Legnano story - note personali
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L-19.DOC
 
 
L'Olona
 
 
 
 
 
 
Imparare la storia -- ha scritto e ribadito Riccardo Bacchelli -- vuol dire risorgere dai terreni e dalle acque, dalle pietre costruite e dalle parole legate agli uomini, parchè di quello che è veramente storico il popolo serba una sua memoria".
Sono parole dettate dalla meditazione sul Po, sulla sua storia intrisa di leggende, al cui confronto un fiume come l'Olona si mette in una posizione di inferiorità, anche se, nel suo capriccioso andare attraverso le terre, ha raccolto sulle sue sponde i segni di una palpitante realtà caratterizzando con la sua presenza la vita di borghi e citta', perché' l'uomo, anche quando ritiene di aver dominato un corso d'acqua, finisce sempre per avvertirne il fascino, fino a piegarsi ai suoi voleri.
Percio', in una zona fortemente industrializzata quale è quella di Legnano, rilanciare l'attenzione allo snodarsi di un corso d'acqua, riannodare le fila del racconto al suo lento e limaccioso scorrere nella pianura, significa quasi reimmergersi come in un grembo materno, risalire alle vicende degli uomini legati ai suoi bordi, coi limiti che l'andare a ritroso puo' creare, nel rilanciare ricordi, ripescare sapori, interpretare bandi, decifrare memoriali vecchi di secoli testimoni di diritti conculcati, di norme sopite, ma non distrutte.
Vengono in mente certi racconti di Chiara e avventure di Quilici, autori pronti ad evocare fantasie sedimentate col trascorrere degli anni, fino a far credere di aver visto o vissuto quello che forse non c'era.
La passione di chi e' nato e vissuto sulle rive del fiume non riesce a cristallizzare immagini di disastro ecologico e di liquame schiumoso, in cui si mescolano residui tossici o inerti, dove confluiscono le piu' svariate scorie. Meglio pensare agli antichi mulini, di alcuni dei quali esiste solo il ricordo, porgere l'orecchio a suoni strani, fluttuanti, sinfonie d'altri tempi, cui si aggancia la memoria di mole, molazze, rodigini, incastri, spazzere, nervili, ma c'e' da tendere gli orecchi: son parole d'altri tempi. Sanno di arcano, ma anche di buono, evocano immagini pregne di gnomica sapienza.
Sui loro volumi scivola la fantasia a legittimare la permanenza negli scrigni del linguaggio, mentre la vista corre a pareti fuligginose, a ruote arrugginite dal tempo, a pale sbriciolate dall'usura, a travi e pontili corrosi dall'umidita', a ciuffi d'erba dalle forme strane, quasi contorte a volersi liberare da un antico servaggio.
Chi abbia provato, ancor giovane, ad entrare in un vecchio mulino sull'Olona, magari per pura curiosita', non puo' non aver avuto la sensazione di un luogo dove lo sviluppo non seguisse il tempo, ma l'azione si svolgesse al rallentatore.
A voler andare alla ricerca di qualche traccia di tanto girar di ruote, viene incontro una brusca realta' rigata dal fischiare di altre ruote, quasi a profanare il velo ammuffito che avvolgeva nelle sue trame vecchi mulini di bacchelliano sapore, ingoiati dalla dimenticanza, come il loro descrittore, dissipati dalla memoria umana, risorgenti fantasmi dalle nebbie sprigionate dai terreni adacquati .
Racchiusa la loro esistenza nel contrastare affettuoso e disperato contro l'invisibilita' del tempo, essi s'incidono coi contorni lisi nell'immaginazione, incrinano la tipologia della cronistoria pedissequa, vogliono che si riassegnino loro vite consumate dalla fatica, imprese spezzate dalla sorte, irripetibili contratti, odore di strumenti rogati tra il puzzare del villico, impregnato di farina e la curialita' della norma notarile, mentre l'acqua del fiume grida al riappropriamento della sua antica identita', a partire dal nome e giu' giu' fino alle fasi multiformi della sua intensa esistenza.
Una delle abitudini piu' frequenti, a cui si sono abbandonati studiosi italiani e stranieri e' quella di porre, nelle diverse cronache, note piu' o meno lunghe, come studio sull'origine di nomi locali. E' successo di frequente che, non essendo essi in grado di conoscere il fatto, da cui il nome traeva origine, non avendo sottomano documenti relativi oppure non avendo ancora la filologia sviluppato criteri ragionati e comparativi, concludessero con ipotesi lontane dal vero.
Il richiamo in tal senso e' pero' troppo forte, perché' gli si possa opporre resistenza.
I nomi dei campi, dei monti, delle acque, traggono origine, nella maggior parte dei casi, dal genere dei prodotti che in essi crescevano, dalla loro configurazione, dalla loro posizione naturale, dal nome del casato del possessore, da qualche fatto celebre accaduto. Non pare aver senso comparare i nomi dei luoghi, estrapolandoli dal loro contesto geografico, perché' si legano gli uni agli altri per affinita' formali e semantiche. L'etimologia dei luoghi non e' sicura se non quando possiede una base solida nell'insieme dei nomi geografici di una determinata regione.
