumate e poste in cassettine in un colombario del nuovo cimitero. Quelle che non furono raccolte rimasero nella terra rivangata e ricoperta poi da un nuovo strato di humus riportato all'interno della recinzione. La superficie venne piantumata e accolse per anni, fino alla costruzione delle attuali scuole, un parco pubblico, in cui i ragazzi potevano liberamente giocare.
Il nuovo cimitero detto "Monumentale" fu invece inaugurato il 24 luglio 1898 in via Magenta. La sua superficie era di mq. 18.942. Molti Legnanesi che avevano le edicole funerarie nel cimitero vecchio trovarono asilo per i loro defunti lungo i viali principali del nuovo impianto. Questo progetto del cav. ing. Cuttica fu concepito con criteri moderni per allora e fu dotato di depositi, camera mortuaria e locali per il custode. L'impianto generale fu suddiviso in campi di sepoltura per permettere una migliore rotazione delle sepolture. Lungo i lati delle recinzioni furono allineate le cappelle delle varie famiglie legnanesi. Al centro del vialone d'ingresso fu costruita con stile dannunziano una grande cappella in arenaria grigia per i fedeli, mentre, sempre sul medesimo asse, verso il fondo del cimitero, trovò posto il monumento con gli ossari per i caduti di guerra.
Tutto il complesso venne dotato di colombari per contenere le ossa dei Legnanesi più antichi. Quando una famiglia si estingue, le ossa passati venticinque anni, vengono riesumate e poste nei colombari. Ben presto anche il cimitero "Monumentale" ebbe problemi di spazio. Venne ampliato nel 1907 e dotato di nuovi colombari per l'inumazione, portando la superficie totale a più di sette ettari. In questo grande spazio erano previsti i cosidetti "campi comuni" in cui le tombe potevano awicendarsi con tempi più brevi, mentre per le altre sepolture con edicole marmoree le concessioni erano novantennali. Furono aggiunti altri colombari di grandi dimensioni e dopo la guerra il tentativo di aumentare le superfici disponibili, ma ben presto si arrivò, ad un blocco della ricettività di tutto il sistema.
Questi nuovi problemi di spazio sorsero nel 1960.
Le tombe spesso con un solo defunto occupavano per troppi anni le superfici disponibili e la comunità ormai stabilmente vicina alle 50.000 anime non trovava più spazi per inumare.
Nel 1976 l'amministrazione prese una grave decisione sociale e politica. Deliberò l'acquisto di un'area di circa mq. 60.000 presso l'antica cascina di S. Bernardino al termine di viale Liguria.
In quest'area definita "cimitero-parco" in quanto tutto il complesso è stato pensato come un grande giardino con alberi, passaggi pedonali, illuminazione notturna ecc., il Comune poteva offrire, con un costo abbastanza contenuto, un loculo ad inumazione diretta nel terreno in cassa lignea. Le tombe tutte uguali ed allineate in lunghe teorie, che ricordano molto da vicino i cimiteri militari, sono rinnovabili ogni venticinque anni, quindi, sia questo breve tempo di permanenza dei feretri, sia la grande superficie, possono garantire una lunga vita e funzionalità del complesso anch'esso dotato di uffici e camera mortuaria.
Nel suo grande sforzo per risolvere tale grave problema il Comune di Legnano ha affidato l'incarico progettuale all'ing. Clori, responsabile dei servizi cimiteriali del Comune di Milano. Questi ha impostato il giardino con una serie di campi di sepoltura separati da viali lastricati e differenziati come livelli di camminamento. Tutta l'area è recintata con grandi pannelli prefabbricati con graniglie di marmo candido che formano delle quinte angolari lungo il perimetro, scandendo con piani di luce e di ombra la visuale esterna del cimitero. Molto apprezzati e di valore sono inoltre le fusioni in bronzo dei cancelli d'ingresso, opera degli scultori Nardo Dunchi e Jonos Stryk. Anche i lampioni interni sono opere in fusione di pregevole fattura.
Il grande spazio a disposizione ha permesso la creazione di un parcheggio esterno di uso esclusivo del complesso. L'inaugurazione fu celebrata alla presenza del vescovo espiscopale Marino Colombo e delle autorità civiche, il 15 luglio 1979.
 
 
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