Legnano story - note personali
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Perchè la Scala è la Scala: un teatro e la sua piazza
 
Con questo contributo, oggi cerchiamo di scoprire di più sul più importante teatro cittadino, orgoglio della milanesità. Inizierei col raccontare il perché del nome Teatro alla Scala, quando scale apparentemente non ce ne sono.
Dobbiamo risalire, per spiegare l’origine del nome, a ciò che c’era prima, sul luogo dove nel 1778 (anno dell’inaugurazione) Giuseppe Piermarini costruiva il tempio della musica lirica.
Già dal 1381 infatti sorgeva qui la chiesa di S. Maria alla Scala fatta costruire dalla veronese Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti, che a quell’epoca tiranneggiava Milano. Ben presto il luogo diviene dimora di religiosi tanto potenti che, in epoca controriformistica, possono permettersi il lusso di disobbedire anche al potentissimo arcivescovo Carlo Borromeo: Insomma volano gli stracci…e il tentativo fisico del S. Carlone di entrare in chiesa viene respinto con le armi. Carlo scomunica i canonici e viene a sua volta scomunicato da loro…Pensate che smacco per il nostro prepotente Carlone, già in odor di santità!!! Ma non finisce qui: nel 1662 è nominata Cappella Reale da Filippo IV di Spagna, garantendogli uno status giurisdizionale alieno da leggi locali. Solo nel 1773, con la soppressione deiGesuiti, i  canonici da loro dipendenti, si trasferiscono a S. Fedele, portandovi il loro coro ligneo, numerosi quadri e il monumento funebre a Francesco Orsini del Bambaja (oggi nella Casa dei Gesuiti). Nel 1776 in seguito all’incendio del teatro di corte (all’interno dell’attuale Palazzo Reale), viene decisa la costruzione del Teatro alla Scala su progetto del Piermarini.
Nel 1814 si ha la demolizione del convento della Scala. Con l’acquisizione dei nuovi spazi, l’architetto Canonica rifabbrica il palcoscenico della Scala, mentre il Giusti crea molti locali aggiuntivi tra cui la scuola di ballo, che sforna ancora oggi étoile famose in tutto il mondo!
Ora dopo la costruzione della Scala, illustriamo  come la piazza antistante – sorprendentemente – non sia stata progettata per dare respiro e lustro alla facciata dell’edificio, quanto piuttosto per esaltare un altro palazzo!… ovvero il “dirimpettaio” Palazzo Marino! Tutto iniziò infatti in occasione della visita di Francesco Giuseppe del 1857, che prevedeva la demolizione delle catapecchie che si erano appoggiate, nel corso del tempo, intorno all’enorme edificio voluto dal banchiere genovese Marino nella seconda metà del XVI sec., destinato a diventare nuova sede del Municipio dopo la liberazione dagli austriaci.
In tal modo, nel 1861 veniva aperta la piazza intitolata al nostro maggior teatro che acquistava la sua definitiva ampiezza: le carrozze che portavano alla Scala non erano più costrette a scappar via per non assieparsi lungo una via stretta che non permetteva nemmeno di vedere l’intera facciata del teatro… in altre parole si parlava di traffico già allora!! Ciò portava purtroppo alla scomparsa, insieme alle baracche, di una serie di edifici storici cari ai vecchi milanesi, come la Casa Borrani, che ospitava il famoso Caffè del Teatro, poi Caffè della Cecchina. Ma i punti di ritrovo e di svago vennero subito sostituiti, tanto che col periodo post-unitario la piazza divenne lo spazio della “movida” milanese!… ovvero il luogo preposto al dopo teatro, con moderni locali ospitati negli edifici circostanti: il caffè dei Virtuosi, per gli artisti e il caffè Martini, con i bigliardi, per i tiratardi.
In piazza viene installata la prima edicola italiana, ubicata in un angolo di un portico, insieme a quella dietro il Duomo, per la vendita dei giornali.Dal 1865, nell’angolo, a sinistra di Palazzo Marino, veniva costruito uno degli ingressi alla Galleria Vittorio Emanuele, peraltro non in asse con l’accesso dal Duomo, risolvendo la difficile cucitura tra le due piazze principali della città. Fu poi nel 1872 che si pose nel centro la statua con Leonardo da Vinci, sul piedistallo, e i suoi allievi lombardi, i pittori Giovanni Antonio Boltraffio,  Andrea Salaino,Marco d’Oggiono e Cesare da Sesto… quasi tutti milanesi d’adozione ante-litteram!
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