Siamo naturalmente nel campo della congettura, concepita come strumento utile per puntellare un racconto, in cui la sequenza dei forse, sembra, probabilmente, e' incerto, non vuole essere una regola assoluta, anche se il ricorso ad essi puo', far ricordare, per analogia, lo scanzonato scrittore B.W. Henderson di The life art Principate of the Emperor Hadrian, (A.D. 76-138). In essa lo scrittore britannico, dovendo prendere posizione di fronte alle diatribe sorte sugli itinerari seguiti dall'imperatore Adriano nei suoi viaggi in Grecia e in Asia Minore, dichiarava di essere costretto a infiorare le sue pagine di tanti probabilmente quanti erano i paracarri delle strade, sulle quali l'imperatore romano era passato.
Poiche' nel nostro caso l'etimologia riguarda il fiume Olona, forse non e' fuori luogo azzardarsi a dire che dal greco oros deriva quel nome che i nostri contadini chiamavano, in dialetto legnanese Urona e in quello bustocco Uona col dileguo completo della "l" dopo la riduzione della "r" a una vibrazione laterale della lingua, fino a porsi vicina alla "l" (Marinoni, Convergenze e divergenze linguistiche fra Legnano e Busto Arsizio in Legnano, n. 3, 1955
Se vogliamo seguire l'Olivieri (Dizionario di toponomastica lombarda) possiamo risalire all'Olona dell'Anonimo Ravennate, il geografo vissuto nella prima meta' del sec. VIII, mentre il Giulini (Op. cit. , III, p. 343) accenna all'Orona che, formatasi da alcune fonti vicine a Varese, si allunga fino a Milano, ove prende il nome di "Vepra" o "Vedra" finche', arrivata in prossimita' della basilica di S. Lorenzo, ricevute le acque del Nerone e del Seviso, cambia il nome in quello di "Vitabile" o "Vetabile" corrotto poi in "Vitalia" e "Vecchiabbia", tocca S. Siro, detto nei documenti ad Vepram o ad Vebriam; e piega a sud, scorrendo a ovest della citta', in prossimita' della chiesa di S. Pietro in Sala fino a lambire la "Cassina de Tavernis".
Si tratta di notizie, come dichiara lo stesso autore, tratte da Galvano Fiamma (Chronicon Extravagans, c. 54).
Giunto al punto indicato, l'Olona subiva una contraffazione in "Oleunda" (Giulini, Op. cit., II, p. 183), da un mulino che sorgeva sulle sue rive, il che finirebbe per distruggere la derivazione dal greco, ma l'autore milanese non poteva fare a meno di pensare al monastero di "Aurona", evidente contraffazione di "Orona". Tale monastero era stato fondato verso la meta' del sec. VIII da Aurona o Orona, sorella di un vescovo chiamato Teodoro, che li volle essere sepolto (I, p. 310).
Del resto un Olone, comandante di Childeberto, re dei Franchi e' ricordato da Gregorio di Tours, che lo fa morire nell'assedio di Bellinzona, nel sec. VI, e che e' probabilmente lo stesso Ollone, conte di Bourges, di cui si narra al libro VII, cap. 38 e 42 delle Historiae.
Sebbene il fiume anticamente abbia avuto un percorso piu' lungo dell'attuale, si potrebbe pensare, dati i riferimenti continui ad esso fatti, nella denominazione medioevale, che il nome abbia attinenza colla radice celtica ol con equivalenza magnus, validus supposta dal D'Arbois nelle ricerche sui nomi di luogo (Recherches sur l'origine de la propriete' fonciere et des noms de lieu).
 
Percorso del Fiume
 
Il fiume Olona nasce a monte dell'abitato della Rasa di Varese, a m. 549 circa d'altezza, ed e' formato da sei sorgenti, di cui le piu' importanti sono tre: la prima, a m. 650 sul livello del mare, compresa tra il monte Pizzello e il monte Legnone; la seconda di maggior rilievo, che nasce in localita' "Fornace di Riana", la terza, che sorge a ovest dell'abitato della Rasa. Le prime due sorgenti si uniscono a monte della medesima frazione, mentre la terza confluisce piu' a Sud. A circa 5 km. dalle sorgenti del ramo ovest, a valle dell'abitato di Bregazzana, un altro ramo detto "Margorabbia" e' pure considerato parte integrante dell'Olona.
Dopo qualche chilometro il fiume riceve, come affluente di destra, il torrente Velone e, piu' a valle, la Bevera, che nasce sotto il monte Orsa, in prossimita' di Viggiu'.
Piu' a valle, vicino alla localita' "Folla", da sinistra si getta nell'Olona il torrente Lanza, mentre, in Comune di Vedano, confluisce il torrente Quadronna; in territorio di Castiglione e da destra arriva la Selvagna, in Comune di Lozza.
Dirigendosi verso la pianura, il corso dell'Olona si divide in alcuni canali industriali, derivazioni varie utili per l'irrigazione, confluendo poi in un unico letto, prima di Castellanza. Il canale piu' importante, fino ad alcuni anni fa, era quello che prendeva nome dall'avv. Diotti il quale ottenne dal Consorzio di immettere nel fiume nuove acque, per riestrarle a Castellanza, dopo una lunga opposizione esercitata dagli utenti e conclusa, nel 1862, col pagamento di L. 61493,93 da parte dei successori del Diotti, al Consorzio stesso. Ora il cavo e' stato interrato e non serve piu' ad irrigare i campi privati che si estendevano a valle del canale Villoresi fino al Comune di Pero e consentivano al loro proprietario una facile irrigazione, grazie alla deviazione di una derivazione d'acque dai propri fondi in un affluente dell'Olona, salvo a ricorrere piu' a valle all'estrazione della medesima quantita', a suo beneficio .
Da Legnano il fiume Olona correva fino a Rho e riceveva dalla sinistra il torrente Bozzente, visto dai contadini della zona come delizia per la possibilita' di irrigazione offerta, ma come croce per le inondazioni periodiche causate alle terre percorse, alle quali arrivava, unendosi alle acque del Gardaluso detto anche "Bozzentino", provenendo da S. Martino, per toccare Cislago, Gerenzano e Uboldo. Si cerco' di porre rimedio ai danni provocati con la costituzione, nel 1604, del cavo Borromeo, che servi' da diversione di tutto il Bozzente dal suo antico alveo, per mezzo di una grandiosa chiusa a S. Martino, un vero e proprio capolavoro di ingegneria atto ad evitare i traboccamenti, anche se il successivo disboscamento prodottosi per circa centocinquant'anni aumento' il "precipizio" delle acque fluviali sino a quando, nel 1757, unitisi al Bozzente i torrenti del Gardaluso e del Fontanile di Tradate, fecero dannose irruzioni nei fondi e nei caseggiati di Barbaiana e di Rho.
Anticamente il fiume si dirigeva verso Binasco e ricostruire il suo corso da Lucernate fin qui, e' impresa ardua. Il tentativo fu affrontato dal Poggi (Le fognature di Milano. Rapporto dell'Ufficio tecnico all'on. Giunta Municipale su studi e lavori relativi a la fognatura cittadina dal 1868 al 1910, Milano 1911, pp. 171-174). Studiate le caratteristiche geografiche del territorio e l'alveo di alcune rogge, egli formulo' l'ipotesi che, da Lucernate, l'Olona toccasse Cascina Olona, si insinuasse tra Settimo e Quinto, lambisse la zona est di Baggio, bagnasse Cesano Boscone, Corsico, Assago, Pontelungo, Lardirago, Vistarino, Coreleone, sfociando a S. Zenone, nel Po.
 
Dati Tecnici
 
Lunghezza totale del fiume             m. 71555
Lunghezza del tratto dalla Rasa a Malnate                    m. 3769
Lunghezza del tratto da Castellanza a Nerviano              m. 12190
Lunghezza del tratto da Nerviano a Porta Ticinese           m. 23575
Larghezza                                  m. 9
Portata d'acqua al minuto secondo, misurata all'igrometro di Castellanza, secondo i dati del 1972:
minima                          lt. 50 al secondo
massima                      lt. 48 100 al secondo
 
Superficie irrigata nel 1608  (Catasto Barca)                        pt. 10801
Superficie irrigata nel 1801 (Catasto Perego)                       pt. 16120
Superficie irrigata nel 1877 (Catasto Villoresi)                    pt. 18687
Rodigini nel 1608                                n. 448
Rodigini nel 1801                         n. 424
Rodigini nel 1877                        n. 409
 
Comuni attraversati, in provincia di Varese, Como, Milano e Pavia                         n. 45
Torrenti che sboccano nell'Olona:
Legnone, Braschee, Valle del Forno, Valle S. Fermo, Valle del Paradiso, Ronchi, Velone, Lanza, Gerre', Quadronna, Selvagna, Selvagnetta, Riale, Marubbio, Bozzone, Bozzente, Lura, Merlata, Muzza
Fontane che alimentano l'Olona           n. 20
Bocche ordinarie d'irrigazione            n. 235
Bocche privilegiate n. 30 Bocche libere n. 15
Mulini sul fiume, nel 1606 (Relazione Barca)                    n. 459
Mulini sul fiume, nel 1772 (Relazione Raggi)                    n. 438
Terreni irrigati nel 1608: pertiche metriche                      n. 7108
Terreni irrigati nel 1801: pertiche metriche  .               n. 10396
Terreni irrigati nel 1878: pertiche metriche                  n. 12231
industrie sul fiume, nel 1881            n. 129
 
Importanza economica
 
La necessita' di affrontare un arco cronologico ampio, in cui collocare l'importanza economica che il fiume ha avuto, di fronte alla frammentarieta' della documentazione disponibile, non deve forzatamente portare a ritroso nel tempo, per rintracciare la data piu' antica alla quale far risalire i primi cenni sulla necessita' di affrontare un arco cronologico ampio, in cui collocare l'importanza economica che il fiume ha avuto, di fronte alla frammentarieta' della  l'Olona, quasi a voler rintracciare il suo blasone.
Testimonianze in tal senso comunque non mancano e da esse e' facile dedurre il ruolo che, gia' nel 1000, il fiume copriva, per il numero elevato di mulini che sorgevano sulle sue sponde e a cui gli abitanti della nostra zona andavano per la macina dei cereali. Per la puntualizzazione puo' servire una carta libelli conservata in A. S.M. , n. 36, Museo Diplomatico, datata gennaio 1153 - Milano.
Secondo il contenuto della pergamena, Ugo detto  "Sgantio" e Giovanni detto "Mannio" davano in affitto perpetuo ad Ambrogio Oldani sette appezzamenti di terreno nella localita' di "Garbaniate Marcio", oggi scomparsa, ma ragguagliabile alla periferia di Settimo Milanese, presso il fiume Olona. L'affitto da pagarsi a S. Martino per il fondo, era di un denaro annuo. I venditori davano inoltre garanzia al detto Ambrogio che avrebbero difeso le terre locate e avrebbero posto se stessi come fideiussori.
Ne' andiamo molto lontano con un altro documento datato 6 ottobre 1153, pure conservato in A.S.M., Museo Diplomatico, n. 82. L'atto, in buon stato di conservazione, tratta di un livello perpetuo su un prato per il compenso annuo di un denaro d'argento e di una candela da pagarsi a S. Martino. Il terreno situato nella zona di Settimo risultava bagnato dall'Olona e il livello nascondeva probabilmente una finta vendita.
Interessante sembra anche una pergamena del maggio 1158 che, sebbene presenti piccole macchie di umidita', e' abbastanza decifrabile, se si ravviva l'inchiostro con la lampada di Wood, laddove l'usura del tempo lo permetta. In questa carta finzis et reffutationis Arialdo da Baggio rinuncia a tutte le terre possedute e site in prossimita' del ponte di Seguro, verso oriente, tranne che a due appezzamenti tenuti per se', con promessa di non acquistare altre terre sul posto, fatta ad Ambrogio detto "Guazone" di Milano il quale, a sua volta, rinuncia a tutte le proprieta' estese se dal ponte di Seguro verso mezzogiorno e verso il Merdarolo, fino all'Olona. Questo strano nome di Merdarolo suscita curiosita' e costituisce elemento di indagine per la ricostruzione del tracciato dell'Olona, in prossimita' di Milano. Si trattava probabilmente di un corso d'acqua piuttosto modesto a giudicare dall'ambito limitato, ln cui era collocato, anche se, osservando le tavolette di Zibido S. Giacomo dell'Istituto Geografico Militare, e' possibile formulare qualche osservazione, cioe' che il Merdarolo fosse un ramo morto di qualche torrente maggiore, rimasto depauperato di acque e in cui furono convogliati gli scarichi delle fogne cittadine. La fonte originaria potrebbe essere il Lura che, dai colli comensi arrivava fino a Rho, per unirsi a quella deviazione dell'Olona, che divenne Vepra; oppure il Bozzente.
Se volessimo prendere in considerazione tutti gli appezzamenti di terreno solcati o lambiti dall'Olona, l'elenco si arricchirebbe di numerose "petie" bagnate a mane, a meridie o a sero dall'Olona, come si legge in una cartula libelli del 7 marzo 1158, in cui sono chiamati in causa personaggi soprannominati Ferrus, Stramadizius, Caracosa, professanti la legge longobarda, di probabile stirpe giudea, che concedono, in livello perpetuo, alla canonica di S. Ambrogio circa trenta fondi per la somma di L. 73.
I sempre maggior bisogni dell'agricoltura l'utenza delle acque limitata nei tempi passati a poche famiglie nobili e a talune corporazioni, come quella degli Olivetani a Nerviano o delle Monache di S. Chiara o dei Minori Osservanti a Legnano, le spese di sorveglianza, di spurgo, di manutenzione in genere del fiume, il prelievo d'acque non sempre conforme alle disposizioni vigenti, i successivi e notevoli aumenti d'irrigazione, con tutti gli abusi connessi, che hanno finito per compromettere il pacifico godimento, la debolezza degli argini non sempre adeguatamente difesi, le violazioni del diritto di pesca, hanno indotto i diversi utenti dell'Olona a consorziarsi originariamente magari in una; forma non rigorosamente fissata, piu' regolare col passare del tempo .
Una delle prime prospettive di associazione fu ventilata nel 1235. Ce ne parla Galvano Fiamma nel suo Manipulus florum, sotto la rubrica di tale anno. Il cronista accenna all'esistenza di una documentazione, nell'archivio ambrosiano, di un sindacato formato dai padroni che godevano delle acque dell'Olona, per nominare un rappresentante che trattasse dei loro interessi con il Podesta' della citta'.
Tra gli altri motivi in grado di produrre associazioni del tipo sopra accennato, le inondazioni furono cosi determinanti, da modificare anche il risultato di qualche conflitto militare. Per non parlare della battaglia di Legnano, cui accenna in altre pagine il prof. Marinoni, nell'ottobre 1265, quando gia' la stagione era inoltrata e i Milanesi, portatisi a Fagnano Olona si accingevano a sferrare l'attacco a Castiglione, Ottorino da Mandello e Enrico da Monza, probabilmente amici della famiglia Castiglioni, trassero ragione dall'eccessivo rigonfiamento del fiume per distogliere gli Ambrosiani dalla impresa ideata.
Bisogna risalire pero' agli Statuti delle strade ed acque del contado di Milano fatti nel 1346 ed editi da Giulio Porro Lambertenghi in Miscellanea di Storia Italiana, vol. VII (Torino MDCCCXIX), perché' possiamo trovare un vero e proprio regolamento relativo alla rete stradale e alle acque che interessavano li borghi, lochi, cassine, molini e case da religiosi del contado de Milano segundo la forma de la provisione, cioe' dei provvedimenti presi da Giovanni e Luchino Visconti. Oltre a suggerire precise norme di comportamento, le disposizioni emanate dai Signori di Milano ci aiutano a ritrovare anche le tracce di alcuni corsi d'acqua come l'Horortella ultra il loco da Corsico da za dal ponte de Solcio. Ed e' veramente strano che tali Statuti siano sfuggiti all'attenzione del Giulini, nella sua Storia su Milano. Da essi comunque e' possibile rilevare, tra l'altro, modalita' e tempi di estrazione delle acque, che rimasero tali per molti anni: da l'ora del vespero de li di del sabato  fine a l'ora del vespero de le vigilie de la Beata Vergine Maria, e da chaduno apostolo fine a l'ora del vespero de chadurza de le loro feste, e da l'ora del vespero de le zobia sanctafine al di de la domenica sequente pose la festa de la pascha de resurrectione del nostro Signore miser Jesu Cristo a l'ora del vespero, e da l'ora del vespero de la vigilia de la nativitate del nostro Signore miser Jesu Cristo fine a la octava pose la festa de la nativitate a l'ora' del vespero (Op, cit., p. 402).
Da allora i regolamenti non sono molto cambiati per quanto riguarda la estrazione delle acque, ordinata in seguito dalle Nuove Costituzioni di Carlo V, che prevedevano il prelievo dall'origine a Canegrate, dal Vespero del sabato a quello della domenica, da Canegrate a Rho, dal Vespero della domenica a quello del lunedi; da Rho a Milano, dal Vespero del lunedi a quello del martedi, secondo il regolamento del 1881. Il Vespero corrispondeva, alla sera o al tramontare del sole, ma poi invalse l'abitudine di iniziare l'irrigazione alle quattro pomeridiane, invariabilmente per tutta la stagione estiva.
Dopo il varo degli Statuti ricordati si sgrano' il rosario dei privilegi e delle concessioni elargiti agli utenti di rilievo. E' del maggio 1387 un privilegio concesso ad Ambrogio Moriggia ed ai suoi figli eredi e successori, di poter erigere e tenere una chiusa nel fiume Olona ed estrarre l'acqua per irrigare le sue "possessioni" e i prati posti nel territori di Parabiago.
Ne' ai Moriggia erano inferiori, per dignita', i Crivelli, a un membro della cui famiglia, il nobile Antonio, fu concesso, nel 1471, dal duca Galeazzo Maria Sforza Visconti il privilegio di poter irrigare, con le acque del fiume Olona i prati siti nella zona di Parabiago, per un giorno alla settimana.
Bisogno'' arrivare pero' alle Nuove Costituzioni emanate nel 1541 in Italia dall'imperatore Carlo V, perché' la cura del fiume fosse affidata a una Commissione delle acque e poi a un membro del Senato chiamato "Conservatore del Fiume", che il 14 maggio 1575 emano' uno speciale ordinamento nella persona del Senatore Monti. Si arrivo' cosi' alla redazione del primo Catasto del fiume, secondo i rilievi eseguiti dall'ing. Barca, nel 1608. In base ad esso la R. Camera rinuncio' a diritti e pretese sulle acque del fiume, da parte degli utenti di esso, un esborso di seimila scudi.
Seguirono, a partire dal 1610 fino al 1666, transazioni tra il Fisco da una parte e gli utenti del fiume Olona dall'altra, con l'obbligazione per questi ultimi di pagare la somma concordata, previa conferma e ratifica, da parte dell'imperatore, della transazione seguita dalla dichiarazione rilasciata dal Magistero Straordinario, nel 1639, dell'avvenuto pagamento.
Col profilarsi della dominazione austriaca subentrata a quella spagnola nella prima meta' del Settecento in Italia, in attesa di varare efficaci provvedimenti per indurre alla piena osservanza delle leggi, alla conservazione e alla retta distribuzione delle acque del fiume, secondo l'uso pubblico e privato, le grida emanate si sprecarono. Non c'e' archivio pubblico milanese che non ne conservi qualche copia.
Con esse si volle garantire la macinatura dei grani; l'innaffiamento dei prati da abusivi prelevamenti di acqua, minacciando, ln caso d'inadempimento l'otturazione indistinta di tutti gli "scannoni" e rami del fiume, per sette braccia, nello spazio di quindici giorni.
Cadde proprio in questo periodo una grossa questione che vide protagonisti le Monache di S. Chiara e i Frati Osservanti di Legnano, nel 1730. In particolare, a questi ultimi era stato concesso da Galeazzo Maria Visconti Sforza, duca di Milano, per il loro convento di S. Angelo, l'uso di una roggia derivata dal fiume Olona sfruttata per comodita' anche dalle suore di S. Chiara, Senonche' i fratelli Carlo e Giulio Cesare Draghetti consoci di tale privilegio, come altresi' di quello d'essi Padri Possessori di una pezza di terra prato di pertiche sette e mezza per cui passa detta roggia dopo l'uso e detti Padri, come fu accertato dal Console di Legnano, De Angeli, delegato per un accertamento, indebitamente e piu' di una volta avevano sollevato le fascine degli incastri della roggia e quindi "divertito", come continuavano a fare, corsi d'acqua, anche nei periodi proibiti dalle Nuove Costituzioni rimaste in vigore anche ai tempi della dominazione austriaca.
Si determinava cosi' un grande rigurgito d'acqua, con sommo danno per il convento dei frati, i quali per non "essere pregiudicati" compivano, ma in altri punti, analoghe operazioni di diversioni d'acqua.
Percio', l'utente successivo rappresentato dal monastero di S. Chiara, per diversi giorni e settimane non pote' servirsi di detta acqua, riportando danni ed essiendo costretto a sobbarcarsi l'onere di far spazzare la roggia. La vicenda si protrasse dal 1715 anno in cui furono precettati ad istanza del fisco e delle Religiose per ordine del Commissariato dell'Olona.
Rivendicando motivi pretestuosi e contrari al giusto, a detta delle monache, i fratelli suddetti si opposero al precetto, in spregio alle Nuove costituzioni e agli ordini da esse promananti Tuttavia le monache avevano sempre fatto irrigare il prato in questione, sia pure a loro danno, ricorrendo, con l'Abbadessa in testa, nel 1719, al Senatore e Conservatore del fiume, Don Carlo Castiglioni. Nacquero da questo ricorso gli accertamenti disposti dal Magistrato Camerale, da cui risulti, che i Draghetti irrigavano il loro prato in "giudicio criminale". Furono percio' nuovamente precettati e a loro fu imposto che non potessero per l'avvenire direttamente o per interposta persona, in qualsiasi modo, innaffiare se non dal Vespero del sabato a quello della domenica successiva di ogni settimana. Inoltre non avrebbero potuto tenere incastri nello stesso prato, su cui scorressero le acque a pregiudizio delle monache, sotto pena di dover pagare cinquecento scudi per ogni volta e per ogni contravvenzione al R. Fisco .
I Draghetti infatti dovevano "adacquare" in conformita' alle Nuove Costituzioni.
Liti di questo genere erano all'ordine del giorno e si trascinavano per anni, poiche' nessuno voleva decampare dai propri diritti. L'autorita' dominante, volta a controllare la situazione, tenne gli occhi ben aperti e non esito' a valersi della collaborazione dei piu' raffinati economisti della cultura illuministica. Tra essi si distinse, per il suo contributo, Gabriele Verri, chiamato in causa per una visita fatta al fiume, nel 1772, in compagnia dell'ing. Raggi e durata ben ventidue giorni, frutto della quale fu la emanazione di un'ulteriore grida e la progettazione per il futuro Catasto consorziale elaborato dall'ing. Giuseppe Perego, nel 1801.
Nell'attesa che questo fosse predisposto, si ordino' a tutti i molinari di Legnano, di tenere aperte le porte e le cosiddette "spazzere" dei loro mulini, durante i giorni festivi e in quelli in cui non macinavano, perché' l'acqua avesse un libero e naturale corso.
Le bocche senza la soglia di pietra o con le medesime rotte, oppure le chiuse non registrate col dovuto cappello, dovevano accomodarsi al piu' presto ed essere collaudate entro termini perentori. In base alla notevole dispersione di acqua registrata nel corso della visita a Legnano e dovuta alla mancanza dei "soratori"  cioe' di strumenti atti a raccogliere e rimettere direttamente l'acqua al fiume, dopo congrua irrigazione, i Consoli di Legnano, Parabiago, Rho, nonche' gli utenti erano tenuti, entro quindici giorni, a rispettare le norme prescritte. Tutte le bocche non costruite a norma delle ordinanze del 1575 dovevano avere la soglia prevista e le porte disposte in modo che le acque non debordassero, sotto pena di pagare dieci scudi di ammenda. Tali porte inoltre non potevano essere provviste di serrature, chiavi e catenacci .
I campari erano incaricati di farle togliere, in caso di loro esistenza.
Era proibita la pesca nel fiume con reti, senza licenza registrata negli atti della Cancelleria Provinciale e sotto pena di perdita delle reti. I campari patentati dovevano esercitare la sorveglianza lungo le sponde del fiume anche di notte, segnare le contravvenzioni in un libro giornale e presentare, senza indugio, le denunce al Commissario, col giuramento nelle mani del Cancelliere. Chi fosse stato colto in flagrante a prelevare acqua dall'Olona, per irrigare le proprie terre contro il regolamento, sarebbe incorso nella penalita' di venticinque scudi. (Archivio Consorzio Fiume Olona - Castellanza).
Tali disposizioni, che sotto certi aspetti, potevano sembrare eccessivamente forzate, come quella di far circolare di notte i campari, in fondo giovavano al Fisco e di conseguenza aiutavano l'economia non solo del Consorzio, ma dello Stato. Senza alcuna spesa, l'Olona scorreva per la provincia del Seprio per arrivare a Milano, a beneficio ed uso di quanti possedevano mulini sulle sue sponde. Non era certo fiume reale, non essendo navigabile ed era posto, tramite il Senato, sotto la diretta sovranita dell'imperatore. Questi poi, al fine di eliminare gli inconvenienti che spesso si verificavano nelle frequenti vertenze relative al fiume Olona, si adopero' prima per l'adozione di un nuovo sistema giudiziario e poi per l'emanazione di opportuni provvedimenti con dispaccio datato 4 marzo  1791, a firma Leopoldo II.
Grazie a questi, fu ripristinata l'istituzione del Giudice privativo, come esisteva nei tempi addietro, perché' provvedesse ai singolari bisogni rappresentati dai Sindaci del fiume Olona e richiesti dallo sviluppo agricolo locale, come la comune sussistenza, le irrigazioni, la sopravvivenza dei mulini. Fu riconfermata la Delegazione gia' disposta dal Tribunale di giustizia di prima istanza, entro i limiti prescritti dalle leggi provinciali. In base all'editto emanato i mugnai "inferiori" del fiume proposero e ottennero da Francesco II la nomina di un ispettore, nel 1795, da scegliersi tra persone di conosciuta probita' e cultura, che non avessero nessun interesse in qualita' di utenti del fiume. Sarebbe stato suo il compito di bloccare le estrazioni di acqua, quando l'urgente bisogno dei mulini lo avesse richiesto, in modo che l'acqua servisse all'uso pubblico e primario della macina: avrebbe vegliato sulle trasgressioni delle leggi tendenti alla conservazione dell'integrita' fluviale, sul pronto sfogo delle acque, sulla condotta dei campari, da correggere in caso di mancanza ai loro doveri e di contravvenzione agli ordini.
I campari dal canto loro erano stimolati a infliggere contravvenzioni, poiche' la meta' dell'importo riscosso sarebbe finito nelle loro tasche.
L'Ispettore doveva risiedere stabilmente in Milano e visitare il fiume tutte le volte che l'urgenza dei provvedimenti lo avesse richiesto, oppure fosse voluto dai Sindaci del fiume o da chi altro avesse interesse, ma comunque almeno una volta all'anno, coll'intervento di un perito. La richiesta di visita doveva essere accompagnata dal versamento di una determinata cifra per la copertura delle spese. Il medesimo funzionario era obbligato a stendere una relazione in proposito e gli sarebbe stato corrisposto un onorario di L. 2000, escluso ogni altro emolumento.
Negli anni successivi un decreto reale del 1808 uni gli interessati al fiume in Società, una delegazione della stessa, nel 1812 pubblico' il Regolamento Generale sulla base degli antichi ordinamenti del Consorzio; dopo di che prese il titolo di Amministrazione del Consorzio del fiume Olona, nel 1816; approvo' lo Statuto organico del Consorzio, nel 1877, e quindi il nuovo Regolamento Generale, presentato nel 1881.
Naturalmente furono apportate modifiche sostanziali alle utenze, con l'adozione di nuove aliquote per il prelievo, imposte dagli accresciuti stipendi ai custodi e da un sensibile squilibrio esistente fra spese e ricavi. Nel vasto archivio del Consorzio situato a Castellanza, trecentocinquanta fascicoli racchiudono le notizie relative alle fasi salienti che hanno caratterizzato la vita del fiume, con una congerie di informazioni che attendono di essere vivificate dall'indagine di qualche solerte ricercatore, per essere rimesse alla curiosita' dei cultori del passato.
Non mancano riferimenti al periodo piu' vicino a noi; quello degli anni cinquanta. Nel ricordo di numerosi inconvenienti occorsi nel trascorrere dei secoli e derivati per lo piu' dalle grandi inondazioni prodotte dal fiume, a monte di Legnano, dove non esistevano grossi argini, gia' nel 1941 l'Amministrazione Provinciale di Milano si preoccupo', della sistemazione dell'Olona e affido', il compito di preparare il progetto all'ing. Marescotti il quale previde la deviazione delle acque di piena  dell'Olona nel lago di Varese. Negli occhi degli uomini anziani erano ancor vive le immagini della grossa inondazione del 1917 che procuro', vasti danni e preoccupazioni alla campagna e alle industrie localizzate in prossimita' del fiume: Mottana, Cantoni, Ratti, Bernocchi. L'altezza delle acque era tale da invadere il corso Garibaldi e il corso Magenta, trasformandole in un vero e proprio pantano, in stridente contrasto con la purezza originaria delle acque fluviali, cui si accostavano le lavandaie per immergere i loro panni e i pazienti pescatori .
Il progetto Marescotti in linea generale incontro' l'approvazione dell'Amministrazione Provinciale milanese, anche se era prevista la sistemazione in alveo dell'Olona, con una spesa per altro difficilmente determinabile e in seguito abbandonata per l'esistenza sul fiume Olona di 127 ponti, di cui solo una minima parte con luce sufficiente per far defluire gli 85 mc. al secondo previsti. Inoltre mancavano bacini di contenimento adatti a raccogliere cinque milioni di metri cubi.
Il piano pero', evidenzio', la perplessita' del Consiglio Provinciale varesino, preoccupato delle ripercussioni negative che esso poteva determinare per le concerie affacciate sulle rive dell'Olona e per il depauperamento del patrimonio ittico del Lago di Varese, anche se i danni legati a questo fenomeno erano irrisori rispetto a quelli derivanti alle industrie e all'agricoltura.
Se il dibattito acceso guidato e sostenuto con forza dall'allora presidente cav. Romeo Bocchi non produsse effetti immediati sul piano tecnico e amministrativo ai fini di una sistemazione generale del fiume, per Legnano il risanamento del centro cittadino, con la copertura dell'Olona, nel 1956, rappresento' un fatto di rilievo. Stando ai dati forniti dall'ing. Guido Amadeo (Legnano n. 2, 1956), il lavoro eseguito, che prevedeva la copertura del fiume con una grande impalcatura in cemento armato appoggiata agli argini, comporto' la spesa di L. 65.000.000, per modificare una superficie di mq. 3500, con l'impiego di n. 70.000 ore lavorative. Grazie a tale intervento fu possibile la realizzazione, nel centro di Legnano, di una piazza dalla superficie di 7000 mq.
Nel frattempo il piano non fu lasciato cadere. Le Amministrazioni Provinciali di Milano e Varese, coadiuvate dai Comuni interessati da varie Associazioni rappresentanti industrie importanti costantemente sottoposte al pericolo della piena, continuarono a patrocinare il progetto Marescotti per l'attuazione di un canale scolmatore della portata di mc. 50 al secondo che scaricasse nel lago di Varese le acque di piena. Quindi, nel 1959 il progetto approvato e modificato in parte, a sette, anni di distanza dalla sua prima presentazione, era ancora valido. Nel frattempo il Consorzio aveva provveduto al ripristino integrale delle sponde e delle arginature corrose dalla piena eccezionale dell'Olona nel 1951. Purtroppo, nonostante l'approvazione, ll progetto Marescotti aggiornato dagli ing. Caselotti e Bonomi dovette essere accantonato, per l'opposizione della Cooperativa Pescatori del lago di Varese, come rilevasi dal verbale del Consorzio, datato 3 novembre 1976, quando gia' l'Ufficio Tecnico aveva predisposto una tubazione in grado di far affluire a valle dello scolmatore di Gurone tutti gli scarichi delle aziende a monte dello stesso.
A conforto del disappunto per la mancata realizzazione di cui sopra, rimane pero', agli amministratori del Consorzio la soddisfazione di aver affrontate e vinte altre battaglie, come il mantenimento e il ripristino di rogge irrigue o la sistemazione di nuovi argini per il fiume e infine  la istituzione dei consorzi volontari per la tutela, il risanamento e la salvaguardia delle acque del fiume Olona, frutto di una lunga collaborazione e di cospicui stanziamenti di fondi da parte delle Amministrazioni Provinciali di Milano e Varese, della Regione Lombardia e dei Comuni compresi nel bacino del fiume Olona.
I Consorzi volontari per depurare o risanare le acque del fiume e suoi affluenti sono sette, alcuni dei quali hanno gia' realizzato la costruzione di depuratori funzionanti ed altri in prossimo esercizio. Si tratta esattamente dei seguenti:
-- Consorzio tra Busto Arsizio, Castellanza, Varese, Tradate e altri diciotto Comuni della Valle Olona;
-- Consorzio tra i Comuni di Legnano, San Vittore, Canegrate e S. Giorgio su Legnano, per la realizzazione del grande depuratore gia' ultimato e parzialmente funzionante in localita Cascinette di Canegrate;
-- Consorzio relativo alla roggia Quadronna, torrente Clivio e affluenti alti, per il depuratore del Val Morea interessante i Comuni di Albiolo, Cagno, Solbiate Comasco, Val Morea
-- Consorzio tra i Comuni di Parabiago, Nerviano e Cerro Maggiore con tre impianti di depurazione gia' funzionanti, uno in Nerviano e due in Parabiago:
-- Consorzio del torrente Fontanile che raggruppa i Comuni di Venegono Inferiore e Superiore, Tradate, Gorla Maggiore e Minore;
-- Consorzio del sottobacino torrente Bozzente tra i Comuni di Origgio, Uboldo e Gerenzano,
-- Consorzio del sottobacino torrente Lura tra i Comuni di Olgiate Comasco, Beregazzo con Figliaro piu' sei industrie;
-- Consorzio bacino dei torrenti Galbogera, Pudiga, Merlata, Guisa e Nirone.
Questo vasto piano di risanamento e depurazione ha comportato e comportera' la spesa di parecchie decine di miliardi. Rappresenta una speranza per ridare vita biologica ad un fiume estremamente degradato e a un miglioramento ecologico di tutti i centri situati lungo il corso dell'Olona.
E chissa' che gli abitanti della zona non tornino al piu' presto a rivedere limpide le acque del loro fiume, non tanto per risciacquarvi i panni o pescare pochi pesci e gamberi, quanto per rinfrescare nella purezza ritrovata il ricordo di giorni sereni in cui sull'Olona si poteva andare anche in barca.
 
 
 
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